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eluana ce l'ha fatta

Ultimo Aggiornamento: 09/02/2009 17:20
16/11/2008 20:00
 
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“La sfumatura che hai evidenziato non fa una grinza sebbene il mio accento era rivolto piuttosto alla manifestazione della volontà, al valore ad essa attribuito e alla sua attuazione sic et sempliciter. In altri termini, ritengo che uno dei nodi da sciogliere (in un futuro dibattito) sia proprio questo. La volontà espressa dal socio AIDO, nonostante sia stata manifestata in epoca più o meno remota dall’evento luttuoso (e, quindi, quando il soggetto è ancora in vita) trova soddisfazione, ha valore.!”

Nel caso che io proponevo l’argomentazione sul fatto che occorresse essere sicuri del fatto che le volontà fossero attuali, dipendeva unicamente dal fatto che si sta parlando di privare qualcuno della sua vita, mentre come è noto un cadavere cui espiantano gli organi non ha nulla da perdere. E’ la posta in gioco, cioè la vita umana, che non permette di privare qualcuno della vita senza sapere cosa vuole in quel momento, e, dal più punto di vista, non permette di privare della vita neppure se questa persona ci dicesse davvero che in quel momento vuole morire. Ma, quanto al caso in esame, basti pensare a quanta gente dice che vuole morire, e poi va davvero sulla terrazza di un palazzo per buttarsi di sotto, ma quanti poi fanno il salto? Come ripeto è proprio la meditazione ad essere nemica in questo caso: perché razionalmente puoi sapere che la tua vita fa schifo, e che vuoi morire, ma poi non ti butti: il tuo attaccamento alla vita ti impedisce di farlo, anche se razionalmente ti sei prospettato qualcosa di diverso.

“C’è da osservare anche che l’espianto di organi non sempre avviene “da morto”; è notizia recente di una ragazza che vive grazie al trapianto di rene donato dalla stessa madre (ancora vivente).”

Non capisco cosa c’entri con l’argomento in esame. E’ ovvio che non abbiano espiantato il rene alla madre perché dieci anni prima lei ha detto che avrebbe donato in rene alla figlia bensì perché, nell’hic et nunc, ha deciso di farle questo dono, perfettamente viva e perfettamente in grado di decidere.

Per Trainello

“Una persona in coma vegetativo è e rimane una persona (altrimenti non avrebbe nemmeno senso parlare, come fanno i genitori della ragazza, di quello che lei avrebbe voluto che fosse fatto nella situazione in cui si trova), in quanto è solo per ragioni contingenti (derivanti dalla limitatezza delle nostre capacità mediche) che questa non può tornare a vivere una vita cosciente.”

In effetti quello che dici è paradossale. La medicina un giorno troverà un modo per curare queste cose, ed è irrilevante che lo sappia fare adesso oppure no. Fra cent’anni, quando esisterà una cura, che cosa si dovrebbe dire di chi è stato guarito da uno stato vegetativo? Che mentre era in quelle stato aveva smesso di essere una persone e poi è tornato ad essere persona? E non invece, molto più coerentemente, è e sarà sempre una persona perché non si può smettere di esserlo? Eluana è come una musicista, cui si sia rotto il flauto con cui suonava, ma alcuni credo che Elunua sia il flauto con cui suonava e dunque dalla rottura del flauto vorrebbero dedurre che Eluana non c’è più. Questa prospettiva funzionalista crea tutta una serie di aporie che i bioetici sostanzialisti hanno messo in luce da tempo.
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
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