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trinità ontologica, economica e filioque

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2009 17:28
30/04/2009 20:08
 
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Per Teo


“Se è irrilevante che un esercito musulmano sta per distruggere ciò che resta della cristianità orientale, allora ti invito a fare un contratto con me, in cui io ti punto una pistola alla tempia e ti faccio firmare la cessione di tutti i tuoi beni, giusto per avere un'idea di cosa sia una riga dritta e una riga storta (questa storia poi è un disco rotto che serve a giustificare ogni volta i milioni di "righe storte" della chiesa papista).”



Si potrebbe dire la stessa cosa di un imperatore chiamato Costantino che ha un esercito in mano e che vuole pilotare un Concilio. Se ci mettiamo a discutere quali possono essere le motivazioni politiche di un Concilio, allora evidentemente ogni Concilio può diventare opinabile. Io vorrei tanto sapere qual è il metro di misura per stabilire in base a che cosa un Concilio è ecumenico e in base a che cosa non lo è. Inoltre il tuo esempio non ha alcun parallelo. Non è stata Roma a puntare una pistola e a costringere a firmare, in quanto l’autore della minaccia del tuo esempio è lo stesso che trae giovamento dalla firma. Nel nostro caso invece i turchi premevano alle porte dell’Oriente, ma sono stati gli Orientali a scegliere di regolarsi dinnanzi a questa minaccia cercando la pace teologica con l’Occidente, nessun occidentale li ha minacciati con una pistola perché firmassero. Inoltre le righe storte, come insegna la storia biblica, possono essere tanto i turchi quanto i babilonesi.


“Il filioque come prima cosa è un'eresia ecclesiologica: nessuno può cambiare il simbolo (è ciò che scrissero Leone III e Giovanni VIII) se non un concilio ecumenico, pena un auto-anatematismo, cosa che puntualmente è accaduta.”



I Concili Ecumenici non vietano l’utilizzo di altri simboli ma l’utilizzo di simboli con una fede diversa, e, che il Filioque sia una fede diversa, è ciò che devi provare e non l’assunto del ragionamento. Si può poi discutere sull’opportunità o meno di cambiare un simbolo, ma non certo sulla liceità dell’utilizzo di altri simboli, qualora questi siano ortodossi (e infatti di altri simboli ce n’erano e ce ne sono). Quanto al singolo parere di un papa che non ritenga un simbolo cambiabile, ovviamente questa affermazione non essendo una definizione ex cathedra, a differenza di quanto avverrebbe se questo fosse il parere di un Concilio, può essere un opinione riformabile.


“Volendo vederla diversamente, nessuno negherà che il filioque concede un particolare privilegio al Figlio di comunicare l'essenza divina allo Spirito. Ora, giacchè lo Spirito non ha il privilegio di comunicare l'essenza divina al Figlio, siamo di fronte a una forma piuttosto subdola di subordinazionismo.”



Veramente è esattamente quello che la chiarificazione sul Filioque nega. E’ un fraintendimento orientale nella lettura del latino “processio”.
“L'ekporeusis greca non significa altro che la relazione d'origine in rapporto al solo Padre in quanto principio senza principio della Trinità. Per converso, la processio latina è un termine più comune che significa la comunicazione della divinità consustanziale del Padre al Figlio e del Padre per mezzo e con il Figlio allo Spirito Santo.Confessando lo Spirito Santo " ex Patre procedentem ", i latini non potevano dunque fare altro che supporre un Filioque implicito che sarebbe stato esplicitato più tardi nella loro versione liturgica del simbolo.Secondo san Massimo, che a questo proposito rispecchia il pensiero di Roma, il Filioque non riguarda l'ekporeusis dello Spirito proveniente dal Padre in quanto sorgente della Trinità, ma manifesta il suo proiénai ( processio ) nella comunione consustanziale del Padre e del Figlio, escludendo un'eventuale interpretazione subordinazionista della monarchia del Padre. (…)Il fatto che nella teologia latina e alessandrina lo Spirito Santo proceda (proeisi dal Padre e dal Figlio nella loro comunione consustanziale non significa che sia l'essenza o la sostanza divina a procedere nello Spirito Santo, ma piuttosto che essa gli è comunicata a partire dal Padre e dal Figlio che l'hanno in comune.”

Ad maiora
[Modificato da Polymetis 01/05/2009 12:52]
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
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