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verginità di Maria

Ultimo Aggiornamento: 08/02/2006 16:47
01/02/2006 09:44
 
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Ohibo' come se core!...
Ringrazio Poly per il suo intervento

Purtroppo la faccenda sta oltrepassando i limiti della "seguibilità" se si vuole leggere tutto con attenzione e ribattere a tutto ciò che si pensa debba essere ribattuto.
Come Moderatore però non dimentico il compito di sollecitare tutti i foristi a far sì che un 3D coinvolga più lettori e scrittori possibile; cosa che non avviene quando si comincia, (e su certe tematiche ci si arriva obbligatoriamente purtroppo!) a "lenzuolare", per quanto possano essere preziose le osservazioni che emergono da una lunga trattazione.

Perciò per parte mia rinuncio a riprendere le mie controsservazioni dalla controrisposta che Spirito Libero mi ha dato nel post del 31/01/2006 17.34 e mi limiterò a qualche osservazione su qualche aspetto colto qua e là, sia dai suoi post che da quelli di Polymetis e di chiunque altro dica qualcosa che penso di poter chiarire.

Spirito ha scritto
>Ribadisco che è indubitabile che se si dichiara ufficialmente che un Credo non deve MAI mutare da come è stato concepito perché ontologicamente perfetto, chiunque lo cambi anche di una virgola, attua una esplicita forzatura e contraddizione. Il Credo era stato definito “immutabile” una volta cambiato si è caduti in contraddizione ! Anzi in due contraddizioni, sia quella relativa al Credo stesso sia in quella relativa all’infallibilità Papale del Papa che ha pronunciato l’immutabilità del Credo o del Papa che ha poi modificato il Credo stesso.

Rispondo
Ho la netta impressione che il Nostro confonda identificando la formulazione di un dogma (lettera) con l'idea che esso esprime (spirito). Ogni dogma può essere riformulato nella lettera purché mantenga il senso "quod tenuit ac tenet sancta mater Ecclesia" (che tenne e mantiene la Santa Madre chiesa).
Ad esempio, quanto alla formulazione verbale del Credo, nella nostra liturgia domenicale si passa da una formulazione normale (lunga) niceo-calcedonese ad una brevissima (detta Credo apostolico) ma nessun fedele si sognerebbe di dire che in tal modo viene modificato il Credo!

Spirito dice anche
>Da queste parole precise si intende che il Papa non sbaglia mai quando parla di dottrina, sia che lo faccia ex-cathedra sia che NON Lo faccia ex-cathedra.

E infatti il documento continuandoi dice esplicitamente:

"Per questo il Concilio Vaticano II afferma che tutto l'insegnamento del Papa merita di essere ascoltato e accolto, anche quando non è svolto «ex cathedra», ma è proposto nell'esercizio ordinario del magistero con manifesta intenzione di enunciare, richiamare, ribadire la dottrina di fede. E' una conseguenza del fatto istituzionale e della eredità spirituale che danno le dimensioni complete della successione di Pietro."

Rispondo
Non c'è vero. Ringraziamo gli avversari dell'infallibilità che, mentre la osteggiano, vogliono far diventare il Papa più infallibile di quello che è. Ma la verità è che egli ha l'infallibilità solo in queste tre situazioni:
1) come capo di un concilio ecumenico;
2) come dichiarante ex cathedra una verità "nuova" (ma implicita nel depositum fidei)da credersi universalemnte relativa alla fede e ai costumi;
3) come insegnante di Magistero Ordinario, cioè quando fa riferimento a verità già note come dottrina tradizionalmente e pacificamente insegnata.
Se Spirito & Co. vedono un'estensione dell'infallibilità papale ad ogni suo movimento di labbra, con molto rispetto non possiamo che invitarli a frequentare una scuola di teologia cattolica, e allora capiranno che quella infallibilità che essi credono di poter ricavare dal testo qui sopra citato, ha un senso che non consente di dedurre ciò che deducono. Si riferisce precisamente alla infallibilità del magistero ordinario, nel quale (e solo quando nel quale il Papa fa ciò che sto per dire) il Papa non fa che ribadire la dottrina tradizionale, creduta "semper, ubique e t ab omnibus" (sempre, dovunque e da tutti. Formula di S. Vincenzo di lerins).
Se invece mentre fa, o meglio ribadisce, l'insegnamento di sempre il Papa ci infila anche un suo parere personale o una tesi teologica nuova o vecchissima ma ancora non risolta, insomma se si pronuncia su ciò che non fa parte del depositum perenne, allora egli è nella veste di semplice teologo, cioè soggetto a sbagliare o anche a dire una cosa esattissima ma relativa al tempo sociale storico (come quando papa Leone condannò il danaro dato a prestito con interesse).

Insomma la strada della teologia non è così semplicetta come fa comodo trasformarla agli avversari della Chiesa Cattolica (siano essi laici, siano cristiani fuori della comunione). E farebbe un grave errore chi credesse che noi cattolici non abbiamo sufficiente intelligenza per non capire se una formulazione è autolesionista o no per la Chiesa.
In realtà la teologia contraria a quella cattolica abbisogna di un surplus di esprit de finesse, se non vuole "mancare il bersaglio".

PS
Quando io ho chiesto la citazione delle fonti, non mi aspettavo che mi si dicesse "vescovo tal de' tali" ma che mi si indicasse il libro, la rivista, il giornale... (Autore, titolo ed editore) in cui quel tal Vescovo ha formulato quella accusa o valutazione critica che sia.
Insomma bisognerebbe fare come ha fato Poly che ha indicato (PL 63,514 oppure Hom. 26 in evang.). Questi sono riferimenti bibliografici precisi!
E anche se non si può attingere altrove che in Internet, bisogna che il proponente non solo citi un sito in cui vattelapesca dove sta quello che ci serve, ma le coordinate più precise che portino al punto.
E se poi troveremo che quel punto è tutt'altro che solido perché a sua volta si appoggia in modo farlocco su altri lavori, allora avremo un punto luce che ci farà capire se il discorso è serio o no. Insomma ne beneficheranno sia i lettori che lo stesso proponente.
_______________________________

Al quale, in riparazione di tutti i post passati nei quali non l'ho fatto, mando i più profondi, carissimi, e fraterni saluti
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est modus in rebus
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