"quando dici ad esempio: "conoscere il nome di DIO equivale a possederlo" "
Sta semplicemente facendo un discorso di storia della mentalità. Nelle cultura antiche conoscere il nome di qualcosa, siccome i nomi in teoria esprimono l'essenza delle cose, significa poter controllare la cosa stessa. Per questo uno dei più frequenti attribuiti di Dio tra i mistici di tutto il mondo è "inneffabile", "senza nome", perché poter parlare di qualcosa, o addirittura poterlo nominare, significa averlo inquadrato, averlo "normalizzato". Infatti quale compito affida il Signore all'uomo nel giardino dell'Eden? Dare il nome agli animali, e dandogli un nome, potendoli finalmente inquadrare in discorsi e azioni, l'uomo li controlla, diventa il signore del creato.
Aveva capito tutto Dionigi l'Areopagita quando affermò che ogni attributo se riferito a Dio in realtà è sempre "umano, troppo umano", perché non c'è paragone tra quello che degli attribuiti significano sulla terra e quello che invece fa Dio. Ad esempio: "Dio è amore", come dice Giovanni. Ma quest'Amore è qualcosa di totalmente diverso dall'Amore come lo intendiamo e pratichiamo noi uomini, è qualcosa di più eccelso, e dunque Dionigi diceva giustamente "Dio è Amore, ma Dio non è Amore, Dio è più che Amore".
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)