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Peccato originale: c'entra il sesso?

Ultimo Aggiornamento: 05/06/2008 23:35
28/05/2008 22:48
 
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Ricordo che quando ero piccola una vecchietta che abitava vicino casa mi disse che il peccato originale consisteva nell’atto sessuale tra Adamo ed Eva.
Allora non ci feci molto caso, ma poi quando abbracciai la fede dei TdG, ripensando a ciò che mi disse quella vecchietta mi veniva da ridere perché imparai che non era assolutamente l’atto sessuale bensì la disobbedienza a Geova che condannò Adamo ed Eva, infatti fu Dio stesso a dir loro di “riempire la terra” e per far questo dovevano per forza avere rapporti sessuali (l'atto sessuale non aveva quindi nessuna implicazione col peccato originale).

Oggi, leggendo da un libro di antropologia veterotestamentaria l’argomento “L’uomo e la sua Hybris”, mi ritrovo questa trattazione:


“Ora, per comprendere l’entità propria del peccato dei primogenitori la nostra analisi deve prendere le mosse dall’asserzione subdola del serpente che induce Eva alla caduta (gen. 3:4,5) << Ma il serpente disse alla donna: - non morirete affatto. Anzi Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male>>. La comprensione delle ultime tre frasi è la via necessaria per individuare più da vicino la natura del primo peccato.
… Le affermazioni del serpente del v.5 vanno interpretate sullo sfondo della qualifica introduttoria e programmatica dell’animale come essere “astuto”, v.1. Ciò significa che quanto il serpente dice è ambiguo e ha un doppio senso.
Tale ambiguità è contenuta nella frase “conoscere il bene e il male”.
Esternamente l’espressione sembra designare una facoltà esclusiva di Dio, ma può pure indicare un po’ eufemisticamente la conoscenza dei fenomeni propri della sfera sessuale, tra cui il pudore come forma di reazione a tale consapevolezza.
La donna e l’uomo trasgrediscono il divieto divino, abbagliati dalla possibilità di possedere una conoscenza che li innalzi al livello di Dio. Ma proprio nell’atto della disobbedienza si manifestano insieme l’astuzia del serpente e il significato effettivo della sua frase.
Vediamo più da vicino i possibili significati dell’espressione “conoscere il bene e il male”.
Dal punto di vista teorico la frase potrebbe significare una conoscenza universale: l’espressione polare “bene e male” è << un modo di dire stereotipo, per il nostro incolore ‘tutto’>>.
La frase può venire intesa anche qui in un’accezione molto ampia così da designare una conoscenza senza barriere come quella propria di Dio. Appunto il suo carattere d’illimitatezza e di genericità alletta e seduce la donna.
Su un piano strettamente linguistico <> ha un significato molto più concreto: designa la conoscenza propria dell’età adulta (2 Sam. 14:17; 1 Re 3:9) essa non è ancora posseduta dai bambini (Deut. 1:39; 1 Re 3:7; Isa 7:15,16; Ger. 4:22) e viene meno nella vecchiaia (2 Sam. 19:36).
Essa coincide con il periodo della maturità sessuale e può designare, per antonomasia, proprio la particolare conoscenza riferentesi al mistero del sesso.
In quast’ultima accezione <> designa soprattutto la trasformazione effettiva ed emotiva che avviene ad un giovinetto quando passa dalla fanciullezza all’adolescenza. Ai suoi occhi la sfera del sesso, che fino ad allora s’era presentata come neutra, per cui la nudità non era oggetto né di ripugnanza né d’attrazione, come per incanto si carica improvvisamente di emotività e diventa un polo d’attrazione intensa e di ripulsa istintiva.
Nell’ebraico di Qumran la nostra frase è attestata in diretta connessione con la maturità sessuale: <> (IQSa 1:8-11)…
La trasgressione del comando divino è motivata così dalla Hybris dell’uomo: questi si ribella non accettando il limite stabilito da Dio alla sua conoscenza e al suo potere e tenta l’avventura della conquista del cielo…
Il frutto mangiato opera il miracoloso cambiamento promesso, ma nel senso inteso dall’astuto serpente.
E’ come se i loro occhi fossero stati chiusi fino allora. La loro sfera sessuale, anteriormente percepita in una sfera d’incoscienza e d’indifferenza, Gen. 2:25, ora si carica d’una luce passionale completamente nuova, Gen. 3:7.
La loro naturale nudità, improvvisamente, diventa oggetto di vergogna. … Nasce l’eros, che s’insedia prepotente nelle profondità della psiche umana. Esso d’ora in poi sarà una forza motrice e insieme tiranna della persona.
Adamo è come il Prometeo greco e l’Ulisse dantesco: ha voluto emanciparsi dal Creatore costituendosi un territorio di sovranità autonoma mediante la forza d’un conoscere-potere divini. Ma ora porta nel suo corpo come una ferita aperta e inguaribile inflittagli in quel fallito assalto al cielo: la libido, il turbamento e la passionalità del sesso.
(dal libro “Temi di Antropologia Teologica” - TERESIANUM - Roma 1981, pp. 57-60)

Dopo questa lettura ho constatato che quella vecchietta non aveva dunque tutti i torti a citare l’atto sessuale.
Da questa trattazione si capisce che il peccato originale non è proprio l’atto sessuale in sé e per sé ma il non aver voluto rispettare i limiti stabiliti da Dio per l’uomo. A quanto pare però le conseguenze del peccato si collegano bene a quello che mi diceva la vecchietta!

Non so se crederci o no, fatto sta che ne sono rimasta allibita.

Voi che ne pensate?



[SM=g1543902] Maripak

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Nell'era dell'imbroglio universale, dire la verità diventa un atto anticostituzionale (G.Orwell)


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