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trinità ontologica, economica e filioque

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2009 17:28
24/05/2009 10:56
 
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Caro Mario


Comunque finiamo di parlare della trinità che gia è difficile, è interessante notare dal filioque che le differenze tra le due chiese non sono solo riguardo a questo o meglio potremmo dire che proprio il filioque nasconde o implica una teologia diversa tra le chiese nei riguardi della deità nella sua interezza.



Rispetto le tue priorità, anche se temo che i problemi del "Filioque" e del rapporto tra "Dio ed il tempo" siano fortemente correlati ed interdipendenti.....

Mi permetto solo di osservare che esistono almeno due concetti di tempo:

I) un concetto oggettivo-meccanico-materialista, secondo cui il tempo è la misura dei mutamenti della materia....tolta la materia, sparisce anche il tempo....e secondo alcune teorie tempo e materia potrebbero addirittura influenzarsi a vicenda;

II) un concetto soggettivo-psicologico-spirituale del tempo, secondo cui il tempo è attesa, progetto, attimo e ricordo.....mi pare che tale tempo possa permanere anche qualora manchi o sparisca la materia.....

Possiamo realmente affermare che nella mente di Dio, prima della creazione del mondo, fosse assente il progetto di creare e, dopo la creazione, fosse assente il progetto dell'incarnazione e della redenzione dell'umanità?




enrico
[Modificato da domingo7 24/05/2009 10:59]
24/05/2009 11:13
 
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Re:
Trianello, 24/05/2009 10.45:

Teodoro ha scritto:


Da dove deriva questo assioma? Secondo la patristica greca invece le due cose sono nettamente separate, dal momento che la sostanza è comunicabile e le proprietà ipostatiche no.
In base a cosa affermi che le relazioni sono "sussistenti"?
Questa confusione è devstante dal mio modesto osservatorio.



Allora, se è un assioma non può essere derivato da nulla, se è derivato non è un assioma. [SM=g27823]
E' affascinante notare quanto ci si ostini a criticare un autore e tutta una tradizione teologico-filosofica, per così dire, a scatola chiusa. Poni degli interrogativi che concernono l'ABC della metafisica scolastica e tomista, il che mi fa intuire che della medesima tu non abbia una cognizione particolarmente chiara e che, pertanto, quando la critichi lo fai per pura presa di posizione “a priori”.
Ecco, nella metafisica tomista è necessario asserire che le Persone divine siano solo logicamente distinte dalla sostanza divina perché altrimenti non potrebbero essere Dio. Di fatto anche per la teologia scolastica c'è una netta distinzione tra le Persone e la sostanza divina, solo che si tratta di una distinzione di tipo concettuale e non reale (nel senso che questi termini hanno in questo contesto metafisico).

Domingo ha scritto:


ho ricordi lontani di filosofia, ma mi pare che il punto di vista cattolico non sia così drastico....mi pare di ricordare che nel pensiero cattolico le relazioni divine coinvolgano sia l'ipostasi sia la natura....



Ti faccio rispondere da San Tommaso d'Aquino in persona:

“È risaputo che Gilberto Porretano errò su questo argomento ma poi ritrattò il suo errore nel Concilio di Reims. Diceva infatti che le relazioni in Dio sono assistenti, ossia apposte dall'esterno.
Per chiarire questo punto è necessario badare che in ognuno dei nove generi di accidente si devono distinguere due elementi. Il primo è l'essere che conviene a ognuno di tali generi in quanto accidenti. E questo, comune a tutti [e nove], è l'essere nel soggetto, giacché l'essere dell'accidente è appunto l'essere in [un soggetto]. L'altro elemento a cui si deve badare è ciò che forma la ragione propria di ciascun genere e ne è l'elemento distinguente. Negli altri generi diversi dalla relazione, come nella quantità e nella qualità, anche questo elemento distinguente si prende in rapporto al soggetto: giacché la quantità è misura della sostanza e la qualità è una disposizione della sostanza. Invece l'elemento distinguente della relazione non si prende per rapporto al soggetto in cui si trova, ma a qualche cosa di esterno. Se dunque anche nelle creature consideriamo le relazioni secondo ciò che loro compete di proprio, cioè come relazioni, si trova che sono assistenti, non intrinsecamente apposte; perché allora significano il rapporto che, in certo qual modo, parte dalla stessa cosa che viene riferita, per tendere verso un'altra. Se invece le stesse relazioni si considerano come accidenti, prese così, sono inerenti al soggetto ed hanno in esso un essere accidentale. Ma Gilberto Porretano considerò le relazioni solo nel primo modo.
Ora, tutto ciò che nelle creature ha un essere accidentale, trasferito a Dio ne acquista uno sostanziale; giacché in Dio non c'è nulla di accidentale, ma tutto ciò che è in lui è la sua stessa essenza. Così dunque la relazione che esiste realmente in Dio, da quel lato che nelle creature ha un essere accidentale, in Dio ha quello sostanziale della divina essenza, affatto identico ad essa. Invece dal lato specifico di relazione non indica nessun ordine all'essenza, ma piuttosto al suo correlativo. E così è chiaro che la relazione esistente realmente in Dio è realmente la stessa cosa che l'essenza; e non ne è distinta se non per una differenza concettuale, in quanto nella relazione è incluso l'ordine al termine correlativo; ordine che non è incluso nel concetto di essenza. E dunque evidente che in Dio l'essere della relazione non è diverso da quello dell'essenza, ma è la stessa e identica cosa.”

Sum. Theol. Iª q. 28 a. 2 co.


Egli pur restando al di sopra del tempo non è più e del tutto al di fuori del tempo.....



Secondo gli scolastici, Dio è al di fuori del tempo e la relazione che questi ha con le creature, quindi anche con l'umanità creata di Gesù, è una relazione di ragione (tanto per tornare sempre allo stesso tema).



Adriano caro, ognuno è libero di accettare o meno una corrente filosofica non credi?
Se a teodoro bastano i teologi che formularono le basi della dottrina trinitaria dovremmo rispettare la sua opinione, del resto senza i cappadoci ad esempio non ci sarebbe stata alcuna dottrina trinitaria così come la conosciamo (o a questo punto direi pensiamo di conoscerla) noi oggi.
Leggendo tommaso mi viene il mal di pancia e mi gira la testa, per capire cosa scrive devo rileggerlo diverse volte e fare un sunto del suo discorso non è cosa facile.
Comunque ho capito una cosa fondamentale che non conoscevo:
Per la chiesa orientale il padre è causa delle altre due ipostasi, la sua monarchia nel senso di primato logico sulle altre due ipostasi è chiaro.
Le relazioni tra le ipostasi le contraddistinguono come persone distinte, un conto è la sostanza o natura divina la quale è identica a tutte e tre le ipostasi, un'altro sono le proprietà relazionali o ipostatiche le quali non sono affatto comunicabili.
Il padre è il solo ingenerato, il figlio è il solo generato, lo spirito è il solo procedente.
Tutto questo è semplice e chiaro.
Dall'altra parte noto una confusione totale:

"Di fatto anche per la teologia scolastica c'è una netta distinzione tra le Persone e la sostanza divina, solo che si tratta di una distinzione di tipo concettuale e non "
"E dunque evidente che in Dio l'essere della relazione non è diverso da quello dell'essenza, ma è la stessa e identica cosa.”

Ci credo che il filioque sia implicito, quello che vorrei capire è quale sia a questo punto la reale differenza tra le tre ipostasi dal momento che tutti hanno tutto!
Infine mi rendo conto di come tutte le soluzioni che furono trovate nei primi grandi concili del primo millennio a proposito della dottrina trinitaria, in realtà per la chiesa romana siano incomplete e addirittura fuorvianti, leggendo tommaso infatti si ridiscute su tutto e si giunge a conclusioni come abbiamo visto diverse.
Quì c'è più del filioque ad essere discusso!
ciao
Mario
24/05/2009 12:03
 
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Adriano caro, ognuno è libero di accettare o meno una corrente filosofica non credi?



Certo, solo che quando si critica una posizione che non si condivide lo bisognerebbe fare con cognizione di causa.


Le relazioni tra le ipostasi le contraddistinguono come persone distinte, un conto è la sostanza o natura divina la quale è identica a tutte e tre le ipostasi, un'altro sono le proprietà relazionali o ipostatiche le quali non sono affatto comunicabili.



Sì, però che cosa sono queste qualità ipostatiche? Come conciliare l'unità di Dio con la diversità delle Persone divine?
Questo è il problema che si pongono gli scolastici.


Il padre è il solo ingenerato, il figlio è il solo generato, lo spirito è il solo procedente.
Tutto questo è semplice e chiaro.



Sì, ma qual è la differenza tra generazione e processione? Tu, mi dici: non lo so e non mi interessa. Ecco, a me, in quanto ente razionale, comprendere questa differenza interessa, anche perché altrimenti si cade nel fideismo. D'altro canto, avendo passato diversi anni all'università a studiare queste cose, trovo la metafisica scolastica tutt'altro che confusa e sono pronto a dimostrarti che, in effetti, questa non lo è, sempre che tu sia pronto ad intraprendere uno studio serio della filosofia.


Di fatto anche per la teologia scolastica c'è una netta distinzione tra le Persone e la sostanza divina, solo che si tratta di una distinzione di tipo concettuale e non "
"E dunque evidente che in Dio l'essere della relazione non è diverso da quello dell'essenza, ma è la stessa e identica cosa.”



Appunto, la differenza è concettuale non essenziale, perché se fosse una differenza essenziale, allora le persone si distinguerebbero dall'essenza divina e non sarebbero Dio.


Ci credo che il filioque sia implicito, quello che vorrei capire è quale sia a questo punto la reale differenza tra le tre ipostasi dal momento che tutti hanno tutto!



La differenza è solo tra le Ipostasi in quanto contrapposte nelle rispettive relazioni di origine. Le ipostasi si distinguono realmente tra di loro, ma sono solo concettualmente distinte dalla sostanza di Dio, perché se si distinguessero realmente anche da Dio... beh... allora non sarebbero Dio. Le qualità ipostatiche, infatti, sono qualità che concernono le relazioni tra le ipostasi, non l'essenza delle medesime, che è comune a tutte.


Infine mi rendo conto di come tutte le soluzioni che furono trovate nei primi grandi concili del primo millennio a proposito della dottrina trinitaria, in realtà per la chiesa romana siano incomplete e addirittura fuorvianti, leggendo tommaso infatti si ridiscute su tutto e si giunge a conclusioni come abbiamo visto diverse.



No, non sono forvianti, se rettamente intese (ti ricordo che noi contestiamo anche l'idea, storicamente davvero poco fondata, che la processione dello Spirito ab aeterno dal Padre per il Figlio non fosse stata affermata, con esatta cognizione di causa, nei primi otto secoli del Cristianesimo), solo che si tratta di formulazioni incomplete, in quanto non riescono a rendere ragione in modo pieno della tri-personalità nell'unica sostanza divina. Ora, si da il caso, che dal tempo dei Cappadoci, di acqua sotto i ponti ne sia passata parecchia, e che la filosofia abbia fatto dei passi avanti fin da allora, dei passi avanti tali da permetterci una migliore penetrazione del mistero trinitario di quella che avevano i Cappadoci.
[Modificato da Trianello 24/05/2009 12:16]

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

24/05/2009 13:04
 
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Re: Carissimi Mario e Topsy
domingo7, 24/05/2009 10.02:


si, in effetti, volevo proprio dire che Dio, soprattutto con l'incarnazione del Verbo ma anche con la creazione del mondo si è in qualche modo compromesso con il tempo....

Egli pur restando al di sopra del tempo non è più e del tutto al di fuori del tempo.....

Dio è sicuramente immutabile quanto alla natura o sostanza ma sono comparsi nelle sue profondità progetti, memorie, ricordi, attese e circostanze, in qualche modo legati alla storia, storia che Egli sicuramente vede dall'alto e con precisione prevede ....ma dalla quale, almeno nel pensiero cristiano, non è più del tutto estraneo.....



enrico




Caro Enrico, non per nulla è detto che il Dio biblico è il "Dio nella storia". E con questo non intendo negare alla storia del pensiero filosofico rilevanza e valore (anche l'ebraismo ha i suoi filosofi).



[Modificato da Topsy 24/05/2009 13:11]
24/05/2009 15:33
 
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Carissimo Mario e Carissimo Traianello


Sì, ma qual è la differenza tra generazione e processione? Tu, mi dici: non lo so e non mi interessa. Ecco, a me, in quanto ente razionale, comprendere questa differenza interessa, anche perché altrimenti si cade nel fideismo



Dai lontani ricordi di filosofia mi pare di aver studiato che per distinguere la generazione dalla processione non ci sia stata solo "l'ipotesi relazionale"....

Un'altra ipotesi è quella cosìddetta "ipotesi psicologica" che lega la generazione all'intelletto divino e la processione all'amore divino: il Figlio procederebbe per via di intelletto, mentre lo Spirito Santo per via di amore....del Padre verso il Figlio....

La generazione avrebbe nel generante il desiderio di produrre un essere simile a se stesso, mentre la processione nascerebbe semplicemente dal fuoco dell'amore verso il generato (prima) e verso le creature (dopo)....

Tale ipotesi, già analizzata da Tommaso d'Aquino (soprattutto nel Commento alle sentenze di Pietro Lombardo, distinzioni XII e XIII), è ampiamente sviscerata in alcuni libri abbastanza moderni (anni 50/60) come:

J. Scheeben, Los Misterios del Cristianismo
B. Lonergan, Divinarum Personarum Conceptio Analogica
M. Philippe, Saint Thomas e le Mystère de la Trinité



enrico
[Modificato da domingo7 24/05/2009 15:48]
24/05/2009 17:59
 
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Un'altra ipotesi è quella cosìddetta "ipotesi psicologica" che lega la generazione all'intelletto divino e la processione all'amore divino: il Figlio procederebbe per via di intelletto, mentre lo Spirito Santo per via di amore....del Padre verso il Figlio....



Quella "psicologica" è un'analogia che sviluppò per primo in senso compiuto Sant'Agostino (anche se già era presente in parte anche in diversi Padri a questo anteriori) ed è stata ripresa e chiarificata da San Tommaso d'Aquino. Il ricorso alle relazioni sussistenti quale fondamento della distinzione delle Persone è parte della chiarificazione metafisica di questa potente analogia. In fondo, dire che lo Spirito non si distinguerebbe dal Figlio se non procedesse per suo tramite è lo stesso che dire che l’amore segue alla conoscenza e procede attraverso la conoscenza.

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Il padre è il solo ingenerato, il figlio è il solo generato, lo spirito è il solo procedente.
Tutto questo è semplice e chiaro.
Dall'altra parte noto una confusione totale:


Non so perché [SM=x570867] , ma mi ricorda stranamente:
"che confusione la Trinità! Il Padre soltanto è Dio, il figlio (con la minuscola) è un dio, lo spirito santo (sempre con la minuscola) è un fluido. Non è molto più semplice?"
Sandro

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Udienza generale di Giovanni Paolo II del 20/11/1985


Titolo: Lo Spirito che procede dal Padre e dal Figlio




1. Quando professiamo la nostra fede "nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita", aggiungiamo: "e procede dal Padre e dal Figlio". Come si sa, queste parole sono state introdotte nel simbolo niceno, che diceva soltanto: "Crediamo nello Spirito Santo" (cfr. DS 125). Già nel Concilio di Costantinopoli (381) venne inserita l'esplicazione che lo Spirito Santo "procede dal Padre", sicché parliamo di simbolo niceno-costantinopolitano. La formula conciliare del 381 suonava così: "Credo nello Spirito Santo, che procede dal Padre". La formula più completa: "che procede dal Padre e dal Figlio" ("qui a Patre Filioque procedit"), già presente in antichi testi e riproposta dal Sinodo di Aquisgrana nell'809, venne infine introdotta anche a Roma nel 1014 in occasione dell'incoronazione dell'imperatore Enrico II. Si diffuse da allora in tutto l'Occidente, e venne ammessa dai Greci e dai Latini nei concili ecumenici di Lione (1274) e di Firenze (1439). Era una precisazione, che non cambiava nulla nella sostanza della fede antica, ma che gli stessi Romani Pontefici erano restii ad ammettere, per rispetto alla formula antica ormai diffusa dappertutto, e usata anche nella basilica di san Pietro.

L'introduzione dell'aggiunta, accolta senza gravi difficoltà in Occidente, suscito riserve e polemiche tra i nostri fratelli orientali, che attribuirono agli occidentali un cambiamento sostanziale in materia di fede. Oggi possiamo ringraziare il Signore per il fatto che anche su questo punto si va chiarendo in Oriente e in Occidente il vero senso della formula, e la relatività della questione stessa.
In questa sede, pero, dobbiamo ora occuparci dell'"origine" dello Spirito Santo, sia pure prendendo in considerazione la questione del "Filioque".


2. Nella Sacra Scrittura si accenna, innanzitutto, alla processione dello Spirito Santo dal Padre. Ad esempio, nel Vangelo secondo Matteo, al momento di inviare i Dodici per la prima missione, Gesù li rassicura così: "Non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire...; non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi" (Mt 10,19-20). Nel Vangelo secondo Giovanni, poi, Gesù afferma: "Il Consolatore che io vi mandero dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza" (Jn 15,26). Secondo molti esegeti, queste parole di Gesù si riferiscono direttamente alla missione temporale dello Spirito da parte del Padre; in esse, tuttavia, è legittimo veder riflessa la processione eterna, e quindi l'origine dello Spirito Santo dal Padre.

Evidentemente, trattandosi di Dio, bisogna liberare la parola "origine" da ogni riferimento all'ordine creato e temporale: cioè, in senso attivo, è da escludere la comunicazione dell'esistenza a qualcuno, e quindi la priorità e la superiorità su di lui, e, in senso passivo, il passaggio dal non-essere all'essere ad opera di un altro, e quindi la posteriorità e la dipendenza da lui. In Dio tutto è eterno, fuori del tempo: l'origine dello Spirito Santo - come quella del Figlio - nel mistero trinitario, nel quale le tre divine Persone sono consostanziali, è dunque eterna. E' appunto una "processione" di origine spirituale, come avviene (ma è pur sempre un'analogia molto imperfetta) nella "produzione" del pensiero e dell'amore che rimangono nell'anima in unità con la mente da cui hanno origine. "E in questo senso - scrive san Tommaso - la fede cattolica ammette delle processioni in Dio" (I 27,1 I 27,3-4).


3. Quanto alla processione e all'origine dello Spirito Santo dal Figlio, i testi del Nuovo Testamento, pur non parlandone apertamente, tuttavia mettono in rilievo relazioni quanto mai strette tra lo Spirito e il Figlio. L'invio dello Spirito Santo sui credenti non è opera del solo Padre, ma anche del Figlio. Infatti, nel cenacolo, dopo aver detto: "Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome" (Jn 14,26), Gesù aggiunge: "Quando me ne saro andato, ve lo mandero" (Jn 16,17).

Altri passi evangelici esprimono il rapporto tra lo Spirito e la rivelazione effettuata dal Figlio, come là dove Gesù dice: "Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà" (Jn 16,14-15).

Il Vangelo dice chiaramente che il Figlio - non soltanto il Padre - "manda" lo Spirito Santo, e anzi che lo Spirito "prende" dal Figlio ciò che rivela, poiché tutto quello che il Padre possiede è anche del Figlio. Dopo la risurrezione, questi annunzi troveranno la loro realizzazione quando Gesù, entrato "a porte chiuse" nel luogo in cui gli apostoli s'erano nascosti per timore dei Giudei, "aliterà" su di loro e dirà: "Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,22).


4. Accanto a questi passi evangelici, che sono i più essenziali per la nostra questione, ve ne sono altri nel Nuovo Testamento che dimostrano che lo Spirito Santo non è soltanto lo Spirito del Padre, ma anche lo Spirito del Figlio, lo Spirito di Cristo. così nella lettera ai Galati leggiamo che "Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio" che grida: "Abbà, Padre!" (Ga 4,6). In altri testi l'apostolo parla dello "Spirito di Gesù Cristo" (Ph 1,19), dello "Spirito di Cristo" (Rm 8,9), e afferma che ciò che Cristo opera per mezzo suo (dell'apostolo) avviene "con la potenza dello Spirito" (Jn 15,19). Non mancano altri testi simili a questi (cfr. Jn 8,2 2Co 3,17-18 1P 1,11).


5. In verità, la questione dell'"origine" dello Spirito Santo, nella vita trinitaria del Dio unico, è stata oggetto di una lunga e molteplice riflessione teologica, basata sulla Sacra Scrittura. In Occidente sant'Ambrogio nel suo "De Spiritu Sancto" e sant'Agostino nell'opera "De Trinitate" diedero un grande apporto alla chiarificazione di questo problema. Il tentativo di penetrare più a fondo nel mistero della vita intima di Dio-Trinità, compiuto da questi e altri Padri e Dottori latini e greci (a cominciare da sant'Ilario, san Basilio, Dionigi, san Giovanni Damasceno), certamente ha preparato il terreno per l'introduzione nel Simbolo di quella formula sullo Spirito Santo che "procede dal Padre e dal Figlio". I fratelli orientali pero si attenevano alla formula pura e semplice del Concilio di Costantinopoli (381), tanto più che il Concilio di Calcedonia (451) ne aveva confermato il carattere "ecumenico" (anche se di fatto vi avevano preso parte quasi solamente vescovi dell'Oriente). così il "Filioque" occidentale e latino divenne nei secoli seguenti un'occasione dello scisma, già operato da Fozio (882), ma consumato ed esteso a quasi tutto l'Oriente cristiano nel 1054. Le Chiese orientali separate da Roma ancora oggi professano nel Simbolo la fede "nello Spirito Santo che procede dal Padre", senza far menzione del "Filioque", mentre in Occidente diciamo espressamente che lo Spirito Santo "procede dal Padre e dal Figlio".


6. Questa dottrina non manca di precisi riferimenti nei grandi Padri e Dottori d'Oriente (Efrem, Atanasio, Basilio, Epifanio, Cirillo d'Alessandria, Massimo, Giovanni Damasceno) e d'Occidente (Tertulliano, Ilario, Ambrogio, Agostino). San Tommaso, seguendo i Padri, diede un'acuta spiegazione della formula, in base al principio dell'unità e uguaglianza delle divine Persone nelle relazioni trinitarie (cfr. I 36,2-4).


7. Dopo lo scisma, vari Concili del secondo millennio tentarono di ricostituire l'unione tra Roma e Costantinopoli. La questione della processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio fu oggetto di chiarificazioni specialmente nei Concili Lateranense IV (1215), di Lione II (1274), e infine al Concilio di Firenze (1439). In quest'ultimo Concilio troviamo una precisazione che ha il valore di una messa a punto storica e nello stesso tempo di una dichiarazione dottrinale: "I Latini affermano che dicendo che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio non intendono escludere che il Padre sia la fonte e il principio di tutta la divinità, cioè del Figlio e dello Spirito Santo; né vogliono negare che il Figlio abbia dal Padre (il fatto) che lo Spirito Santo procede dal Figlio; né ritengono che vi siano due principi o due spirazioni: ma affermano che unico è il principio e unica è la spirazione dello Spirito Santo, come finora hanno asserito" (cfr. "Conciliorum Oecumenicorum Decreta", Bologna 1973, p. 526).

Era l'eco della tradizione latina, che san Tommaso aveva ben determinato teologicamente (cfr. I 36,3) riferendosi a un testo di sant'Agostino, secondo il quale "Pater et Filius sunt unum principium Spiritus Sancti" ("De Trinitate", V, 14: PL 42, 921).


8. Le difficoltà di ordine terminologico sembravano così superate e le intenzioni chiarite, tanto che entrambe le parti - Greci e Latini - nella Sessione VI (6 luglio 1439) poterono sottoscrivere la definizione comune: "Nel nome della Santa Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, con l'approvazione di questo sacro e universale Concilio fiorentino, stabiliamo che questa verità di fede sia creduta e accettata da tutti i cristiani: e perciò tutti abbiano a professare che lo Spirito Santo è eternamente dal Padre e dal Figlio, che egli ha la sua essenza e il suo essere sussistente insieme dal Padre e dal Figlio, e che procede eternamente dall'uno e dall'altro come da un unico principio e da un'unica spirazione" (DS 1300).

Ed ecco un'ulteriore precisazione, alla quale già san Tommaso aveva dedicato un articolo della Summa ("Utrum Spiritus Sanctus procedat a Patre per Filium": "Dichiariamo - si legge nel Concilio - che quello che affermano i santi Dottori e Padri - (ossia) che lo Spirito Santo procede dal Padre per mezzo del Figlio - tende a far comprendere e vuole significare che anche il Figlio, come il Padre, è causa, secondo i Greci, principio, secondo i Latini, della sussistenza dello Spirito Santo. E poiché tutte le cose che sono dal Padre, il Padre stesso le ha date al Figlio con la generazione, meno l'essere Padre: questa stessa processione dello Spirito Santo dal Figlio, il Figlio stesso l'ha eternamente dal Padre, da cui è pure stato eternamente generato" (DS 1301).


9. Anche oggi questo testo conciliare rimane un'utile base per il dialogo e l'accordo tra i fratelli d'Oriente e d'Occidente, tanto più che la definizione sottoscritta dalle due parti terminava con la seguente dichiarazione: "Stabiliamo... che la spiegazione data con l'espressione "Filioque" è stata lecitamente e ragionevolmente aggiunta al Simbolo, per rendere più chiara la verità e per la necessità allora incombente" DS 1302).

Di fatto, dopo il Concilio di Firenze in Occidente si è continuato a professare che lo Spirito Santo "procede dal Padre e dal Figlio", mentre in Oriente si è continuato ad attenersi alla originaria formula conciliare di Costantinopoli. Ma dai tempi del Concilio Vaticano II si svolge un proficuo dialogo ecumenico, che sembra aver portato alla conclusione che la formula "Filioque" non costituisce un ostacolo essenziale al dialogo stesso e ai suoi sviluppi, che tutti auspichiamo e invochiamo dallo Spirito Santo.


[Modificato da peraskov 24/05/2009 18:18]
Sandro

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Re:
peraskov, 24/05/2009 18.16:

Udienza generale di Giovanni Paolo II del 20/11/1985


Titolo: Lo Spirito che procede dal Padre e dal Figlio




1. Quando professiamo la nostra fede "nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita", aggiungiamo: "e procede dal Padre e dal Figlio". Come si sa, queste parole sono state introdotte nel simbolo niceno, che diceva soltanto: "Crediamo nello Spirito Santo" (cfr. DS 125). Già nel Concilio di Costantinopoli (381) venne inserita l'esplicazione che lo Spirito Santo "procede dal Padre", sicché parliamo di simbolo niceno-costantinopolitano. La formula conciliare del 381 suonava così: "Credo nello Spirito Santo, che procede dal Padre". La formula più completa: "che procede dal Padre e dal Figlio" ("qui a Patre Filioque procedit"), già presente in antichi testi e riproposta dal Sinodo di Aquisgrana nell'809, venne infine introdotta anche a Roma nel 1014 in occasione dell'incoronazione dell'imperatore Enrico II. Si diffuse da allora in tutto l'Occidente, e venne ammessa dai Greci e dai Latini nei concili ecumenici di Lione (1274) e di Firenze (1439). Era una precisazione, che non cambiava nulla nella sostanza della fede antica, ma che gli stessi Romani Pontefici erano restii ad ammettere, per rispetto alla formula antica ormai diffusa dappertutto, e usata anche nella basilica di san Pietro.

L'introduzione dell'aggiunta, accolta senza gravi difficoltà in Occidente, suscito riserve e polemiche tra i nostri fratelli orientali, che attribuirono agli occidentali un cambiamento sostanziale in materia di fede. Oggi possiamo ringraziare il Signore per il fatto che anche su questo punto si va chiarendo in Oriente e in Occidente il vero senso della formula, e la relatività della questione stessa.
In questa sede, pero, dobbiamo ora occuparci dell'"origine" dello Spirito Santo, sia pure prendendo in considerazione la questione del "Filioque".


2. Nella Sacra Scrittura si accenna, innanzitutto, alla processione dello Spirito Santo dal Padre. Ad esempio, nel Vangelo secondo Matteo, al momento di inviare i Dodici per la prima missione, Gesù li rassicura così: "Non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire...; non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi" (Mt 10,19-20). Nel Vangelo secondo Giovanni, poi, Gesù afferma: "Il Consolatore che io vi mandero dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza" (Jn 15,26). Secondo molti esegeti, queste parole di Gesù si riferiscono direttamente alla missione temporale dello Spirito da parte del Padre; in esse, tuttavia, è legittimo veder riflessa la processione eterna, e quindi l'origine dello Spirito Santo dal Padre.

Evidentemente, trattandosi di Dio, bisogna liberare la parola "origine" da ogni riferimento all'ordine creato e temporale: cioè, in senso attivo, è da escludere la comunicazione dell'esistenza a qualcuno, e quindi la priorità e la superiorità su di lui, e, in senso passivo, il passaggio dal non-essere all'essere ad opera di un altro, e quindi la posteriorità e la dipendenza da lui. In Dio tutto è eterno, fuori del tempo: l'origine dello Spirito Santo - come quella del Figlio - nel mistero trinitario, nel quale le tre divine Persone sono consostanziali, è dunque eterna. E' appunto una "processione" di origine spirituale, come avviene (ma è pur sempre un'analogia molto imperfetta) nella "produzione" del pensiero e dell'amore che rimangono nell'anima in unità con la mente da cui hanno origine. "E in questo senso - scrive san Tommaso - la fede cattolica ammette delle processioni in Dio" (I 27,1 I 27,3-4).


3. Quanto alla processione e all'origine dello Spirito Santo dal Figlio, i testi del Nuovo Testamento, pur non parlandone apertamente, tuttavia mettono in rilievo relazioni quanto mai strette tra lo Spirito e il Figlio. L'invio dello Spirito Santo sui credenti non è opera del solo Padre, ma anche del Figlio. Infatti, nel cenacolo, dopo aver detto: "Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome" (Jn 14,26), Gesù aggiunge: "Quando me ne saro andato, ve lo mandero" (Jn 16,17).

Altri passi evangelici esprimono il rapporto tra lo Spirito e la rivelazione effettuata dal Figlio, come là dove Gesù dice: "Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà" (Jn 16,14-15).

Il Vangelo dice chiaramente che il Figlio - non soltanto il Padre - "manda" lo Spirito Santo, e anzi che lo Spirito "prende" dal Figlio ciò che rivela, poiché tutto quello che il Padre possiede è anche del Figlio. Dopo la risurrezione, questi annunzi troveranno la loro realizzazione quando Gesù, entrato "a porte chiuse" nel luogo in cui gli apostoli s'erano nascosti per timore dei Giudei, "aliterà" su di loro e dirà: "Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,22).


4. Accanto a questi passi evangelici, che sono i più essenziali per la nostra questione, ve ne sono altri nel Nuovo Testamento che dimostrano che lo Spirito Santo non è soltanto lo Spirito del Padre, ma anche lo Spirito del Figlio, lo Spirito di Cristo. così nella lettera ai Galati leggiamo che "Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio" che grida: "Abbà, Padre!" (Ga 4,6). In altri testi l'apostolo parla dello "Spirito di Gesù Cristo" (Ph 1,19), dello "Spirito di Cristo" (Rm 8,9), e afferma che ciò che Cristo opera per mezzo suo (dell'apostolo) avviene "con la potenza dello Spirito" (Jn 15,19). Non mancano altri testi simili a questi (cfr. Jn 8,2 2Co 3,17-18 1P 1,11).


5. In verità, la questione dell'"origine" dello Spirito Santo, nella vita trinitaria del Dio unico, è stata oggetto di una lunga e molteplice riflessione teologica, basata sulla Sacra Scrittura. In Occidente sant'Ambrogio nel suo "De Spiritu Sancto" e sant'Agostino nell'opera "De Trinitate" diedero un grande apporto alla chiarificazione di questo problema. Il tentativo di penetrare più a fondo nel mistero della vita intima di Dio-Trinità, compiuto da questi e altri Padri e Dottori latini e greci (a cominciare da sant'Ilario, san Basilio, Dionigi, san Giovanni Damasceno), certamente ha preparato il terreno per l'introduzione nel Simbolo di quella formula sullo Spirito Santo che "procede dal Padre e dal Figlio". I fratelli orientali pero si attenevano alla formula pura e semplice del Concilio di Costantinopoli (381), tanto più che il Concilio di Calcedonia (451) ne aveva confermato il carattere "ecumenico" (anche se di fatto vi avevano preso parte quasi solamente vescovi dell'Oriente). così il "Filioque" occidentale e latino divenne nei secoli seguenti un'occasione dello scisma, già operato da Fozio (882), ma consumato ed esteso a quasi tutto l'Oriente cristiano nel 1054. Le Chiese orientali separate da Roma ancora oggi professano nel Simbolo la fede "nello Spirito Santo che procede dal Padre", senza far menzione del "Filioque", mentre in Occidente diciamo espressamente che lo Spirito Santo "procede dal Padre e dal Figlio".


6. Questa dottrina non manca di precisi riferimenti nei grandi Padri e Dottori d'Oriente (Efrem, Atanasio, Basilio, Epifanio, Cirillo d'Alessandria, Massimo, Giovanni Damasceno) e d'Occidente (Tertulliano, Ilario, Ambrogio, Agostino). San Tommaso, seguendo i Padri, diede un'acuta spiegazione della formula, in base al principio dell'unità e uguaglianza delle divine Persone nelle relazioni trinitarie (cfr. I 36,2-4).


7. Dopo lo scisma, vari Concili del secondo millennio tentarono di ricostituire l'unione tra Roma e Costantinopoli. La questione della processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio fu oggetto di chiarificazioni specialmente nei Concili Lateranense IV (1215), di Lione II (1274), e infine al Concilio di Firenze (1439). In quest'ultimo Concilio troviamo una precisazione che ha il valore di una messa a punto storica e nello stesso tempo di una dichiarazione dottrinale: "I Latini affermano che dicendo che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio non intendono escludere che il Padre sia la fonte e il principio di tutta la divinità, cioè del Figlio e dello Spirito Santo; né vogliono negare che il Figlio abbia dal Padre (il fatto) che lo Spirito Santo procede dal Figlio; né ritengono che vi siano due principi o due spirazioni: ma affermano che unico è il principio e unica è la spirazione dello Spirito Santo, come finora hanno asserito" (cfr. "Conciliorum Oecumenicorum Decreta", Bologna 1973, p. 526).

Era l'eco della tradizione latina, che san Tommaso aveva ben determinato teologicamente (cfr. I 36,3) riferendosi a un testo di sant'Agostino, secondo il quale "Pater et Filius sunt unum principium Spiritus Sancti" ("De Trinitate", V, 14: PL 42, 921).


8. Le difficoltà di ordine terminologico sembravano così superate e le intenzioni chiarite, tanto che entrambe le parti - Greci e Latini - nella Sessione VI (6 luglio 1439) poterono sottoscrivere la definizione comune: "Nel nome della Santa Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, con l'approvazione di questo sacro e universale Concilio fiorentino, stabiliamo che questa verità di fede sia creduta e accettata da tutti i cristiani: e perciò tutti abbiano a professare che lo Spirito Santo è eternamente dal Padre e dal Figlio, che egli ha la sua essenza e il suo essere sussistente insieme dal Padre e dal Figlio, e che procede eternamente dall'uno e dall'altro come da un unico principio e da un'unica spirazione" (DS 1300).

Ed ecco un'ulteriore precisazione, alla quale già san Tommaso aveva dedicato un articolo della Summa ("Utrum Spiritus Sanctus procedat a Patre per Filium": "Dichiariamo - si legge nel Concilio - che quello che affermano i santi Dottori e Padri - (ossia) che lo Spirito Santo procede dal Padre per mezzo del Figlio - tende a far comprendere e vuole significare che anche il Figlio, come il Padre, è causa, secondo i Greci, principio, secondo i Latini, della sussistenza dello Spirito Santo. E poiché tutte le cose che sono dal Padre, il Padre stesso le ha date al Figlio con la generazione, meno l'essere Padre: questa stessa processione dello Spirito Santo dal Figlio, il Figlio stesso l'ha eternamente dal Padre, da cui è pure stato eternamente generato" (DS 1301).


9. Anche oggi questo testo conciliare rimane un'utile base per il dialogo e l'accordo tra i fratelli d'Oriente e d'Occidente, tanto più che la definizione sottoscritta dalle due parti terminava con la seguente dichiarazione: "Stabiliamo... che la spiegazione data con l'espressione "Filioque" è stata lecitamente e ragionevolmente aggiunta al Simbolo, per rendere più chiara la verità e per la necessità allora incombente" DS 1302).

Di fatto, dopo il Concilio di Firenze in Occidente si è continuato a professare che lo Spirito Santo "procede dal Padre e dal Figlio", mentre in Oriente si è continuato ad attenersi alla originaria formula conciliare di Costantinopoli. Ma dai tempi del Concilio Vaticano II si svolge un proficuo dialogo ecumenico, che sembra aver portato alla conclusione che la formula "Filioque" non costituisce un ostacolo essenziale al dialogo stesso e ai suoi sviluppi, che tutti auspichiamo e invochiamo dallo Spirito Santo.






Belle parole, ma come abbiamo visto lasciano il tempo che trovano... quando all'atto pratico si affronta il problema teologico sulle relazioni, sulla causa, sulla sostanza e natura e sulla processione, le differenze escono in tutta la loro potenza.

Le cose mi sembrano tutt'altro che chiarite!
Ciao
Mario
[Modificato da (Mario70) 24/05/2009 20:36]
24/05/2009 22:42
 
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Belle parole, ma come abbiamo visto lasciano il tempo che trovano... quando all'atto pratico si affronta il problema teologico sulle relazioni, sulla causa, sulla sostanza e natura e sulla processione, le differenze escono in tutta la loro potenza.

Le cose mi sembrano tutt'altro che chiarite!


Tutte le parole lasciano il tempo che trovano, da quelle più significative a quelle più insulse; rimangono le esperienze che ci sono dietro e che le hanno originate.
Storicamente, come il concilio di Firenze ed i tanti documenti prodotti dimostrano, il “problema teologico” non è mai sembrato il vero problema, mentre lo era la rottura di una procedura canonica, codificata da concili, in base alla quale bisognava mantenere invariata la formula antica.

Quando Giovanni Paolo II afferma:” Oggi possiamo ringraziare il Signore per il fatto che anche su questo punto si va chiarendo in Oriente e in Occidente il vero senso della formula, e la relatività della questione stessa.”, è evidente che parla per aver verificato con i fratelli ortodossi questa vicinanza teologica.

A sentire voi invece sembra che proprio il problema teologico rappresenti una questione irrisolvibile; o nessuno ha capito niente per un millennio oppure più che un problema generale, mi sembra un problema vostro.
Sandro

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Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia (Matteo 5,11)
25/05/2009 00:25
 
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Re:


Quando Giovanni Paolo II afferma:” Oggi possiamo ringraziare il Signore per il fatto che anche su questo punto si va chiarendo in Oriente e in Occidente il vero senso della formula, e la relatività della questione stessa.”, è evidente che parla per aver verificato con i fratelli ortodossi questa vicinanza teologica.



I fratelli ortodossi constatano che con il polacco le relazioni ecumeniche hanno effettivamente fatto un balzo.

Indietro, e di 100 anni. Almeno Ratzi ha avuto la buona creanza di far capire chiaramente da che parte sta remando, ma voi siete ancora troppo ubriacati da "santo subito" per rendervi conto dei disastri del suo predecessore.


o nessuno ha capito niente per un millennio oppure più che un problema generale, mi sembra un problema vostro.



Ma è ciò che dicono i cattolici, cioè che per mille anni la Chiesa è stata modalista senza saperlo.

In ogni modo domani sera ho fissato cena e dopocena col mio amico logico della Sapienza. Vedremo (più che altro vedrà lui) di produrre un documento per chiarire bne alcuni punti che sono emersi e su cui la mia formazione non mi consente di esprimere pareri.

Cordialità,


25/05/2009 06:48
 
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o nessuno ha capito niente per un millennio oppure più che un problema generale, mi sembra un problema vostro.


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Ma è ciò che dicono i cattolici, cioè che per mille anni la Chiesa è stata modalista senza saperlo.




In quel "nessuno ha capito niente" ci sto mettendo entrambe le Chiese, sia cattolica che ortodossa, per essere chiari. In quanto alla battuta sul "santo subito" credo sia solo una battuta infelice, per il livello di questa discussione.

Ricambio la cordialità
Sandro

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25/05/2009 10:51
 
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Carissimo Traianello


Quella "psicologica" è un'analogia che sviluppò per primo in senso compiuto Sant'Agostino (anche se già era presente in parte anche in diversi Padri a questo anteriori) ed è stata ripresa e chiarificata da San Tommaso d'Aquino. Il ricorso alle relazioni sussistenti quale fondamento della distinzione delle Persone è parte della chiarificazione metafisica di questa potente analogia. In fondo, dire che lo Spirito non si distinguerebbe dal Figlio se non procedesse per suo tramite è lo stesso che dire che l’amore segue alla conoscenza e procede attraverso la conoscenza.



sono d'accordo con te e non trascurerei i contributi dati da Pier Lombardo, autentico colosso della teologia occidentale che nella sua grande opera Liber Quattor Sententiarum raccolse tutto lo scibile dei padri antichi, greci e latini, soprattutto su Dio Padre, sul Verbo e sullo Spirito Santo. Nelle facoltà universitarie europee fu per secoli il principale testo in adozione, sostituito solo nel XVI secolo dalla Summa Teologica di Tommaso d'Aquino (che attinse dall'opera del Lombardo....a piene mani.....)

it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Lombardo_(teologo)

enrico
[Modificato da domingo7 25/05/2009 10:54]
25/05/2009 18:01
 
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Re: Carissimo Traianello
domingo7, 25/05/2009 10.51:



Quella "psicologica" è un'analogia che sviluppò per primo in senso compiuto Sant'Agostino (anche se già era presente in parte anche in diversi Padri a questo anteriori) ed è stata ripresa e chiarificata da San Tommaso d'Aquino. Il ricorso alle relazioni sussistenti quale fondamento della distinzione delle Persone è parte della chiarificazione metafisica di questa potente analogia. In fondo, dire che lo Spirito non si distinguerebbe dal Figlio se non procedesse per suo tramite è lo stesso che dire che l’amore segue alla conoscenza e procede attraverso la conoscenza.



sono d'accordo con te e non trascurerei i contributi dati da Pier Lombardo, autentico colosso della teologia occidentale che nella sua grande opera Liber Quattor Sententiarum raccolse tutto lo scibile dei padri antichi, greci e latini, soprattutto su Dio Padre, sul Verbo e sullo Spirito Santo. Nelle facoltà universitarie europee fu per secoli il principale testo in adozione, sostituito solo nel XVI secolo dalla Summa Teologica di Tommaso d'Aquino (che attinse dall'opera del Lombardo....a piene mani.....)

it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Lombardo_(teologo)

enrico



La maggiore opera "giovanile" dell'Aquinate è il Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, nella quale compaiono già molti degli elementi che renderanno il pensiero maturo del nostro uno dei più originali e profondi di tutta la sotria della filosofia.

Per ciò che concerne il concetto di Relazione Sussistente, così centrale nella teologia trinitaria tomista, mi permetto di segnalare questo breve articolo di un giovane ricercatore dell'Università di Milano, che, per quanto non affronti l'argomento in modo particolarmente approfondito, mi pare comunque ben fatto:

riviste.unimi.it/index.php/DoctorVirtualis/article/viewFil...

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

25/05/2009 22:05
 
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X Domingo

"si, in effetti, volevo proprio dire che Dio, soprattutto con l'incarnazione del Verbo ma anche con la creazione del mondo si è in qualche modo compromesso con il tempo....

Egli pur restando al di sopra del tempo non è più e del tutto al di fuori del tempo..... "


D-o non si compromette con nulla, la sola compromissione con un qualsiasi elemento farebbe di Lui un dio e non D_o.


"Dio è sicuramente immutabile quanto alla natura o sostanza ma sono comparsi nelle sue profondità progetti, memorie, ricordi, attese e circostanze, in qualche modo legati alla storia, storia che Egli sicuramente vede dall'alto e con precisione prevede ....ma dalla quale, almeno nel pensiero cristiano, non è più del tutto estraneo..... "



La linea temporale la possiamo considerare in D_o ma non necessariamente D_o sottoposto ad essa, in questo modo lo squalificheremmo e degraderemmo, portandolo ad un piano in cui e' legato con elementi fisici.
Dire prevede, o vede dall'alto già è riduttivissimo perchè pone dei limiti al suo essere, degradandone la visione al di sotto del piano di molte altre culture che vedono per esempio in Brahman o nel Tao un ente supremo incompromesso da qualsiasi elemento nell'universo, ma anzi la fonte e il motore.

X Trianello

"Sì, però che cosa sono queste qualità ipostatiche? Come conciliare l'unità di Dio con la diversità delle Persone divine?
Questo è il problema che si pongono gli scolastici. "


La domandina che faccio a tutti i trinitari niceni la riservo anche per te, visto che hai spesso riportato Tommaso d'Aquino ma mai un passo biblico, come concili la tua visione trinitaria con 1Corinzi 15:28?


Informo poi tutti che la chiesa, o per meglio dire una delle chiese, è stata anche ariana per un lasso di tempo, e ufficialmente, ma visto che quando si parla di teologia stranamente i libri di storia vengono buttati nel water queste cose emergono veramente poco.


Stay tuned on the future.
26/05/2009 06:57
 
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Re:
ClintEastwood82, 5/25/2009 10:05 PM:

X
La domandina che faccio a tutti i trinitari niceni la riservo anche per te, visto che hai spesso riportato Tommaso d'Aquino ma mai un passo biblico, come concili la tua visione trinitaria con 1Corinzi 15:28?


Informo poi tutti che la chiesa, o per meglio dire una delle chiese, è stata anche ariana per un lasso di tempo, e ufficialmente, ma visto che quando si parla di teologia stranamente i libri di storia vengono buttati nel water queste cose emergono veramente poco.


Stay tuned on the future.




Corinti parla dell'economia della salvezza, la quale vede l'incarnazione, la morte, la resurrezione ed infine il compimento escatologico nel quale il figlio (visto sempre nella sua dimensione creaturale, ricordo che anche dopo la resurrezione la sua natura umana è sempre unita ma non confusa con la natura divina), consegna il lavoro fatto al padre, in quest'ottica il padre manda, il figlio accetta l'incarico e lo porta a compimento, nessun mistero clint.
Per quanto riguarda l'arianesimo stai tranquillo perchè nel corso che sto facendo con teodoro, ad esempio, l'abbiamo più che sviscerato, basta studiare la storia come dici tu per conoscere come sono andate le cose, ma personalmente devo dire che la visione nicena e seguente è sicuramente migliore e armonizza meglio le possibili cristologie che il NT permette, ogni singola parola fu soppesata nei concili e me ne sto rendendo sempre più conto.
Ciao

[Modificato da (Mario70) 26/05/2009 07:04]
26/05/2009 09:48
 
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Carissimo Mario


La linea temporale la possiamo considerare in D_o ma non necessariamente D_o sottoposto ad essa, in questo modo lo squalificheremmo e degraderemmo, portandolo ad un piano in cui e' legato con elementi fisici.



Hai ragione, se intendi il tempo in senso oggettivo e materialistico. Esistono però almeno due concetti di tempo:

I) un concetto oggettivo-meccanico-materialista, secondo cui il tempo è la misura dei mutamenti della materia....tolta la materia, sparisce anche il tempo....e secondo alcune teorie tempo e materia potrebbero addirittura influenzarsi a vicenda;

II) un concetto soggettivo-psicologico-spirituale del tempo, secondo cui il tempo è attesa, progetto, attimo e ricordo.....mi pare che tale tempo possa permanere anche qualora manchi o sparisca la materia.....

Possiamo realmente affermare che nella mente di Dio, prima della creazione del mondo, fosse assente il futuro, cioè il progetto di creare e, dopo la creazione, fosse assente il futuro progetto di salvare Israele dall'Egitto e di redimere l'umanità tramite il suo Messia?

Molti parlano di Einstein, della relatività e delle quattro dimensioni della materia (di cui una sarebbe il tempo). A me piace tantissimo la critica di Bergson ....che nei licei i nostri figli non studiano accettando come verità di fede l'approccio einsteniano (validissimo ed interessantissimo ma pur sempre teorico, falsificabile e criticabile....)


Per qualcosa di semplice e divulgativo

users.libero.it/rrech/bergson.html




enrico
27/05/2009 00:38
 
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La domandina che faccio a tutti i trinitari niceni la riservo anche per te, visto che hai spesso riportato Tommaso d'Aquino ma mai un passo biblico, come concili la tua visione trinitaria con 1Corinzi 15:28?



La concilio benissimo, ma in questa discussione non si sta parlando dei fondamenti scritturistici della dottrina trinitaria, bensì dell'ortodossia o meno del Filioque che i latini hanno voluto aggiungere alla loro versione del credo di Nicea-Costantinopoli. Citando Tommaso, poi, indirettamente, cito la Bibbia, essendo le riflessioni dell'Aquinate infarcite di citazioni bibliche.

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

27/05/2009 19:08
 
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X Mario

"Corinti parla dell'economia della salvezza, la quale vede l'incarnazione, la morte, la resurrezione ed infine il compimento escatologico nel quale il figlio (visto sempre nella sua dimensione creaturale, ricordo che anche dopo la resurrezione la sua natura umana è sempre unita ma non confusa con la natura divina), consegna il lavoro fatto al padre, in quest'ottica il padre manda, il figlio accetta l'incarico e lo porta a compimento, nessun mistero clint."


Paolo non specifica certo che sarà sottomessa la natura umana, lì parla di Figlio e basta, quindi aldilà delle molteplici interpretazioni, (la tua è una, non la giudico ma è una tra le tante) da quei passi salta subito all'occhio ciò che Gesù si è sgolato di dire in gran parte dei Vangeli, che il Padre è maggiore di Lui.


"Per quanto riguarda l'arianesimo stai tranquillo perchè nel corso che sto facendo con teodoro, ad esempio, l'abbiamo più che sviscerato, basta studiare la storia come dici tu per conoscere come sono andate le cose, ma personalmente devo dire che la visione nicena e seguente è sicuramente migliore e armonizza meglio le possibili cristologie che il NT permette, ogni singola parola fu soppesata nei concili e me ne sto rendendo sempre più conto. "


Io non mi scaglio necessariamente contro un credo ritenendo il mio infallibile, ma non posso certo considerare tale uno solo. Se studi la storia e la teologia a livello accademico senza preconcetti capirai che la visione nicena è una visione, rispettabile ma non la sola.


X Domingo

"Hai ragione, se intendi il tempo in senso oggettivo e materialistico. Esistono però almeno due concetti di tempo:

I) un concetto oggettivo-meccanico-materialista, secondo cui il tempo è la misura dei mutamenti della materia....tolta la materia, sparisce anche il tempo....e secondo alcune teorie tempo e materia potrebbero addirittura influenzarsi a vicenda;

II) un concetto soggettivo-psicologico-spirituale del tempo, secondo cui il tempo è attesa, progetto, attimo e ricordo.....mi pare che tale tempo possa permanere anche qualora manchi o sparisca la materia..... "


Si ma in entrambe le visioni non potremmo far sottostare D_o al creato, così facendo si incorre nei rischi detti nell'altro messaggio.

Ciò che scriveva Bergson sinceramente è proprio ciò che nella natura non piace vedere, ossia solo caos e casualità, processi meccanici più dispendiosi che produttivi. La natura presenta anche caos ma presenta anche armonia, e non vedo come possa entrarci il concetto di D_o, anzi con Bergson ne verrebbe completamente tagliato fuori. Sul tempo invece, ancora le nostre conoscenze non sono così elevate, ma ci sono molti fisici che ammettono sia possibile il viaggio nel tempo, e questo già collide con le sue idee, tanto per fare un' esempio. Siamo Ot cmq.

X Trianello

"La concilio benissimo, ma in questa discussione non si sta parlando dei fondamenti scritturistici della dottrina trinitaria, bensì dell'ortodossia o meno del Filioque che i latini hanno voluto aggiungere alla loro versione del credo di Nicea-Costantinopoli. Citando Tommaso, poi, indirettamente, cito la Bibbia, essendo le riflessioni dell'Aquinate infarcite di citazioni bibliche."


Ne avremo modo di riparlare, posso solo dire che la visione nicena è una visione, non c'è un solo elemento biblico che possa validare tale visione come perfetta, ma semmai brani da cui si può congetturare.


Stay tuned on the future.
27/05/2009 19:31
 
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Re: Re:
(Mario70), 26/05/2009 6.57:



Per quanto riguarda l'arianesimo stai tranquillo perchè nel corso che sto facendo con teodoro, ad esempio, l'abbiamo più che sviscerato, basta studiare la storia come dici tu per conoscere come sono andate le cose, ma personalmente devo dire che la visione nicena e seguente è sicuramente migliore e armonizza meglio le possibili cristologie che il NT permette, ogni singola parola fu soppesata nei concili e me ne sto rendendo sempre più conto.
Ciao




Scusami Mario, è solo una mia personale curiosità, questo corso che stai facendo di cosa si tratta e in che località si svolge?
Grazie.
__________________________________________________

27/05/2009 20:10
 
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Re: Re: Re:
Cattolico_Romano, 27/05/2009 19.31:



Scusami Mario, è solo una mia personale curiosità, questo corso che stai facendo di cosa si tratta e in che località si svolge?
Grazie.



Nella chiesa (cattolica) di coromoto ai colli portuensi qui a Roma, ed è condotto proprio da teodoro studita (che è ortodosso).
Si è iniziato dalla (o dalle) cristologia del NT, ai padri preniceni e ai grandi concili ecumenici e ai loro canoni.
Siamo arrivati al concilio di Costantinopoli, ma domani sarà l'ultimo studio, poi si riprensderà a settembre.
Se sei interessato (allargo a tutti i romani) a settembre sarete i benvenuti.
ciao
Mario

27/05/2009 20:16
 
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ClintEastwood82


Ciò che scriveva Bergson sinceramente è proprio ciò che nella natura non piace vedere, ossia solo caos e casualità, processi meccanici più dispendiosi che produttivi. La natura presenta anche caos ma presenta anche armonia, e non vedo come possa entrarci il concetto di D_o, anzi con Bergson ne verrebbe completamente tagliato fuori. Sul tempo invece, ancora le nostre conoscenze non sono così elevate, ma ci sono molti fisici che ammettono sia possibile il viaggio nel tempo, e questo già collide con le sue idee, tanto per fare un' esempio. Siamo Ot cmq.



non sono bergsoniano, ma mi pare che non possiamo accettare come verità unica e assoluta il concetto di tempo come misura dei mutamenti della materia.....

Sono sicuramente OT (e su questo chiedo venia un po' a tutti), però se non è chiaro dove inizia l'economia e dove finisce l'ontologia (alla creazione del mondo?, alla creazione dei puri spiriti?, al progetto di creare?).....tutto diventa relativo ed il gran dibattito tra ortodossi e cattolici....lascia evidentemente ...il tempo che trova....



enrico
[Modificato da domingo7 27/05/2009 20:17]
27/05/2009 20:23
 
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Re:
ClintEastwood82, 27/05/2009 19.08:

X Mario

"Corinti parla dell'economia della salvezza, la quale vede l'incarnazione, la morte, la resurrezione ed infine il compimento escatologico nel quale il figlio (visto sempre nella sua dimensione creaturale, ricordo che anche dopo la resurrezione la sua natura umana è sempre unita ma non confusa con la natura divina), consegna il lavoro fatto al padre, in quest'ottica il padre manda, il figlio accetta l'incarico e lo porta a compimento, nessun mistero clint."


Paolo non specifica certo che sarà sottomessa la natura umana, lì parla di Figlio e basta, quindi aldilà delle molteplici interpretazioni, (la tua è una, non la giudico ma è una tra le tante) da quei passi salta subito all'occhio ciò che Gesù si è sgolato di dire in gran parte dei Vangeli, che il Padre è maggiore di Lui.


"Per quanto riguarda l'arianesimo stai tranquillo perchè nel corso che sto facendo con teodoro, ad esempio, l'abbiamo più che sviscerato, basta studiare la storia come dici tu per conoscere come sono andate le cose, ma personalmente devo dire che la visione nicena e seguente è sicuramente migliore e armonizza meglio le possibili cristologie che il NT permette, ogni singola parola fu soppesata nei concili e me ne sto rendendo sempre più conto. "


Io non mi scaglio necessariamente contro un credo ritenendo il mio infallibile, ma non posso certo considerare tale uno solo. Se studi la storia e la teologia a livello accademico senza preconcetti capirai che la visione nicena è una visione, rispettabile ma non la sola.




Infatti sono stato il primo a parlare di cristologie, sono convinto che il NT dia adito a diverse interpretazioni sulla figura del Cristo , ma l'unica dottrina che riesce a armonizzare tutte le scritture che parlano di Cristo del padre e dello Spirito santo è la dottrina trinitaria.
non entro nel merito di quanto hai espresso perchè andremmo OT, un solo appunto: dall'incarnazione in avanti Cristo è anche uomo, quindi creatura come noi, da questo punto di vista è sia sottomesso che inferiore al padre.
Se questo non ti basta, abbiamo spiegato fino ad ora che da un punto di vista logico anche "Dio il figlio" visto quindi nella sua natura divina ha una subordinazione nei confronti del causante che è suo padre dal quale trae la sua generazione (almeno per la visione ortodossa, quella cattolica come abbiamo visto è più ... confusa?).
ciao
27/05/2009 20:51
 
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Re: ClintEastwood82
domingo7, 27/05/2009 20.16:



Ciò che scriveva Bergson sinceramente è proprio ciò che nella natura non piace vedere, ossia solo caos e casualità, processi meccanici più dispendiosi che produttivi. La natura presenta anche caos ma presenta anche armonia, e non vedo come possa entrarci il concetto di D_o, anzi con Bergson ne verrebbe completamente tagliato fuori. Sul tempo invece, ancora le nostre conoscenze non sono così elevate, ma ci sono molti fisici che ammettono sia possibile il viaggio nel tempo, e questo già collide con le sue idee, tanto per fare un' esempio. Siamo Ot cmq.



non sono bergsoniano, ma mi pare che non possiamo accettare come verità unica e assoluta il concetto di tempo come misura dei mutamenti della materia.....

Sono sicuramente OT (e su questo chiedo venia un po' a tutti), però se non è chiaro dove inizia l'economia e dove finisce l'ontologia (alla creazione del mondo?, alla creazione dei puri spiriti?, al progetto di creare?).....tutto diventa relativo ed il gran dibattito tra ortodossi e cattolici....lascia evidentemente ...il tempo che trova....



enrico



Secondo me l'economia inizia nel momento della prima creazione, chiunque o qualsiasi cosa esso sia.
Iniziando ad esistere dal nulla, inizia il [suo] tempo.
Ciao
[Modificato da (Mario70) 27/05/2009 20:51]
27/05/2009 21:14
 
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Caro Mario

tu dici:


Secondo me l'economia inizia nel momento della prima creazione, chiunque o qualsiasi cosa esso sia. Iniziando ad esistere dal nulla, inizia il [suo] tempo.



ma se ammettiamo che il tempo possa essere iniziato con la creazione dei puri spiriti invece che con la creazione della materia, cosa ci impedisce di scartare a priori l'ipotesi che un tempo soggettivo-psicologico-spirituale potrebbe essere già iniziato (nella mente di Dio) con la processione dello Spirito Santo e con la generazione del Figlio?

Il termine "dall'eternità" o "prima di tutti i secoli" è veramente molto vago e lo spartiacque tra "tempo" e "non tempo" non mi pare per nulla chiaro e definito...


ciao

enrico
27/05/2009 21:22
 
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Re: Caro Mario
domingo7, 27/05/2009 21.14:


tu dici:


Secondo me l'economia inizia nel momento della prima creazione, chiunque o qualsiasi cosa esso sia. Iniziando ad esistere dal nulla, inizia il [suo] tempo.



ma se ammettiamo che il tempo possa essere iniziato con la creazione dei puri spiriti invece che con la creazione della materia, cosa ci impedisce di scartare a priori l'ipotesi che un tempo soggettivo-psicologico-spirituale potrebbe essere già iniziato (nella mente di Dio) con la processione dello Spirito Santo e con la generazione del Figlio?

Il termine "dall'eternità" o "prima di tutti i secoli" è veramente molto vago e lo spartiacque tra "tempo" e "non tempo" non mi pare per nulla chiaro e definito...


ciao

enrico




l tempo inizia quando qualcosa o qualcuno inizia ad esistere, nella deità il tempo non esiste è inutile fare ulteriori speculazioni (secondo me ovviamente).
E' la scrittura a dire che Dio è immutabile e se è tale non può avere tempo.
Mettiti l'anima in pace amico mio...
Gli spiriti sono esseri creati, hanno un inizio come qualsiasi altra creatura, Dio con loro non c'entra nulla.
ciao
27/05/2009 22:47
 
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Caro Mario


Il tempo inizia quando qualcosa o qualcuno inizia ad esistere



quello che dici è sacrosanto
ma se gli angeli furono creati prima della materia
dobbiamo riconoscere che esiste un tempo svincolato dalla materia
e che il concetto chimico-fisico di tempo come strumento per misurare i cambiamenti della materia ....non è l'unico concetto possibile....



E' la scrittura a dire che Dio è immutabile e se è tale non può avere tempo

.

Non sto dicendo che Dio sia mutevole, né che il Verbo e lo Spirito abbiano avuto un inizio.....la generazione e la processione eterna sono però solo un'ipotesi....

A ben guardare sta anche in piedi anche la possibilità che Logos e Spirito Santo riposassero, prima di tutti i secoli, nel seno del Padre, che fossero all'interno del Padre e che non fossero stati esplicitati all'esterno della Deità.....in tal caso ci potrebbe essere stato un tempo zero in cui si manifestarono all'esterno (il tempo della generazione del Figlio e della processione dello Spirito)



Mettiti l'anima in pace amico mio...



Sono davvero in pace, credimi Mario....
Non voglio infatti convincere nessuno....non ne ho nè le forze, né l'intenzione, né le capacità logiche e teologiche...
Resto e rimango, soprattutto in queste cose, molto ignorante....

Ma visto che i tempi lo consentono, mi piace qualche volta condividere qualche pensiero (magari un po' eterodosso), con persone buone ....che hanno la pazienza di ascoltarmi ......e magari di criticarmi ....con sincera carità....


enrico




[Modificato da domingo7 27/05/2009 22:57]
27/05/2009 22:57
 
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Per correttezza vi imformo che il mio contributo a questo post è da considerarsi terminato, dacché sto approfondendo il problema sotto il punto di vista logico (con un professore esperto di logica della Sapienza) e ne sta emergendo un testo che non ho intenzione di pubblicare in rete.
Ciò che posso dire è che, stando a quanto ha proposto Trianello (e che con non poca fatica ho capito solo grazie all'ausilio di questo amico) non è affatto necessario introdurre il filioque per distinguere le ipostasi del Figlio e dello Spirito. Cade dunque la necessità della modifica del simbolo. La logica peraltro non è in grado di dimostrare che il filioque sia impossibile, ma che sono ugualmente possibili anche altri scenari (il famoso spirituque, ma anche il patreque...), e comunque nessuno di questi è necessario né per distinguere le ipostasi, né per salvaguardare l'assetto trinitario. In altre parole se il filioque implica la Trinità, non è vero il vice-versa. L'errore di Tommaso sembra essere stato quello di introdurre un elemento per provare la Trinità, ma questo come sappiamo è impossibile, anche perché la logica non genera conoscenza.
Non vado oltre questo (che comunque riassume abbastanza quanto abbiamo studiato fin'ora) e vi terrò informati di eventuali sviluppi futuri.
Cordialità,
27/05/2009 23:37
 
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Caro Teodoro, che scrivi (cito i periodi del tuo post in un ordine leggermente diverso rispetto a quello originale per meglio garantire un certo ordine alla mia argomentazione):


L'errore di Tommaso sembra essere stato quello di introdurre un elemento per provare la Trinità, ma questo come sappiamo è impossibile, anche perché la logica non genera conoscenza.



Tommaso non ha mai preteso di “dimostrare” la Trinità (Tommaso non è né Agostino né Anselmo), ha solo cercato di rendere in qualche modo intellegibile il mistero della medesima. Egli dichiara esplicitamente che quella relativa alla Trinità è una verità alla quale si accede esclusivamente per fede. Ma, a questo punto, si domanda: se le ipostasi condividono un'unica sostanza, in base a cosa si distinguono realmente l'una dall'altra?
Per rispondere a questo interrogativo, egli si muove lungo la linea tradizionale della Chiesa che sull'argomento si era espressa a favore di una distinzione tra le ipostasi per relazione. Ora, le ipostasi si distinguono perché si oppongono realmente all'interno di relazioni le quali, siccome avvengono in riferimento alla sostanza divina, sono sussistenti (e non meri accidenti, come invece sono relazioni che intercorrono tra gli enti creati, le quali presuppongono una pluralità di sostanze). Ne deriva che lì dove due ipostasi non sono in relazione, queste non possono distinguersi.


Ciò che posso dire è che, stando a quanto ha proposto Trianello (e che con non poca fatica ho capito solo grazie all'ausilio di questo amico) non è affatto necessario introdurre il filioque per distinguere le ipostasi del Figlio e dello Spirito.



Se si parte dal punto di vista di una metafisica di tipo realista e si accettano le categorie metafisiche così come proposte dalla tradizione aristotelico-tomistica (sulla validità delle quali, ovviamente, non spetta alla teologia di pronunciarsi) è necessario, come dicevo, che per distinguersi, due ipostasi siano opposte tra di loro in una relazione di origine.


La logica peraltro non è in grado di dimostrare che il filioque sia impossibile, ma che sono ugualmente possibili anche altri scenari



Questo lo dice chiaramente anche Tommaso, il Filioque è però l'unico scenario a cui siamo autorizzati a pensare sulla scorta della Scrittura e della Tradizione (anche alla luce della potente analogia psicologica che l'Aquinate riprende da Agostino).


, e comunque nessuno di questi è necessario né per distinguere le ipostasi, né per salvaguardare l'assetto trinitario.



Questa è l'affermazione che mi lascia più perplesso. Se le ipostasi sono essenzialmente identiche (tanto da costituire un'unica sostanza), in base a cosa si distinguono se non per relazione? Come fai a distinguere il Figlio dallo Spirito se tra questi non c'è relazione? Se le ipostasi non sono che le relazioni sussistenti, infatti, lì dove non c'è relazione non c'è ipostasi.
Non è che potresti accennarmi, anche in privato, alla risposta che nella vostra prospettiva è possibile dare a questo interrogativo?
L'unica soluzione che mi sovviene per sfuggire alla morsa di questo ragionamento è quella classica adottata dai teologi ortodossi, vale a dire negare che le relazioni costituiscano le persone. Questo, però (visto che tutti siamo d'accordo sul fatto che la sostanza di Dio è una per tutte le ipostasi e che queste sono essenzialmente identiche), lo si può fare (a mio modestissimo avviso) solo rifacendosi (almeno nei riguardi di Dio e della sua conoscibilità da parte dell'uomo) ad una prospettiva di tipo anti-realista (con tutto ciò che questo comporta da un punto di vista teoretico).


Non vado oltre questo (che comunque riassume abbastanza quanto abbiamo studiato fin'ora) e vi terrò informati di eventuali sviluppi futuri.



Beh... non vedo l'ora di leggere il risultato della vostra ricerca, quello però che vi invito a fare è, ovviamente, di non fermarvi alle poche, sporadiche battute sull'argomento che io ho inserito in questo Forum, ma di consultare almeno un testo che tratti in modo approfondito la materia.

Molto chiara mi sembra l'esposizione della cosa che fa J.-H. Nicolas nella sua Sintesi Dogmatica, Vol. I pp. 57-349

In questo testo troverete anche tutti i riferimento a tutti i passi delle opere di Tommaso che si occupano del problema in oggetto.
[Modificato da Trianello 28/05/2009 06:36]

-------------------------------------------

Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

28/05/2009 08:03
 
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Cercare le relazioni o ....il movente?

Carissimo Traianello

tu dici


Se le ipostasi sono essenzialmente identiche (tanto da costituire un'unica sostanza), in base a cosa si distinguono se non per relazione? Come fai a distinguere il Figlio dallo Spirito se tra questi non c'è relazione? Se le ipostasi non sono che le relazioni sussistenti, infatti, lì dove non c'è relazione non c'è ipostasi.



Mi domando e ti domando: non potremmo distinguere il Figlio dallo Spirito Santo anche in base al "movente" della loro generazione e processione?

Secondo Agostino, che vola un po' più basso di Tommaso d'Aquino, la generazione sarebbe legata all'intelletto divino, mentre la processione proverrebbe dall'amore divino: il Figlio sarebbe generato per via di intelletto, mentre lo Spirito Santo procederebbe per via di amore, cioè dell’amore del Padre verso il Figlio.

La generazione avrebbe nel generante il desiderio di produrre un essere simile a se stesso, mentre la processione nascerebbe dal fuoco dell'amore verso il generato (prima) e verso le creature (dopo). [Agostino, La Trinità, XV, 27].


Tu mi dirai che è la stessa cosa di quanto dice Tommaso d'Aquino a proposito delle relazioni [Tommaso d’Aquino, Summa Teologica, I, 27-28]. A me però la tesi che distingue generazione dalla processione in base al "motivo che spinge Dio a compiere una determinata azione" sembra più semplice, lucida e convincente.....


enrico
[Modificato da domingo7 28/05/2009 08:16]
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