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Identificata" Babilonia la Grande"

Ultimo Aggiornamento: 11/05/2008 10:28
05/05/2008 13:00
 
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“Ma dààiiii! Che razza di consigli mi dai?”



Consigliato per rendersi conto di qual è la tecnica morale del debole usata per rivalersi contro il forte. La tattica del piagnisteo, il far sentire in colpa chi legittimamente domina, facendo diventare la parola “superiore” un termine impronunciabile in quanto non politically correct.
Ormai non conta il fatto che qualcuno sia in grado di confutare qualcun altro, perché non appena questo avviene, indipendentemente delle argomentazioni espresse, la tecnica del confutato è accusare quest’uomo di farsi “grande” e di avere manie di protagonismo. Nietzsche risponde semplicemente: se è il più grande, ha tutto il diritto di dirlo. E questo si badi bene n
Attualmente i nemici di Nietzsche hanno vinto, perché chi si crede un genio, e lo è, non più dirlo, altrimenti lo si accusa di essere un vanesio.
Il pensiero di Nietzsche è assai lineare e senza peli sulla lingua: se qualcuno è più grande, non deve farsi remore a dirlo, perché banalmente è vero. In questo senso a mio avviso questo post-cristiano corregge un’interpretazione distorta della morale evangelica. Gesù non dice che chi comanda non esiste, ma che chi comanda dev’essere come colui che serve. Cioè non “nessuno comandi”, ma “potere significa servizio”. Il cristianesimo genuino non deve negare l’eccellenza, e c’è differenza tra la legittima rivendicazione della statura di qualcuno dinnanzi allo scempio dell’errore e la vanità fine a se stessa.
Cito da Nietzsche, che come al solito ha dei toni volutamente provocatori, atei ed antisemiti, ma che deve far riflettere per il fondo di vero nella sua affermazione, al di là del rivestimento oltranzista che è tipico dei suoi scritti:

“I sacerdoti, come è noto, sono i nemici piú malvagi – e perché mai? Perché sono i piú impotenti. È a causa dell’impotenza che l’odio cresce in loro fino ad assumere proporzioni mostruose e sinistre, le piú intellettuali e venefiche. I massimi odiatori nella storia del mondo sono sempre stati i preti, e sono stati pure gli odiatori piú geniali – in confronto alla genialità della vendetta sacerdotale, ogni altra genialità può a stento essere presa in considerazione. La storia umana sarebbe una cosa veramente troppo stupida senza lo spirito che da parte degli impotenti è venuto in essa – prendiamo subito il piú grosso esempio. Tutto quanto è stato fatto sulla terra contro “i nobili”, “i potenti”, “i signori”, “i depositari del potere” non merita una parola in confronto a ciò che contro costoro hanno fatto gli Ebrei; gli Ebrei, quel popolo sacerdotale che ha saputo infine prendersi soddisfazione dei propri nemici e dominatori unicamente attraverso una radicale trasvalutazione dei loro valori, dunque attraverso un atto improntato alla piú spirituale vendetta. Questo soltanto si conveniva appunto a un popolo sacerdotale, a un popolo dalla piú compressa avidità di vendetta sacerdotale. Sono stati gli Ebrei ad avere osato, con una terrificante consequenzialità, stringendolo ben saldo con i denti dell’odio piú abissale (l’odio dell’impotenza), il rovesciamento dell’aristocratica equazione di valore (buono = nobile = potente = bello = felice = caro agli dèi), ovverossia “i miserabili soltanto sono i buoni; solo i poveri, gl’impotenti, gli umili sono i buoni, i sofferenti, gli indigenti, gli infermi, i deformi sono anche gli unici devoti, gli unici uomini pii, per i quali soli esiste una beatitudine – mentre invece voi, voi nobili e potenti, siete per l’eternità i malvagi, i crudeli, i lascivi, gl’insaziati, gli empi, e sarete anche eternamente gli sciagurati, i maledetti e i dannati!”... Sappiamo chi ha raccolto l’eredità di questa trasvalutazione giudaica... Riguardo alla mostruosa e smisuratamente funesta iniziativa che gli Ebrei hanno assunto con questa dichiarazione di guerra, la piú radicale di tutte, ricordo quanto ebbi a scrivere ad altro proposito– che ha inizio cioè con gli Ebrei la rivolta degli schiavi nella morale, quella rivolta che ha alle sue spalle una storia bimillenaria e che oggi non abbiamo piú sotto gli occhi per il semplice fatto che – è stata vittoriosa...” (F. Nietzsche, Genealogia della morale, Milano, 1984, Adelphi, pp. 21-23)


“D'accordo, per esempio, dovrebbe avere delle solide competenze bibliche, cose che a te sono del tutto aliene.”



Mio caro, non basta “conoscere la Bibbia”. Se tu voi vedere nella Bibbia la profezia di eventi al di fuori della Bibbia, cioè che appartengono alla storia umana, si presume che oltre alla Bibbia, tu conosca quali siano questi eventi della storia. Puoi anche conoscere a memoria un testo profetico, ma se ignori la storia umana non puoi vedere delle correlazioni tra ciò che è dentro il testo e ciò che è fuori da esso. Quindi, da capo, per poter pretendere di giudicare duemila anni dis cristianesimo, che straordinaria conoscenza della storia pretendi di avere tu, del tesstuto evenemenziale, e delle intepretazioni storiografiche, e delle profonde motivazioni che hanno spinto all’azione centinaia di migliaia di persone? Sei all’altezza del compito? Davvero hai l’arroganza di dire che conosci così bene duemila anni di storia da poter etichettare il tutto semplicemente e banalmente un’esperienza umana con infininiti risvolti col titolo “Babilonia la Grande”?


“cose che a te sono del tutto aliene.”



Aliene? Traduco il greco dei Vangeli da quando a 16 anni la mia professoressa di greco del liceo ci introdusse alla filologia neotestamentaria. Tra l’altro, il fatto che Babilonia la Grande sia Roma imperiale è un fatto dato talmente per assodato che, e lo ricordo bene, persino sulla nostra antologia di greco del liceo, nel brano dell’Apocalisse in esame, era riportata questa lettura (e ce l'ho ancora per chi volesse la scansione). Onde evitare spiacevoli equivoci non sto dicendo “è così perché lo diceva il mio libro del liceo”, sto dicendo: “questa cosa è data talmente per assodata e scontata che i curatori dei libri scolastici arrivano addirittura a metterla sui testi per le scuole superiori, come qualsiasi altra conoscenza comune ed acquisita”.
Io il Vangelo lo posso leggere, tu non credo, non più di quanto un tedesco possa leggere la Divina Commedia (a meno che qualcuno non osi dire che la traduzione è il testo). Ma del resto, per capire l’abisso tra una lingua antica e le sue traduzioni, e il perché sin dalla quarta ginnasio ti insegnino “tradurre è tradire”, bisogna averne fatta esperienza, altrimenti non c’è alcuna possibilità di spiegarlo all’interlocutore.



“Ma, siccome non riesci e non riuscirai a distrarmi con le tue tecniche da sofista, ti ricordo che tu hai dato dell'ignorante a molti cattolici, preti, suore, cardinali e papi (chi di noi due è il vero anticlericale?),”



Allora non cogli… come già detto, non ho nessun problema a dire che LO SONO, e non a caso solitamente stanno a fare il loro lavoro e non pretendono di giudicare duemila anni di storia del cristianesimo senza aver fatto studi universitari di storia. Come già detto non vedo nulla di offensivo, o di insolito, nel fatto che la gente non conosce la storia medievale, perché come ripeto in questa società ognuno ha i suoi capi . Io non so nulla di medicina, e se mi metto a parlare di una miracolosa cura contro il cancro un medico ha tutto il diritto di darmi dell’ignorante, perché io lo sono in quella materia.


“Una persona intelligente sa fare una sana discriminazione tra le cose meritevoli di ritenere "a memoria".”



Ma qui non si tratta di cose da “sapere a memoria”, sono conoscenze base che sono il minimo necessario per affrontare tutto il resto. Non ti ho chiesto un elenco di venti nomi a caso, come se questa gente non avesse fatto niente. Chi conosce la storia medioevale si ricorda gli eventi salienti di ogni secolo e dunque sa perfettamente mettere in ordine i papi ad essi collegati, diversamente da così la sua conoscenza della storia è insufficiente, approssimativa, evenemenziale ed internettiana.


“In campo di personaggi, libri, episodi biblici ed altro ancora sono un "Pico delle Mirandola", ma non vado in giro a vantarmene. Che dici, la merito una piccola laurea, almeno "ad honorem"”



E allora datti a forgiare sermoni edificanti di morale, non a giudicare la storia altrui.

Ad maiora
[Modificato da Polymetis 05/05/2008 13:07]
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
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