Devo dire che non mi riconosco nella tua idea di multiculturalità: la multiculturalità non può essere l’azzeramento dei segni della propria cultura; per multiculturalità io credo si debba intendere l’esatto contrario, l’accettazione di culture diverse, la loro possibilità di affermazione e di manifestazione.
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Che è quello che ho detto.
Cara Topsy,
se tu tagli la mia citazione proprio nel punto dove espongo le divergenze è anche possibile dire che siamo d’accordo, ma la realtà è che tu stai affermando che una cultura non deve manifestare i propri segni in pubblico, per non urtare la sensibilità delle altre, mentre io invece sto affermando che i segni ed i simboli di una cultura non possono essere in se stessi considerati offensivi verso le altre culture, a meno che non siano manifestamente indirizzati contro, e perciò nulla osta che vengano anche esposti in luoghi pubblici. La croce non è certamente un simbolo intollerante verso le altre culture. La vera multiculturalità consiste proprio nell’accettazione dei segni , dei simboli, delle usanze delle culture diverse, in una convivenza pacifica.
L’obiezione che si fa a questo punto è: ma allora bisognerebbe, per lo stesso principio, accettare i segni ed i simboli di qualsiasi altra cultura. Qui credo si faccia molta confusione: lo stato riconosce che alcuni segni e simboli sono rappresentativi in modo rilevante della sua cultura e della sua storia, ma non può farlo per altri che invece con la sua storia non c’entrano affatto oppure abbiano avuto un ruolo di scarsa rilevanza, perché questi di fatto non “rappresentano” la sua cultura, le sue radici, la sua identità profonda.
Ma questo non significa che anche queste culture minoritarie non abbiano tutte le garanzie e tutti i diritti di potersi esprimere liberamente. In Italia, sul suolo pubblico, stanno ad esempio sorgendo diverse moschee, in qualche caso anche con il sostegno ed il contributo di istituti cattolici.
Lo Stato sta imponendo per legge un simbolo religioso di un' unica religione in un luogo che è la "casa di tutti", questo significa "luogo pubblico". Se la casa è di tutti, o ognuno dovrebbe contribuire a personalizzarla con i propri simboli religiosi, oppure non si fa riferimento ad alcun simbolo religioso. Chi vuole obbligatoriamente imposto per legge l'esposizione del proprio simbolo religioso a discapito di tutti gli altri, non è sulla via della multiculturalità.
La legge, in uno stato democratico, è l’espressione della volontà della maggioranza: non credo sia corretto parlare di legge quando ci piace e di “imposizione” quando non ci piace. Le regole della democrazia sono accettate da tutti, anche da chi, in qualche caso, sta dalla parte della minoranza.
Lo stato laico italiano riconosce, per lo meno fino ad oggi, un valore non solo religioso al simbolo della croce.
Il Consiglio di Stato nel 1988 ha dichiarato che “la Croce, a parte il significato per i credenti, rappresenta il simbolo della civiltà e della Cultura cristiana, nella sua radice storica, come valore universale, indipendentemente da specifica confessione religiosa,” e più avanti dichiara che la Costituzione Repubblicana “ non prescrive alcun divieto alla esposizione nei pubblici uffici di un simbolo che, come il Crocifisso, per i principi che evoca e dei quali si è già detto, fa parte del patrimonio storico” (parere 63 del 1988)
La Corte di Cassazione nel 1998 scrive: “Il principio della libertà religiosa, infatti, collegato a quello di uguaglianza, importa soltanto che a nessuno può essere imposta per legge una prestazione di contenuto religioso ovvero contrastante con i suoi convincimenti in materia di culto, fermo restando che deve prevalere la tutela della libertà di coscienza soltanto quando la prestazione, richiesta o imposta da una specifica disposizione, abbia un contenuto contrastante, con l’espressione di detta libertà: condizione questa, non ravvisabile nella fattispecie.” (Sez. III, 13-10-1998).
Infine c’è una recente sentenza del TAR di Venezia del 22/03/2005 di cui riporto stralci:
“I valori fondanti di accettazione e rispetto del prossimo, tipici del Cristianesimo, sono stati trasfusi nei principi costituzionali di libertà dello Stato, sancendo la condivisione di alcuni principi fondamentali della Repubblica con il patrimonio cristiano".
"Il simbolo del Cristianesimo, la croce non può escludere nessuno senza negare sé stessa; anzi essa costituisce in un certo senso il segno universale dell'accettazione e del rispetto per ogni essere umano in quanto tale, indipendentemente da ogni sua credenza, religiosa o meno".
"la croce in classe, rettamente intesa, prescinde dalle libere convinzioni di ciascuno, non impone e non prescrive nulla a nessuno, ma implica solo una riflessione sulla storia italiana e sui valori condivisi della nostra società, come giuridicamente recepiti dalla nostra Costituzione".
Devo dire che non condivido appieno quanto sopra riportato, ma probabilmente per motivi differenti dai tuoi. E comunque troppo lunghi da spiegare in questo contesto.
Le scuole statali in Israele offrono sia una istruzione laica, che religiosa (scuole statali religiose), e un diverso modello didattico d'istruzione bilingue e pluriculturale. Ho letto l'intervista che hai linkato, e anche la docente menziona due diversi generi di scuole statali (religiose e non). Se vuoi conoscere il sistema scolastico israeliano vai al sito dell'ambasciata d'Israele, e vi troverai materiale che potrai consultare.
Posso anche informarmi su tutti i tipi di scuole esistenti in Israele, ma la presenza di scuole con diversa impostazione non modifica minimamente la sostanza del discorso. Di fatto, anche le scuole statali israeliane e tutti gli edifici pubblici israeliani espongono simboli della propria religiosità, esattamente come in Italia. Non mi si può obiettare che la presenza di altre scuole (private o religiose) permette a tutti di fare libere scelte, perché se un musulmano volesse iscriversi ad una scuola statale e fosse “urtato” dalla presenza dei simboli israeliani, non sarebbe “libero” di scegliersi un’altra scuola, ma “costretto” a farlo.
Ciao
Sandro
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Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia (Matteo 5,11)