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In questo versetto non è tanto proibito il motto pregare, poiché il nostro Signore stesso passava le notti intere pregando, né il pregare colle medesime parole, poiché ciò pure egli fece nella intensità dell'agonia in Getsemane; ma sì il fare del numero, della ripetizione e della lunghezza della preghiera un obbligo, e all'immaginarsi che essa sarà esaudita, non perché genuina espressione del desiderio della fede, ma perché ella è d'una tale lunghezza, o fu ripetuta un tal numero di volte. Le ripetizioni del «Pater noster», e dell'«Ave Maria» usate nella Chiesa sono una diretta violazione di questo precetto, poiché s'ingiunge il numero delle ripetizioni stesse, e si fa a dipendere da quello l'efficacia delle orazioni. Parlando delle pratiche di quella Chiesa, Tholuck osserva con ragione, che quella preghiera appunto data dal Signore come antidoto alle vane ripetizioni, è quella di cui più viene abusato per questo superstizioso fine, poiché secondo i preti il numero delle volte che il «Pater noster» si ripete ne accresce il merito. Or non è questo il preciso carattere della divozione pagana che qui condanna il nostro Signore?



Il Signora passava notti intere in preghiera però non contraddiceva quanto ha detto in Mt 6,7 perchè i pagani pensavano che le preghiere interminsbili riuscissero a piegare la volontà della divinità alle richieste dell'orante. Gesù invece vuole mettere al primo posto l'amore per il Padree non l'ipocrisia. Quanto è scritto nella seconda parte è falso perchè la Chiesa non insegna quello. A questo scopo rimando al Catechismo n° 2607 e seguenti. La preghiera che Dio gradisce è la preghiera del cuore. Pronunciando soltanto il nome di "Padre" o "Gesù" col cuore vale più di mille parole messe insieme. A proposito del Rosario padre Lacordaire (teologo dell''800)diceva: "L'amore vero non ha che una parola, ridetta sempre non si ripete mai."
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