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trinità ontologica, economica e filioque

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2009 17:28
11/05/2009 23:43
 
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Re:
Trianello, 11/05/2009 19.21:

Io sono persuaso del fatto che invece questa netta distinzione tra Trinità immanente e Trinità economica non fosse così pacifica (nemmeno in Oriente) prima di Fozio, come tu invece ritieni.



Ma questo è un criterio assolutamente basilare, almeno sin dalla disputa anti-ariana, dacché altrimenti si sarebbero inferite le proprietà del Verbo in base a quelle dell'economia, e in casi come gv 14,28 l'esito sarebbe stato disastroso (di questo ho già parlato). Con la disputa sulle due nature il tutto è ormai sistematizzato da un pezzo, e Cirillo può parlare delle operazioni umane (nell'economia) unite a quelle divine (nell'eternità del Logos). Giovanni Damasceno riunisce e sistematizza tutta la riflessione che lo precede e apre la sua sezione trinitaria del de Orth.Fid. proprio con la questa fondamentale considerazione di metodo:

Occorre che colui che voglia dire o ascoltare intorno a Dio, sia per quanto riguarda la teologia (l'immanenza di Dio, ndr), sia per quanto riguarda l'economia, sappia chiaramente che non tutto è esprimibile...
(I,2).

Qui Damasceno inizia proprio distinguendo il piano dell'immanenza di Dio da quello dell'economia. Nel primo molte cose non sono conoscibili, e siamo vincolati a quanto Dio stesso vuole rivelare di sé.


Il fatto è che tu attribuisci all'ignoranza dei latini il loro far confusione tra la Trinità economica e la Trinità immanente, ma non erano forse costoro in comunione con la Chiesa universale? Perché, se erano degli ignorantoni deficienti, nessun greco, fino a Fozio, si è mai preso la briga di farglielo notare?



Veramente la patristica greca è piena di lamentele verso l'ignoranza dei latini. Sol per fare qualche esempio molto noto, Basilio parla durissimamente dei vescovi di Roma che sanzionano false dottrine, con riferimento al sabellianismo di Marcello d'Ancyra (Opp. ed. Bened. III, 301, Epp 239 e 214), e in altre due lettere (se non fossi nel bel mezzo di un trasloco ti direi anche quali) si lamenta della nefasta ignoranza dei legati romani. Lo stesso Massimo il Confessore giustifica l'uso di processio in relazione al Figlio a mio avviso proprio per la nota ignoranza in cui versava l'occidente latino (che a quei tempi era già a livelli esiziali), con Fozio... non ne parliamo nemmeno.


TEO: La scarsità di testimonianze su una vera teologia della processione eterna dello Spirito dal Figlio in ambito patristico del primo millennio dovrebbe farci essere cauti nel decontesulaizzare assunti teologici del medioevo occidentale attribuendoli ai padri del primo millennio.




Perdonami, ma questo vale anche per gli assunti di Fozio e dei teologi orientali a lui successivi.





Il problema, invece, dal mio punto di vista è: se Padre, Figlio e Spirito Santo sono sostanzialmente identici, come li distingui se non per relazione? E se tra Figlio e Spirito non intercorre relazione alcuna, come possiamo distinguerli? Ma, si sa, io sono solo un povero, rozzo latino ignorante.



I teologi successivi a Fozio non fanno che ripetere quanto già i padri avevano definito centinaia di anni prima. Cito sempre da Damasceno:

... anche se lo Spirito Santo proviene dal Padre, tuttavia non è secondo la generazione ma secondo la processione - e questo è un altro modo di causa dell'esistenza, incomprensibile e inconoscibile, come appunto la generazione del Figlio - ...

...soltanto il Padre è ingenito, poiché non viene all'essere da una Persona altra da lui; e solo il Figlio è generato dalla sostanza del Padre senza principio e senza tempo, e solo lo Spirito Santo è procedente dalla sostanza del Padre, non per generazione ma per processione...

... crediamo anche nello Spirito Santo... procedente dal Padre e atraverso il Figlio dato e ricevuto in partecipazione da tutta la creazione... esistente nella sua propria ipostasi, non separato e non diviso dal Padre e dal Figlio, eccetto la non generazione e la generazione... Infatti il Padre è non causato e non generato... ma piuttosto è per tutti principio e causa del come essi sono per natura...

...Dunque, quante cose ha il Figlio, le ha anche lo Spirito dal Padre, e anche lo stesso essere... Ed è a causa del Padre che esistono anche il Figlio e lo Spirito; ed è per il Padre che il Figlio e lo Spirito hanno le cose che essi hanno, eccetto la non-generazione, la generazione e la processione: infatti le tre sante persone differiscono fra loro solo in queste proprietà, distinguendosi senza divisione non secondo la sostanza ma secondo la peculiarità della propria ipostasi.


Come si vede da queste poche righe, provenienti tutte da Orth.Fid. I,8, c'è tutto quello di cui abbiamo parlato: il Figlio ha tutto ciò che ha lo Spirito e viceversa, tranne le propreità ipostatiche. Se così non fosse e il Figlio avesse la processione dello Spirito, anche lo Spirito dovrebbe avere la geenerazione del Figlio (ma perché non anche la processione di se stesso e il Figlio la sua propria generazione...). Tutto è logico, chiaro, limpido, senza equivoci e perfettamente simmetrico.


Fermo restando che, da parte latina (e credo anche da parte di alcuni teologi greci) l'affermazione di una qualche partecipazione del Figlio alla spirazione eterna dello Spirito sia sufficientemente esplicita.



Lo è solo nell'apologetica dei gesuiti, che Larchet smonta con estrema facilità, non facendo altro che rimettere quei passi estrapolati nel loro contesto nativo, donde il lettore può facilmente e senza nessuna guida capire che questo o quel padre della Chiesa sta parlando di economia e non di processione eterna.


A me sembra che Agostino, tanto per citare il Padre latino più noto, avesse affermato in termini espliciti la processione eterna dello Spirito dal Padre e dal Figlio e che, nonostante questo, a Calcedonia questi fu indicato come dottore della Chiesa.


Agostino parla di una processione "principaliter a Patre", il che implica che anche lui non avesse chiarissime le idee. Verosimilmente intuiva che la processione eterna è dal solo Padre, ma anche che la missione nell'economia è dal Padre e dal Figlio, e lo espresse con questa formula un po' ambigua.


Sarà, ma io ci leggo il perfetto contrario. E' bizzarro, infatti, il fatto che San Massimo il Confessore, nel brano citato, pur volendo proprio far intendere che la posizione dei latini presupponeva una distinzione tra Trinità economica e Trinità immanente, non abbia chiamato minimamente in causa la suddetta.



Bisognerebbe leggere tutto il capitolo per affermare con certezza che non lo fece, cosa che io non ho fatto. D'altronde però, per Massimo come per ogni teologo greco questa distinzione -come s'è visto- era del tutto basilare.


La reazione di Leone III, ad esempio, non fu dovuta al suo rifiuto del contenuto dottrinale del Filioque



Vediamo dove Leone III insegnerebbe la processione eterna dello Spirito dal Figlio e ne riparliamo. La tua affermazione mi pare alquanto gratuita. Da ciò che sappiamo Leone III pose nelle due basiliche maggiori di Roma il testo esatto del simbolo (senza filioque), in greco e nella versione latina "a difesa della fede ortodossa", (come scrisse nella sottoscrizione),a difesa della fede, non della sua espressione liturgica, la differenza mi sembra chiara. D'altro canto Giovanni VIII fu proprio ammazzato per essersi opposto alla "teologia" franca filioquista, quindi direi che la reazione c'è stata eccome.

A me sembra che le fonti orientali siano piuttosto univoche nella teologia trinitaria, e non lascino spazio a dubbi, senza ricorrere alla Mistagogia del Santo Spirito di Fozio. Se i papisti leggessero un po' meno il Vaticano II e un po' più i padri della chiesa si accorgerebbero di quanto sono lontani dalla Tradizione.

Cordialità,




[Modificato da Teodoro Studita 11/05/2009 23:46]
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