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trinità ontologica, economica e filioque

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2009 17:28
11/05/2009 19:21
 
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Acc... si mette male, siamo passati al plurale di maestà...


per cui vado a commentare quanto sollevato (che, peraltro, risponde al 5% di quanto ho scritto nei post precedenti).



Guarda che ti sbagli, secondo i miei calcoli, ho risposto almeno al 7% delle questioni da te sollevate, se non il 7,5%...
Comunque, come ho scritto più volte, in questi giorni ho davvero poco tempo per connettermi al Forum, ecco perché i miei interventi sono sporadici e piuttosto concisi.


Tertulliano scrisse ciò quando, essendo manifestamente montanista, era fuori dalla Chiesa, pertanto il citarlo come autoritativo è quantomeno strano, perché non citare Sabellio, Marcione o Valentino, allora ?



Beh... qui Tertulliano era stato chiamato in causa solo come testimone di un modo occidentale di intendere la processione delle ipostasi che è almeno quanto antico (ma io penso che lo sia di più) di quello espresso da Fozio.


Nella quasi totalità non si parla mai di relazioni intratrinitarie eterne, ma del ruolo del Figlio nell'effusione dello Spirito nell'economia di salvezza. In genere basta leggere quei pochi brani che ci sono senza estrapolarli dal loro contesto per rendersene pacificamente conto.



E' proprio questo il punto. Io sono persuaso del fatto che invece questa distinzione tra Trinità immanente e Trinità economica non sia così netta e che i teologi latini esprimessero in modo consapevole questa idea.


Il fatto che i latini abbiano da subito fatto confusione tra economia e ontologia deriva a mio avviso (ma ogni storico credo che la pensi come me) da ignoranza teologica e barriere linguistiche (nessuno conosceva più il greco), del tutto normale per un mondo in cui la cultura in generale era collassata con l'impero, e in cui non esistevano più le scuole e le biblioteche di un tempo.



Il fatto è che tu attribuisci all'ignoranza dei latini il loro far confusione tra la Trinità economica e la Trinità immanente, ma non erano forse costoro in comunione con la Chiesa universale? Perché, se erano degli ignorantoni deficienti, nessun greco, fino a Fozio, si è mai preso la briga di farglielo notare? Perché, tanto per citare il summenzionato San Massimo il Confessore, questi non scrisse a coloro che lo interrogavano che la posizione degli occidentali era dovuta alla loro ignoranza invece di dire che la loro era una posizione perfettamente ortodossa?


La scarsità di testimonianze su una vera teologia della processione eterna dello Spirito dal Figlio in ambito patristico del primo millennio dovrebbe farci essere cauti nel decontesulaizzare assunti teologici del medioevo occidentale attribuendoli ai padri del primo millennio.



Perdonami, ma questo vale anche per gli assunti di Fozio e dei teologi orientali a lui successivi. Fermo restando che, da parte latina (e credo anche da parte di alcuni teologi greci) l'affermazione di una qualche partecipazione del Figlio alla spirazione eterna dello Spirito sia sufficientemente esplicita. Ora non ho modo di mettermi a cercare e copiare citazioni (anche perché sono a lavoro), ma penso che avremo modo di tornare sull'argomento in futuro e di lavorare direttamente sui documenti.


Per fare questa affermazione dovresti mostrare da dove evinci che il barbaro occidente latino avesse una avanzata riflessione pneumatologica di marca filioquista, cosa che hai dato per scontato senza fare alcun riferimento.



A me sembra che Agostino, tanto per citare il Padre latino più noto, avesse affermato in termini espliciti la processione eterna dello Spirito dal Padre e dal Figlio e che, nonostante questo, a Calcedonia questi fu indicato come dottore della Chiesa.


La citazione di Massimo il Confessore, viceversa, fa notare come l'idea della processione eterna dello Spirito dal Figlio fosse considerata eretica e tale da necessitare una giustificazione in chiave economica (nel senso latino di "procedere") per essere intesa come ortodossa, il che non fa altro che confermare ciò che sto dicendo dall'inizio.



Sarà, ma io ci leggo il perfetto contrario. E' bizzarro, infatti, il fatto che San Massimo il Confessore, nel brano citato, pur volendo proprio far intendere che la posizione dei latini presupponeva una distinzione tra Trinità economica e Trinità immanente, non abbia chiamato minimamente in causa la suddetta.


Ergo un corno. Il fatto che qualche chiesa barbara visigota e poi franca avesse a livello locale aggiunto il filioque non implica che esistesse una "teologia filioquista" (nel senso moderno del termine) di antica data, come attestano le dure reazioni fortemente anti-filioquista di Leone III prima e Giovanni VIII dopo.



Ma che dure reazioni anti-filioquiste?! La reazione di Leone III, ad esempio, non fu dovuta al suo rifiuto del contenuto dottrinale del Filioque, ma al fatto che Carlo Magno insistesse per inserirlo nel Credo proprio in funzione anti-greca. Da parte franca, infatti, si era fatto notare che il “per il Figlio” confessato dal patriarca Tarasio non era la stessa cosa del loro “e dal Figlio”, col suo rifiuto di inserire il Filioque nel Credo il Papa volle proprio testimoniare che, invece, le due espressioni corrispondevano nella sostanza anche se divergevano nei termini.


Perché in base a cosa distingui le ipostasi se non secondo le proprietà ipostatiche incomunicabili?



Il problema, invece, dal mio punto di vista è: se Padre, Figlio e Spirito Santo sono sostanzialmente identici, come li distingui se non per relazione? E se tra Figlio e Spirito non intercorre relazione alcuna, come possiamo distinguerli? Ma, si sa, io sono solo un povero, rozzo latino ignorante.
[Modificato da Trianello 11/05/2009 22:16]

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

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