06/02/2006 02:12 |
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| Registrato il: 23/01/2006
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Se è per questo, anche dell'articolo di Wallace ho riportato un semplice estratto. Se questo benedetto articolo tu lo avessi letto, magari, ti saresti reso conto che le critiche di Renzetti non sono poi così risolutive.
Volevo solo farti notare come l'atteggiamento di Renzetti nel giudicare poco attendibili le prove a sostegno della tesi di Wallace fosse assolutamente sprezzante ed inquinato da preconcetti. Wallace, infatti, fornisce una serie molto solida di prove per dimostrare la sua ipotesi di come Galileo si sia ispirato ai lavori di Clavio e compagni e di come il De Motu segni una tappa tutt’altro che secondaria nello sviluppo del pensiero galileiano.
Per concludere, ci tengo a sottolineare il fatto che quando ho segnalato alla vostra attenzione l’articolo di Wallace, non avevo alcuna intenzione di intromettermi nella discussione. Volevo solo indicare a te e Poly un contributo che poteva apportare nuovi elementi al vostro confronto.
Per quanto mi sia occupato in ambito universitario di filosofia della scienza, vertendo il mio campo specifico di ricerca altrove (avendo conseguito un primo titolo accademico in antropologia, i miei interessi filosofici non sono direttissimamente collegati alla materia qui in oggetto), non ho una competenza specifica sul caso Galileo. Nonostante questo, avrei molto da dire sulla questione, ma, visto che il mio punto di vista sulla medesima è praticamente identico a quello di Poly, mi ritiro dalla discussione, al fine di non ingolfare questo tread. Mi riservo comunque la possibilità di far nuovamente capolino qualora lo ritenessi necessario.
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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)
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