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trinità ontologica, economica e filioque

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2009 17:28
04/05/2009 19:16
 
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Ma scusami Teodoro, dimentichi che Tommaso stesso, parla del Padre come principium o fons totius trinitatis e Agostino sottolinea che lo Spirito procede principaliter dal Padre. Ciò indica quanto verrà esplicitato in tutti i cosiddetti concili dell'unione: che il Figlio è fonte del procedere dello Spirito solo in quanto ha dal Padre di esserlo. Il Figlio è Figlio perchè riceve tutto dal Padre e riceve appunto il dono totale del Padre, precisamente riceve e accoglie anche questa peculiarità che è tipicizzante per il Padre, quella di essere la fonte della processione dello Spirito. Come già scritto, la tradizione greca, negando il Filioque, ha grossi problemi a raccordare adeguatamente la teologia economica e quella immanente perchè la missione dello Spirito è legata e dipendente da quella del Figlio, dato che l'acqua della vita "scaturisce" dal trono di Dio e dell'Agnello.

Ecco che il Filioque della tradizione latina, se situato in corretto contesto, non deve condurre ad una subordinazione dello Spirito nella Trinità. Anche se la dottrina cattolica afferma che lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio nella comunicazione della loro divinità consostanziale, essa riconosce tuttavia la realtà della relazione originale che lo Spirito intrattiene con il Padre in quanto persona, relazione che i Padri greci esprimono con i termine ekporeusis. Allo stesso modo, anche se nell'ordine trinitario lo Spirito è consecutivo alla relazione tra il Padre e il Figlio piochè esso trae la sua origine da Padre in quanto quest'ultimo è Padre del Figli unigenito, tale relazione tra il Padre e il Figlio raggiunge essa stessa la sua perfezione trinitaria nello Spirito. Allo stesso modo che il Padre è caratterizzato come Padre dal Figlio che egli genera, lo Spirito, traendo la sua origine dal Padre, lo caratterizza in modo trinitario nella sua relazione al Figlio e caratterizza in modo trinitario il Figlio nella sua relazione al Padre: nella pienezza del mistero trinitario essi sono Padre e Figlio nello Spirito. Il Padre genera il Figlio soltanto spirando (gr. proballein) per mezzo di lui lo Spirito, e il Figlio è generato dal Padre soltanto nella misura in cui la spirazione passa attraverso di lui. Il padre è Padre del Figlio unigenito solo essendo per lui e epr mezzo di lui l'origine dello Spirito! Cf Osservatore Romano del 13 settembre 1995, pag. 5.

Per questo le formule diverse possono essere nella sostanza equivalenti e ambedue legittime espressioni dell'unica fede comune. Il silenzio del concilio sul Filioque è storicamente spiegato per i latini dalla necessità congiunturale di contrastare i macedoniani pneumatomachi che avrebbero potuto trarre dall'espressione un motivo in più per negare la divinità dello Spirito, subordinato anche al Figlio da cui procederebbe. In questo senso l'aggiunta colmerebbe una lacuna reale della formulazione del Simbolo. Non si cambia fede, cosa vietata, ma la si è approfondita, creando limiti e virtù. Moltmann dice che "è pure un silenzio che non può esser interpretato come una decisione dogmatica dei padri conciliari di escludere una partecipazione del Figlio alla processione dello Spirito dal Padre. Essi intendevano porre in evidenza la divinità piena dello Spirito Santo e quindi parlarono solo della processione dello Spirito Santo dal Padre"! (J. Moltmann, Trinità e Regno, Brescia 1983, pag. 195).

Quella che ti ho esposto poco fa, non è solo Gregorio di Palama... lui, si, esprime molto bene la tendenza apofatica tipica dell'oriente: non il Donatore, ma il dono increato, non Dio ma la sua irradiazione o energia viene effuso nel cuore dei fedeli, congrosse difficoltà a risalire dalla economia della salvezza alla Trinità immanente. Ed è qui che entra in gioco - per Forte - la radice ultima delle differenze: l'approccio occidentale affermerebbe la tesi dell'identità tra teologia economica (Dio rivelato in Cristo) e teologia immanente (Dio in sè); l'altro versante, quello orientale, più apofatico, ne sostiene l'alterità. Ora la scelta storico-dialettica di Forte può vedere in queste due posizioni i due momenti dialettici che si snodano in un modello di pensiero storico-dinamico. Scrive lui: "se l'identità fra economia e teologia porta a professare il Filioque, e l'alterità fra essi conduce a negarlo, la dialettica riconosce insieme il valore e ela parzialità della formula, rimandando ad un più pieno approfondimento della reciprocità economica fra Figlio e Spirito. (B. Forte, Trinità come storia, Milano, pag. 129).

La risultante ecumenica (non ecumaniaca [SM=g1678738] ... forte anche questa), che ne deriverebbe si concretizza nel riconoscimento del Filioque come pluralismo teologico, non dogmatico! Secondo Moltmann si dovrebbe cambiare il Simbolo così: "... Lo Spirito Santo che procede dal Padre del Figlio e riceve la figura dal Padre e dal Figlio" (Trinità e regno di Dio, cit., pag. 201). Perchè commentando la celebre proposizione di Epifanio di Salamina secondo cui lo Spirito "procede" dal Padre e "riceve" il Figlio, Moltmann intravede la descrizione delle relazioni intratrinitarie: se si distingue tra "processione ipostatica" - per la quale lo Spirito procede solo dal Padre (origine di tutta la divinità) e così ha dal Padre la sua esitenza divina (hypostasis) - e la "figura relazionale" - per la quale lo Spirito assume figura, il suo eidos o prosopon, ovvero il suo volto connotato dal riferimento al Padre e al Figlio, ricevendo perciò anche dal Figlio -, allora si salvaguarda sia l'esigenza orientale della monarchia del Padre, esclusiva fonte del procedere dello Spirito, sia l'istanza latina di un rapporto Figlio-Spirito da riconosceere anche nell'in-sè di Dio, per rispetto alla economia della salvezza che lo pone così ben in evidenza. Dice infatti Moltmann: "Il Filioque può esser affermato quando si tratta di formulare la figura relazionale, pericoretica dello Spirito Santo, non però quando si tratta della sua processione..." ed ecco che propone il "nuovo Simbolo" di cui dicevo prima.

Moltmann è uno tra quelli che vuole far "saltare" il Filioque, ma sa bene che perderebbe una verità fondamentale che lega Figlio e Spirito dovuto al silenzio del Simbolo che fu determinato da problemi storici.

Siamo chiari, la specializzazione linguistica dei greci non ha un parallelo nella prospettiva occidentale, dove il termine processio significava la comunicazione della divinità consostanziale del Padre al Figlio e del Padre per mezzo del Figlio o con il Figlio allo Spirito. Questa lacuna linguistica comporta implicitamente il Filioque allo scopo di distinguere tra il procedere del Fgilio dal Padre e il procedere dello Spirito. Cavoli, una distinzione non può non esserci! Come fai ad esser così cieco? Ma d'altronde non lo sono i tuoi fratelli ortodossi (che tu non giudichi tali perchè sei legato a Larchet). Se, infatti lo Spirito procedesse allo stesso modo con cui procede il Figlio, avremmo in Dio due figli e non un Figlio e uno Spirito. La differenza allora tra Figlio e sprito è mantenuta facendo partecipare il Figlio alla processione dello Spirito e non viceversa: lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio benchè come sottolineò Agostino, proceda principaliter dal Padre. Intanto però è andata maturandosi la confusione dell'equivoco linquistico: "così come la Bibbia latina (la Volgata e le traduzioni latine anteriori) aveva tradotto Gv 15,26 (para tou Patròs ekpoeuetai) con 'qui a Patre procedit', i latini hanno tradotto l'ek tou Patros ekporeuomenon del Simbolo con 'ex Patre procedentem'. Così si è creata involontariamente, circa l'origine eterna dello Spirito, una falsa equivalenza tra la teologia orientale dell'ekporeusis e la teolgia latina della processio! (Cf Osservatore Romano del 13 settembre 1995, pag. 5).

Non è difficile capire a questo punto che non è attentata la monarchia del Padre! La sequenza Padre-Figlio-Spirito appare, dal punto di vista storico-economico, normativa, in quanto così si rivela nell'evento pasquale. Ci sono, certo piani, in cui si vede Padre-Spirito-Figlio (missione storica di Gesù) e anche Spirito-Figlio-Padre (del futuro escatologico), ma essi sono colti alla luce dell'evento Pasqua che è Padre-Figlio-Spirito. La centralità della risurrezione dice, Staglianò, per la manifestazione della verità di Dio apparsa in Gesù di Nazaret non è sottovalutabile. Ecco perchè il Filioque esprime allora la verità della economia della salvezza in quanto è manifestativa della realtà intradivina, colta nella sua libera autodonazione.

In quanto tale è insuperabile teologicamente; cioè è ineliminabile quanto al suo contenuto, a prescindere dal fatto che possa essere "verbalmente" tolto dalla formulazione di fede per ragioni ecumeniche. E, in questo senso, quindi, altro che scuse... gli ortodossi diranno eventualmente "grazie" per aver aperto piste che devono essere affrontate! Ora che mi sono aperto un pochino di più - lasciando purtroppo perdere il mio lavoro - mi fai vedere, di grazia, dove in questo discorso, come negli altri precedenti sarei ricorso al pensiero di gesuiti o papisti? No perchè sono curioso. E non mi sono ancora espresso su quanto scritto da Bordoni sull'argomento, nè gli orizzonti aperti di Kasper, nè tanto meno su Lonergan o Balthasar, ora si il "gesuiti" ci vorrebbe... ma ora torno a lavoro... non ci sarò per un pezzo...

...P.s.: scusate per tutti gli orrori di ortografia...
[Modificato da =Marcuccio= 04/05/2009 20:15]
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