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Identificata" Babilonia la Grande"

Ultimo Aggiornamento: 11/05/2008 10:28
29/04/2008 09:47
 
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Vuoi costringere gli altri a correggere tutte le inesattezze che scrivi perché ignori i problemi della letteratura di questo periodo e dunque non cogli i sottili distinguo e quello che vogliono dire questi autori, travisandoli continuamente?

> Appunto, polymetis, i "distinguo" quando sono così sottili, non si vedono e sanno di burla. La Chiesa Cattolica è sia "la gerarchia" sia il "popolo devoto". Quando, però si parla di decisioni e relativi errori, non è mai il popolo dei devoti ad essere chiamato a risponderne, perché non ha avuto parte alle decisioni gerarchiche. Le critiche rivolte alla "Chiesa" sono critiche rivolte alla sua gerarchia, che detiene il potere.

Quanto al papato ed ai suoi errori, non so a che cosa ti aggrappi poiché tutta la storia parla delle malefatte della maggior parte di costoro.
"Alcuni" dici? Punti di vista: tra simoniaci, immorali e incestuosi, maniaci di grandenza e di lusso, assassini lussuriosi e nepotisti ... non so proprio quanti se ne salvino. Vorrai farmi credere che la "Chiesa" alla quali ti rifai sia piuttosto un'idea che una realtà?


Inoltre: io sto discutendo di filologia, e la filologia si fa “etsi deus non daretur”. Se tu credi che la Bibbia predica il futuro come un oroscopo è un tuo problema, io da filologo ho cose più serie di cui occuparmi di gente che parte da simili presupposti. Inoltre, anche ipotizzando che la Bibbia predica il futuro, resta comunque il fatto che è comunque più probabile che Giovanni, pressato dalle persecuzioni romane, parli della situazione a lui contemporanea. Per i cattolici chi scrive lo fa in base alle categorie del suo tempo: se la Bibbia vuole comunicare un messaggio valido per il futuro lo fa parlando del presente, affinché sia da monito.

>> Non sono "IO" a credere che la Bibbia si interessi di "futuro". Su questo non vale la pena perder tempo a spiegartelo.

“Ciò che non convince, soprattutto nel cervellotico tentativo di identificare Babilonia la Grande con l’impero della falsa religione o con qualche particolare organizzazione politica presente o passata, è il fatto che Babilonia è e rimane solo una città e non un sistema politico, economico, finanziario, militare o religioso. L’Apostolo Giovanni ci ricorda infatti che “la donna vista simboleggia la grande città, che regna su tutti i re della terra”. Nel libro di Apocalisse il potere politico nemico di Cristo e della sua Chiesa è infatti identificato con la bestia che sale dal mare (Apocalisse 13,1-10), mentre il potere religioso del falso profeta che costringe la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima bestia (Apocalisse 13,12) è rappresentato dalla bestia che sale dalla terra (Apocalisse 13,11-18). Entrambe le bestie traggono forza e potenza dal drago, cioè dal serpente antico, da colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra (Apocalisse 12,9).

>>> Come ho già detto, non intendo perder tempo a spiegati certe cose. Tanto ti rifaresti ai commentatori cattolici che hanno tutto l'interesse a difendere l'onore della loro chiesa, ... tranne quando vanno a scomodare il nazismo, per esempio, (che secondo te non dovrebbero perché non era alla portata di Giovanni) per identificare l'Anticristo.

_____________________________________

Non sai quello che hanno scritto alcuni cattolici che ti ho citato, dici?

Il gesuita M. Lacunza, cileno, che viveva in Italia e scriveva tra il 1782 e il 1790, amante della propria Chiesa e tuttavia preoccupato per il progresso dell’incredulità, dopo aver criticato l’applicazione alla Roma antica e a quella futura ridiventata pagana, scriveva: “Roma, non pagana, ma cristiana, non testa di un impero immaginario, ma testa del cristianesimo, può ben diventare, davanti a Dio, colpevole di fornicazione con tutti i re della terra; e la stessa Roma, così identificata, può incorrere nel giudizio terribile descritto in questa profezia. Per la realizzazione di quanto è detto non è necessario che diventi il centro, la corte dell’Impero Romano risuscitato; non è neppure necessario che nuovi imperatori scaccino la religione cristiana e che vi introducano di nuovo l’idolatria. Tutte queste idee strane, queste supposizioni inverosimili, non sono, in realtà, che vane consolazioni che non possono avere altre conseguenze che portare a Roma il colpo più spaventoso, se essa si affida alle sue menzogne. No, la verità - verità che farà sgorgare delle lacrime che non si fermano - ecco: la terribile profezia si compirà integralmente. E ciò sarà giustamente quando la nostra buona madre si confiderà quanto più le convenga in queste parole consolatrici, non volendo vedere che queste non siano inspirate che da un rispetto e un amore mal compreso dei suoi sudditi, sarà allora che la catastrofe cadrà su di lei” (traduzione del pastore) ANTOMARCHI Antonio, Ben-Ezra, (pseudonimo di M. Lacunza), La Bâtie-Rolland, Drôme 1934, p. 151.

Il giansenista domenicano Bernard LAMBERT, animato da sentimenti diversi da quelli del Lacunza, arriva alle stesse conclusioni. Dopo aver rigettato l’applicazione che la profezia si riferirebbe alla Roma pagana, scriveva: “Ci sono motivi per credere che portando i suoi sguardi su un avvenire di cui è ancora separato da un intervallo di diversi secoli, il santo apostolo ci mostra una città cristiana, ma che sarà allora depravata, corrotta, caricata d’iniquità, facendo servire la religione al suo orgoglio, al suo dominio, alla sua avarizia, e che merita che Dio versi su di Lei la coppa della sua collera. È a lei che attribuisce il funesto carattere di essere, verso la fine del secondo mondo, la madre delle fornicazioni e delle abominazioni della terra. È da lei che principalmente usciranno un giorno gli abusi e i disordini che, negli ultimi secoli, devono inondare la popolazione cristiana, e consumare il mistero dell’iniquità sostituendo allo spirito evangelico un orgoglio sfrenato, un violento desiderio di invadere tutto e tutto asservire.- Accecata allora dalla propria ambizione, questa donna misteriosa cambierà delle prerogative auguste, ma modeste, in pretese folli e turbolente, che causeranno dei mali infiniti alla religione e agli imperi. Sarà ai suoi propri occhi, a quelli di tutta la terra, una dominatrice assoluta, libera da ogni regola, superiore a ogni potenza, l’unica sorgente e la pienezza di ogni autorità. Si sforzerà di mettere sotto i suoi piedi ciò che c’è di più grande nel secolo, ciò che c’è di più eminente nella religione. Crede di avere solo il diritto di fare delle leggi, senza riceverne da nessuno. Usurperà, almeno con le sue opere, il titolo augusto e incomunicabile di santo e di verace (Apocalisse 3:7).- Per dare seguito a questa attesa, vorrà che tutti i suoi ordini siano eseguiti senza resistenza, che tutte le sue parole siano riverite, come infallibili oracoli... - Essa sarà portata, per decreto, fino a proscrivere, e a colpire di anatema le parti più importanti del sacro deposito della fede. Essa prostituirà i suoi favori, fornirà delle armi a una folla di dottori di menzogna, che hanno congiurato la rovina. Abusando dell’ascendente che le danno le prerogative, farà bere nella coppa dei suoi abusi, dei suoi errori, dei suoi attentati contro la giustizia e la verità, i re, i pontefici, i sacerdoti, i leviti, i fedeli di ogni specie e di ogni rango. Erigerà in leggi le più evidenti e le più colpevoli simonie, e il più vergognoso traffico di cose sante. Darà a tutti l’esempio del fasto e della dominazione. Addormenterà i peccatori con le sue dispense arbitrarie, e mediante una scandalosa dissipazione del tesoro della Chiesa. Diffamerà mediante le più inique censure i giusti che avranno rifiutato di incensare la sua dominazione, o di adottare i suoi traviamenti. Farà una guerra aperta alle più straordinarie meraviglie, che anche per poco contrastino il suo orgoglio o i suoi funesti impegni.- Tutti questi eccessi, e molti altri che noi passiamo sotto silenzio, formeranno le caratteristiche della donna simbolica che S. Giovanni non vede che con un profondo stupore, e che, verso la fine dei secoli, dovrà giocare un così grande ruolo nell’universo, causarvi tanti mali, farvi tante prevaricazioni e vittime, mettere sulla gentilità complice di questi crimini e di queste prevaricazioni, i flagelli spaventevoli così spesso annunciati nella Scrittura...- Possiamo amare sinceramente Gesù Cristo e la sua Chiesa, e non detestare i perniciosi errori, la profana politica, la superba dominazione, l’insaziabile avarizia, le colpevoli imprese di cui la corte di Roma ha, nel corso dei secoli, dato l’esempio all’universo? E se dopo una così lunga esperienza non c’è più posto di sperare che da sola e mediante un sincero pentimento ritorni sui suoi traviamenti, non è una parte considerevole della pietà cristiana e cattolica ad applaudire in anticipo i severi giudizi che il Signore deve un giorno fare esplodere su lei?” o.c., pp. 329-333.


Si legge in un libro che è stato considerato come opera dell’abate RAYMOND Jean-Baptiste di Pavia di Beccaria di Fourquevaux, ma che questi attribuisce a CHAPEROU Pierre Simon de Saint-André de Fernanville (morto nel 1757): “Non soltanto io rigetto con orrore questa empietà, che la Babilonia di San Giovanni sia la Chiesa Romana, ma io sono ugualmente lontano dal dire che è la Chiesa di Roma in particolare. Io rispetto questa Chiesa come essendo la prima in tutto a causa della sede di San Pietro e che il primato le appartiene di diritto divino. Ma ho imparato a distinguere da questa Chiesa e dalla santa Sede la Corte di Roma e il suo spirito: poiché sono delle cose ben diverse e pure opposte. Io non temo affatto di avanzare che è la corte di Roma, il suo orgoglio, le sue false pretese, le sue massime, la sua condotta, e in una parola tutto ciò che essa racchiude di corrotto, tutto ciò che essa ha di questo spirito così chiaramente opposto a quello della sua Chiesa e della Sede di San Pietro, che forma la Babilonia di San Giovanni... Sono molti di quegli stessi uomini, è vero, che d’una parte fanno grande una parte della Chiesa di Roma, e che dall’altra compongono una Babilonia abominevole agli occhi di Dio: spesso sono gli stessi che sono rivestiti della più grande autorità che abusano di questa stessa autorità. Ecco perché San Giovanni è colpito da stupore nel vedere questa città, questa prostituta composta di tali uomini. Idea della Babilonia spirituale predetta dalle sacre Scritture, in cui si fa vedere contro i protestanti e i costituzionari che questa Babilonia non può essere la Chiesa cattolica e che nondimeno essa si deve formare nel mezzo di questa Chiesa” Utrecht 1723, pp. 196-197; cit. da VAUCHER Alfred-Félix, Babylone, in Signes des Temps, 1938, p. 10.

Nel seno stesso della Chiesa delle voci si sono alzate ed hanno fatto eco a quelle degli eretici.

Roma è chiamata la Babilonia dell’Apocalisse da diversi dei suoi figli, tale è il titolo di una nota suggestiva di un’opera in cui la storia della Chiesa è studiata dal punto di vista profetico, Guers É., o.c., p. 648.

Nel IX secolo, Gunthar, arcivescovo di Colonia dall’850 al 864 e Theutgaud, arcivescovo di Trèves dall’847 all’868, constatavano che Roma, per le sue pretese all’infallibilità, usurpa i diritti della divinità e merita di essere chiamata Babilonia. Riportato da un analista bavarese, Johann THURMAIER - AVENTINUS (1466-1534), Annales Boiorum, Ingolst. 1554, p. 428.

Parlando del papato nel IX secolo, il cardinale Baronius scrisse nei suoi annali: “Mai le divisioni, le guerre civili, le persecuzioni dei pagani, degli eretici e degli scismatici hanno causato alla santa sede tante sofferenze quanto i mostri che si sono istallati sul trono di Cristo per mezzo della simonia e l’omicidio. La Chiesa romana fu trasformata in una cortigiana svergognata, coperta di seta e di pietre preziose, che si prostituiva pubblicamente per loro; il palazzo del Laterano era diventato una taverna impura dove gli ecclesiastici di tutte le nazioni disputavano a delle prostitute il prezzo dell’infamia. Mai prima dei preti e dei papi commisero tanti adulteri, rapimenti, incesti, scroccherie e omicidi; e mai l’ignoranza del clero è stata così grande come durante questo deplorevole periodo... In questo secolo si vide l’abominazione della desolazione nel tempio del Signore; e nella cattedra di S. Pietro, riverita dagli angeli, si vide sedersi gli uomini più empi, non pontefici, ma dei mostri” VUILLEUMIER Jean, Les prophéties de Daniel, Genéve 1906, p. 338.

Verso il 1120 HONORÉ d’Autun designava Roma con il nome di Babilonia. Inevitabile sive de praedestinatione et de libero arbitrio dialogus, pubblicato da CASSANDER Georges (1513-1566), Col. 1552, e riportato nelle sue Opere, Paris 1616, pp. 623-639.

Gerhoh von REICHERSBERG (1093-1169), in un opuscolo composto verso il 1161, De investigatione Antichristi, pubblicato da Pertz, Monumenta germaniae historica. Libelli, III, Hannover 1897, pp. 304-395, identifica 1a Babilonia apocalittica con Roma cristiana.

Bernard de MORLAIX, monaco di Cluny, che viveva, lui pure, nel XII secolo, ha tenuto lo stesso linguaggio nel suo De Contemptu mundi, París 1843. “I secoli d’oro sono passati, le anime pure non sono più; noi viviamo negli ultimi tempi; la frode, l’impurità, le rapine, gli scismi, le querele, le guerre, i tradimenti, gli incesti e gli omicidi desolano la Chiesa. Roma è la città impura del cacciatore Nimrod; la pietà e la religione hanno disertato le sue mura; ahimè! il pontefice o piuttosto il re di questa odiosa Babilonia calpesta l’Evangelo e il Cristo e si fa adorare come Dio” cit. da CHAVARD Fortuné, Le celibat, le prêtre et la femme, 6a ed. di Le celibat des prêtres et ses conséquences, Genève 1874, p. 328. Vedere anche J.H. HEIDEGGER, Histoire du Papisme, vol. I, Amsterdam 1685, pp. 132,133. Jules CLARAZ, Le mariage des prêtres, Paris 1911, p. 422.

Giovanni BURALLI da Parma (1208-1289), generale dei francescani dal 1247, dimissionario nel 1257, gioachimita, si è espresso nello stesso senso. Vedere Umberto COSMO, Giornale Dantesco, vol. VI, p. 110. “Consigliò ai rappresentanti del partito rigorista che non potevano osservare l’Evangelo nel seno di Babilonia di emigrare in Asia” SCHNUERER Gustav, L’Eglise et la Civilisation au Moyen Age, t. III, Paris 1938, p. 33.

Il francescano provenzale Pierre de Jean OLIEU (OLIVI), autore di un Commentario sulla Apocalisse, inedito, terminato un anno prima della sua morte nel 1297, attendeva la condanna della Chiesa carnale, che perseguitava i francescani spirituali. Sessanta articoli estratti dal suo libro furono censurati dai dottori di Roma, nel 1318, tra gli altri, gli art. 3 e 54 dove la Chiesa romana era identificata con la grande prostituta, e gli artt. 7 e 46, dove la Chiesa carnale e mondana era designata con il nome di Babilonia. Vedere BALUZE Étienne (1630-1718), Miscellanea Sacra, t. II, Lucca 1761, p. 269, sulla proposizione n. 54.

UBERTINO da Casale, nella sua opera Arbor Vitae Crucifixae, composta nel 1305 e pubblicata a Venezia nel 1485, annunciava “1a disfatta della prostituta di Babilonia, cioè della Chiesa carnale piena di ricchezza e di godimenti” CALLAEY Jean-Baptiste Auguste (in religione Frédégand), L’idéalisme franciscain spirituel au XIV siècle. Étude sur Ubertin de Casale, Louvain 1911, p. 67.


Si può dire la stessa cosa del francescano MICHELE da Cesena (1270-1342); vedere PACARD George, Description de l’Antichrist, Niort 1604, p. 175.

Jean de ROQUETAILLADE (RUPESCISSA), chiamato a comparire ad Avignone davanti al papa Clemente VI, non si preoccupò di dire che la Chiesa romana era la prostituta babilonese. Vedere HERVORDIA Henricas de, Liber de rebus memorabilioribus, sive Chronicon, ann. 1342, ed. August Potthast, Goett 1859, p. 266.

In un’opera latina, Commentario sull’Apocalisse, di autore ignoto, pubblicato a Venezia nel 1600 sotto il nome di Vital du FOUR, cardinale dal 1312, morto nel 1327, poi sotto quello di Alexandre de HALES, Paris 1647, infine inserito a torto nelle opere di S. BONAVENTURA, Trento 1773, che sostituì Giovanni Burelli nella guida dei francescani, Roma cattolica è designata come la Babilonia di Giovanni a causa della sua vanità, della sua mondanità e della sua simonia. DOELLINGER Ignace von riporta le parole di Vital du Four, che attribuisce a Bonaventura, che, a sua volta, aveva deplorato la corruzione della chiesa e il clero: “Un uomo pure come S. Bonaventura, che il papa aveva colmato di onori, e che, come generale del suo ordine e come cardinale, si trovava agganciato a Roma con i legami più stretti, non si è fatto alcuno scrupolo nel suo commentario sulla rivelazione di Giovanni, di dichiarare che Roma era la prostituta che inebriava i re e i popoli del vino della sua fornicazione, poiché, a Roma, dice, si riuniscono i principi e i dignitari della Chiesa che disprezza Dio, abbandonandosi alla deboscia, attaccandosi a Satana e predando i tesori di Cristo. Egli mostra in seguito come i prelati... contaminando con i loro crimini il clero e come questo, a sua volta, imitando l’esempio dell’alto a causa del suo orgoglio e della sua pigrizia avvelenata, renda miserabile l’intero popolo cristiano” Il Papato dalle origini fino al 1870, Mendrisio 1914; ed. francese, Paris 1904, p. 329, nota 327.


Il prete ceco Matthias JANOW (verso 1350-1393) ha presentato la Babilonia romana nelle sue Regulae veteris et novi Testamenti, Insbruck 1908-1913, soprattutto nel libro III, tr. 6: Tractatus de abominatione desolationis. Vedere KYBAL Vlastimil, Étude sur les origines du mouvement hussite en Bohème. Matthias de Ianov, in Revue Historique, n. 103, I trimestre, Paris 1910, p. 22.

Roma papale è stata identificata con Babilonia da Kornad von MEGENBERG nel suo trattato, Planctus Ecclesiae, pubblicato verso il 1337.

Nicolas ORESME, morto nel 1382, nel suo sermone pronunciato nel 1364 alla presenza di papa Urbano V e dei cardinali, riconosceva la Chiesa del suo tempo nella prostituta. Vedere FLACICH (FLACIUS ILLIRYCUS) Matthias, Catalogus testium veritatis, Frankfort 1573, fol. CCCXXVIII-CCCXXXII, ed. Lyon 1597, vol. II, p. 778-787. Wolf, o.c., t. I, p. 648-653.

Heinrich HEINBUCHE von LANGENSTEIN, o von HESSEN (1325-1397), ha scritto, Invectiva contra monstrum Babylonis, nel 1393. Vedere PASTOR Luigi, Histoire des Papes, vol. I, 6a ed., p. 170, n. 2; p. 172, n. 1; p. 187, n. 3.

In un’opera composta nel 1414 e 1415 Nicolas POILLEVILLAIN de CLÉMANGES (De Corr. Ecclesia Statu, Paris 1671, pp. 51,52), rettore dell’università della Sorbona di Parigi, applicava alla Chiesa cattolica il capitolo 17 e 18 dell’Apocalisse. Esortava: “Risvegliati tu dunque infine dal tuo lungo sonno, infelice sorella della sinagoga... sonda gli scritti dei profeti;... essi hanno parlato di te... Ma, supposto che le loro profezie si applichino ad altri, che penserai tu della tua propria profezia, dell’Apocalisse di S. Giovanni?... Ricorda e leggi la condanna della grande prostituta... e là contempla le tue azioni e i tuoi destini che verranno” cit. da È. Guers, o.c., p. 648.

Il francescano Johann HILTEN (1425-1500), di Fulda, dichiarava, a proposito dell’Apocalisse 17: “Questa prostituta è Roma” Opera Omnia, Biblioteca del Vaticano, Col. Palat. Lat. 1849, fol. 287. Che si tratti della Roma attuale è stato dimostrato da Leonid ARBUSOW, Die Einfuehrung der Reformation in Liv - Est - und Kurland, Leipzig 1921, p. 162.

Il domenicano Gerolamo SAVONAROLA (1452-1498) gridava in uno dei suoi sermoni: “Fuggi, o Sion, che dimori presso la figlia di Babilonia; fuggi lontano da Roma, poiché Babilonia significa confusione, e Roma ha messo la confusione in tutta la Scrittura, essa ha confuso tutti i vizi, essa ha tutto confuso. Fuggite dunque da Roma ed emendatevi” COMBA Emilio, I nostri Protestanti, vol. I, Firenze 1895, p. 476.

“Pietro BONAVENTURA sorse a Roma nel mese di maggio 1516... Questo predicatore compose uno scritto al Doge di Venezia. In questo scritto rappresentava la Chiesa romana sotto i tratti della donna dell’Apocalisse” MAÎTRE Joseph, La prophétie des papes attribuée à S. Malachie, Beaune 1901, p. 15 nota.

A seguito della presa di Roma da parte delle armate imperiali, Johannes STAPHILAEUS pronunciò un sermone per mostrare che la Babilonia cattolica aveva attirato su di sé i giudizi divini. “Sotto Clemente VII nel XVI secolo, Jean STAPHILÉE, vescovo in Dalmazia (1512-1528), osò dire a Roma stessa, e in un discorso indirizzato agli uditori della Rota, che Roma era, alla lettera, senza figura, la Babilonia predetta nell’Apocalisse” É. Guers, o.c., p. 468.

Nel 1524 appariva a Landshut uno scritto anonimo, Onus Ecclesiae, attribuito a Berthold PIRSTINGER, vescovo di Chiemsee dal 1508 a1 1525. Presentava un quadro dei costumi della Chiesa nel quale si esponevano le piaghe della Babilonia romana. Vedere Hans PREUSS, Die Vorstellungen vom Antichrist im spaeteren Mittelalter, Leipz 1906, pp. 47-49.

Nello stesso anno 1524 il francescano italiano Pietro COLONNA, detto GALATINUS (1460-1540), componeva il suo Commentario in Apocalisse inedito (Biblioteca Vaticana, cod. lat. 5567, f. 204,296-505), dedicato all’imperatore Carlo V, dove stigmatizzava la Chiesa carnale col nome di Babilonia.

La stessa identificazione è fatta da Francisco Melchor CONO (1509-1560). Per lui “Conosce male Roma chi pretende di guarirla”, poi cita Geremia 51:9: “Noi abbiamo voluto guarire Babilonia, ma essa non è guarita” Parecer (1555, 1736), p. 6. Vedere MENENDEZ Y PELAYO, His. de los Heter. Esp., V., 1947, p. 43.

Henry-Charles LEA (1825-1909), Chapters from the religion History of Spain, Philadelphia 1890, pp. 134-137, ha consacrato un lungo paragrafo al monaco agostiniano Manuel SANTOS de San Juan (BERROCOSA), condannato dall’Inquisizione di Toledo, nel 1758 e nel 1711 per aver detto che Roma era diventata una Babilonia, un ricetto di demoni e di vizi. Vedere Juan Antonio LLORENTE (1756-1823), Histoire critique de l’Inquisition d’Espagne, vol. II, Paris 1817, p. 429.

Concludiamo, scrive il maestro A.F. Vaucher, questo excursus ricordando un fatto: “Luigi XII ebbe delle gravi contese con Giulio II (1503-1513); irritato dalle pretese orgogliose di questo pontefice, fece coniare una medaglia sulla quale si leggono queste parole significative: “Nomen Babylonis perdam”, facendo così intendere che vedeva nella Roma dei papi la Babilonia di Apocalisse” PUAUX François, Histoire de la Révolution Française, vol. I, Paris 1859, p. 32.

Occorrerebbe un volume per enumerare tutti gli autori protestanti e la folla di commentatori e controversisti che hanno identificato Roma papale con Babilonia.

Tratto da "Quando la profezia diventa storia" - opera di un avventista.

By Agabo.

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