L’analogia col sonno è una totale perdita di tempo che affligge la filosofia da diversi millenni. Il sonno è uno stato fisico, impensabile senza il nostro corpo: un’anima che dorme non ha il benché minimo senso. Inoltre sembri avere una concezione del sonno vecchia di millenni: nel sonno la tua mente lavora, rimette a posto tutti i dati che gli sono capitati durante il giorno, ed è quello che chiamiamo sonno. Inoltre c’è sempre un grado di guardia, di attenzione, infatti le persone si svegliano se chiami il loro nome con un numero x di decibel, mentre non si svegliano se allo stesso numero di decibel chiami il nome di un’altra persona. In cosa dovrebbe consistere dunque il sonno dell’anima? Quella che tu delinei è una non-esistenza che chiami sonno: ma sonno di che cosa? Dell’anima? Ma se l’anima è proprio ciò che fa sì che noi siamo quello che siamo, cioè non qualcosa di fisico che può addormentarsi ma per l’appunto la consapevolezza di essere noi stessi, come può questa consapevolezza venire meno e tuttavia parlare di anima che è ancora via? L’anima non è un qualcosa a cui si può aggiungere o meno l’autocoscienza come accessorio: è l’autocoscienza.
“teoria ma è biblicamente fondata”
Cosa vuol dire biblicamente fondata? Tu credi che la Bibbia abbia dei pareri? Sarebbe come sostenere che il Qohelet e Paolo avessero la stessa opinione in fatto di anima, un problema concordistico che possono avere solo i fondamentalisti protestanti per i quali la Bibbia è la fonte autosufficiente della parola di Dio e dunque non possono permettersi di immaginarla contraddittoria al suo interno.
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)