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trinità ontologica, economica e filioque

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2009 17:28
27/05/2009 23:37
 
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Caro Teodoro, che scrivi (cito i periodi del tuo post in un ordine leggermente diverso rispetto a quello originale per meglio garantire un certo ordine alla mia argomentazione):


L'errore di Tommaso sembra essere stato quello di introdurre un elemento per provare la Trinità, ma questo come sappiamo è impossibile, anche perché la logica non genera conoscenza.



Tommaso non ha mai preteso di “dimostrare” la Trinità (Tommaso non è né Agostino né Anselmo), ha solo cercato di rendere in qualche modo intellegibile il mistero della medesima. Egli dichiara esplicitamente che quella relativa alla Trinità è una verità alla quale si accede esclusivamente per fede. Ma, a questo punto, si domanda: se le ipostasi condividono un'unica sostanza, in base a cosa si distinguono realmente l'una dall'altra?
Per rispondere a questo interrogativo, egli si muove lungo la linea tradizionale della Chiesa che sull'argomento si era espressa a favore di una distinzione tra le ipostasi per relazione. Ora, le ipostasi si distinguono perché si oppongono realmente all'interno di relazioni le quali, siccome avvengono in riferimento alla sostanza divina, sono sussistenti (e non meri accidenti, come invece sono relazioni che intercorrono tra gli enti creati, le quali presuppongono una pluralità di sostanze). Ne deriva che lì dove due ipostasi non sono in relazione, queste non possono distinguersi.


Ciò che posso dire è che, stando a quanto ha proposto Trianello (e che con non poca fatica ho capito solo grazie all'ausilio di questo amico) non è affatto necessario introdurre il filioque per distinguere le ipostasi del Figlio e dello Spirito.



Se si parte dal punto di vista di una metafisica di tipo realista e si accettano le categorie metafisiche così come proposte dalla tradizione aristotelico-tomistica (sulla validità delle quali, ovviamente, non spetta alla teologia di pronunciarsi) è necessario, come dicevo, che per distinguersi, due ipostasi siano opposte tra di loro in una relazione di origine.


La logica peraltro non è in grado di dimostrare che il filioque sia impossibile, ma che sono ugualmente possibili anche altri scenari



Questo lo dice chiaramente anche Tommaso, il Filioque è però l'unico scenario a cui siamo autorizzati a pensare sulla scorta della Scrittura e della Tradizione (anche alla luce della potente analogia psicologica che l'Aquinate riprende da Agostino).


, e comunque nessuno di questi è necessario né per distinguere le ipostasi, né per salvaguardare l'assetto trinitario.



Questa è l'affermazione che mi lascia più perplesso. Se le ipostasi sono essenzialmente identiche (tanto da costituire un'unica sostanza), in base a cosa si distinguono se non per relazione? Come fai a distinguere il Figlio dallo Spirito se tra questi non c'è relazione? Se le ipostasi non sono che le relazioni sussistenti, infatti, lì dove non c'è relazione non c'è ipostasi.
Non è che potresti accennarmi, anche in privato, alla risposta che nella vostra prospettiva è possibile dare a questo interrogativo?
L'unica soluzione che mi sovviene per sfuggire alla morsa di questo ragionamento è quella classica adottata dai teologi ortodossi, vale a dire negare che le relazioni costituiscano le persone. Questo, però (visto che tutti siamo d'accordo sul fatto che la sostanza di Dio è una per tutte le ipostasi e che queste sono essenzialmente identiche), lo si può fare (a mio modestissimo avviso) solo rifacendosi (almeno nei riguardi di Dio e della sua conoscibilità da parte dell'uomo) ad una prospettiva di tipo anti-realista (con tutto ciò che questo comporta da un punto di vista teoretico).


Non vado oltre questo (che comunque riassume abbastanza quanto abbiamo studiato fin'ora) e vi terrò informati di eventuali sviluppi futuri.



Beh... non vedo l'ora di leggere il risultato della vostra ricerca, quello però che vi invito a fare è, ovviamente, di non fermarvi alle poche, sporadiche battute sull'argomento che io ho inserito in questo Forum, ma di consultare almeno un testo che tratti in modo approfondito la materia.

Molto chiara mi sembra l'esposizione della cosa che fa J.-H. Nicolas nella sua Sintesi Dogmatica, Vol. I pp. 57-349

In questo testo troverete anche tutti i riferimento a tutti i passi delle opere di Tommaso che si occupano del problema in oggetto.
[Modificato da Trianello 28/05/2009 06:36]

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

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