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Diluvio e zoologia

Ultimo Aggiornamento: 13/12/2004 19:04
20/10/2004 17:35
 
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Datazioni e fondamentalismo

Achille sai benissimo che una fonte del genere non la si può trovare già solo per il fatto che per la scienza l'uomo esiste già più di 50 000 anni, quindi già non coincide con la cronologia della bibbia. Ora sta ad ogniuno di noi nel voler credere alla scienza o nella bibbia quale verace parola di Dio.

Ora non cambiare argomento. Si parla qui della terra e non dell'età dell'uomo. E stiamo parlando di tempi che da punto di vista geologico sono recentissimi: 43 secoli non sono letteralmente nulla, infatti, se paragonati all'età del pianeta. Ora voler sostenere che 43 secoli fa la terra fosse pressoché pianeggiante e non esistessero catene montuose elevate è una completa assurdità, del tutto insostenibile dal punto di vista scientifico. E anche la tua risposta è scontata e del tutto prevedibile: i fondamentalisti ragionano così, non accettano nessuna prova o evidenza che si discosti dalla loro interpretazione della Bibbia. Seguendo la stessa 'logica', c'è chi dice (con argomentazioni altrettanto 'valide') che la terra esiste da soli 6.000 anni (cfr. http://www.creazionismo.org/).
E non c'è verso di convincerli che la scienza ha dimostrato che le cose stanno diversamente. Idem per i "credenti nella terra piatta", per chi sostiene che gli animali fino al Diluvio erano tutti erbivori,... ecc., ecc....

A proposito di datazioni, copio incollo dal sito:

Per sostenere che il Diluvio è avvenuto nel 2370 a.C., oltre che gli storici — secondo i quali le più antiche civiltà precedono di secoli tale data — i Testimoni devono sfidare anche le datazioni archeologiche e geologiche che si basano su metodi scientifici, come il metodo del radiocarbonio: «Questo metodo si basa sul fatto che il carbonio 14 (C14), un isotopo radioattivo del carbonio, rappresenta una piccola proporzione del carbonio dell’atmosfera, dei fiumi, dei laghi e degli oceani e quindi di tutti gli esseri viventi. Fintanto che un organismo rimane in vita, la proporzione di carbonio radioattivo rimane costante. Ma quando un organismo muore non riceve più nuovo radiocarbonio 14, così che il rapporto tra il carbonio 14 e quello non radioattivo (C12 e C13) diminuisce gradualmente, col degradare del carbonio radioattivo in azoto. Occorrono 5.700 anni perché il carbonio 14, presente in ogni essere vivente, si dimezzi diventando azoto, poi altri 5.700 per la metà del rimanente e così via. Stabilendo la percentuale di carbonio radioattivo che rimane nei resti animali o vegetali e confrontandola con quella che si trova negli organismi viventi, gli scienziati possono stabilire da quanto tempo il carbonio 14 è andato decadendo e, quindi, da quanto tempo l’organismo in questione è morto».
Teoricamente questo metodo dovrebbe permettere di stabilire con notevole precisione l’età di un reperto. Esistono tuttavia alcuni fattori che complicano il procedimento e rendono il metodo meno affidabile di quanto si possa pensare. La prima difficoltà consiste nel fatto che la quantità di radiocarbonio presente in qualsiasi oggetto è talmente piccola che gli attuali strumenti non riescono a calcolarla in maniera assolutamente esatta. Gli scienziati devono procedere a un certo numero di misurazioni per ciascun oggetto e poi fare una media dei risultati; la datazione che si ottiene è quindi soltanto probabile, non certa. Per questo motivo le datazioni del carbonio 14 vengono in genere scritte con l’aggiunta di un fattore "più o meno", che rappresenta la deviazione standard dalla media ottenuta. Per esempio, se un campione viene datato 1425 a.C. ± 75, questo significa che vi sono due probabilità su tre che l’oggetto in questione abbia un’età compresa tra il 1350 e il 1500. Se si raddoppia la deviazione standard fornita assieme alla datazione, le probabilità che l’oggetto rientri in quell’arco di tempo salgono a più di nove su dieci.

Un altro problema legato a questo metodo di datazione riguarda il fatto che l’ammontare della concentrazione di C14 nell’atmosfera non è rimasto costante nel corso delle varie epoche. Possono anche avvenire delle contaminazioni con carbonio più recente, sia sul posto (per esempio da infiltrazioni d’acqua o intrusioni di radici di piante più recenti) sia durante gli scavi, per lo spostamento subìto, o durante la lavorazione del campione.

Comunque, grazie a delle verifiche incrociate — cronologia basata sugli anelli degli alberi, datazioni della termoluminescenza e oggetti datati con documentazione certa — è stato dimostrato che per gli ultimi 1200 anni il margine di errore per le datazioni al C14 è inferiore al due per cento.

L’errore aumenta per il materiale più antico, come fa notare anche la Watch Tower: «[Si è scoperto] che la velocità con cui il carbonio radioattivo si forma nell’atmosfera non è rimasta costante nel tempo, e che questo metodo non è attendibile se si datano oggetti anteriori al 2000 a.E.V. circa». (Libro "Creazione", p. 97).

Per gli oggetti datati 3000 e 4000 a. C., in effetti, la differenza tra le datazioni col C14 e quelle con gli anelli degli alberi arriva a ottocento, mille anni. Ma anche un simile margine di errore non consente di spostare tutti gli insediamenti più antichi a dopo il 2370, anno in cui, secondo i TdG, sarebbe avvenuto il Diluvio. Per esempio i più antichi strati di Gerico sono stati datati con il radiocarbonio al 6250 e 5850 circa a.C., mentre gli strati più bassi di Çatal Hüyük e Hacilar, in Anatolia, hanno avuto datazioni rispettivamente al 6385 ± 101 e 5614 ± 92.
Quello che poi la Watch Tower dimentica di precisare è che per l’era precristiana le datazioni al C14 — come è stato dimostrato con la prova degli anelli degli alberi — tendono a risultare troppo recenti e mai troppo antiche! Ciò significa che un oggetto datato al 3.500 a.C. (circa) con il metodo del radiocarbonio, in realtà risale al 4300 a.C. (circa). Pertanto, l’errore nella datazione al C14 aumenta anziché risolvere i problemi legati alla cronologia dei TdG.

Saluti

[Modificato da Achille Lorenzi 20/10/2004 17.57]

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