ciao citocromo, premetto che sono un ex tdg(e da 5 anni non seguo nessuna religione ,ne'culto) solo per amore dell'obbiettivita;,vorrei intervenire su cio'che hai scritto:
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Mt 26,44: E andando un po’ avanti cadde sulla sua faccia, pregando e dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice. Tuttavia, non come io voglio, ma come tu vuoi”.(...) Di nuovo, per la seconda volta, allontanatosi, pregò, dicendo: “Padre mio, se non è possibile che questo passi senza che io lo beva, si compia la tua volontà”. E venne di nuovo e li trovò addormentati, poiché i loro occhi erano appesantiti. E, lasciatili, di nuovo si allontanò, e per la terza volta pregò, dicendo ancora una volta la stessa parola.
2Cor 12,8: Perciò, affinché non mi sentissi troppo esaltato, mi fu data una spina nella carne, un angelo di Satana, che mi schiaffeggiasse, perché non fossi troppo esaltato. 8 A questo riguardo supplicai tre volte il Signore affinché essa si allontanasse da me;
1Tes 5,17: Pregate incessantemente
Mt 20,29: E mentre uscivano da Gerico una grande folla lo seguiva. 30 Ed ecco, due ciechi seduti presso la strada, avendo udito che passava Gesù, gridarono, dicendo: “Signore, Figlio di Davide, abbi misericordia di noi!” 31 E la folla disse rigorosamente loro di tacere; ma essi gridarono ancora più forte, dicendo: “Signore, Figlio di Davide, abbi misericordia di noi!”
Sinceramente da questi versetti non traggo nulla che mi faccia pensare che bisogna pregare ripetutamente!
Anzi, se leggiamo MT 6,7 dice proprio il contrario.
MT 6,7:Ora, nel pregare, non usate inutili ripetizioni come fanno i pagani perché essi pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole.
A sostegno di questo versetto inserisco un commento che ho trovato in internet(laParola.net)....Anche se il pensiero di Gesu'é abbastanza chiaro.
Matteo 6,7
7. E nel pregare non usate soverchie dicerie, come fanno i pagani;
Il verbo usare soverchie dicerie, proviene da uno sciocco poeta ciarliero, chiamato Battos, e significa essere verbosi o prolissi, usare ripetizioni vane. Non chiacchierate sarebbe una miglior traduzione, siccome quella che indica non solamente la frequente ripetizione delle parole medesime, ma eziandio una moltitudine di parole senza senso. Era questo un mal uso pagano del quale abbiamo un esempio in 1Re 18:26; ed era imitato fino ad un certo punto dai Farisei. Infatti si legge negli scritti rabbinici «omnis qui multiplicat orationem audetur» chiunque ripete spesso la sua preghiera sarà esaudito.
I quali pensano di essere esauditi per la moltitudine delle loro parole.
Questa clausola contiene la ragione o il motivo di quest'uso pagano. Pensano costoro che molte parole si richiedono per informare di ciò che essi desiderano dalle loro divinità. La quale idea altro non è che una forma dell'errore dei gentili che si è fatto strada, anche del mondo cristiano, che la religione, e specialmente il culto, anziché un «razional servigio» Romani 12:1, sia piuttosto un'arte di incantesimo o di magia; e che siccome l'opus operatum ha un'efficacia intrinseca, l'effetto della preghiera sarà proporzionato alla sua lunghezza. In questo versetto non è tanto proibito il motto pregare, poiché il nostro Signore stesso passava le notti intere pregando, né il pregare colle medesime parole, poiché ciò pure egli fece nella intensità dell'agonia in Getsemane; ma sì il fare del numero, della ripetizione e della lunghezza della preghiera un obbligo, e all'immaginarsi che essa sarà esaudita, non perché genuina espressione del desiderio della fede, ma perché ella è d'una tale lunghezza, o fu ripetuta un tal numero di volte. Le ripetizioni del «Pater noster», e dell'«Ave Maria» usate nella Chiesa sono una diretta violazione di questo precetto, poiché s'ingiunge il numero delle ripetizioni stesse, e si fa a dipendere da quello l'efficacia delle orazioni. Parlando delle pratiche di quella Chiesa, Tholuck osserva con ragione, che quella preghiera appunto data dal Signore come antidoto alle vane ripetizioni, è quella di cui più viene abusato per questo superstizioso fine, poiché secondo i preti il numero delle volte che il «Pater noster» si ripete ne accresce il merito. Or non è questo il preciso carattere della divozione pagana che qui condanna il nostro Signore?
con affetto
Giovanni(dalla Germania)
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La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere! Perché io so di sapere più di te, che pensi di sapere.(Socrate)