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trinità ontologica, economica e filioque

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2009 17:28
05/05/2009 00:54
 
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Ci sono molte cose da dire, vediamo cosa posso fare:


il Figlio è fonte del procedere dello Spirito solo in quanto ha dal Padre di esserlo.



Per il momento questa affermazione è gratuita e non necessaria, non la porrei all'inizio di un ragionamento, semmai alla fine, dacché è ciò che dovresti dimostrare.


Il Figlio è Figlio perchè riceve tutto dal Padre e riceve appunto il dono totale del Padre, precisamente riceve e accoglie anche questa peculiarità che è tipicizzante per il Padre, quella di essere la fonte della processione dello Spirito.



È esattamente ciò che con mosceria somma ho detto: Il Figlio riceve tutto dal Padre, laddove nel tutto v'è compresa la processione dello Spirito. Analogamente sei costretto a dire che anche lo Spirito ha tutto, poiché se gli mancasse qualcosa la sua natura sarebbe diversa da quella del Padre e del Figlio, e dunque come il Figlio ha la processione dello Spirito, così lo Spirito ha la generazione del Figlio, ecco che abbiamo inventato lo Spirituque. Secondo i padri invece l'ingerazione, la generazione e la processione sono proprietà ipostatiche (ciò che distingue le ipostasi) e quindi non sono comunicabili. Se lo fossero allora ecco che aboliremmo la differenza tra il Figlio e lo Spirito, che si può recuperare solo subordinando quest'ultimo al Figlio.


la tradizione greca, negando il Filioque, ha grossi problemi a raccordare adeguatamente la teologia economica e quella immanente perchè la missione dello Spirito è legata e dipendente da quella del Figlio, dato che l'acqua della vita "scaturisce" dal trono di Dio e dell'Agnello.



Io non vedo nessun problema di "raccordo", qui gli unici a fare confusione sono i franchi e la loro teologia barbara. L'economia e l'ontologia sono due piani distinti, non c'è nessuna necessità di confonderli. Altrimenti fammi un esempio pratico di questi tremendi problemi che dovremmo avere.



Ecco che il Filioque della tradizione latina, se situato in corretto contesto, non deve condurre ad una subordinazione dello Spirito nella Trinità. Anche se la dottrina cattolica afferma che lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio nella comunicazione della loro divinità consostanziale, essa riconosce tuttavia la realtà della relazione originale che lo Spirito intrattiene con il Padre in quanto persona, relazione che i Padri greci esprimono con i termine ekporeusis. Allo stesso modo, anche se nell'ordine trinitario lo Spirito è consecutivo alla relazione tra il Padre e il Figlio piochè esso trae la sua origine da Padre in quanto quest'ultimo è Padre del Figli unigenito, tale relazione tra il Padre e il Figlio raggiunge essa stessa la sua perfezione trinitaria nello Spirito.



Quanti inutili giri di parole siete costretti a produrre per una banale excusatio non petita. Come detto, il Figlio ha la speciale prerogativa di comunicare la "divinita consostanziale" (parole tue, che contraddicono ciò che diceva polymetis) allo Spirito; lo Spirito invece non ha la prerogativa di comunicare la "divinità consostanziale" al Figlio. Il Figlio e lo Spirito hanno operazioni diverse: questo è subordinazionismo.


Allo stesso modo che il Padre è caratterizzato come Padre dal Figlio che egli genera, lo Spirito, traendo la sua origine dal Padre, lo caratterizza in modo trinitario nella sua relazione al Figlio e caratterizza in modo trinitario il Figlio nella sua relazione al Padre: nella pienezza del mistero trinitario essi sono Padre e Figlio nello Spirito. Il Padre genera il Figlio soltanto spirando (gr. proballein) per mezzo di lui lo Spirito, e il Figlio è generato dal Padre soltanto nella misura in cui la spirazione passa attraverso di lui. Il padre è Padre del Figlio unigenito solo essendo per lui e epr mezzo di lui l'origine dello Spirito!



Appunto: Credo... in unum Dominum Iesum Christum, Filium Dei unigenitum, et ex Patre Spirituque natum



Per questo le formule diverse possono essere nella sostanza equivalenti e ambedue legittime espressioni dell'unica fede comune.



Questa ecumania è la tua malattia. Non c'è nessuna fede comune, il filioque così com'è distrugge la Trinità: abolendo la distinzione tra le ipostasi riesuma la mummia di Sabellio, salvo poi correggere il tiro ripristinando la distinzione tra il Figlio e lo Spirito mediante la subordinazione, se non la franca riduzione di quest'ultimo al mero status di energia. Io sono disposto ad affermare che nell'economia il Figlio effonda lo Spirito, che la missione dello Spirito e quella del Figlio sono legate indissolubilmente, ma questo col simbolo non c'entra un emerito nulla.


Il silenzio del concilio sul Filioque è storicamente spiegato per i latini dalla necessità congiunturale di contrastare i macedoniani pneumatomachi che avrebbero potuto trarre dall'espressione un motivo in più per negare la divinità dello Spirito, subordinato anche al Figlio da cui procederebbe.



Questa è una tua congettura, dove hai letto qualcosa che lo lascia pensare? Il silenzio del concilio sul Filioque deriva dal fatto che i santi 150 padri erano ortodossi.


In questo senso l'aggiunta colmerebbe una lacuna reale della formulazione del Simbolo.



Il simbolo è perfettamente simmetrico:
- Credo in un solo Signore... generato dal Padre
- Credo nello Spirito... che procede dal Padre
Dove sarebbe la lacuna? La Rivelazione (queste due espressioni derivano recta via dalla Scrittura) è forse lacunosa? Abbiamo bisogno di un infallibile papa di Roma che, contro il parere di tutti i patriarcati del pianeta ci venga a dire che la Rivelazione ha bisogno di essere completata da lui?


Non si cambia fede, cosa vietata, ma la si è approfondita, creando limiti e virtù.



Su questo sono d'accordo, la teologia progredisce quando nasce un'eresia, ed erano secoli che non si vedeva una bella eresia trinitaria.


Moltmann dice che "è pure un silenzio che non può esser interpretato come una decisione dogmatica dei padri conciliari di escludere una partecipazione del Figlio alla processione dello Spirito dal Padre. Essi intendevano porre in evidenza la divinità piena dello Spirito Santo e quindi parlarono solo della processione dello Spirito Santo dal Padre"! (J. Moltmann, Trinità e Regno, Brescia 1983, pag. 195).



Che idiozia. I padri stavano semplicemente ripetendo ciò che la lex orandi e il vangelo di Giovanni gli avevano trasmesso, sai meglio di me quanto valgono gli argumenta ex silenzio. Ockahm si starà rivoltando nella tomba.



Quella che ti ho esposto poco fa, non è solo Gregorio di Palama... lui, si, esprime molto bene la tendenza apofatica tipica dell'oriente: non il Donatore, ma il dono increato, non Dio ma la sua irradiazione o energia viene effuso nel cuore dei fedeli, congrosse difficoltà a risalire dalla economia della salvezza alla Trinità immanente.



Infatti la natura di Dio è inconoscibile e incomunicabile ad extra, questo è un caposaldo della teologia ortodossa.


Ed è qui che entra in gioco - per Forte - la radice ultima delle differenze: l'approccio occidentale affermerebbe la tesi dell'identità tra teologia economica (Dio rivelato in Cristo) e teologia immanente (Dio in sè); l'altro versante, quello orientale, più apofatico, ne sostiene l'alterità.



Come dicevo ai miei corsisti, quello di voler inferire la natura di Dio dalle sue manifestazioni è un gioco molto pericoloso. Immaginiamo ad esempio di voler dire qualcosa sulla generazione del Logos sulla base di queste analogie del contesto economico, ad es. il Sal 109:

A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell'aurora,
come rugiada, io ti ho generato

Se la teologia economica coincide con quella immanente ecco che abbiamo introdotto il tempo nella generazione del Logos, riesumando la mummia di Ario (che farà compagnia a Sabellio, menomale).

Oppure il famoso Gv 14,28: Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.

Ecco il Logos ridotto nuovamente al rango di creatura, perché nell'economia (che secondo Forte rispecchia l'ontologia!) il Figlio è inferiore al Padre.

Oppure pensiamo alla scena del battesimo di Gesù, quando lo Spirito discende su di lui: secondo Forte prima di quel momento evidentemente il Logos non aveva lo Spirito!

Oppure l'ascensione, dobbiamo immaginare che c'era un tempo in cui il Logos non era presso il Padre?

Inutile dire che gli esempi in cui le manifestazioni economiche della Santa Trinità non ne rispecchiano affatto l'ontologia si possono moltiplicare a piacimento. Non nego che possiamo trovare delle analogie (del resto San Paolo parla chiaramente di inferenza metafisica), ma da questo ad affermare la coincidenza di teologia economica e teologia immanente il passo è molto lungo, e il terreno piuttosto accidentato.


Ora la scelta storico-dialettica di Forte può vedere in queste due posizioni i due momenti dialettici che si snodano in un modello di pensiero storico-dinamico. Scrive lui: "se l'identità fra economia e teologia porta a professare il Filioque, e l'alterità fra essi conduce a negarlo, la dialettica riconosce insieme il valore e ela parzialità della formula, rimandando ad un più pieno approfondimento della reciprocità economica fra Figlio e Spirito. (B. Forte, Trinità come storia, Milano, pag. 129).



Questo lo trovo condivisibile. Dal punto di vista economico può esistere un filioque, semplicemente nel simbolo è totalmente fuori contesto (e quindi eretico) perché il simbolo in quel punto non parla di economia ma delle relazioni eterne tra le Ipostasi.


La risultante ecumenica (non ecumaniaca [SM=g1678738] ... forte anche questa), che ne deriverebbe si concretizza nel riconoscimento del Filioque come pluralismo teologico, non dogmatico!



Pluralismo teologico, certo: una parte è ortodossa, l'altra eretica, mi sembra che è un bel po' che lo dico.



Secondo Moltmann si dovrebbe cambiare il Simbolo così: "... Lo Spirito Santo che procede dal Padre del Figlio e riceve la figura dal Padre e dal Figlio" (Trinità e regno di Dio, cit., pag. 201). Perchè commentando la celebre proposizione di Epifanio di Salamina secondo cui lo Spirito "procede" dal Padre e "riceve" il Figlio, Moltmann intravede la descrizione delle relazioni intratrinitarie: se si distingue tra "processione ipostatica" - per la quale lo Spirito procede solo dal Padre (origine di tutta la divinità) e così ha dal Padre la sua esitenza divina (hypostasis) - e la "figura relazionale" - per la quale lo Spirito assume figura, il suo eidos o prosopon, ovvero il suo volto connotato dal riferimento al Padre e al Figlio, ricevendo perciò anche dal Figlio -, allora si salvaguarda sia l'esigenza orientale della monarchia del Padre, esclusiva fonte del procedere dello Spirito, sia l'istanza latina di un rapporto Figlio-Spirito da riconosceere anche nell'in-sè di Dio, per rispetto alla economia della salvezza che lo pone così ben in evidenza.



Moltmann a casa sua può fare il simbolo che preferisce, può sempre chiedere di indire un concilio ecumenico nel quale ci spiegherà la differenza tra prosopon e hypostasis, che mi è alquanto oscura: se da un lato, infatti, separare l'essenza dall'ipostasi è un nonsenso (non è data ipostasi senza essenza), parlare di prosopon in antitesi con hypostasis è, almeno nel linguaggio, modalista.


Dice infatti Moltmann: "Il Filioque può esser affermato quando si tratta di formulare la figura relazionale, pericoretica dello Spirito Santo, non però quando si tratta della sua processione..." ed ecco che propone il "nuovo Simbolo" di cui dicevo prima.



Francamente cosa abbia a che vedere la pericoresi con l'ekporeusi dell'ipostasi non lo capisco, mi sembra voler aggiungere confusione alla confusione, abito tipico della teologia del XX secolo.


Moltmann è uno tra quelli che vuole far "saltare" il Filioque, ma sa bene che perderebbe una verità fondamentale che lega Figlio e Spirito dovuto al silenzio del Simbolo che fu determinato da problemi storici.



È l'invenzione del filioque che è legata a problemi storici (le velleità di Carlo Magno di giocare a fare l'imperatore romano), non certo il silenzio del concilio.


Siamo chiari, la specializzazione linguistica dei greci non ha un parallelo nella prospettiva occidentale, dove il termine processio significava la comunicazione della divinità consostanziale del Padre al Figlio e del Padre per mezzo del Figlio o con il Figlio allo Spirito. Questa lacuna linguistica comporta implicitamente il Filioque allo scopo di distinguere tra il procedere del Fgilio dal Padre e il procedere dello Spirito.



Stranamente però il simbolo non dice che il Figlio proceda, ma che sia "natus". Che lo spettro semantico di ekporeusis e processio non siano coincidenti è a mio avviso banalmente un alibi, e di quelli deboli. I papi di roma Leone III e Giovanni VIII evidentemente non avevano problemi a capire che generazione e processione sono due cose diverse, il fatto di non sapere in cosa consista questa diversità non la abolisce.


Cavoli, una distinzione non può non esserci! Come fai ad esser così cieco?



Non ho mai asserito il contrario. Il Figlio è eternamente generato dal Padre, il Santo Spirito eternamente procede dal Padre. Questo dicono la Tradizione e la Scrittura. A me basta, non ho la pretesa di capire la natura di Dio più di quanto ci dica la Rivelazione, come non l'avevano del resto i santi padri. Se la generazione e la processione fossero coincidenti, ci sarebbero state tramandate sotto lo stesso termine.


Ma d'altronde non lo sono i tuoi fratelli ortodossi (che tu non giudichi tali perchè sei legato a Larchet).



Larchet è un noiosissimo e verboso compilatore, preferisco essere legato a barnabino che a Larchet. Chi ammette il filioque non è ortodosso per il semplice motivo che i concili pan-ortodossi lo condannano in modo esplicito, e dalle nostre parti non esiste la religione fai-da-te. La nostra fede è la stessa dalla Siberia all'Etiopia, se non ti riconosci in un concilio pan-ortodosso, ipso facto rompi la comunione con la Chiesa.


Se, infatti lo Spirito procedesse allo stesso modo con cui procede il Figlio, avremmo in Dio due figli e non un Figlio e uno Spirito.



Infatti Gregorio il teologo si domandava: "Cosa manca dunque allo Spirito per essere il Figlio?"


La differenza allora tra Figlio e sprito è mantenuta facendo partecipare il Figlio alla processione dello Spirito e non viceversa:



La differenza è mantenuta perché il Figlio non procede, ma è generato. La tua glossa "non viceversa" è ciò che rende in questa teologia barbara lo Spirito subordinato al Figlio.


lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio benchè come sottolineò Agostino, proceda principaliter dal Padre.



Agostino veniva stenografato anche quando si faceva la barba. Se Quodvultdeus avesse dedicato il suo tempo a qualcuno che conosceva il greco oggi non avremmo tanti problemi.


Intanto però è andata maturandosi la confusione dell'equivoco linquistico: "così come la Bibbia latina (la Volgata e le traduzioni latine anteriori) aveva tradotto Gv 15,26 (para tou Patròs ekpoeuetai) con 'qui a Patre procedit', i latini hanno tradotto l'ek tou Patros ekporeuomenon del Simbolo con 'ex Patre procedentem'. Così si è creata involontariamente, circa l'origine eterna dello Spirito, una falsa equivalenza tra la teologia orientale dell'ekporeusis e la teolgia latina della processio!



Questa è la retorica del partito, non c'è nessuna teologia latina della processio prima del IX secolo, anzi forse si potrebbe dire che non c'è proprio una teologia latina prima del IX secolo (ma questa è un'altra storia). La comprensione dei rapporti eterni intra-trinitari è la stessa fino a quando la barbarie non spazza via ogni forma di ordine teologico, confondendo ontologia ed economia, energie e sostanza divina, proprietà ipostatiche e proprietà essenziali, in un minestrone di ignoranza targata Carlo Magno.



Non è difficile capire a questo punto che non è attentata la monarchia del Padre! La sequenza Padre-Figlio-Spirito appare, dal punto di vista storico-economico, normativa, in quanto così si rivela nell'evento pasquale.



Infatti non lo è dal punto di vista storico-economico, peccato che il simbolo non parli di questo. Nessun ortodosso avrebbe problemi se un concilio ecumenico producesse un "simbolo economico" con il filioque, solo che per il momento il filioque così com'è è totalmente inaccettabile.


Ci sono, certo piani, in cui si vede Padre-Spirito-Figlio (missione storica di Gesù) e anche Spirito-Figlio-Padre (del futuro escatologico), ma essi sono colti alla luce dell'evento Pasqua che è Padre-Figlio-Spirito. La centralità della risurrezione dice, Staglianò, per la manifestazione della verità di Dio apparsa in Gesù di Nazaret non è sottovalutabile. Ecco perchè il Filioque esprime allora la verità della economia della salvezza in quanto è manifestativa della realtà intradivina, colta nella sua libera autodonazione.



A parte questa vena sentimentale tipicamente papista, condivido perfettamente la sostanza del discorso, un motivo in più per togliere il filioque da dov'è e rimetterlo nel suo corretto contesto economico.



In quanto tale è insuperabile teologicamente; cioè è ineliminabile quanto al suo contenuto, a prescindere dal fatto che possa essere "verbalmente" tolto dalla formulazione di fede per ragioni ecumeniche.



Ciò che è insuperabile teologicamente è il limite imposto dalla Rivelazione. Le manie della scolastica di pretendere di aver capito tutto della natura di Dio non entreranno mai nella mentalità ortodossa. Quanto alle ragioni ecumeniche, sai che cosa ne penso.


E, in questo senso, quindi, altro che scuse... gli ortodossi diranno eventualmente "grazie" per aver aperto piste che devono essere affrontate!



Sentivamo proprio il bisogno di una nuova eresia per esercitare i neuroni, grazie davvero (Kyrie, eleison)

Con ciò spero di aver chiarito alcuni punti importanti che restavano inevasi (apofatismo; rapporto tra teologia economica e rapporti intra-trinitari; ecumenismo). Perdonate lo humor, ma come dicevo non sono uno specialista, quindi introdurre degli elementi cabarettistici nel discorso serve a camuffarmi da teologo del XXI secolo.
Cordialità,


[Modificato da Teodoro Studita 05/05/2009 01:05]
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