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trinità ontologica, economica e filioque

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2009 17:28
24/05/2009 10:45
 
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Teodoro ha scritto:


Da dove deriva questo assioma? Secondo la patristica greca invece le due cose sono nettamente separate, dal momento che la sostanza è comunicabile e le proprietà ipostatiche no.
In base a cosa affermi che le relazioni sono "sussistenti"?
Questa confusione è devstante dal mio modesto osservatorio.



Allora, se è un assioma non può essere derivato da nulla, se è derivato non è un assioma. [SM=g27823]
E' affascinante notare quanto ci si ostini a criticare un autore e tutta una tradizione teologico-filosofica, per così dire, a scatola chiusa. Poni degli interrogativi che concernono l'ABC della metafisica scolastica e tomista, il che mi fa intuire che della medesima tu non abbia una cognizione particolarmente chiara e che, pertanto, quando la critichi lo fai per pura presa di posizione “a priori”.
Ecco, nella metafisica tomista è necessario asserire che le Persone divine siano solo logicamente distinte dalla sostanza divina perché altrimenti non potrebbero essere Dio. Di fatto anche per la teologia scolastica c'è una netta distinzione tra le Persone e la sostanza divina, solo che si tratta di una distinzione di tipo concettuale e non reale (nel senso che questi termini hanno in questo contesto metafisico).

Domingo ha scritto:


ho ricordi lontani di filosofia, ma mi pare che il punto di vista cattolico non sia così drastico....mi pare di ricordare che nel pensiero cattolico le relazioni divine coinvolgano sia l'ipostasi sia la natura....



Ti faccio rispondere da San Tommaso d'Aquino in persona:

“È risaputo che Gilberto Porretano errò su questo argomento ma poi ritrattò il suo errore nel Concilio di Reims. Diceva infatti che le relazioni in Dio sono assistenti, ossia apposte dall'esterno.
Per chiarire questo punto è necessario badare che in ognuno dei nove generi di accidente si devono distinguere due elementi. Il primo è l'essere che conviene a ognuno di tali generi in quanto accidenti. E questo, comune a tutti [e nove], è l'essere nel soggetto, giacché l'essere dell'accidente è appunto l'essere in [un soggetto]. L'altro elemento a cui si deve badare è ciò che forma la ragione propria di ciascun genere e ne è l'elemento distinguente. Negli altri generi diversi dalla relazione, come nella quantità e nella qualità, anche questo elemento distinguente si prende in rapporto al soggetto: giacché la quantità è misura della sostanza e la qualità è una disposizione della sostanza. Invece l'elemento distinguente della relazione non si prende per rapporto al soggetto in cui si trova, ma a qualche cosa di esterno. Se dunque anche nelle creature consideriamo le relazioni secondo ciò che loro compete di proprio, cioè come relazioni, si trova che sono assistenti, non intrinsecamente apposte; perché allora significano il rapporto che, in certo qual modo, parte dalla stessa cosa che viene riferita, per tendere verso un'altra. Se invece le stesse relazioni si considerano come accidenti, prese così, sono inerenti al soggetto ed hanno in esso un essere accidentale. Ma Gilberto Porretano considerò le relazioni solo nel primo modo.
Ora, tutto ciò che nelle creature ha un essere accidentale, trasferito a Dio ne acquista uno sostanziale; giacché in Dio non c'è nulla di accidentale, ma tutto ciò che è in lui è la sua stessa essenza. Così dunque la relazione che esiste realmente in Dio, da quel lato che nelle creature ha un essere accidentale, in Dio ha quello sostanziale della divina essenza, affatto identico ad essa. Invece dal lato specifico di relazione non indica nessun ordine all'essenza, ma piuttosto al suo correlativo. E così è chiaro che la relazione esistente realmente in Dio è realmente la stessa cosa che l'essenza; e non ne è distinta se non per una differenza concettuale, in quanto nella relazione è incluso l'ordine al termine correlativo; ordine che non è incluso nel concetto di essenza. E dunque evidente che in Dio l'essere della relazione non è diverso da quello dell'essenza, ma è la stessa e identica cosa.”

Sum. Theol. Iª q. 28 a. 2 co.


Egli pur restando al di sopra del tempo non è più e del tutto al di fuori del tempo.....



Secondo gli scolastici, Dio è al di fuori del tempo e la relazione che questi ha con le creature, quindi anche con l'umanità creata di Gesù, è una relazione di ragione (tanto per tornare sempre allo stesso tema).

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

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