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Identificata" Babilonia la Grande"

Ultimo Aggiornamento: 11/05/2008 10:28
06/05/2008 14:30
 
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COMPRENSIONE DELLA PROFEZIA BIBLICA APOCALITTICA

Alcuni appunti
La scienza che studia i criteri da applicare per comprendere un’opera letteraria antica si chiama ermeneutica, “interpreto” .
Questo vocabolo nella Bibbia si trova in Luca 24:27 “spiegò”.

· L’applicazione del metodo ermeneutico per spiegare un testo antico prende il nome di esegesi, “guido”.
Non vanno dunque confuse tra loro ermeneutica e esegesi: la prima è un metodo, la seconda è l’applicazione di tale metodo e i suoi risultati.

· L’ ermeneutica biblica è l’insieme delle norme applicate per interpretare la Bibbia. La esegesi biblica è l’applicazione delle norme della ermeneutica biblica ed il risultato di tale applicazione.

L’ ermeneutica biblica si avvale di un insieme di dati oggettivi come: le lingue originali (l’ebraico e l’aramaico per l’Antico Testamento, il greco per il Nuovo), i generi letterari (ovvero le forme espressive caratteristiche in uso nel tempo in cui vide la luce lo scritto da interpretare), i contesti storico e socio-culturale in cui visse e operò lo scrittore. I dati linguistici, letterari,
storici e socio-culturali sono elementi comuni all’ermeneutica biblica e a quella letteraria comune.

· Poiché la Bibbia in quanto documento della Rivelazione divina occupa un posto unico nella letteratura di ogni tempo e luogo, l’ermeneutica biblica richiede fondamentalmente delle norme speciali che scaturiscono appunto dalla sua divina ispirazione (2Tm 3:16; 2Pie. 1:21).

· La divina ispirazione della Bibbia non è verificabile scientificamente: è una verità di fede. Per l’influenza dell’Illuminismo, nel XVIII secolo è sorta una nuova ermeneutica biblica che non tiene conto dell’ispirazione: la ermeneutica razionalistica o liberale.
· All' ermeneutica biblica liberale e all' esegesi biblica che ne risulta s’oppone l' ermeneutica biblica conservatrice con la sua esegesi.
· La Bibbia come prima interprete di sé stessa è il principio basilare dell’ermeneutica biblica conservatrice.
· Fra i 66 libri che la compongono, la Bibbia annovera due scritti apocalittici: Daniele 7-12 nell’Antico Testamento e l’Apocalisse di Giovanni nel Nuovo.
· Sotto il profilo formale, profezia classica e profezia apocalittica si distinguono per il diverso genere letterario.
a) Nei libri profetici ordinari (Isaia, Geremia, Ezechiele e i Dodici profeti minori) predomina la forma discorsiva (predizioni, promesse, rimproveri, invettive, esortazioni, appelli). Il senso è per lo più letterale.
b) I libri apocalittici (Daniele e l’Apocalisse) si distinguono per l’uso costante di un linguaggio figurato che conferisce loro un carattere di oscurità. La visione simbolica costituisce l’elemento fondamentale del genere apocalittico.

Profezia classica e profezia apocalittica si diversificano anche sotto il profilo dei contenuti.

Cattolici e parte dei Protestanti

I gesuiti spagnoli FRANCISCO RIBERA nel 1590 e LUIS DE ALCAZAR nel 1614 escogitarono insidiose interpretazioni delle profezie apocalittiche. Ribera insinuò che l’Anticristo era una figura individuale, un capo di stato infedele, che da Gerusalemme, nel tempo della fine, avrebbe agito empiamente contro i cristiani durante tre anni e mezzo letterali.
Il cardinale Roberto Bellarmino, famoso controversista, sostenne con grande energia le vedute di Ribera che divennero, e sono tuttora, la posizione ufficiale del cattolicesimo sulla figura profetica dell’Anticristo. L’espediente esegetico del Ribera prese il nome di ermeneutica futurista. Luis de Alcazar dal canto suo propose un’interpretazione agli antipodi rispetto a quella di Ribera. Secondo questa chiave di lettura tutte le predizioni dei due libri apocalittici finirono di adempiersi tra il tempo del tramonto della nazione giudaica e l’epoca della caduta dell’impero romano, e l’Anticristo non è altri che uno degli imperatori che perseguitarono i cristiani: Nerone, Domiziano o Diocleziano.

Questo modo di spiegare Daniele e l’Apocalisse è noto col nome di ermeneutica preterista o semplicemente preterismo. L’interpretazione futurista e quella preterista, questi due criteri ermeneutici contrapposti e contraddittori, espressi dalla Chiesa cattolica - spettacolo davvero sconcertante! – sorprendentemente raggiunsero lo scopo di confondere l’esegesi profetica protestante. I protestanti abbandonarono gradualmente l’interpretazione ortodossa (storicista).

Non tutti però: ci furono alcuni espositori, come JOSEPH MEDE, che non si lasciarono influenzare dall’ermeneutica fuorviante di Alcazar e ristudiarono l’intero ambito della profezia, reintrodussero, contro le vedute di Agostino, il millennio nel futuro e rivalutarono l’ermeneutica storica.

L’ermeneutica profetica storica conobbe tre momenti di lustro: i primi secoli del cristianesimo, il tempo della Riforma e della post-Riforma ed il primo Ottocento.
Su questo background globale si proiettano il risveglio dell’avvento nella vecchia Europa ed il movimento dell’avvento nel Nuovo Mondo durante il XIX secolo. Numerosi espositori indipendenti della parola profetica, specie in Europa, precorsero con le loro interpretazioni parallele il risveglio europeo ed il movimento americano.

Le ragioni dell’ermeneutica profetica storica

Apocalisse 1:3 Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino!
Apocalisse 1:19 Scrivi dunque le cose che hai viste, quelle che sono e quelle che devono avvenire in seguito,

Le profezie del libro Apocalisse riguardano la storia del mondo (intesa nel senso degli accadimenti in relazione col piano di Dio), a cominciare dai tempi di Giovanni fino alla fine dei tempi, con uno sguardo che va addirittura oltre il tempo: all’eternità dove i salvati vivranno sotto nuovi cieli e in una nuova terra.

Il libro stesso ci mostra che sia il metodo preterista che quello futurista sono errati. Il metodo storico è quello che permette di comprendere gli avvenimenti, descritti in chiave figurata, che avrebbero interessato la chiesa dalla morte dell’ultimo apostolo, Giovanni, fino al Ritorno in gloria di Cristo, il Giudizio e la nuova vita.

Il capitolo 17 di Apocalisse

La bella
La Babele dell’interludio è presentata nelle vesti di una donna, i cui tratti ricordano, nel suo contrario, la donna del capitolo 12 che rappresenta il popolo di Dio, ancora alle prese con la storia
di quaggiù. Entrambi hanno una dimensione cosmica, esse occupano un posto centrale nell’universo, sono associate al deserto (cfr. 17:3, 12:6,14) e al dragone (cfr. 17:3,7; 12:4,13).

Il contrasto tra le due figure femminili risalta in modo sconvolgente.
La prima donna era sospesa nel cielo e incoronata di stelle (12:1); la seconda è seduta sulle acque e si trova circondata da re debosciati (17:1,2).

La prima era perseguitata e oppressa dal dragone (12:4, 13-17); la seconda è unita al dragone (17:3) e opprime il popolo di Dio (17:6).

La prima era una profuga, sperduta nell’esilio (12:6); la seconda, istituzionalizzata, domina, vestita come una regina (17:4).

La prima, soffre per l’isolamento nel deserto (12:6,14); la seconda, festeggia nella città (17:4).

La prima è nutrita da Dio (12:6,14); la seconda è ebbra del sangue dei santi (17:6).

La prima è la madre del Messia (12:5) e del rimanente d’Israele (12:17); la seconda è la madre delle prostitute (17:5).

È chiaro ormai, che la donna del capitolo 17 è la perfetta antitesi di quella del capitolo 12.
La lezione insita in questo rapporto si esplicita alla luce della metafora coniugale. Nell’Antico Testamento, come abbiamo già considerato, Israele è spesso paragonato a una donna, alla sposa di Dio; e la sua infedeltà è assimilata all’adulterio e alla prostituzione. L’Apocalisse parla lo stesso linguaggio.

Le sette coppe del mondo
L’identità della prostituta dell’Apocalisse non rappresenta davvero un enigma. Non si tratta, né di una potenza pagana né di un potere politico. Nella linea delle immagini della Bibbia, la prostituta dell’Apocalisse simboleggia l’infedeltà del popolo di Dio. Nella prospettiva del Nuovo Testamento, si tratta di quella chiesa che ha deviato e si è compromessa con gli «amanti» della terra. Questa prostituta è d’altra parte esplicitamente identificata con la potenza di Babele. Il nome che la designa, «Babilonia la grande» (17:5), si riferisce alla sua natura religiosa, tradendone, nello stesso tempo, l’orgoglio e l’ambizione di prendere il posto di Dio.
Questa rivelazione è davvero sorprendente. Agli inizi dell’era cristiana, il profeta ne è completamente sconvolto. «Quando la vidi, mi meravigliai di grande meraviglia» (17:6).

By Agabo.
www.testimonigeova.com
[Modificato da Agabo 06/05/2008 14:35]
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