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Il Pasto Serale del Signore: una celebrazione che onora Dio
AI CRISTIANI è comandato di osservare la Commemorazione della morte di Cristo, detta anche “
il pasto serale del Signore”. (1 Corinti 11:20) Cosa c’è di così importante in questa celebrazione? Quando e come andrebbe osservata?
Prima di entrare in discorso vi confesso che questa dizione “pasto serale del Signore” mi fa venire un brivido nella schiena perché è tremendamente assonante con quello che voi chiamate “il pasto serale di Geova”. Ricordate? Dico di quello che avverrebbe dopo il massacro di Armaghedon e che la WT ha descritto come un pasto ove tutta l’umanità non TG, debitamente massacrata fino all’ultima “radice e ramo”, sarebbe invitata al pasto ma non come commensale bensì in veste di “portata principale” e i cui commensali sarebbero gli uccelli necrofagi e belve carnivore invitate da Geova che imbandirà tale banchetto facendosi una “grande risata” mentre lo allestisce. Perché nascondere nelle nuove pubblicazioni questi… pii desideri con cui il CD di Brooklyn alimenta tuttora la spiritualità dei suoi “pacifici Testimoni”?
(…) Questo prese il posto della Pasqua ebraica
e quindi va osservato solo una volta all’anno.
E perché invece i “quindi” non li lasciamo tirare agli Autori ispirati che, diversamente da come la pensa il CD, ogni domenica, nel “giorno del Signore” (=”dies Domini” o “dominica dies”, quella che ha sostituito, dopo la risurrezione, il “soledì” = giorno del sole, pagano), procedevano alla “frazione del pane”, termine tecnico per indicare l’Eucaristia?
Il Vangelo di Matteo riporta: “Gesù prese un pane e, dopo aver detto una benedizione, lo spezzò e, dandolo ai suoi discepoli, disse: ‘Prendete, mangiate. Questo significa il mio corpo’. E prese un calice e, avendo reso grazie, lo diede loro, dicendo: ‘Bevetene, voi tutti; poiché questo
significa il mio “sangue del patto”, che dev’essere versato a favore di molti per il perdono dei peccati’”. — Matteo 26:26-28.
Alcuni credono che Gesù abbia letteralmente trasformato il pane nella sua carne e il vino nel suo sangue.
Alcuni? Non facciamo sconti non richiesti! Si tratta di tutta la cristianità senza eccezioni, e almeno per 15 secoli! Il senso simbolico è sorto con la riforma protestante. E comunque tradurre “significa” ove il testo dice espressamente “è” è un tradimento e non una traduzione della Bibbia. Tradimento premeditato che vi viene rimproverato anche dai fratelli della Riforma, anche da quelli che credono come voi a una mera presenza simbolica.
Tuttavia, quando Gesù offrì quel pane, il suo corpo era ancora intatto. Gli apostoli stavano forse mangiando letteralmente la sua carne e bevendo il suo sangue? No, perché sarebbe stato cannibalismo e una violazione della legge di Dio. (Genesi 9:3, 4; Levitico 17:10) Secondo Luca 22:20, Gesù disse: “Questo calice significa il nuovo patto in virtù del mio sangue, che dev’essere versato in vostro favore”. Quel calice diventò letteralmente “il nuovo patto”? Impossibile, dal momento che un patto è un accordo, non un oggetto tangibile.
Quindi sia il pane che il vino sono semplicemente dei simboli. Il pane simboleggia il corpo perfetto di Cristo.
Questi sono ragionamentini molti semplicetti. E anche ingenui se insinuano che noi della cristianità siamo così svampiti che non abbiamo mai considerato queste difficoltà. E sono anche svicolanti quando si sa benissimo che li abbiamo considerati e risolti nei secoli di riflessione attorno al mistero eucaristico. Noi riteniamo che né a Dio si possono porre limitazioni né Dio può comandare di credere l’assurdo e che quindi qui si tratta di un mistero insondabile dalla ragione umana. La fede impone di credere, di “stare al quia”, lasciando il “quomodo” a Dio, basandosi solo sulla Parola di Gesù.
Allora il senso sicuro nella comprensione della Bibbia dovrà essere ricavato innanzitutto vedendo come i discepoli hanno capito le verità rivelate, e poi anche (dato che la Bibbia cristiana è posteriore – in quanto Bibbia/Libro completo - di circa 370 anni dalla morte di Cristo) va ricavato da testo e contesto biblico letto alla luce di quell’insegnamento che in quei secoli precedenti se ne è dato da parte di coloro ai quali Gesù disse “Chi ascolta voi ascolta me… lo Spirito vi farà capire ogni cosa”. E lo Spirito ha fatto capire da subito che Gesù dava un senso realistico alle sue parole (cf il testimonio di S. Paolo di cui appresso). Sarà la teologia successiva poi a spiegare che non si tratta di cannibalismo, né di assumere parti del corpo di Gesù, ma di unione mistico-spirituale tramite una presenza reale nascosta sotto i simboli che perciò non sono meri simboli convenzionali ma “segni efficaci della grazia” che Cristo comunica donandosi tramite il suo Corpo glorificato.
Per chi rifiutasse la Tradizione Apostolica e volesse dipendere unicamente dal libro basterà e avanzerà a capire che la presenza di Cristo è reale e non simbolica, da un lato il fatto che in tal modo fu capita dagli ebrei a Cafarnao, quando Gesù promise il “pane dal cielo” che era “la sua carne e il suo sangue” e la cui assunzione era condizione indispensabile per avere la sua vita ed essere risuscitati nell’ultimo giorno. Furono scandalizzati appunto dall’idea del cannibalismo. Idea che Gesù non corresse! Dall’altro lato abbiamo che così fu capita dai discepoli che celebravano il pasto del Signore, come ci ricorda Paolo nella 1 Corinzi 11, 23-29); testo questo che ha doppio valore, e come Bibbia e come documento di Tradizione Apostolica...
Egli usò un pane avanzato dalla cena pasquale, che era fatto senza lievito. (Esodo 12:8)
Nella Bibbia il lievito è usato come simbolo di peccato o corruzione. Il pane perciò rappresenta il corpo perfetto, senza peccato, sacrificato da Gesù. — Matteo 16:11, 12; 1 Corinti 5:6, 7; 1 Pietro 2:22; 1 Giovanni 2:1, 2.
Bah! Che esclusivismi strani… Gesù ha usato il lievito mescolato dalla massaia insieme alla pasta anche come metafora della crescita del Regno di Dio.
Il vino rosso rappresenta il sangue di Gesù. Quel sangue convalida il nuovo patto. Gesù disse che il suo sangue veniva versato “
per il perdono dei peccati”. In questo modo gli esseri umani possono divenire puri agli occhi di Geova Dio ed essere inclusi nel nuovo patto con lui. (Ebrei 9:14; 10:16, 17)
Questo patto, o contratto, permette a 144.000 cristiani fedeli di andare in cielo, dove serviranno quali re e sacerdoti per la benedizione di tutto il genere umano. — Genesi 22:18; Geremia 31:31-33; 1 Pietro 2:9; Rivelazione 5:9, 10; 14:1-3.
Altra trovata tutta watchtoweriana. Gesù avrebbe redento solo 144.000 persone, alle quali sole avrebbe promesso il cielo, o reame dei cieli. Sono i cosiddetti Unti. Il cui numero peraltro nei ultimi tempi sta facendo il ballerino insultando perfino la matematica…
Ahem, qui si parla di “perdono dei peccati” ma la concezione geovista, che emerge da numerosissimi testi, è che i peccati restano e sono coperti dai meriti di Cristo. Il battezzato non è una “nuova creatura” come insegna Paolo, cioè giustificato fin nelle midolla dalla rinascita nella vita nuova, ma viene solo “dichiarato giusto”. Né la vita nuova (la grazia) comunicata da Cristo pertanto è una realtà intrinseca, ontologica, aderente all’anima. No, si tratta solo di una unione morale, di intenti, di volontà, con Geova , che pertanto esprime verso tali soggetti una “benignità immeritata”. Siamo lontani anni luce dalla concezione biblico-cattolica.
Chi dovrebbe partecipare alla Commemorazione prendendo gli emblemi? Logicamente dovrebbero prendere il pane e il vino solo coloro che sono inclusi nel nuovo patto, quelli che hanno la speranza di andare in cielo.
Lo spirito santo di Dio li convince che sono stati scelti per essere re celesti. (Romani 8:16) Essi sono inclusi anche nel patto del Regno con Gesù. — Luca 22:29.
Ma, come anticipato, ultimamente lo spirito santo geovista (quello appunto con le “s” minuscole!) sta convincendo nuova gente a sentirsi parte degli Unti, cioè ad aspirare al cielo; il che viene manifestato prendendo gli emblemi del pane e del vino alla “commemorazione della morte di Cristo”. Il risultato è di una contraddittorietà sconcertante. E’ dottrina ribadita che la “fine del mondo” (o di “questo sistema di cose”) avverrebbe quando il numero degli Unti rimanenti sulla terra, nati tutti attorno al 1900, sarà ridotto al lumicino; e pertanto la WT li conta scrupolosamente sulla base dell’assunzione degli emblemi che ogni TG sa riservati a loro. Ma questo numero che in passato diminuiva sempre per vecchiaia-morte, da vari anni a questa parte fa il saliscendi (per es. nel resoconto del 2006 erano 8524, ma in quello del 2007 sono saliti a 8758!). In tal modo cade un altro pilastro delle cosiddette verità del geovismo: quello della prossimità della fine del mondo. Il mondo, con l’afflusso di nuovi Unti giovani, non finirà più.
Noi della cristianità a questo punto potremmo anche ringraziare. Ma che dovrebbero dire i TG che sulla base della diminuzione dovevano sia affrettarsi nell’opera di fare discepoli, sia ad “alzare alta la testa perché la loro liberazione era vicina”?
Che dire di coloro che hanno la speranza di vivere per sempre nel Paradiso sulla terra? Ubbidiscono al comando di Gesù e assistono al Pasto Serale del Signore non come partecipanti, ma in qualità di osservatori rispettosi. I testimoni di Geova osservano il Pasto Serale del Signore una volta all’anno, il 14 nisan dopo il tramonto. Anche se solo poche migliaia di loro professano di avere la speranza celeste, questa celebrazione è importante per tutti i cristiani. È un’occasione in cui tutti possono riflettere sullo straordinario amore di Geova Dio e di Gesù Cristo. — Giovanni 3:16.
In pratica funziona così. Durante la commemorazione, dopo letture e preghiere che ricordano il nuovo patto, si passa un vassoio con pane azzimo e vino rosso. Tutti ricevono e passano. Nessuno ne prende.
(seguita)
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est modus in rebus