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Identificata" Babilonia la Grande"

Ultimo Aggiornamento: 11/05/2008 10:28
29/04/2008 21:36
 
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Geremia 2:2 «Va', e grida alle orecchie di Gerusalemme:
"Così dice il SIGNORE:
Io mi ricordo dell'affetto che avevi per me quand'eri giovane, del tuo amore da fidanzata, quando mi seguivi nel deserto, in una terra non seminata.


Geremia 2:33 Come sei brava a trovare la via per cercare l'amore!
Hai di che insegnare persino alle donne malvagie!


Geremia 2:20 «Già da lungo tempo tu hai spezzato il tuo giogo,
rotto le tue catene, e hai detto: "Non voglio più servire!"
Ma sopra ogni alto colle e sotto ogni albero verdeggiante ti sei buttata giù come una prostituta.


Geremia 3:9 Con il rumore delle sue prostituzioni Israele ha contaminato il paese; ha commesso adulterio con la pietra e con il legno;

Geremia 3:20 Ma proprio come una donna è infedele al suo amante,
così voi mi siete stati infedeli, casa d'Israele!» dice il SIGNORE.


"Nel cielo apparve... La donna rappresenta il popolo santo dei tempi messianici ... e quindi la chiesa in lotta. Forse Giovanni pensa anche a Maria ..." [La Bibbia di Gerusalemme. 1974- p. 2642].

"... secondo la primordiale intenzione dell'autore la donna personifica il popolo di Dio, la Chiesa, al cui interno il Messia è generato." [G. Ravasi - La Bibbia per la famiglia- S. Paolo, p. 370]

_______________
La bella

La Babele dell’interludio è presentata nelle vesti di una donna,
i cui tratti ricordano, nel suo contrario, la donna del capitolo 12
che rappresenta il popolo di Dio, ancora alle prese con la storia
di quaggiù. Entrambi hanno una dimensione cosmica, esse
occupano un posto centrale nell’universo, sono associate al
deserto (cfr. 17:3, 12:6,14) e al dragone (cfr. 17:3,7; 12:4,13). Il
contrasto tra le due figure femminili risalta in modo sconvolgente.
La prima donna era sospesa nel cielo e incoronata di
stelle (12:1); la seconda è seduta sulle acque e si trova circondata
da re debosciati (17:1,2). La prima era perseguitata e
oppressa dal dragone (12:4, 13-17); la seconda è unita al dragone
(17:3) e opprime il popolo di Dio (17:6). La prima era una
profuga, sperduta nell’esilio (12:6); la seconda, istituzionalizzata,
domina, vestita come una regina (17:4). La prima, soffre per
l’isolamento nel deserto (12:6,14); la seconda, festeggia nella
città (17:4). La prima è nutrita da Dio (12:6,14); la seconda è
ebbra del sangue dei santi (17:6). La prima è la madre del
Messia (12:5) e del rimanente d’Israele (12:17); la seconda è la
madre delle prostitute (17:5). È chiaro ormai, che la donna del
capitolo 17 è la perfetta antitesi di quella del capitolo 12.
La lezione insita in questo rapporto si esplicita alla luce
della metafora coniugale. Nell’Antico Testamento, come abbiamo
già considerato, Israele è spesso paragonato a una donna,
alla sposa di Dio; e la sua infedeltà è assimilata all’adulterio e
alla prostituzione.271 L’Apocalisse parla lo stesso linguaggio.
196

L’identità della prostituta dell’Apocalisse non rappresenta davvero
un enigma. Non si tratta, né di una potenza pagana né di
un potere politico. Nella linea delle immagini della Bibbia, la
prostituta dell’Apocalisse simboleggia l’infedeltà del popolo di
Dio. Nella prospettiva del Nuovo Testamento, si tratta di quella
chiesa che ha deviato e si è compromessa con gli «amanti» della
terra. Questa prostituta è d’altra parte esplicitamente identificata
con la potenza di Babele. Il nome che la designa,
«Babilonia la grande» (17:5), si riferisce alla sua natura religiosa,
tradendone, nello stesso tempo, l’orgoglio e l’ambizione di
prendere il posto di Dio.
Questa rivelazione è davvero sorprendente. Agli inizi dell’era
cristiana, il profeta ne è completamente sconvolto. «Quando
la vidi, mi meravigliai di grande meraviglia» (17:6).
La bestia
Per risolvere il mistero rappresentato dalla prostituta e rispondere
alla perplessità del profeta, l’angelo fissa l’attenzione sul
mistero della bestia alla quale questa figura viene associata. La
formula del suo essere è data come un enigma in quattro tempi:

A 1. «La bestia che hai visto era
2. e non è
3. essa deve salire dall’abisso
4. e andare in perdizione» (17:8).

Questa definizione della bestia ricalca la definizione stessa
di Dio che «era, che è, e che viene» (4:8; cfr. 1:4,8). Questa coincidenza
conferma l’identità e l’ambizione del potere che si considera
come Dio.
Siamo di fronte alla stessa bestia di Apocalisse 13, «la bestia
che sale dal mare», la quale, non dimentichiamolo, si faceva
venerare come Dio (v. 4); essa è, del resto, blasfema come la
precedente (cfr. 17:3; 13:6). Nello stesso tempo, la «bestia di
colore scarlatto» (17:3) ricorda «un gran dragone rosso», simbolo
di Satana nel capitolo 12:3 inoltre, al pari della bestia che sale
dalla terra, essa ha il carattere di un potere terreno e politico, la
cui funzione consiste essenzialmente nel sostenere gli altri
poteri di natura religiosa o spiritualeggiante, cioè, la donna e il
197

Le sette coppe del mondo
L’identità della prostituta dell’Apocalisse non rappresenta davvero
un enigma. Non si tratta, né di una potenza pagana né di
un potere politico. Nella linea delle immagini della Bibbia, la
prostituta dell’Apocalisse simboleggia l’infedeltà del popolo di
Dio. Nella prospettiva del Nuovo Testamento, si tratta di quella
chiesa che ha deviato e si è compromessa con gli «amanti» della
terra. Questa prostituta è d’altra parte esplicitamente identificata
con la potenza di Babele. Il nome che la designa,
«Babilonia la grande» (17:5), si riferisce alla sua natura religiosa,
tradendone, nello stesso tempo, l’orgoglio e l’ambizione di
prendere il posto di Dio.
Questa rivelazione è davvero sorprendente. Agli inizi dell’era
cristiana, il profeta ne è completamente sconvolto. «Quando
la vidi, mi meravigliai di grande meraviglia» (17:6).
La bestia
Per risolvere il mistero rappresentato dalla prostituta e rispondere
alla perplessità del profeta, l’angelo fissa l’attenzione sul
mistero della bestia alla quale questa figura viene associata. La
formula del suo essere è data come un enigma in quattro tempi:

A 1. «La bestia che hai visto era
2. e non è
3. essa deve salire dall’abisso
4. e andare in perdizione» (17:8).

Questa definizione della bestia ricalca la definizione stessa
di Dio che «era, che è, e che viene» (4:8; cfr. 1:4,8). Questa coincidenza
conferma l’identità e l’ambizione del potere che si considera
come Dio.
Siamo di fronte alla stessa bestia di Apocalisse 13, «la bestia
che sale dal mare», la quale, non dimentichiamolo, si faceva
venerare come Dio (v. 4); essa è, del resto, blasfema come la
precedente (cfr. 17:3; 13:6). Nello stesso tempo, la «bestia di
colore scarlatto» (17:3) ricorda «un gran dragone rosso», simbolo
di Satana nel capitolo 12:3 inoltre, al pari della bestia che sale
dalla terra, essa ha il carattere di un potere terreno e politico, la
cui funzione consiste essenzialmente nel sostenere gli altri
poteri di natura religiosa o spiritualeggiante, cioè, la donna e il
Grido 03 5-07-2004 13:00 Pagina 197
Capitolo 7
198

dragone (17:2,12; cfr. 13:11,12).
È vero che il dragone, «bestia dalle dieci corna» del capitolo 12 si ritrovava anche nella bestia che sale dal mare, anch’essa «dalle dieci corna», del capitolo 13,
come nella bestia che sale dalla terra e che parlava come un
dragone. Per sintetizzare, questa nuova bestia del capitolo 17
raggruppa tutti i poteri malvagi e nemici di Dio; si tratta di una
vera coalizione.
Il problema contenuto nel versetto 8, viene ripreso e analizzato
in due fasi successive e parallele, nei versetti 10 e 11.
Nella prima fase, viene rappresentata la storia dei sette re
di cui si fa allusione:

B 1. «Cinque sono caduti
2. uno è
3. l’altro non è ancora venuto
4. e quando sarà venuto, dovrà durare poco» (17:10).

Nella seconda, si narra la stessa storia in quattro tempi,
combinando l’esposizione generale, riguardante la bestia (17:8)
con quella più specifica, relativa ai re in questione (17:10).

C 1. «E la bestia che era,
2. e non è,
3. è anch’essa un ottavo re, viene dai sette,
4. e se ne va in perdizione» (17:11).

Un quadro sintetico dei tre passi paralleli (ABC) faciliterà
l’interpretazione del nostro brano enigmatico:

Primo tempo
A. essa era
B. cinque re sono caduti
C. essa era
Secondo tempo
A. essa non è più
B. un re esiste
C. non è più

Grido 03 5-07-2004 13:00 Pagina 198
199

Le sette coppe del mondo
Terzo tempo
A. essa deve salire dall’abisso.
B. un re non ancora venuto
C. ottavo re
Quarto tempo
A. va alla perdizione
B. resta per breve tempo
C. va alla perdizione
Per decodificare i fatti rappresentati da questa bestia, occorre
ritornare alla descrizione che ne viene fatta al capitolo 13. La
bestia dalle dieci corna agisce in quel periodo storico che il profeta
Daniele descrive nel capitolo 7. Non soltanto ricorda la
quarta bestia di Daniele (v. 7) e il piccolo corno (con il suo comportamento arrogante e usurpatore delle prerogative divine, v.
8), ma essa possiede anche le caratteristiche delle bestie precedenti,
il leopardo, l’orso e il leone.
La bestia dalle dieci corna di Apocalisse 13, occupa i cinque
periodi storici annunciati da Daniele 7: Babilonia, Medo-Persia,
Grecia, Roma e il piccolo corno.272 Questa è la prima fase: i cinque
re di cui parla Apocalisse 17:10.
La seconda fase prevede un periodo d’assenza che corrisponde
alla ferita della bestia (v. 7). Questo è il tempo del sesto
re. Il profeta osserva il paradosso di questo re che «esiste» nonostante la sua morte apparente (v. 10; cfr. 13:3).
La terza fase annuncia la guarigione della ferita: la bestia
sale dall’abisso (17:8; cfr.11:7). Siamo all’epoca del settimo re la
cui durata arriverà fino alla fine; per questa ragione viene
descritto anche come «l’ottavo re» (17:11), essendo il suo regno
proseguito, oltre il ciclo dei sette. Il settimo re rappresenta,
dunque, il potere politico religioso che ha ricevuto la ferita
mortale, ma che si è ristabilito e che durerà fino alla fine.
La quarta fase proietta la visione nel tempo della fine, con
l’ottavo (settimo) re che rappresenta la chiesa del tempo della
fine e che conoscerà, purtroppo, «la perdizione» (v. 11). Il regno
dell’ottavo re coincide con quello dei dieci re; mentre i due
periodi sono definiti con l’espressione «non ancora» (Ap 17:12;
cfr. 17:10). Entrambi sono rappresentati come «brevi»: la breve
durata del settimo (ottavo) re (17:10) corrisponde a «un’ora» dei
dieci re (v. 12).
Il linguaggio è simbolico e vuole sottolineare l’estrema brevità
del tempo. Nel capitolo 18, la rapidità del giudizio che pone
fine al regno di Babilonia è, d’altra parte, resa nello stesso modo,
«in un momento», (greco «in una sola ora») (18:10,16,19).273
Un po’ più avanti, nello stesso capitolo, la stessa idea viene
tradotta con un’altra misurazione: «in uno stesso giorno» (18:8).
I dieci re rappresentano gli ultimi poteri politici che regneranno
su tutta la terra. Li avevamo già incontrati al capitolo 16 nel
contesto di Harmaghedon (16:12). Li ritroveremo subito dopo al
capitolo 18 nello stesso contesto che riprende il racconto della
battaglia di Harmaghedon (18:9).

da: "Il grido del cielo" -autore avventista.

Agabo.
Visita:

"MA COME UN'AQUILA PUO' DIVENTARE AQUILONE? CHE SIA LEGATA OPPURE NO, NON SARA' MAI DI CARTONE " -Mogol
"Non spetta alla chiesa decidere se la Scrittura sia veridica, ma spetta alla Scrittura di testimoniare se la chiesa è ancora cristiana" A.M. Bertrand
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