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messa e collette:cattolicesimo e ortodossia a confronto.

Ultimo Aggiornamento: 05/04/2009 23:32
09/03/2009 21:21
 
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Teodoro Studita ha scritto:


Temevo che sarebbe finito al frullato di citazioni (senza coordinate) di 4 parole tolte dal loro contesto, ignorando tutte quelle (la maggioranza) di segno opposto.



Beh... l'invito è stato tuo, che poi tu le citazioni le vuoi per forza interpretare come fa più comodo a te, è un altro paio di maniche. Purtroppo, al momento non ho dietro i miei libri, per cui mi sono arrangiato con alcuni appunti (estrapolati da un testo di dogmatica) che avevo nel computer (da qui anche l'errore di citazione che hai evidenziato e di cui mi scuso).


Al tempo, io non sto interpetando, sto leggendo due canoni di due concili ecumenici riconosciuti da entrambi, i quali affermano che i privilegi di Roma derivano dall'essere la sede dell'imperatore. Non si parla affatto di "papato di Roma" (espressione priva di senso visto che a quel tempo l'unico "papa" era il patriarca di Alessandria), né di Pietro o di un primato giurisdizionale o universale di questa sede.



I cavilli non ti salvano da una constatazione di carattere storico che non contesti, mi pare. L'espressione “papato di Roma” non aveva un valore storiografico in questo contesto del tutto informale, ma una funzione meramente indicale. Quello che è indubbio è che, ripeto, il prestigio del Vescovo di Roma era considerato (fin dal primo secolo) come derivante dal fatto che il primo dei vescovi di questa città era stato Pietro (gli stessi Padri conciliari accennano a ciò dicendo che Pietro aveva parlato per bocca di Leone), mentre l'elevazione del Patriarcato di Costantinopoli ad una dignità fino ad allora inusitata fu dovuta esclusivamente a motivi di carattere politico-pastorale. Ecco perché i Padri, istituendo un parallelo tra le due Rome, dovettero ricorrere alla funzione politica che le due città avevano avuto nella storia, onde giustificare l'elevazione di Costantinopoli ad un ruolo che questa sede vescovile fino ad allora non aveva avuto (e che prima che Costantino ne facesse la sua capitale non era mai stato un centro di particolare rilievo, né per i pagai né per i cristiani).


Esistono oggi ben pochi storici del cristianesimo che definiscano Clemente "papa" in un contesto monoepiscopale. Si sa benissimo che la funzione di Clemente era quella di rappresentare il collegio presbiterale che ha retto la chiesa di Roma fino almeno alla metà del II secolo, una specie di ministro degli esteri, queste cose le sanno anche gli studenti.



Ora, a parte il fatto che nelle scienze storiche non si danno certezze, quello che conta non è che cosa Clemente fosse alla sua epoca, ma come la tradizione ha interpretato la sua figura. Egli, scrivendo ai cristiani di Corinto, lo fece con autorità, attendendosi, evidentemente, che le sue parole venissero accolte come autorevoli, in quanto provenienti dalla Chiesa fondata dagli apostoli Pietro e Paolo. Quale sia la traduzione più corretta di questo brano non importa molto, in questo contesto.


Personalmente sposo la tesi che già era di Harnack (non uno qualunque) che questa espressione non abbia nulla a che vedere con un primato che certamente nel I secolo non esercitava, ma che si tratti di un'espressione encomiastica, una captatio benevolentiae tipica delle intestazioni epistolari. Anche qui il rasoio d'Ockham aiuta a non prendere lucciole per lanterne.



A prescindere dal fatto che mi dovresti giustificare la valenza epistemologica dell'applicazione del rasoio di Ockham in questo contesto. Si potrebbe discutere a lungo se la tua ipotesi sia la più semplice.


Purtroppo il mio tempo non è illimitato, continuerò appena possibile ma posso tranquillamente preannunciare che anche il resto di queste "prove" (ma polymetis non ti ha detto nulla su Gadamer?) sono estremamente labili e soggettive.



Forse servirà a farti scendere un attimo dal piedistallo il sapere che non solo ho letto per la prima volta Gadamer quando avevo diciotto anni, ma che ebbi anche la fortuna di incontrarlo personalmente in una delle sue ultime capatine nel nostro Paese.

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

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