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Gesù ebreo nei sinottici e nella storia

Ultimo Aggiornamento: 30/07/2007 23:16
12/06/2007 23:30
 
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Salve a tutti,un mio collega di lavoro aveva con sè un libro che parlava della figura di Gesù..il titolo era Inchiesta su Gesù di Mauro Pesce e Corrado Augias..gli ho fatto alcune domande sulla vita di Gesù,e lui mi ha risposto con convinzione che Gesù era un ebreo,nonostante lui sia un cattolico credente.. sono curioso di leggere questo libro,ma dovrò aspettare il mio collega che finisca di leggerlo tutto :D
Siccome io di natura sono molto impaziente,è come dicevo mi sono molto incuriosito, ho fatto delle ricerche su internet per approfondire sull'argomento..vorrei anche discuterne con voi,anke perke sono un tipo ke piace valutare le cose e quindi se mi permettete voglio riportare quì il link...[Tratto da un intervento presso l'Amicizia Ebraico Cristiana di Torino, 28 maggio 1997] con il titolo "Gesù ebreo nei sinottici e nella storia"

[SM=x570892]

www.nostreradici.it/Gesu_ebreo.htm



12/06/2007 23:34
 
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“lui mi ha risposto con convinzione che Gesù era un ebreo,nonostante lui sia un cattolico credente”

Perché dici “nonostante”?
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perke ke io sappia la religione cattolica nega ke Gesù sia morto da ebreo..ma da cristiano [SM=x570872]
12/06/2007 23:44
 
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"perke ke io sappia la religione cattolica nega ke Gesù sia morto da ebreo"

Cosa vorebbe dire questa frase? Gesù è nato e morto ebreo, ma non capisco come il suo essere ebreo possa dirci qualcosa sul fatto che sia o no ciò che i cristiani pensano di lui, cioè che è Dio. Se con "era ebreo", vuoi dire "non ha mai pensato d'essere Dio", allora sì, per la Chiesa Gesù non era ebreo. Ma siccome questo significato di "ebreo" non mi risulta, Gesù è vissuto da ebreo, rispettoso della legge, e l'ha portata a compimento.

Ad maiora
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12/06/2007 23:51
 
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cmq l'hai letto il link ke ho riportato?..io sinceramente nn ne capisco molto è mi piacerebbe approfondire l'argomento..cmq io ero convinto ke se l'avessi detto ad un prete ke Gesù era un ebreo mi avrebbe preso a ceffoni [SM=x570867]
12/06/2007 23:58
 
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cmq riporto qui anke un intervista di un famoso biblista..

Per Giuseppe Barbaglio, biblista tra i più noti e letti in Italia, l’uomo dei vangeli è un ebreo figlio del suo tempo e della sua terra, presenza scomoda, ieri come oggi.

Professor Barbaglio, perché sottolineare l’ebraicità di Gesù?
Direi per tre motivi distinti. Primo: Gesù era un ebreo, non un cristiano, e un ebreo di Galilea, un uomo cioè di villaggio e di cultura contadina. Secondo: per rendere giustizia alla sua collocazione reale: Gesù di Nazaret non è stato un’isola; la sua crescita e socializzazione è avvenuta nel mondo ebraico del primo secolo. Terzo: per amore ecumenico, in quanto egli è veramente colui che uno studioso ebreo, Ben Chorin, ha messo come titolo di un suo libro: "Gesù nostro fratello".

Che cosa ci può dire oggi la ricerca storica, onestamente condotta, di Gesù? Essa non pretende di dirci in modo esaustivo chi è stato realmente Gesù; ci permette invece di rispondere a questa domanda: che cosa possiamo dire noi oggi di lui, sulla base delle testimonianze antiche in nostro possesso, criticamente vagliate, cioè valutate sulla loro attendibilità storica.

Quali sono gli aspetti storicamente più certi della figura di Gesù? Potrei parlare delle certezze della sua esistenza, della sua morte in croce per iniziativa del prefetto romano di Giudea, Ponzio Pilato, nel decennio 26-36, del fatto che egli apparve allora come un esorcista e un guaritore, e questo a detta di amici e nemici, ma anche che fu un parabolista eccezionale, cioè un creatore abile di brevissime fiction narrative, e un saggio che si è espresso sovente con proverbi, aforismi, sentenze, detti icastici. Ma vorrei insistere su ciò che, a mio avviso, più caratterizza la sua immagine storica: è stato l’evangelista, cioè il portatore della lieta notizia al popolo; con lui e attraverso la sua azione è sorta l’alba della regalità divina, capace di dare una sterzata alla storia.

Le ragioni della storia e quelle della fede certo non devono sovrapporsi, ma nella sua ricerca è emerso qualche conflitto?
Sì, in due casi abbastanza chiari. Anzitutto il dato storico altamente probabile, se non certo, che Gesù è nato a Nazaret; non per nulla è stato chiamato il nazareno e il profeta di Galilea. Ma la fede cristiana, a partire dai Vangeli dell’infanzia di Matteo e di Luca, lo ritiene nato a Betlemme, la città di Davide. In secondo luogo, la famiglia di Gesù era numerosa: quattro fratelli, Giacomo, Giuda, Simone, Giuseppe, e delle sorelle. Ora la tradizione cristiana, che parte da Girolamo, ha trovato l’escamotage di ritenerli dei cugini e, strano a dirsi, non si parla delle sue sorelle come cugine, per salvare la verginità perpetua di Maria. Ma si tratta di una spiegazione che ha poche possibilità di essere buona.

Come si può stabilire se le testimonianze antiche meritano credibilità nei dati che ci trasmettono?
Le testimonianze antiche su di lui sono molte: di lui ci parlano autori romani, come Tacito, Svetonio e Plinio il Giovane, scrittori greci, come il filosofo Celso, lo storico ebreo Giuseppe Flavio, la tradizione rabbinica del Talmud babilonese, soprattutto scritti cristiani, cioè Paolo, gli evangelisti canonici, ma anche i vangeli apocrifi. La difficoltà sta nella valutazione dell’attendibilità storica degli scritti cristiani che sono libri di fede, non storia propriamente detta. Ma non mancano criteri rigorosi in proposito; accenno a uno solo, quello dell’imbarazzo della comunità cristiana davanti ad alcuni dati, che tuttavia non può fare a meno di tramandare. Così è del battesimo di Gesù per mano del Battista: un battesimo di penitenza per un Gesù che la fede cristiana già nei primi anni riteneva senza peccato; altrettanto del tradimento di Giuda Iscariota: uno dei dodici scelti da Gesù come rappresentanti del popolo di Dio delle dodici tribù d’Israele, che egli è venuto a riunire.

Ma per un credente la ricerca storica riveste un particolare interesse? Sì, perché mette in chiaro lo spessore umano e terreno di colui che il credente ritiene il figlio di Dio. Se i cristiani avessero specificato meglio la loro credenza nel figlio di Dio fattosi uomo, confessandolo appunto figlio di Dio fattosi ebreo, diventato un galileo, forse, o senza forse, le responsabilità cristiane circa l’antigiudaismo secolare sarebbero state minori.


13/06/2007 10:11
 
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Re:

Scritto da: Kurt_Cobain_ 12/06/2007 23.37
perke ke io sappia la religione cattolica nega ke Gesù sia morto da ebreo..ma da cristiano [SM=x570872]




Anche se corrispondesse al vero che la Chiesa insegnasse così (ma dubito), a decidere chi è ebreo e non, sono gli ebrei e non altri, mi sembra anche un pochetto ovvio :-)
E' ebreo chi nasce da madre ebrea. Gesù dunque era ebreo. L'ebraicità non si cancella in alcun modo, è connaturata alla persona, non è uno status revocabile nè con la conversione ad altra religione, nè con scomunica o altro; tutto questo poichè l'ebraismo non è solo una religione e gli ebrei non sono una semplice comunità di "credenti", ma un "popolo" con una "legislazione", una "lingua" (l'ebraico) e una "terra" (anche se a lungamente ne sono rimasti privi); per cui si può essere ebrei credenti ed osservanti, o anche agnostici o persino atei, convertiti al cristianesino o al buddismo. E' un paradosso, ma funziona così.

Shalom
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13/06/2007 12:47
 
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“Per Giuseppe Barbaglio, biblista tra i più noti e letti in Italia”

Giuseppe Barbaglio creda una contrapposizione che non esiste, per me “ebreo, non un cristiano” vuol dire poco, che perché essendo costui considerato il Dio del cristianemo non può essere un cristiano. Dovrebbe farsi confessare e fare la cresima? E’ ridicolo. Ad ogni modo Barbaglio se non erro è morto poco tempo fa. Sul libro di Augias e Pesce, su alcune sua affermazioni giudicate riduzionistiche, c’è stato un ampio dibattito. Ti linko alcuni articolo con recensioni cattoliche:

www.db.avvenire.it/avvenire/edizione_2006_11_18/articolo_700...
(La recensione di R. Cantalamessa, è la più completa)

www.sanpaolo.org/fc/0703fc/0703fc88.htm
(di Mons. Ravasi)

www.et-et.it/articoli2006/a06i29.htm
(V. messori)


freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=43257&idd=...
(Una recensione del mio amico Teodoro)
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13/06/2007 13:43
 
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Scritto da: Kurt_Cobain_ 12/06/2007 23.37
perke ke io sappia la religione cattolica nega ke Gesù sia morto da ebreo..ma da cristiano



Non è che ti stai confondendo con la storia di costantino che è stato battezzato poco prima della sua morte?

Gesù è nato ebreo e morto ebreo, osservante della legge di Mosè (ma comunque andando oltre).

Come poteva Gesù essere cristiano? Il cristianesimo è il compimento della religione ebraica e delle promesse che Dio aveva fatto al suo popolo.

Non si tratta di due religioni fondamentalmente distinte come potrebbero essere cristianesimo e islam. La differenza stà nel fatto che i cristiani hanno riconosciuto la venuta di Cristi, gli ebrei no.

---

Poiché tu hai detto: «O SIGNORE,tu sei il mio rifugio»,e hai fatto dell'Altissimo il tuo riparo,
nessun male potrà colpirti,né piaga alcuna s'accosterà alla tua tenda.
--
“La Chiesa vive!
Eccone la prova; eccone il respiro, la voce, il canto.
la Chiesa parla, la Chiesa prega, la Chiesa cresce, la Chiesa si costruisce.
La Chiesa vive!”
13/06/2007 14:13
 
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"Il cristianesimo è il compimento della religione ebraica e delle promesse che Dio aveva fatto al suo popolo."

Sarebbe più opportuno dire "per noi cristiani il cristianesimo è il compimento della religione ebraica"

"Non si tratta di due religioni fondamentalmente distinte come potrebbero essere cristianesimo e islam."

Sono distinte eccome. E' meglio dire che non sono separate

"La differenza stà nel fatto che i cristiani hanno riconosciuto la venuta di Cristi, gli ebrei no."

Diciamo meglio: la maggior parte degli ebrei no. E' esistito un giudeo-cristianesimo, e ancora oggi ci sono conversioni.
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"Il cristianesimo è il compimento della religione ebraica e delle promesse che Dio aveva fatto al suo popolo."

Sarebbe più opportuno dire "per noi cristiani il cristianesimo è il compimento della religione ebraica"



Beh certo...da parte loro non è così



"Non si tratta di due religioni fondamentalmente distinte come potrebbero essere cristianesimo e islam."

Sono distinte eccome. E' meglio dire che non sono separate



Intendevo l'evidente continuità tra le due religioni. Si tratta di due stadi diversi ma comunque indissolubilmente legati. Come disse Giovanni Paolo II riferendosi agli ebrei, sono i nostri "fratelli maggiori"


"La differenza stà nel fatto che i cristiani hanno riconosciuto la venuta di Cristi, gli ebrei no."

Diciamo meglio: la maggior parte degli ebrei no. E' esistito un giudeo-cristianesimo, e ancora oggi ci sono conversioni.



Un conto sono i convertiti, che diventano a tutti gli effetti cristiani accettandone dottrine e Tradizioni, un conto sono i giudeo-cristiani. Sinceramente non ne conosco la figura ma penso si tratti di ebrei che, mantenendo il nome e le tradizioni ebraiche ritengono Gesù come Messia.
Non credo siano identificabili come ebrei comunque. Sarebbe come dire che uno è cristiano anche se ancra aspetta la venuta del vero Messia.
[SM=g27828]
Emanuele

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Poiché tu hai detto: «O SIGNORE,tu sei il mio rifugio»,e hai fatto dell'Altissimo il tuo riparo,
nessun male potrà colpirti,né piaga alcuna s'accosterà alla tua tenda.
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la Chiesa parla, la Chiesa prega, la Chiesa cresce, la Chiesa si costruisce.
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Re:

Scritto da: Emanuele139 13/06/2007 14.30

"Il cristianesimo è il compimento della religione ebraica e delle promesse che Dio aveva fatto al suo popolo."

Sarebbe più opportuno dire "per noi cristiani il cristianesimo è il compimento della religione ebraica"



Beh certo...da parte loro non è così



"Non si tratta di due religioni fondamentalmente distinte come potrebbero essere cristianesimo e islam."

Sono distinte eccome. E' meglio dire che non sono separate



Intendevo l'evidente continuità tra le due religioni. Si tratta di due stadi diversi ma comunque indissolubilmente legati. Come disse Giovanni Paolo II riferendosi agli ebrei, sono i nostri "fratelli maggiori"


"La differenza stà nel fatto che i cristiani hanno riconosciuto la venuta di Cristi, gli ebrei no."

Diciamo meglio: la maggior parte degli ebrei no. E' esistito un giudeo-cristianesimo, e ancora oggi ci sono conversioni.



Un conto sono i convertiti, che diventano a tutti gli effetti cristiani accettandone dottrine e Tradizioni, un conto sono i giudeo-cristiani. Sinceramente non ne conosco la figura ma penso si tratti di ebrei che, mantenendo il nome e le tradizioni ebraiche ritengono Gesù come Messia.
Non credo siano identificabili come ebrei comunque. Sarebbe come dire che uno è cristiano anche se ancra aspetta la venuta del vero Messia.
[SM=g27828]
Emanuele




L'ebreaismo è una religione, con la sua storia, le sue tradizioni, le sue articolazioni interne (ebrei ortodossi, riformati, conservativi....), ma gli ebrei moderni si ritengono anche un popolo, e nel caso degli ebrei "sionisti" moderni, persino "una nazione" (in senso otto/novecentesco). I nazisti ritenevano addirittura, ridicolmente, gli ebrei "una razza".
Dunque se sul piano religioso un aderente alla religione israelita non può essere cristiano, sul piano civile un ebreo può essere ateo, agnostico, cristiano, musulmano, buddista....
Nel protestantesimo anglosassone esiste il movimento degli "ebrei per Gesù". Rita Levi Montalcini non è credente, eppure si considera appartenente al "popolo" e alla "cultura" ebraica.

Shalom
****************************
"Fiume inesauribile della grazia, Spirito Santo, Tu che rimetti i peccati, ricevi la nostra preghiera per il mondo, per i credenti e gli increduli, come per i figli della rivolta: e conducili tutti nel regno eterno della Santa Trinità. Che sia vinto da Te l'ultimo nemico, la morte, e che il mondo, rinascendo attraverso il fuoco purificatore, canti il cantico nuovo dell'immortalità: Alleluya!"
13/06/2007 21:22
 
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Scritto da: PFrancesco 13/06/2007 19.38

L'ebreaismo è una religione...


L'ebraismo è un apparato religioso, ma non è solo un apparato religioso. Non è facile definire cosa sia l'ebraismo, persino per un ebreo :-)

...con la sua storia, le sue tradizioni, le sue articolazioni interne (ebrei ortodossi, riformati, conservativi....), ma gli ebrei moderni si ritengono anche un popolo,


Gli ebrei, in verità, nella storia non si sono "mai" definti in realtà in relazione a un "credo religioso". Si sono definti come "popolo". Un popolo che vanta una sua propria produzione di: regole, usi e costumi, principi e pratiche rituali, legislazione e cultura testuale ect... Una produzione che riguarda la sua identità culturale che si è costruita nel tempo attraverso tutti questi "fattori".
E' questo, che da "sempre" gli ebrei dicono di se stessi, e non solo quelli "moderni" :-)





...e nel caso degli ebrei "sionisti" moderni, persino "una nazione" (in senso otto/novecentesco).

Forse confondi il popolo ebraico con lo Stato di Israele. Un ebreo può essere cittadino israeliano come invece non esserlo affatto. La maggioranza degli ebrei, ad esempio non lo è.
Io sono "ebrea" cittadina "italiana", non israeliana.



I nazisti ritenevano addirittura, ridicolmente, gli ebrei "una razza".



Si, molto ridicolo, effettivamente!



Dunque se sul piano religioso un aderente alla religione israelita non può essere cristiano,


Un ebreo può benissimo convertirisi al cristianesimo o al buddismo, ma sempre ebreo rimarebbe per il suo popolo, seppure si sia allontanato dalla tradizione religiosa di Israele (non lo Stato Israeliano, ma "Israele" inteso come "popolo ebraico"). Inoltre potrebbe sempre e cmq tornare su i suoi passi, fare teshuvà ovvero "ritorno" alla sua comunità originaria di appartenenza.


E' cosa piuttosto complessa da spiegare, ma vale la pena perderci tempo, per evitare grossolani fraintendimenti :-)

Shalom
Topsy

13/06/2007 22:12
 
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Re:

Scritto da: Topsy 13/06/2007 21.22
Scritto da: PFrancesco 13/06/2007 19.38

L'ebreaismo è una religione...


L'ebraismo è un apparato religioso, ma non è solo un apparato religioso. Non è facile definire cosa sia l'ebraismo, persino per un ebreo :-)

...con la sua storia, le sue tradizioni, le sue articolazioni interne (ebrei ortodossi, riformati, conservativi....), ma gli ebrei moderni si ritengono anche un popolo,


Gli ebrei, in verità, nella storia non si sono "mai" definti in realtà in relazione a un "credo religioso". Si sono definti come "popolo". Un popolo che vanta una sua propria produzione di: regole, usi e costumi, principi e pratiche rituali, legislazione e cultura testuale ect... Una produzione che riguarda la sua identità culturale che si è costruita nel tempo attraverso tutti questi "fattori".
E' questo, che da "sempre" gli ebrei dicono di se stessi, e non solo quelli "moderni" :-)





...e nel caso degli ebrei "sionisti" moderni, persino "una nazione" (in senso otto/novecentesco).

Forse confondi il popolo ebraico con lo Stato di Israele. Un ebreo può essere cittadino israeliano come invece non esserlo affatto. La maggioranza degli ebrei, ad esempio non lo è.
Io sono "ebrea" cittadina "italiana", non israeliana.



I nazisti ritenevano addirittura, ridicolmente, gli ebrei "una razza".



Si, molto ridicolo, effettivamente!



Dunque se sul piano religioso un aderente alla religione israelita non può essere cristiano,


Un ebreo può benissimo convertirisi al cristianesimo o al buddismo, ma sempre ebreo rimarebbe per il suo popolo, seppure si sia allontanato dalla tradizione religiosa di Israele (non lo Stato Israeliano, ma "Israele" inteso come "popolo ebraico"). Inoltre potrebbe sempre e cmq tornare su i suoi passi, fare teshuvà ovvero "ritorno" alla sua comunità originaria di appartenenza.


E' cosa piuttosto complessa da spiegare, ma vale la pena perderci tempo, per evitare grossolani fraintendimenti :-)

Shalom
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Per la verità il sionismo moderno nasce prima dello Stato di Israele, ovviamente, e non si riduce ai soli cittadini dello Stato di Israele (quelli che erano già in TerraSanta, quelli che hanno fatto aliyah, i loro discendenti), altrettanto ovviamente. E come ultimo, ancora ovviamente, vi è anche un ebraismo ortodosso "antisionista" che considera Israele una profanazione, come persino in Israele vi sono ebrei "post-sionisti", "asionisti", "antisionisti", fra cui taluni intellettuali, come gli storici revisionisti ("nuovi storici").

Shalom
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"Fiume inesauribile della grazia, Spirito Santo, Tu che rimetti i peccati, ricevi la nostra preghiera per il mondo, per i credenti e gli increduli, come per i figli della rivolta: e conducili tutti nel regno eterno della Santa Trinità. Che sia vinto da Te l'ultimo nemico, la morte, e che il mondo, rinascendo attraverso il fuoco purificatore, canti il cantico nuovo dell'immortalità: Alleluya!"
13/06/2007 22:45
 
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Scritto da: PFrancesco 13/06/2007 22.12


Per la verità il sionismo moderno nasce prima dello Stato di Israele, ovviamente, e non si riduce ai soli cittadini dello Stato di Israele (quelli che erano già in TerraSanta, quelli che hanno fatto aliyah, i loro discendenti), altrettanto ovviamente. E come ultimo, ancora ovviamente, vi è anche un ebraismo ortodosso "antisionista" che considera Israele una profanazione, come persino in Israele vi sono ebrei "post-sionisti", "asionisti", "antisionisti", fra cui taluni intellettuali, come gli storici revisionisti ("nuovi storici").

Shalom





Si, corrisponde a verità. L'idea sionista prende copro ben prima della nascita dello Stato Israeliano. Il sionismo nacque dai movimenti di liberazione nazionale nell'Europa del XIX secolo e dell'emancipazione degli ebrei introdotta dalla rivoluzione francese del 1789. Più precisamente, sorse nella mente di un giornalista, Theodor Herzl, che aveva scritto un suo programma politico in un volumetto dal titolo "Lo Stato ebraico", pubblicato in Europa nel 1895.
Lo Stato di Israele è sorto come un moderno Stato laico, non confessionale; questo ha suscitato l'amarezza e lo sdegno di alcune frange ebraiche ultra-orotodosse (anti-sioniste) che non ne riconosco la leggittimità.
Il mandato attribuito dalla Società delle Nazioni alla Gran Bretagna (1920-1948) ha fatto si che gli inglesi avevano preso a legiferare intensamente nei più svariati campi in terra d'Israele, sicchè, anche i giuristi locali israeliani furono sottoposti ad una formazione di stampo anglosassone, operando con mentalità britannica. La legislazione inglese, ha dunque finito con il costituire la fonte dei principali motivi di incompatibilità tra diritto ebraico(Torah/Talmud/halackhà ect...) ed diritto israeliano odierno.

Shalom!
Topsy

13/06/2007 23:29
 
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" Un conto sono i convertiti, che diventano a tutti gli effetti cristiani accettandone dottrine e Tradizioni"

Mi sfugge l'accenno a "tradizioni". Di fatto, i primi a convertirsi al cristianesimo furono proprio gli ebrei, ma ciò non ebbe ricadute sulle loro tradizioni che infatti continuarono a celebrare, anzi, se non fosse stato per il Concilio di Gerusalemme l'ala d'accordo con Giacomo le avrebbe imposte anche ai convertiti dal paganesimo. Certo, i cristiani avevano già le propri tradizioni peculiari, come l'Agape eucaristica, e questo non lo nego.

"un conto sono i giudeo-cristiani. Sinceramente non ne conosco la figura ma penso si tratti di ebrei che, mantenendo il nome e le tradizioni ebraiche ritengono Gesù come Messia."

Intendevo i convertiti di Gerusalemme, cioè i primi cristiani provenienti dall'ebraismo. Esiste sia un giudeo-cristianesimo ortodosso sia uno eterodosso.

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Ho stampato alcune frasi di Mauro Pesce tratte dal libro "Inchiesta su Gesù" che riportero a poco a poco..sono alcuni aspetti della vita di Gesù che danno concretezza alla sua ebraicità.. E perché i cristiani non mettono in pratica i suoi insegnamenti ebraici..

Gli studi sull’ebraicità di Gesù non soltanto sono proseguiti,ma hanno avuto larga accettazione negli stessi ambienti cattolici,anche se resta nei fedeli una certa diffidenza nei confronti dell’argomento,che molti evidentemente affrontano con disagio.Più di recente ,Harold Bloom ha scritto nel suo Gesù e Yahvè
<>.La novità,un importante novità,verificatasi nell’ultimo mezzo secolo di studi biblici,è stata proprio il recupero ,la riscoperta,dell’ebraicità di Gesù,laddove in precedenza l’antiebraismo cristiano tendeva a farne addirittura un critico della religione ebraica.
I testi evangelici,letti con attenzione e senza preconcetti,dimostrano quanto profondamente Gesù sentisse la propria ebraicità.La sua osservanza della Legge era così profonda e partecipe da fare della sua pietà religiosa una condizione necessaria per cercare di capire chi egli sia stato veramente.Molte sue idee e parole,molte sue azioni si comprendono solo se si vede come manifestazioni del suo ebraismo.Accade però che,a partire dalla seconda metà del II secolo,i suoi seguaci,nella stragrande maggioranza,non furono più gli ebrei e il suo messaggio,per conseguenza,cominciò a essere interpetrato alla luce di una nuova teologia.Il professor Pesce,offre numerosi esempi della sua ebraicità di Gesù,della sua osservanza dei riti,dei precetti dettati dalla Torah,in particolare nella preghiera.Ne anticipiamo uno che riguarda le prescrizioni alimentari così come le troviamo nel libro della Bibbia chiamato Levitico 11,1-8(si prega di leggere)
Quasi nessun cristiano rispetta ormai le prescrizioni dela Bibbia che pure,in quanto Antico Testamento,dovrebbero avere la stessa forza cogente dei vangeli.Fino a qualche decennio fa si erano mantenute alcune blande pratiche di digiuno e di cibi chiamati <>,poi progressivamente scomparse con l’avvento della società dei consumi.Altri elementi,particolarmente forti,che rendono riconoscibili l’ebraicità di Gesù,sono il modo,l’intensità,le formule delle sue preghiere,a partire da quella toccante invocazione che chiamiamo,dalle sue prime parole,Padre nostro.In questo quadro possiamo porci ,infine,l’ulteriore domanda di quale significato abbia l’episodio dei mercanti scacciati dal Tempio,sicuramente uno dei più famosi dell’intera narrazione evangelica.Rientra anch’esso nel quadro della sua ebraicità del suo protagonista?Dobbiamo scorgervi un significato religioso? O non ha,invece,un connotato politico o magari allegorico?
Giovanni, per esempio,nel suo vangelo,il più tardo dei quattro canonici,sembra propendere per un’interpetrazione di questo tipo.Ma noi sappiamo che in quel tempio,come del resto in tutti tempi dell’antichità,si facevano sacrifici immolando animali,piccoli o meno piccoli.Gesù intendeva contrastare questa tradizione? O lo digustavano le contrattazioni che di necessità dovevano avvenire nella compravendita degli animali? O le speculazioni che i mercanti,con la connivenza dei sacerdoti,organizzavano?



14/06/2007 22:43
 
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La contrapposizione tra ebraicità e non-ebraicità di Gesù è vecchia e stantia: per il cristiano il cristianesimo è il compimento dell’ebraismo, dunque è ovvio che, tralasciato il formalismo, in Gesù la sostanza dell’ebraismo rimanga immutata e anzi ne porti a compimento l’essenza più profonda.
Sfortunatamente, essendo il giudaismo ortoprassi, dubito che ciò che io considero formalismo sarebbe considerato in questa maniera da un ebreo, perché è la tradizione e il restare nel solco delle usanze dei padri ciò che manda avanti il sentire ebraico.
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Io continuo con la lettura:Non c’è una sola idea o consuetudine,una sola delle principali iniziative di Gesù che non siano integralmente ebraiche.Egli crede in un Dio unico,e nel mondo antico questa è una caratteristica tipica degli ebrei.Oggi il monoteismo è molto diffuso è i cristiani non percepiscono più la fede in unico Dio come una caratteristica culturale ebraica.Nel primo secolo invece la principale differenza fra gli ebrei e gli altri popoli era il loro rifiuto del politeismo.Credere in un solo Dio comportava per ogni ebreo,compreso Gesù,una serie di conseguenze:Dio è creatore dell’universo e distinto da esso,guida la storia degli uomini,parla attraverso i profeti,si è rivelato a Mosè sul Sinai,ha concluso con il popolo un’alleanza,sigillata dalla Legge,che ne deve guidare la vita,la Bibbia ebraica riporta le sue parole.Tutti i concettifondamentali espressi da Gesù sono ebraici:il regno di Dio e la redenzione,il giudizio finale,l’amore per il prossimo.Egli crede come un ebreo fariseo alla resurrezione dei corpi e non come un greco solo all’immortalità dell’anima.Gesù rispetta la legge religiosa ebraica:mangia secondo le regole bibliche,veste rispettando le tradizioni,compie pellegrinaggi al Tempio di Gerusalemme,osserva la Bibbia e la crede ispirata da Dio,prega il Signore secondo i tempi prescritti.Si sente un giudeo,diverso dai samaritani.Distingue l’umanità in due blocchi,da un lato gli ebrei dall’altro le genti,i gentili,i cosiddetti pagani.Ritiene essere stato inviato da Dio a predicare solo agli ebrei e non ad altri.
Il cristianesimo attuale è una religione separata da tempo dell’ebraismo,quindi i cristiani non si rendono conto molte loro idee sono in realtà ebraiche;leggendo i vangeli non percepiscono più l’ebraicità di Gesù perché quelle idee le sentono come cristiane.Inoltre alcune azioni di Gesù vengono ancora interpetrate come cristiane all’ebraismo mentre non lo sono affatto.Si pensa, per esempio,che Gesù abbia abolito o criticato il riposo del sabato,ma no è vero,dipende solo da una lettura sbagliata è preconcetta dei vangeli.Si pensa che Gesù,cacciando i mercanti dal Tempio e l’inizio di una nuova religione;il suo atto si inquadra,invece,nello spirito di un zelante ebreo,e diversi testi ci indicano che Gesù considerava normali,anzi doverosi i sacrifici che nel tempio si compivano.Se si vuole davvero conoscere Gesù ,bisogna togliere gli occhiali cristiani e guardarlo con occhi ebraici.Faccio l’esempio delle prescrizioni alimentari.Nessun cristiano rispetta più le leggi alimentari dell Bibbia.I cristiani mangiano la carne del maiale e di tutti quadrupedi che non ruminano e non hanno lo zoccolo fesso,mescolano derivati del latte con derivanti della carne,ignorano prescrizioni e divieti dalla Bibbia nel libro di Levitico.Gesù non ha mai rifiutato queste norme,anzi le rispettava.Sono i cristiani dopo di lui che le hanno trascurate.I cristiani però pensano che quel capitolo della parola di Dio sia superato.Gesù invece non lo considerava tale e rispettava alla lettera le prescrizioni della Torah,comprese queste.Un altro esempio è la preghiera.Ai tempi di Gesù un ebreo aveva ore particolari da dedicarvi.Doveva dire,per esempio,due volte al giorno,al mattino e alla sera,una preghiera fondamentale nota come Shemà Israel(Ascolta Israele).Noi sappiamo che Gesù si alzava presto al mattino per pregare.E’ un'altra testimonianza del suo rispetto dell’ebraicità non solo come fatto culturale,ma come pratica religiosa.Gesù è un uomo ebreo che non si sente identico a Dio.Non si prega Dio se si pensa di essere Dio.Il richiamo alla preghiera è in lui fortissimo.Ogni volta che deve prendere una decisione,prega cercando di capire che cosa Dio gli chieda.C’erano due tipi di preghiere nell’ebraismo del tempo:quella di tipo istituzionale,che si faceva in piedi e in cui ogni singolo ebreo si sentiva unito all’intero popolo,e quella di tipo personale,che si faceva faccia a terra,all’incirca come fanno i mulsumani oggi.Nel Getsemani Gesù prega faccia a terra come qualsiasi ebreo che rivolga una pressante invocazione personale a Dio.

[Modificato da Kurt_Cobain_ 14/06/2007 23.00]

[Modificato da Kurt_Cobain_ 14/06/2007 23.01]

14/06/2007 23:09
 
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Questo brano invece è tendenzioso, e così l'ha commentato Giuseppe De Rosa su "La civiltà cattolica":



(...)Quello che a noi sembra assolutamente inaccettabile proprio sul piano della storia è la frattura che il prof. Pesce pone tra il «Gesù della storia» (il «Gesù ebreo») e il «Gesù della fede» (il «Gesù cristiano») scomparso «sotto la coltre fitta della teologia». In realtà, questa frattura non esiste.

Indubbiamente Gesù è stato ebreo: è stato circonciso l’ottavo giorno dopo la nascita secondo la Legge; gli è stato posto un nome ebraico (Jehoshua, che significa «Dio salva»); da bambino ha frequentato ogni sabato la sinagoga del suo paese (Nazaret), dove ha imparato la Sacra Scrittura; compiuti i 12 anni è andato in pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme; come tutti gli ebrei adulti (fossero anche scribi famosi) ha esercitato un mestiere manuale. L’unico aspetto che lo ha distinto è stato il fatto che non si è sposato. Quando poi ha lasciato il suo paese per iniziare il ministero di predicatore itinerante, la prima cosa che ha fatto è stata andare da Giovanni il Battezzatore e, come altri ebrei, si è fatto battezzare da lui. Ha voluto restringere la sua predicazione al popolo d’Israele.

Gesù dunque è stato «ebreo», ma dobbiamo contraddire il prof. Pesce quando afferma che Gesù non ha criticato la religione ebraica; che non c’è nessuna sua idea o consuetudine, nessuna sua iniziativa che non sia integralmente ebraica; che tutti i concetti da lui espressi siano ebraici; che Gesù rispettava alla lettera tutte le prescrizioni della Torah, comprese quelle riguardanti gli alimenti.

Quanto alla religione ebraica, o meglio, quanto alla Torah, certamente Gesù l’ha ritenuta espressione della volontà di Dio, ma da una parte ne ha corretto talune interpretazioni che ne davano gli scribi, come nel caso del korban: «Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini» (Mc 7,8); dall’altra, ha ricondotto il divorzio, permesso dal Deuteronomio (24,4), al genuino progetto originario di matrimonio, affermando che l’uomo non deve separare quello che Dio ha congiunto nell’atto creativo dell’uomo e della donna (cfr Gn 1,27; 2,24). Ma quello che è più importante e significativo è che Gesù non intende «abolire la Legge» ma «darle compimento» e quindi metterne in luce le esigenze profonde, che vanno assai al di là di quanto «fu detto agli antichi» (Mt 5,17-31). Circa gli alimenti, che il Levitico divideva in puri e impuri, Gesù, dice Marco, «dichiarava mondi tutti gli alimenti» (Mc 7,19), rilevando che «non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo» (Mc 7,15).

In conclusione Gesù, sulla scia dell’antica Legge, proclama una Legge nuova, che non contraddice la prima, ma la compie, chiedendo, ad esempio, di «non opporsi al malvagio», di «amare i nemici» e di «pregare per i persecutori» (Mt 5,39.44): cose certo che la Torah non prescriveva. Quanto all’osservanza del sabato, Gesù si discosta profondamente dagli scribi e dai farisei, proclamando che «il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato» (Mc 2,27). Perciò è lecito compiere guarigioni e strappare le spighe per nutrirsi in giorno di sabato. Ugualmente scandalosa è la condotta che Gesù tiene con i pubblicani, i peccatori, le donne di malaffare. Tutte cose che mostrano che Gesù è, sì, un «ebreo», ma che esce fuori dai quadri dell’ebraismo del suo tempo. Non si comprende perciò, come si possa affermare che non c’è nulla in Gesù che non sia «integralmente ebraico».


Gesù e il Padre


Meraviglia anche l’affermazione che Gesù pregava perché non si sentiva identico a Dio: «Non si prega Dio — afferma Pesce — se si pensa di essere Dio» (p. 28). La preghiera di Gesù, fatta spesso nella notte, è un colloquio «filiale» col Padre, a cui Gesù si rivolge col termine affettuoso di abbà (un termine che non si trova — salvo che ci sia sfuggito — nel volume che stiamo presentando). Eppure è un termine di grandissima importanza, che ci fa penetrare nella vita interiore di Gesù, o meglio, nel «mistero» della sua coscienza «filiale». In realtà, Dio è il «Padre suo», in maniera diversa da quella di essere Padre di tutti gli uomini, per cui parlando ai discepoli egli dice «Padre mio» (Mt 7,21) e «Padre vostro» (Mt 6,26), e non dice mai «Padre nostro», ponendo cioè, sullo stesso piano se stesso e i suoi discepoli. (..)



Ma c'è una cosa a dir poco sconvolgente:

"Gesù è un uomo ebreo che non si sente identico a Dio.Non si prega Dio se si pensa di essere Dio."

Questa è una boiata stratosferica, una confusione tra trinitarismo e sabellianesimo. Per i cattolici Gesù non è il Padre.

Ad maiora
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Re:

Scritto da: Polymetis 14/06/2007 23.09




Ma c'è una cosa a dir poco sconvolgente:

"Gesù è un uomo ebreo che non si sente identico a Dio.Non si prega Dio se si pensa di essere Dio."

Questa è una boiata stratosferica, una confusione tra trinitarismo e sabellianesimo. Per i cattolici Gesù non è il Padre.

Ad maiora

la preghiera del Padre nostro spiega quasi tutto..quanto avrò + tempo la posterò....

[Modificato da Kurt_Cobain_ 14/06/2007 23.14]

[Modificato da Kurt_Cobain_ 14/06/2007 23.15]

[Modificato da Kurt_Cobain_ 14/06/2007 23.17]

15/06/2007 08:04
 
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A Gesù dobbiamo fra l’altro la composizione di una delle preghiere più belle,che va sotto il nome di Padre nostro.
Il padre nostro è,anche da un punto di vista storico,importantissimo;grazie a questa preghiera possiamo ancora oggi penetrare un po’nella sua mente.Questa preghiera ci è in parte pervenuta in lingua aramaica.Anche il Padre nostro si apre con l’invocazione:sia santificato il tuo nome,venga il tuo regno.E’ un ulteriore elemento che dimostra quanto Gesù fosse radicato nella religiosità ebraica.Nella seconda parte del Padre nostro c’è poi una frase di enorme importanza.Gesù insegna ai suoi discepoli a dire << rimetti a noi i nostri debiti,come noi li rimettiamo ai nostri debitori >> Poiché è indubbio che sia stato Gesù a formulare questa preghiera,la frase mostra chiaramente quale concezione egli avesse della remissione dei peccati.I peccati vengono rimessi non in virtù della sua morte,bensì attraverso un rapporto triangolare fra l’uomo,Dio e il suo prossimo.Tu,Dio padre,rimetti a me i miei debiti così come noi li abbiamo rimessi Matteo usa il passato,non il presente "li rimettiamo" ai nostri debitori.Gesù non dice :Dio rimette i peccati perché io Gesù Cristo morirò per i peccati degli uomini.E’ un ulteriore elemento che ci fa capire la differenza fra il Gesù cristiano:il Gesù cristiano è quello di cui san Paolo dice: << Cristo è morto per i nostri peccati secondo le scritture>>.Il Gesù ebreo dice:è Dio che rimette i peccati.C’è un’evoluzione non piccola come si vede fra Gesù ebreo e Gesù come lo hanno rappresentato i cristiani.Quando ha insegnato il Padre nostro,egli non pensava di dover morire per i peccati degli uomini.Da questo punto di vista la ricerca storica ha un compito essenziale,che le teologie delle Chiese non possono eliminare.Il Padre nostro insomma suona come una preghiera integralmente ebraica.Non solo perché si rifà al Kaddish,ma anche perché non ha nulla di cristiano.Qualsiasi ebreo religioso la potrebbe recitare senza dovessi per questo convertire al cristianesimo.In questa preghiera Gesù non è mai nominato.Egli non ha alcuna funzione di salvezza dell’umanità.Gesù ha insegnato a pregare ai suoi discepoli in modo integralmente ebraico,esortandoli a rivolgersi direttamente a Dio,con i concetti tradizionali dell’ebraismo:la santificazione,l’attesa del regno di Dio,il rispetto della sua volontà,il perdono delle trasgressioni,la fiducia assoluta nella provvidenza di Dio come Padre.Il grande riformatore Melantone ha sintenizzato il modo cristiano di conoscere i suoi benefici.(benefici di salvezza,naturalmente).Un atteggiamento che definirei doveroso per un cristiano:non tanto conoscere ciò che Gesù ha fatto è detto,ma mettersi in rapporto con lui per vedere che cosa si debba fare per salvarsi,per cambiare la propria esistenza,in altre parole per ricevere,grazie a lui,la salvezza.L’atteggiamento dello storico consiste,invece,nel cercare di conoscere Gesù non per i suoi benefici,ma per scoprire quali esperienze abbia vissuto,che cosa abbia realmente insegnato.I cristiani dei secoli passati,che non erano ebrei ed erano anzi ostili a essi,non s’interessavano molto alle circostanze della sua vita,considerando Gesù un essere soprannaturale da cui trarre salvezza.Gli storici contemporanei,al contrario vedono in Gesù un uomo e sono quindi in grado di riscoprire anche la sua ebraicità.

[Modificato da Kurt_Cobain_ 15/06/2007 8.11]

[Modificato da Kurt_Cobain_ 15/06/2007 8.12]

[Modificato da Kurt_Cobain_ 15/06/2007 8.15]

[Modificato da Kurt_Cobain_ 15/06/2007 8.19]

15/06/2007 15:05
 
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Re:

Scritto da: Polymetis 14/06/2007 22.43
La contrapposizione tra ebraicità e non-ebraicità di Gesù è vecchia e stantia: per il cristiano il cristianesimo è il compimento dell’ebraismo, dunque è ovvio che, tralasciato il formalismo, in Gesù la sostanza dell’ebraismo rimanga immutata e anzi ne porti a compimento l’essenza più profonda.
Sfortunatamente, essendo il giudaismo ortoprassi, dubito che ciò che io considero formalismo sarebbe considerato in questa maniera da un ebreo, perché è la tradizione e il restare nel solco delle usanze dei padri ciò che manda avanti il sentire ebraico.




E curioso ciò che scrivi. Quando lego la parola formalismo riferita all'ebraismo, ovvero, la tendenza a dare eccessiva importanza alle forme esteriori, mi sorprendo sempre. Tu hai detto molto bene dicendo che l'ebraismo è "ortoprassi", ma hai esordito affermando "sfortunatamente". Ma l'ortoprassi ebraica, è osservanza ai precetti divini, impegno, obbedienza, chiamata a responsabilità, disciplina. Il termine precetto, in ebraico mitzvah, significa "unione" tra Dio e l'ebreo, l'ordine ci unisce, ci avvicina, ci lega. E' l'azione che avvicina l'uomo a Dio e Dio all'uomo.
"...questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica, Deut 30.

Questi comandamenti riguardano leggi di natura diversa.
1)Norme di giustizia sociale e morale (chiamati mishpatim: non commettere omicidio, non rubare ect...) che anche qualora per ipotesi non fossero stati comandati, si sarebbero osservati lo stesso perchè appunto in conformità coi sentimenti umani di giustizia e moralità.

2)leggi di testimonianza, come rituali che attualizzano eventi vissuti in passato (es: uscita dall'Egitto).

3)decreti divini (denominati huqqim) che disciplinano l'ebreo a rimettersi al volere divino ("Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri"). Prevenendo tutti coloro che vorrebbero abbandonarli in quanto privi di senso logico, la Torah dice: "Io sono il Signore". Ovvero "E' un decreto da me ordinato. Non hai diritto di porlo discussione" (Num 19,2). L'ebreo fa proprio valori e propositi divini anche senza capirli, che richiedono fede senza riserve verso colui che è considerato Padre, Creatore e Curatore. E' solo l' assoluta fiducia in Dio che motiva l'ebreo all'osservanza di questi tipi di precetti, così come un paziente segue le complesse terapie prescritte dal suo medico curante.

L'ebreo ottempera a tutte questi categorie di precetti. La Torah non assegna sezioni separate agli uni e agli altri, ma li mescola assieme all'interno dello steso testo, così noi ebrei non facciamo distinzioni tra loro e la totalità del nostro impegno nell'osservarli. Non selezioniamo. Non questo o quello, quanto piuttosto... questo e quello.

Un ebreo riguardo ai precetti non chiede di norma "Perchè?" ma "In che modo va attuato?" oppure "Che insegnamento possiamo trarvi?".
Quando Giobbe chiede spiegazioni, si sente rispondere che un uomo mortale non ha il potere di indagare il pieno significato degli eventi. E' detto: "Shemà Ysrael", è il termine ebraico "Shemà" significa sia "ascolta" che "obbedisci".

Shalom
Topsy




15/06/2007 20:24
 
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Re: Re:

Scritto da: Topsy 15/06/2007 15.05



E curioso ciò che scrivi. Quando lego la parola formalismo riferita all'ebraismo, ovvero, la tendenza a dare eccessiva importanza alle forme esteriori, mi sorprendo sempre. Tu hai detto molto bene dicendo che l'ebraismo è "ortoprassi", ma hai esordito affermando "sfortunatamente". Ma l'ortoprassi ebraica, è osservanza ai precetti divini, impegno, obbedienza, chiamata a responsabilità, disciplina. Il termine precetto, in ebraico mitzvah, significa "unione" tra Dio e l'ebreo, l'ordine ci unisce, ci avvicina, ci lega. E' l'azione che avvicina l'uomo a Dio e Dio all'uomo.
"...questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica, Deut 30.

Questi comandamenti riguardano leggi di natura diversa.
1)Norme di giustizia sociale e morale (chiamati mishpatim: non commettere omicidio, non rubare ect...) che anche qualora per ipotesi non fossero stati comandati, si sarebbero osservati lo stesso perchè appunto in conformità coi sentimenti umani di giustizia e moralità.

2)leggi di testimonianza, come rituali che attualizzano eventi vissuti in passato (es: uscita dall'Egitto).

3)decreti divini (denominati huqqim) che disciplinano l'ebreo a rimettersi al volere divino ("Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri"). Prevenendo tutti coloro che vorrebbero abbandonarli in quanto privi di senso logico, la Torah dice: "Io sono il Signore". Ovvero "E' un decreto da me ordinato. Non hai diritto di porlo discussione" (Num 19,2). L'ebreo fa proprio valori e propositi divini anche senza capirli, che richiedono fede senza riserve verso colui che è considerato Padre, Creatore e Curatore. E' solo l' assoluta fiducia in Dio che motiva l'ebreo all'osservanza di questi tipi di precetti, così come un paziente segue le complesse terapie prescritte dal suo medico curante.

L'ebreo ottempera a tutte questi categorie di precetti. La Torah non assegna sezioni separate agli uni e agli altri, ma li mescola assieme all'interno dello steso testo, così noi ebrei non facciamo distinzioni tra loro e la totalità del nostro impegno nell'osservarli. Non selezioniamo. Non questo o quello, quanto piuttosto... questo e quello.

Un ebreo riguardo ai precetti non chiede di norma "Perchè?" ma "In che modo va attuato?" oppure "Che insegnamento possiamo trarvi?".
Quando Giobbe chiede spiegazioni, si sente rispondere che un uomo mortale non ha il potere di indagare il pieno significato degli eventi. E' detto: "Shemà Ysrael", è il termine ebraico "Shemà" significa sia "ascolta" che "obbedisci".

Shalom
Topsy






Ciao Topsy quello che ho scritto purtroppo non sono parole mie,ma di Mauro Pesce uno dei massimi biblisti italiani..molto odiato dai cattolici.. come sto intuendo odiato anke in questo forum [SM=x570867] ,qui nessuno mi da più conto oramai[SM=x570888] ..sto cercando di fare alcune osservazioni sull'ebraicita di Gesù,ma non posso valutare nulla perchè a quanto pare i cattolici si nascondono o forse non sanno affrontare l'argomento..io cmq andrò avanti con la lettura,con le osservazioni di Mauro Pesce ke rispetto e apprezzo molto.. se qualcuno vorrebbe commentare,contraddire etc.etc..mi farebbe piacere,sta poi a ciascuno valutarli,facendone l'uso che crede,sulla base delle proprie conoscenze e della propria libera volontà..altrimenti ha ragione Mauro Pesce [SM=x570867]

Shalom
Kurt
16/06/2007 13:36
 
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“Nella seconda parte del Padre nostro c’è poi una frase di enorme importanza.Gesù insegna ai suoi discepoli a dire << rimetti a noi i nostri debiti,come noi li rimettiamo ai nostri debitori >> Poiché è indubbio che sia stato Gesù a formulare questa preghiera,la frase mostra chiaramente quale concezione egli avesse della remissione dei peccati.I peccati vengono rimessi non in virtù della sua morte,bensì attraverso un rapporto triangolare fra l’uomo,Dio e il suo prossimo”

Ma la morte di Cristo è salvifica del peccato originale, e solo secondariamente dei singoli peccasti, infatti è un ristabilire col suo sacrificio nell’amore l’unione tra l’uomo e Dio. Inoltre, pur essendo l’evento dell’espiazione collocato nel tempo, la sua efficacia salvifica è atemporale e trasversale ai secoli, si dice infatti con un immagine metaforica che con la morte di Cristo i cancelli del paradiso si sono spalancati. L’azione salvifica non è solo presente e efutura ma anche retro-attiva. Inoltre sono qualitativamente diversi il perdono che io posso fare e quello che invece viene da Dio, ma uno non esclude l’altro, così come la remissione dei peccati da parte di Dio non cancella che il fatto che essa si basa in prospettiva atemporale sull’evento crocifissione che irradia in tutte le direzioni della linea temporale la sua portata salvifica.

“Non dice Gesù Cristo morirò per i peccati degli uomini.”

Et-et. Ci sono anche passi che dicono questo, ma non escludono quello che dice nel Padre Nostro, bensì lo implementano.

“Ciao Topsy quello che ho scritto purtroppo non sono parole mie,ma di Mauro Pesce”

Si stava rivolgendo a me.

“molto odiato dai cattolici..”

Non lo odio, non sopporto però che si dica cattolico (perché, paradossalmente, pretende di esserlo), ma poi ha una strana schizofrenia e dice di credere per fede ciò che rifiuta dal punto di vista storico. Una compartimentazione su due piani di vaga ascendenza bultmanniana.

“a quanto pare i cattolici si nascondono o forse non sanno affrontare l'argomento”

Hai forse fatto una qualche affermazione a cui non t’è stata data risposta? La risposta presa da “La civiltà cattolica” o gli articoli linkati cosa sarebbero? Te l’ho detto, non troverai risposta polemica alla presunta provocazione “Gesù è ebreo”, perché è un obbietta che non scandalizza nessuno. Quando però da “era ebreo” si passa a “era solo un buon rabbi che mai s’è sognato di essere Dio”, allora avrai le miei critiche. Inoltre, se i cattolici ti sembra siano assenti, è perché questa discussione l’abbiamo già fatta, e c’è gente che ha altro da fare, io stesso sono pieno di messaggi in arretrato a cui devo rispondere su questo forum, ma non ho il tempo di farlo perché è una settimana d’inferno, ergo pazienta un po’ prima di credere ce hai notizie così sconvolgente d’aver lasciato tutti a bocca aperta e senza parole.

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Scritto da: Kurt_Cobain_ 15/06/2007 20.24

Ciao Topsy quello che ho scritto purtroppo non sono parole mie,ma di Mauro Pesce uno dei massimi biblisti italiani..molto odiato dai cattolici.. come sto intuendo odiato anke in questo forum [SM=x570867] ,qui nessuno mi da più conto oramai[SM=x570888] ..sto cercando di fare alcune osservazioni sull'ebraicita di Gesù,ma non posso valutare nulla perchè a quanto pare i cattolici si nascondono o forse non sanno affrontare l'argomento...
Shalom
Kurt




Ciao Kurt, io ho letto poco Mauro Pesce e praticamente nulla riguarda il suo libro. Tu intedi muoverti per riscoprire l'ebraicità di Gesù, e certamente questo lavoro, se svolto con serietà, male non farà. I dogmi di fede cristiani non verrano intaccati da uno studio simile. A mio parere, il contenuto di questo sito potrà tornarti utile:http://www.nostreradici.it/.


Shalom
Topsy

[Modificato da Topsy 16/06/2007 14.30]

16/06/2007 15:09
 
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Quoto Topsy al 100% in questo asserto:

... riscoprire l'ebraicità di Gesù... male non farà. I dogmi di fede cristiani non verrano intaccati da uno studio simile. A mio parere, il contenuto di questo sito potrà tornarti utile:http://www.nostreradici.it/.

Shalom
Topsy

Direi utilissimo. In quel sito si trovano nomi di autori degli articoli che veramente rappresentano l'anima del dialogo attuale. Dialogo pregnante, ricco e immensamente arricchente.

Ogni bene
Marcuccio
18/06/2007 10:52
 
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...Io continuo con la lettura...

Possiamo vedere alla luce di questa ebraicità il celebre episodio dei mercanti del Tempio.
Costoro erano essenzialmente o dei cambiavalute che convertivano in moneta locale le valute in uso nelle diverse provincie,oppure dei venditori di animali,piccoli e meno piccoli,per i sacrifici.Quando Gesù li scaccia a colpi di frusta,dà sicuramente prova della sua personalità e della sua concezione del Tempio.Quei mercanti rappresentavano però una consuetudine,stavano lì da molto tempo.Che senso dare alla sua violenta reazione?
L’episodio è problematico.L’interpetrazione prevalente è stata di scorgervi l’inizio di un nuovo ordine religioso.Questa interpetrazione è particolarmente forte nel Vangelo di Giovanni,che vede nell’episodio e in certe parole di Gesù una contrapposizione tra il Tempio di Gerusalemme e il tempio del proprio corpo.Gesù dice (Gv 2,19) “Distruggete questo tempio,e in tre giorni lo farò risorgere”.Dopo la sua resurrezione i discepoli si ricordano di queste parole e..anche alla luce della Bibbia interpetrata in modo molto particolare..elaborano l’ipotesi che egli parlasse non del Tempio di Gerusalemme bensì del tempio del suo corpo (Gv 2,22).
E dunque che,così dicendo,accennasse alla propria resurrezione.
Giovanni interpetra le parole di Gesù “Distruggete questo tempio,e in tre giorni lo farò risorgere” in modo metaforico,come se la redificazione del tempio significasse la resurrezione del suo corpo inteso come tempio,cioè come un luogo dove abita la divinità.E’ un interpetrazione che ha poca probabilità di riflettere il vero pensiero di Gesù.Si tratta di un’esegesi elaborata alla fine del I secolo,quando ormai i seguaci di Gesù tendevano a formare gruppi indipendenti dalla comunità ebraiche e dall’ebraismo,e il Tempio di Gerusalemme non esisteva più.
E i mercanti scacciati a colpi di frusta ?
L’azione di Gesù nel Tempio sia da interpetrare alla luce delle concezioni escatologiche ebraiche di allora.Secondo queste concezioni,nel mondo che verrà,nel regno di Dio futuro,ci sarà un nuovo Tempio in sostituzione del vecchio.Il gesto di Gesù preannunciava l’avvento di questo nuovo Tempio.Del resto,a pochi chilometri da Gerusalemme gli abitatori di Qumran parlavano nei loro scritti del Tempio futuro,di un’azione dello Spirito Santo,di un Israele rinnovato.Ci sarebbe stata una nuova realtà,un grande rinnovamento,una nuova Gerusalemme e perciò anche un nuovo Tempio,frequentato da un popolo di Israele purificato e totalmente fedele alla legge di Dio.
18/06/2007 11:16
 
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E i mercanti scacciati a colpi di frusta ?
L’azione di Gesù nel Tempio sia da interpetrare alla luce delle concezioni escatologiche ebraiche di allora.Secondo queste concezioni,nel mondo che verrà,nel regno di Dio futuro,ci sarà un nuovo Tempio in sostituzione del vecchio.Il gesto di Gesù preannunciava l’avvento di questo nuovo Tempio.Del resto,a pochi chilometri da Gerusalemme gli abitatori di Qumran parlavano nei loro scritti del Tempio futuro,di un’azione dello Spirito Santo,di un Israele rinnovato.Ci sarebbe stata una nuova realtà,un grande rinnovamento,una nuova Gerusalemme e perciò anche un nuovo Tempio,frequentato da un popolo di Israele purificato e totalmente fedele alla legge di Dio.

Perchè no?... ma mi chiedo, non dice null'altro riguardo alla lettura di questo episodio? Uhmmm [SM=x570868] pazienza... è una lettura, ma neanche tanto approfondita, forse più avanti dice altro?

Ogni bene
Marcu
18/06/2007 13:28
 
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Re:

Scritto da: =Marcuccio= 18/06/2007 11.16

E i mercanti scacciati a colpi di frusta ?
L’azione di Gesù nel Tempio sia da interpetrare alla luce delle concezioni escatologiche ebraiche di allora.Secondo queste concezioni,nel mondo che verrà,nel regno di Dio futuro,ci sarà un nuovo Tempio in sostituzione del vecchio.Il gesto di Gesù preannunciava l’avvento di questo nuovo Tempio.Del resto,a pochi chilometri da Gerusalemme gli abitatori di Qumran parlavano nei loro scritti del Tempio futuro,di un’azione dello Spirito Santo,di un Israele rinnovato.Ci sarebbe stata una nuova realtà,un grande rinnovamento,una nuova Gerusalemme e perciò anche un nuovo Tempio,frequentato da un popolo di Israele purificato e totalmente fedele alla legge di Dio.

Perchè no?... ma mi chiedo, non dice null'altro riguardo alla lettura di questo episodio? Uhmmm [SM=x570868] pazienza... è una lettura, ma neanche tanto approfondita, forse più avanti dice altro?

Ogni bene
Marcu


qui c'è il resto.. [SM=x570892]

Restiamo ai fatti:il tempio,i cambiavalute,i venditori di animali per i sacrifici.Davanti a questo spettacolo,che immaginiamo movimentato e vociante,c’è la reazione di Gesù,che grida di non trasformare il Tempio in covo di ladri.Questo è,per così dire,il dato di cronaca.Si tratta però di elementi che dobbiamo inquadrare nella complessa personalità del protagonista.
Un aspetto che spesso viene dimenticato è che i sacrifici erano previsti dalla Bibbia,erano cioè volontà di Dio,poiché la Torah è rivelazione divina.Ma se ci vogliono i sacrifici ci devono essere animali da sacrificare,persone che vendano questi animali e cambiavalute che permettano di acquistarli con una moneta a corso legale nel Tempio.Se interpetriamo l’episodio secondo la teologia cristiana,imponiamo una visione in base alla quale Gesù avrebbe contrapposto all’ebraismo la nuova religione del cristianesimo.Alla luce dell’ebraismo,invece,vediamo che Gesù non ha mai parlato contro i sacrifici.Egli dice (Mt 5,23-24) : “Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te,lascia lì il tuo dono davanti all’altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono”.Quando guarisce un lebbroso,dice (Mc 1,44) : “Và,presentati al sacerdote,e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato (cioè i sacrifici). Nelle prescrizioni per la purificazione dei lebbrosi,cap.14 del Levitico,c’è un elenco di animali da sacrificare.Gesù non aveva nulla contro i sacrifici,infatti l’episodio va interpetrato senza considerare la successiva teologia cristiana.
Un secondo aspetto di grande interesse riguarda la diversa collocazione dell’episodio.Marco,e i vangeli di Matteo e Luca che dipendono da Marco,situano l’episodio alla fine della vita pubblica di Gesù.Giovanni, invece,lo colloca all’inizio.
La colocazione di Giovanni in apertura fa dell’episodio quasi un atto programmatico.Lo interpetro come una forma di cristianizzazione del Gesù ebreo.I vangeli,normalmente considerati fonti primarie per conoscere Gesù,sono in realtà una delle prime forme di cristianizzazione della sua figura.Potremmo dire,per paradosso,che sono una forma di allontanamento da Gesù stesso.Affermazione che definisco “paradossale”,quindi in qualche modo ingiustifica,dal momento che proprio i vangeli ci servono per conoscerlo.Certo lo fanno conoscere,però filtrato da una luce degiudaizzante.
Resta l’estrema curiosità della diversa collocazione.Una corrente di studiosi sostiene che i vangeli sono inattendibili come fonti storiografiche e che il loro contenuto può essere valutato solo in funzione teologica,allegorica o programmatica.
Giovanni,situando l’episodio all’inizio dell’attività pubblica di Gesù,lo interpetra come se egli parlasse non della distruzione materiale dell’edificio,bensì della propria morte e ressurezione.Così
facendo,prepara una frase che troviamo poco dopo,nel Capitolo 4,dove Gesù pronuncia parole che nessun altro vangelo riporta (Gv 4,21.23) : “E’ giunto il momento in cui né su questo monte (il monte Garizim dei samaritani) né in Gerusalemme adorerete il padre…è giunto il momento,ed è questo,in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”. i tre vangeli sinottici (Marco,Luca e Matteo) non riportano la frase.In questi testi la cacciata dei mercanti si trova al termine dell’attività pubblica di Gesù.Anzi,quest’azione clamorosa diventa uno dei motivi del suo arresto,richiesto dalle irritate autorità del Tempio.I sinottici,testi più vicini al fatto storico di quanto non lo sia Giovanni,conservano parte della carica religiosa ebraica del gesto.Se si definisce il tempio come luogo in cui abita la divinità,per Giovanni il vero tempio non è un “edificio”,ma il corpo stesso di Gesù.Poichè però Gesù è ormai morto quando il vangelo viene scritto,l’unico modo per stare vicini a Dio (entrare cioè nel tempio) è entrare in unione mistica con Gesù risorto.Con il giovannismo siamo cioè di fronte a un particolare tipo di cristianesimo nascente,un cristianesimo mistico.Il corpo di Cristo è il luogo dove abita la divinità e chi vuol avere un rapporto con Dio deve unirsi misticamente a Cristo.


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