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messa e collette:cattolicesimo e ortodossia a confronto.

Ultimo Aggiornamento: 05/04/2009 23:32
09/03/2009 20:32
 
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Temevo che sarebbe finito al frullato di citazioni (senza coordinate) di 4 parole tolte dal loro contesto, ignorando tutte quelle (la maggioranza) di segno opposto. E' un metodo però che da queste parti tutti conoscono bene. Andiamo dunque con ordine.


Tu sai benissimo che la questione era giustificare in qualche modo l'elevazione del Patriarcato di Costantinopoli ad una dignità paragonabile a quella del Papato di Roma e che l'unico motivo per cui tale Patriarcato avrebbe dovuto godere di una tale dignità era proprio il fatto che Costantinopoli era, all'epoca, la capitale dell'Impero Romano.



Al tempo, io non sto interpetando, sto leggendo due canoni di due concili ecumenici riconosciuti da entrambi, i quali affermano che i privilegi di Roma derivano dall'essere la sede dell'imperatore. Non si parla affatto di "papato di Roma" (espressione priva di senso visto che a quel tempo l'unico "papa" era il patriarca di Alessandria), né di Pietro o di un primato giurisdizionale o universale di questa sede. Questi sono i dati, i ma e i però li lascio a te.


Nel I sec. il Papa S. Clemente romano dà disposizioni alla Chiesa di Corinto dove erano sorte delle controversie. La lettera fra l’altro dice: “Se alcuni non obbediscono a ciò che Dio comanda per mezzo nostro, sappiano costoro che si espongono a una colpa e a un pericolo gravissimo” (Clem. 1, 49).



Esistono oggi ben pochi storici del cristianesimo che definiscano Clemente "papa" in un contesto monoepiscopale. Si sa benissimo che la funzione di Clemente era quella di rappresentare il collegio presbiterale che ha retto la chiesa di Roma fino almeno alla metà del II secolo, una specie di ministro degli esteri, queste cose le sanno anche gli studenti. Fin qui, pazienza. Però la tua citazione, oltre che avere delle coordinate sbagliate (non è 1,49 ma 59,1) è interpolata, cosa alla quale sono perfettamente avvezzo perché abituale da parte degli apologeti papisti. Il testo greco infatti riporta:

εαν δε τινες απειθησωσιν τοις υπ'αυτου δι'ημων ειρημενοις... etc

Che trovo decisamente più corretto tradurre (cito dalla versione sul sito italiano di studi liturgici -cattolico-) "Quelli che disubbidiscono alle parole (di Dio), ripetute per mezzo nostro", che non ha nulla a che vedere con Clemente trasformato in oracolo del Signore, come del resto è ovvio aspettarsi.

Ma andiamo avanti, che noia.


Nel Il sec. S. Ignazio di Antiochia chiama la Chiesa di Roma “la presidente della carità” cioè la Chiesa che presiede a tutta la Cristianità



Anche ammettendo questa traduzione di un sintagma alquanto oscuro come προχαθημενη της αγαπης (che presiede/preposta alla/nella carità/amore?), non vedo da dove deduci il significato "che presiede a tutta la Cristianità". Comunque già sono molto meravigliato che tu non abbia citato dal testo latino (interpolato dai gesuiti) come abitualmente fa Ratzinger, almeno il testo di base era quello giusto. Personalmente sposo la tesi che già era di Harnack (non uno qualunque) che questa espressione non abbia nulla a che vedere con un primato che certamente nel I secolo non esercitava, ma che si tratti di un'espressione encomiastica, una captatio benevolentiae tipica delle intestazioni epistolari. Anche qui il rasoio d'Ockham aiuta a non prendere lucciole per lanterne.

Purtroppo il mio tempo non è illimitato, continuerò appena possibile ma posso tranquillamente preannunciare che anche il resto di queste "prove" (ma polymetis non ti ha detto nulla su Gadamer?) sono estremamente labili e soggettive.

Cordialità,


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