o, al contrario, credo che la natura di Dio sia conoscibile solo nella misura in cui questa viene rivelata, non oltre.
Io sono persuaso del fatto che alcune perfezioni divine (come ci insegna Paolo) siano ricavabili dagli enti creati e che anche la Rivelazione di Dio, essendo espressa in parole umane, sia vincolata da quel fondamentale criterio di intelligibilità che è il principio di non contraddizione, e che perciò al deposito della fede non appartenga solo quanto direttamente espresso nella Scrittura e nella Tradizione, ma anche tutte quelle verità che a ciò sono necessariamente legate. Per inciso, ritengo contraddittoria la teologia sostenuta da Losky (e dai suoi epigoni), lì quando questa si rifugia in un assurdo fideismo pur di non ammettere la necessità di fondare la distinzione delle ipostasi sulle reciproche relazioni di opposizione (quando proprio ai Padri Cappadoci dobbiamo l'idea della distinzione delle ipostasi tramite relazione, anche se questi non portarono tale intuizione fino alle sue estreme e logicissime conseguenze). Sul tema di rimando a quanto scritto da Padre Jean-Hervé Nicolas sull'argomento nel suo splendido manuale di Dogmatica.
Io credo che tu legga eventi e teologia del IV-V secolo alla luce della teologia del XX, o peggio del XV secolo. Dubito fortemente che Agostino o chiunque altro avesee una chiara e consapevole teologia della processione del Santo Spirito, non a caso nelle sue opere troviamo che ora procede dal Padre, ora dal Padre e dal Figlio, ora "principaliter" dal Padre.
Agostino aveva letto i Cappadoci (cosa che è stata ampiamente dimostrata da molti studi sull'argomento), aveva pertanto una buona conoscenza della pneumatologia orientale ed è proprio su questa che costruisce la propria. Da qui egli, infatti, fa leva sull'analogia entis per elaborare la sua interpretazione “psicologica” della Trinità, che tutto è tranne che primitiva e confusa. La variazione di terminologia, infatti, non testimonia la confusione dell'Ipponate, ma è un riflesso della sua profonda intuizione metafisica. Lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio, ma procede dal Figlio in quanto questi ha ricevuto tutto dal Padre, pertanto procede dal Padre principaliter, perché il Padre è la fonte della divinità.
Che poi esistesse nel V secolo una "teologia latina", lo considero pura fantasia, ma chi sarebbero questi teologi latini?
Quello che ti sfugge e che a prescindere dalla profondità speculativa dei latini questi credevano in una processione dello Spirito dal Padre e dal Figlio fin dal tempo di Tertulliano (vale a dire da sempre). Non si capisce perché, allora, parlare di una Chiesa indivisa unita nella fede comune quando i latini professavano una fede che, visto che per te la posizione di Fozio è l'unica che rispetti il dato tradizionale, li rendeva a tutti gli effetti degli eretici praticamente fin dal primo secolo (senza però che per altri sette secoli alcuno gli abbia fatto notare la cosa). Anche ammesso che i latini facessero confusione tra Trinità economica e Trinità immanente, visto che, a tuo avviso, questo è un dato basilare della fede, il discorso non cambia molto.
Il primo a dire qualcosa di vagamente originale è Leone Magno che, proprio perché due o tre cose le sapeva, certamente non era un filioquista come pure lo si è fatto passare (La Lettera di Leone a Turibio di Astorga (Denzinger 284), è stata composta da un falsario dopo il concilio di Braga (563) (vedi A. KUSTLE, Antipriscilliana, Fribourg 1905, p. 126, segnalato e ammesso nell’introduzione del Denzinger 284)
Il Denzinger non ammette la falsità del documento in oggetto, ma segnala il fatto Kustle ha messo in dubbio la sua autenticità. Il guaio è che questi lo ha fatto tramite argomenti estrinseci, per cui la questione è tutt'altro che chiusa.
La convivenza pacifica deriva dal fatto che se un lato parla e l'altro sta zitto non ci possono essere grandi motivi di litigio. La teologia latina semplicemente non esiste, è un favola gesuita che i latini avessero una pneumatologia filioquista cosciente in tempi precedenti all'VIII secolo.
Peccato che ci siano decine e decine di citazioni che dimostrano il contrario, tutte doviziosamente riportate e commentate da Congar nel suo più volte ricordato studio.
I greci non presero posizione contro i latini semplicemente perché non c'era nulla su cui prendere posizione. Da quel che sappiamo prima dell'incidente dei moanci di San Saba l'oriente tutto ignorava la questione del filioque che, come ha mostrato efficacemente Vittorio Peri, prima del 780 non esisteva se non come fenomeno locale e non ufficiale.
Davvero? Uhm... i greci hanno ignorato la posizione dei latini relativamente al Filioque fino al 780? A me sembra che tale affermazione sia palesemente smentita dal fatto che Massimo il Confessore, più di un secolo prima, ci riferisca delle accuse che alcuni greci avevano rivolto ai latini proprio a partire dal fatto che questi professavano il Filioque.
Secondo, la distinzione delle ipostasi è già relazionale, e lo è da subito, ben prima di Agostino. La distinzione delle ipostasi è solo relazionale.
Infatti ho detto esplicitamente che Agostino stesso riprende questo dato dai Cappadoci, solo che lui, tramite l'analogia entis, ne trae quelle che sono le necessarie conseguenze (poi approfondite ulteriormente da San Tommaso d'Aquino), dando al tutto una coerenza che manca nella posizione di Fozio.
Dubito che tutti i padri di Calcedonia avessero sul comodino il de Trinitate, anche perché se avessero voluto leggere su quell'argomento avevano a disposizione Basilio Magno, Gregorio di Nazianzo e Gregorio di Nissa, solo per fare tre nomi a caso. Non c'era certo bisogno di andare a leggere un'opera scritta in una lingua barbara che cita una bibbia mal tradotta, se vivi a Costantinopoli e parli greco. Penso sia banalmente questo il motivo. Agostino era un simbolo di episcopato forte contro il donatismo, contro le ingerenze del vescovo di Roma, contro i barbari ariani, ma non credo che nessuno lo considerasse un astro teologico in confronto ai suoi contemporanei orientali. Considera pure che è morto vecchissimo ed ha avuto tutto il tempo di diventare famoso per questi motivi, non certo per quelle righe (storte, per dirla con polymetis) su veri o presunti filioque.
Fammi capire: i Padri Conciliari indicano Agostino come un dottore della fede ortodossa pur non sapendo nulla della teologia del medesimo? A me sembra, onestamente, più plausibile l'idea che i Padri sapessero bene quale fosse la posizione espressa da Agostino relativamente alla processione delle ipostasi in quella che, sin da subito, fu considerata una delle sue opere teologiche principali e che lo considerassero ugualmente un dottore della fede ortodossa proprio perché non vedevano in questa nulla eretico (nonostante la sua posizione chiarissimamente filioquista).
Perché non ci fai vedere le fonti che dicono che Leone III era favorevole teologicamente al filioque? Questo sarebbe interessante, io conosco solo quelle (e sono tante) sulle famose lastre/scudi col simbolo senza filioque, che lascerebbero intendere il contrario.
Nella sua Epistola XV (PL 102, 131A), inviata alle Chiese orientali e avente come argomento proprio il Simbolo della fede, troviamo, ad esempio, scritto: “Spiritus sanctus plenus Deus a Patre et Filio procedens”.
Su Massimo il Confessore rimando al secondo articolo di Larchet, che discute tutte le citazioni in questione e risponde a quanto sollevato con estrema dovizia di particolari. Non essendo mio costume fare cutpaste selvaggio andatevelo a leggere.
Ho letto, ovviamente, l'articolo in oggetto e lo ritengo molto meno convincente di quanto scritto Congar (o da Maspero) sul medesimo argomento.