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1)I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO

Ultimo Aggiornamento: 12/02/2006 10:13
10/01/2006 13:38
 
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ho pensato di cominciare a postare in questa sezione un corso sul cristianesimo, scritto a mio parere molto bene, da Piero Ottaviano.
Se la cosa può interessare a qualcuno e sviluppare discussioni interessanti il corso andrà avanti, altrimenti mi fermerò qui.
Buona lettura!

-------------------

Introduzione

Il Cristianesimo pretende di essere...

Molti parlano di Cristianesimo, ma assai pochi ne conoscono con chiarezza i fondamenti.

Il Cristianesimo non si fonda

- sull'esistenza di Dio, anche se ammette un Dio;

- sui dieci comandamenti, anche se ha delle leggi;

- sull'amore e sulle sue conseguenze, anche se l'amore è il distintivo del cristiano;

- sull'eguaglianza degli uomini, anche se la insegna.

E l'elenco potrebbe continuare assai.

Se qualcuno è scandalizzato da queste affermazioni, forse ha bisogno di leggere questo libro, perché non ha le idee chiare sui fondamenti del Cristianesimo.

Per introdurlo alla lettura diciamo che il Cristianesimo pretende di essere una religione rivelata.

Il concetto di religione

Se si fa una ricerca sui dizionari italiani del significato della parola «religione», si scopre che essi danno definizioni diverse, a volte anche contraddittorie, indice della confusione di idee che regna al riguardo nella lingua italiana.

La definizione di religione che qui proponiamo si rifà agli studi attuali sull’argomento, in particolare alle riflessioni del teologo protestante D. Bonhoeffer. Essa ha il pregio di essere chiara.
Non pretendiamo che sia accolta universalmente, tuttavia noi useremo la parola «religione» nel senso che ora stiamo per stabilire.
Appena l’uomo prende coscienza di esistere ed inizia a ragionare, si accorge di non essere padrone del suo destino, ma di camminare verso la morte.Si pone allora queste o simili domande:

- Chi sono io?

- Da dove vengo?

- Dove vado?

- Che senso ha la mia vita?



Definiamo religione:
adesione a qualche "valore", ritenuto assoluto, che dà senso alla vita.


Però due strade si aprono all’uomo per rispondere a questi interrogativi cui non può sottrarsi:

1. L’uomo cerca di risolvere mediante la ragione umana le questioni che la sua esistenza gli pone, formulando ipotesi, esprimendo opinioni e giungendo, se può, a trovare "valori" che lo convincano e a cui ancorare la propria vita.

Nascono così le varie religioni naturali.

2. L’uomo accetta di fidarsi di qualche maestro ritenuto sufficientemente esperto per risolvere il suo problema del senso della vita.

Lungo il corso dei secoli però alcuni di questi maestri si sono presentati nientemeno che come «portavoce» di un Dio, dando al problema del senso della vita una soluzione che pretendono venga dal Dio.

In questo caso si parla di religioni rivelate dal Dio.

Tale soluzione pretende di essere superiore alle possibilità dell’intelligenza umana e perciò non può essere una conquista della ragione, né può essere verificata da essa, ma è unicamente fondata sull’autorità del Dio che ha parlato attraverso i suoi "portavoce" a cui la persona liberamente e ragionevolmente decide di prestare fiducia.

Definiamo religione rivelata: adesione a certi "valori" che si crede vengano proposti da un Dio, il quale ha parlato attraverso qualche suo "portavoce" (profeta).

Si parla allora di "rivelazione del Dio" per mezzo del "profeta", a cui corrisponde nell’ascoltatore una "fede", o fiducia nel profeta.

Naturalmente ogni "profeta", per essere creduto, dovette esibire delle "garanzie" che testimoniassero per lui. Di solito si trattò di predizioni di eventi futuri, oppure di fatti "miracolosi" tali da convincere che ci sia stato veramente l’intervento del Dio nella storia umana.

L’uomo può credere o no in colui che si presenta come portavoce del Dio, in quanto il contenuto della testimonianza non è in sé evidente; si richiede, per credere, un atto della volontà che, dopo che l’intelligenza ha stabilito la non-assurdità di quanto il testimone dice e la credibilità del testimone stesso, decide di assentire.

Ogni religione rivelata si colloca nella storia.

Esiste quando qualcuno si presenta come portavoce di Dio ed un gruppo di persone gli crede.


Il Cristianesimo

Il Cristianesimo è una religione che pretende di essere rivelata, cioè pretende di essere la risposta definitiva del Dio Jhwh al problema del senso della vita.

Rivelatore è Gesù di Nazareth, che

- ha detto di essere il portavoce di Dio

- ha garantito di esserlo risorgendo.

Qui presenteremo i fondamenti del Cristianesimo, partendo da quanto insegna la Chiesa oggi.

Essa per dire quali sono questi fondamenti, parte dai suoi documenti ufficiali detti Nuovo Testamento.

NB. Noi prenderemo qui la Chiesa nel senso di una realtà sociologica, cioè un gruppo di persone che si è data una certa organizzazione e certi statuti.

Il nostro lavoro si svilupperà essenzialmente su tali documenti.

I problemi critici sulla sicurezza di possedere oggi il testo originale, sui criteri in base ai quali questi testi sono stati scelti, sulla loro effettiva storicità verranno esposti in seguito. Per ora li prendiamo come i libri ufficiali, accettati da tutti i cristiani, utili a noi per scoprire quali sono i fondamenti del Cristianesimo.

Ha di mira di dare al lettore gli elementi per fare una scelta onesta nei riguardi del Cristianesimo: crederci o non crederci?

Per continuare il discorso però sono necessari due preliminari atti di fiducia in noi:

1. la scelta dei brani da leggere: noi abbiamo scelto i testi del Nuovo Testamento che abbiamo ritenuto più significativi per conoscere i fondamenti del Cristianesimo;

2. la traduzione: dato che il testo antico è scritto in lingua greca, noi li abbiamo tradotti per chi non sa il greco.

Facciamo notare che questi due atti di fiducia sono "piccoli".

1. La scelta dei testi che presenteremo risponde solo alla necessità di essere brevi; pertanto si riporteranno solo quei testi che ci sembrano veramente fondamentali ai fini del nostro discorso. Ovviamente ognuno potrà leggere per conto suo tutto il Nuovo Testamento e, qualora trovasse testi migliori, è pregato di segnalarceli.

2. La nostra traduzione è fatta nel modo più letterale possibile, sulla 27a edizione del Nuovo Testamento greco del Nestle. La si può controllare o far controllare da qualche esperto e siamo sempre disposti a discuterla.

Chi non se la sente di fare questi due atti di fiducia può smettere la lettura di questo libro.

[Modificato da Francesca Galvani 10/01/2006 15.53]

10/01/2006 14:14
 
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A me interessa molto sviluppare temi e discussioni sul cristianesimo. Mi piace conoscere e acquisire una buona "cultura" cristiana, che non vuol dire esclusivamente la lettura delle S.S.
Questo per me rappresenterebbe un modo per affermare senza ombra di dubbio che il convolgimento nel gruppo dei "Testimoni di Geova" è stato un brutto errore di percorso.
_________________________________

nemorino60
http://www.vasodipandora.org
10/01/2006 15:11
 
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2)La resurrezione di Gesù
(visto che per ora un interessato l'ho trovato, vado avanti ancora un po' [SM=g27817] )

In questo capitolo vedremo che
il fondamento del Cristianesimo è
LA RISURREZIONE DI GESU'
A prova analizzeremo e confronteremo alcuni documenti:
- la prima lettera ai Corinzi, cap. 15
- i discorsi kerigmatici degli Atti di apostoli


Il Nuovo Testamento

Esistono oggi varie "Chiese", cioè gruppi di persone che dicono di ispirarsi agli insegnamenti di un certo Gesù di Nazareth, che esse ritengono il Cristo (= il portavoce di un Dio) e da lui chiamati cristiani

Queste Chiese affermano che gli insegnamenti di Gesù, figlio di Dio, sono contenuti in una serie di libri chiamati "Nuovo Testamento", libri ritenuti da esse "Parola di Dio", cioè la definitiva risposta-rivelazione del Dio al problema del senso della vita.

NB: 1. Noi ora prendiamo queste Chiese come organizzazioni puramente umane.
2. Per noi ora i libri del Nuovo Testamento sono i libri riconosciuti come ufficiali dalle Chiese cristiane, cioè lo statuto costitutivo di queste società.


L’oggetto della nostra ricerca
Noi vogliamo stabilire che cosa ci dicono i documenti ufficiali cristiani sulla prima predicazione riguardante Gesù di Nazareth, cioè il punto di partenza dei suoi discepoli nel presentare il Cristianesimo a persone che non ne avevano mai sentito parlare.

Vedremo che sarà la risurrezione di Gesù.

Analizzeremo due documenti:

- un testo di Paolo dalla sua prima lettera ai cristiani di Corinto;

- i discorsi kerigmatici contenuti negli Atti di apostoli.

Primo documento

1 Cor 15,1-20

Secondo gli esperti, questa lettera di Paolo (la prima delle due che sono giunte a noi) è stata composta ad Efeso tra il 54 ed il 57 d.C., probabilmente nel 56. In essa Paolo affronta vari problemi della comunità, quali le divisioni interne, la verginità e il matrimonio, le carni sacrificate agli idoli, lo svolgimento delle assemblee rituali, i doni dello Spirito...

Alla fine della lettera Paolo tratta anche della risurrezione dei morti (che alcuni membri della comunità negavano), ricordando in sintesi la sua predicazione iniziale, fatta a Corinto nell'anni 51.

è bene notare che Paolo risolve qui una questione diversa dalla nostra. Egli cerca di rispondere alla domanda che si ponevano i Corinzi e cioè «se i morti risorgono». Indirettamente però risponde al nostro problema, facendoci conoscere il punto di partenza della predicazione sua e degli altri apostoli.


1. Ricordo a voi, fratelli, l’evangelo che vi evangelizzai, che anche riceveste, nel quale anche siete fermi,

2. per mezzo del quale anche siete salvati, in quel discorso (in cui) vi evangelizzai, se perseverate, eccetto che invano abbiate creduto.

3. Trasmisi infatti a voi in primo luogo (opp. per primi, opp. tra le prime cose) ciò che anche ricevetti:

che Cristo morì sui (per i/in favore dei) peccati nostri secondo le Scritture

trasmisi... ricevetti: verbi tecnici dell’insegnamento scolastico antico. Il maestro «trasmette» oralmente il messaggio che l’allievo deve «ricevere» ed assimilare imparandolo a memoria.

Cristo = messia = unto con olio. L’unzione esprimeva per gli ebrei la scelta di una persona destinata da Dio a compiere una missione per il popolo: portavoce di Dio.

morire sui peccati - morire in favore dei peccati: espressione propria della lingua ebraica, mai usata in greco in questo senso.

le Scritture: l’espressione usata per indicare l’insieme dei libri sacri degli ebrei, cioè l'Antico Testamento.

Qui Paolo non cita testi precisi dell'A.T. a cui riferirsi.

4. e che fu sepolto e che è stato destato il giorno il terzo secondo le Scritture

il giorno il terzo: espressione che, quantunque sia usata in greco, è caratteristica della lingua ebraica 1.

le Scritture: stessa osservazione fatta per il v. 3. Inoltre resta difficile trovare nell'Antico Testamento qualche testo specifico che dica che il Cristo doveva risorgere e "il terzo giorno". Forse ci si può riferire a Is 53,11 e ad Osea 6,2.

5. e che apparve a Kefa poi ai Dodici.

Kefa = roccia, pietra. Soprannome aramaico di Simone-Pietro.

Dodici: espressione mai usata da Paolo altrove. Indica il gruppo dei discepoli più vicini a Gesù, gli apostoli.

6. Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta sola, dei quali i più rimangono sino ad ora, alcuni invece si addormentarono (= morirono).

7. Poi apparve a Giacomo, poi agli apostoli tutti

8. Ultimo di tutti, come all’aborto (opp. al figlio di una madre morta dandolo alla luce), apparve anche a me.

9. Io infatti sono l’infimo degli apostoli, che non sono degno di essere chiamato apostolo, poiché perseguitai la chiesa del Dio.

10. Ma per grazia di Dio sono ciò che sono e la grazia sua in me non divenne vana, ma più abbondantemente di loro tutti mi affaticai, non io, ma la grazia del Dio con me.

loro tutti = gli altri apostoli.

11. Sia dunque io, sia quelli, così annunciamo e così credeste.

quelli: Paolo si ricollega alla tradizione unanime degli altri apostoli.

12. Se si proclama che Cristo da morti è stato destato, come dicono alcuni tra voi che non c’è risurrezione di morti?

Paolo affronta ora il suo problema: se i morti risorgono.

13. Se non c'è risurrezione di morti, neppure Cristo è stato destato.

14. Se poi Cristo non è stato destato, vuoto allora l'annuncio nostro, vuota anche la fede vostra;

15. siamo poi trovati anche (come) falsi testimoni del Dio, perché per il Dio testimoniammo che destò il Cristo, che (invece) Dio non destò se veramente (i) morti non sono destati.

16. Infatti, se (i) morti non sono destati, neppure Cristo è (stato) destato;

17. se poi Cristo non è (stato) destato, vana (è) la vostra fede, siete ancora nei vostri peccati;

18. quindi perirono anche coloro che si addormentarono in Cristo.

19. Se abbiamo riposto la nostra speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo più miserabili di tutti gli uomini.

20. Ora invece Cristo è (stato) destato da morti (come) primizia di coloro che si sono addormentati.


Sintesi

1. Paolo non vuole qui dimostrare che Gesù è risorto, ma, volendo ribadire ai Corinzi il suo insegnamento secondo cui i morti risorgono, parte da un punto accettato da tutti: la risurrezione di Gesù.

2. Questo testo ci informa

a) che l’annuncio della morte-risurrezione di Gesù è il punto di partenza della predicazione di Paolo (v. 3);

b) che Paolo non se l’è inventata: così è stato insegnato a lui (v. 3) e così predicavano anche gli altri apostoli (v. 11).

3. Sempre stando alla testimonianza di Paolo, rileviamo che, se si toglie al Cristianesimo la risurrezione di Gesù, la fede cristiana non ha più alcuna ragione di esistere (v. 14.17 e 19).


La risurrezione perciò è il pilastro che regge la predicazione cristiana.

4. Esaminando in particolare i vv. 3b-5 possiamo dire che

i termini usati e lo stile non sono di Paolo. Li ha ricevuti, come dice egli stesso;

la loro formulazione originale era in lingua semita (prova: i numerosi semitismi presenti), perciò anteriore alla predicazione ai greci e quindi molto vicina al tempo della morte di Gesù;

se accettiamo che questi versetti siano:

- o una formula tradizionale di fede che veniva «trasmessa» dal predicatore e «ricevuta» dai cristiani in occasione della loro evangelizzazione,

- o un riassunto sintetico fatto dal maestro alla fine di una lezione più ampia, con lo scopo di far ricordare i punti essenziali del suo discorso,

possiamo supporre che Paolo li abbia ricevuti quando a Damasco si è convertito e fu battezzato, e cioè nel 36-37 (cfr. At 9,1-20; 22,6-16; 26,12-18; Gal 1,11-2,10).

A Damasco esisteva un gruppo giudeo-cristiano che potrebbe aver tradotto letteralmente dall’ebraico/aramaico in greco la formula fondamentale della fede, onde renderla comprensibile a quelli che non conoscevano le lingue semite.

Avremmo perciò qui una formula fissa della prima predicazione apostolica, risalente a pochi anni (non più di 6-7) dalla morte di Gesù (cfr. anche Atti 17,18; 24,21; 25,19; 26,8.23; Apoc 1,5)


[segue con I discorsi kerigmatici degli Atti di Apostoli ]

[Modificato da Francesca Galvani 11/01/2006 13.17]

[Modificato da Francesca Galvani 11/01/2006 14.58]

10/01/2006 15:25
 
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visto che per ora un interessato l'ho trovato, vado avanti ancora un po' )



Tesora,ci sono anche io.

Ciao [SM=x570865]
10/01/2006 15:46
 
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3)I discorsi kerigmatici degli Atti di Apostoli

(Atti 2,14-36; 3,12-26; 4,8-12; 5,29-32; 10,34-43; 13,16-41; 17,18- 31).

Secondo gli esperti, il libro degli Atti di apostoli fu scritto da Luca e viene collocato tra il 61 e il 63 (anche fino al 75, secondo alcuni studiosi). Racconta le origini della Chiesa e contiene parecchi discorsi.

I discorsi kerigmatici (= di annuncio della fede cristiana) sono complessivamente sette:

1. 2,14-36 PIETRO a Gerusalemme al popolo ebraico

2. 3,12-26 " "

3. 4, 8-12 a Gerusalemme ai capi ebrei

4. 5,29-32 " "

5. 10,34-43 a Cesarea al pagano Cornelio

6. 13,16-41 PAOLO a Antiochia Pis. agli ebrei (sinagoga)

7. 17,22-31 ad Atene ai dotti (Areopago)

Possono essere considerati come dei saggi di predicazione, rispettivamente di Pietro o di Paolo, che Luca offre agli evangelizzatori cristiani del suo tempo, perché, sull'esempio di Pietro e di Paolo, possano adattare il messaggio ai vari ambienti in cui si trovano a predicare. Data la notevole convergenza delle idee in essi contenute, presentiamo, in traduzione letterale, solo il primo di essi:


Atti 2,14-36

Luca racconta
siamo a Gerusalemme, il giorno di Pentecoste. Lo Spirito è disceso sugli apostoli (rinchiusi nel cenacolo per paura degli ebrei) e li ha spinti ad uscire fuori a render testimonianza a Gesù risorto. Quando gli apostoli si mettono a parlare, gli ascoltatori si accorgono che essi si esprimono in varie lingue straniere e usano lo stesso stile degli antichi profeti d’Israele. Qualcuno si fa beffa di loro e insinua che siano ubriachi. Pietro, a nome di tutti, risponde.

14. Stando in piedi Pietro con gli Undici alzò la sua voce e si rivolse a loro: Uomini Giudei e tutti quanti abitate in Gerusalemme, questo a voi noto sia e prestate orecchio alle mie parole.

15. Non infatti, come supponete, costoro sono ubriachi - è infatti l’ora terza del giorno (= le 9 del mattino) -

16. ma questo è ciò che è stato detto dal profeta Gioele:

17. «E sarà: negli ultimi giorni - dice il Dio - spanderò dal mio spirito su ogni carne e profeteranno i figli vostri e le figlie vostre e i giovani vostri visioni vedranno e gli anziani vostri sogni sogneranno;

18. e sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni spanderò dal mio spirito e profeteranno.

19. E darò prodigi nel cielo in alto e segni sulla terra in basso, sangue e fuoco e vapori di fumo.

20. Il sole sarà cambiato in tenebra e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore, (giorno) grande e sfolgorante.

21. E sarà: ognuno che invocherà il nome del Signore sarà salvo» (Gioel 3,1-5).

22. Uomini Israeliti, ascoltate queste parole: Gesù il Nazoreo, uomo accreditato dal Dio presso di voi con potenze e prodigi e segni, che fece mediante lui il Dio in mezzo a voi, come voi stessi sapete,

23. costui, consegnato con disegno stabilito e prescienza del Dio, crocifiggendo per mano di ingiusti, innalzaste,

24. il Dio lo risuscitò sciogliendo le doglie della morte, poiché non era possibile che essa avesse potere su di lui.

25. Davide, infatti, dice di lui: «Prevedevo il Signore di fronte a me sempre, poiché è alla mia destra, affinché io non sia scosso.

26. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, inoltre anche la mia carne riposerà in speranza

27. che non abbandonerai la mia anima (= vita) nell’Ade né permetterai che il tuo santo veda corruzione.

ade = luogo dei morti, secondo i greci e i latini; per gli ebrei è lo Sheòl.

santo = persona consacrata a Dio. A prima vista può sembrare Davide, in realtà secondo Pietro, si tratta di un altro. Chi?


28. Rendesti note a me strade di vita, mi riempirai di gioia con il tuo volto» (Salmo 16,8-11).

29. Uomini fratelli, lasciatemi dire con libertà di parola a voi riguardo al patriarca Davide che e finì e fu sepolto e il suo sepolcro è tra noi sino a questo giorno.

30. Essendo dunque profeta e sapendo che con giuramento giurò a lui il Dio (che) del frutto dei suoi lombi siederà sul suo trono (Salmo 132,11),

31. prevedendo parlò della risurrezione del Cristo, poiché né fu abbandonato nell’Ade, né la sua carne vide corruzione.

32. Questo Gesù (lo) risuscitò il Dio, di cui tutti noi siamo testimoni.

33. Alla/dalla destra del Dio esaltato dunque e avendo preso da parte del Padre lo Spirito Santo della promessa (di Gioele - lett.: la promessa dello Spirito Santo), spandette questo (Spirito) che voi e vedete e ascoltate.

34. Non infatti Davide salì nei cieli, eppure egli dice: «Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra,

35. finché ponga i tuoi nemici sgabello dei tuoi piedi» (Salmo 110,1).

36. Con certezza dunque conosca tutta la casa d’Israele che e Signore e Cristo fece il Dio questo Gesù che voi crocifiggeste.



Sintesi

1. Come si vede dal testo, lo stile del discorso, in particolare dei vv. 22-24, è piuttosto stentato, contrario allo stile normale di Luca che è in generale molto scorrevole. Abilità di scrittore che vuole imitare lo stile di Pietro, oppure rispetto dello storico per una fonte più antica? Se poi Luca avesse voluto ricostruire lo stile di Pietro, perché non avrebbe potuto ricostruire anche il contenuto della predicazione di Pietro? In particolare l’affermazione netta di Gesù «uomo accreditato dal Dio» (v. 22)?

Questo problema però, ai fini della ricerca sul nucleo della prima predicazione apostolica, non è di molta importanza: a noi interessa sapere che lo storico Luca ritiene questo discorso come il discorso fondamentale del primo annuncio del Cristianesimo.

Si noti anche che i versetti 22-24 si presentano come una sintesi del contenuto dei vangeli.

2. In sintesi il ragionamento di Pietro (o di Luca):
- il risorgere e l’essere esaltato alla destra di Dio erano cose predette dall'Antico Testamento per il messia e non per Davide
- Gesù ha fatto queste due cose risorgendo e mandando lo Spirito
- Dunque Gesù è il messia previsto dall'A.T.

3. Da questo discorso (come dagli altri) emerge il nucleo della prima predicazione cristiana:


GESÙ PREDICATO COME RISORTO (v. 32)
E PERCIÒ CRISTO (v. 36).


Confronto fra 1 Cor 15 e At 2

a) elementi comuni:

1. Gesù morì

2. Secondo la prescienza di Dio (le Scritture? 1 Cor 15, 3)

3. Fu sepolto

4. È stato destato (in Atti si dice esplicitamente che l’autore della risurrezione è Dio)

5. Pietro (Kefa) e gli altri apostoli sono i testimoni della risurrezione.

b) elementi presenti o maggiormente sviluppati in 1 Cor 15:

1. Gesù morì per i peccati: questa non è la semplice affermazione del fatto della morte, come avviene in At, ma l’interpretazione teologica del fatto stesso.

2. Gesù è chiamato «Cristo» non «il Cristo». La sua funzione di «Unto» (= Cristo = Messia = portavoce di Dio) è già diventata nome proprio.

3. Si parla chiaramente di apparizioni (v. 5-8), come anche in Atti 10, 41-42 e 13,31.

4. Gesù è risorto il terzo giorno (elemento questo che è presente anche in Luca 24,21 e Atti 10,30).

c) conclusione del confronto

1. Per quanto più breve, la formula di 1 Cor 15,3-5 è più ricca di idee che non i discorsi degli Atti.

2. Vi è un maggior equilibrio in 1 Cor tra gli elementi che la compongono (morte, sepoltura, risurrezione, apparizioni) che non in At cap. 2 (e anche in tutti gli altri discorsi degli Atti). In essi infatti si dà rilievo molto più ampio alla risurrezione ed alla glorificazione di Gesù che non alla sua sofferenza e morte in croce.

Manca dunque negli Atti quel ripensamento teologico sulla morte di Gesù che è anteriore alla loro stesura e che Luca, compagno di viaggio di Paolo per molto tempo, non poteva certamente ignorare, ma che non ha riportato, forse per essere fedele ai dati storici di cui disponeva sui primi tempi del Cristianesimo, oppure perché il documento più antico che qui riporta non l'aveva.

3. Tentiamo di spiegare queste osservazioni con la seguente ipotesi:

- probabilmente i discorsi di Atti non riportano le esatte parole degli apostoli e rivelano un ripensamento di Luca (basta per questo confrontare i discorsi di Atti con il cap. 24 del vangelo secondo Luca - sono dello stesso autore!);

- tuttavia Luca, nel raccontare, si serve di materiale più antico della formula di 1 Cor 15, facendoci così risalire ad un tipo di predicazione quasi contemporaneo agli avvenimenti che descrive e perciò tanto più attendibile;

- è pure verosimile che lo straordinario annuncio da dare, quello della risurrezione-glorificazione di Gesù, in un primo tempo abbia talmente polarizzato l'attenzione degli apostoli da non permettere loro di riflettere sulla portata religiosa della sua morte.

L’argomentazione non perderebbe il suo valore anche se di fatto la formula di 1 Cor 15 fosse stata creata più tardi. Per Paolo sintetizzerebbe tutto l’evangelo tradizionale.


4. I nostri vangeli attuali si presentano come lo sviluppo dei discorsi kerigmatici degli Atti. Essi sono sorti dalle richieste delle prime comunità cristiane di conoscere meglio la vita e gli insegnamenti di Gesù, per poterli imitare meglio.


Conclusione

Questi testi ci presentano dunque il nucleo primo della predicazione apostolica, che conteneva, in forma non ancora stabilizzata, solo l’affermazione di un fatto:

Dio ha risuscitato Gesù dai morti.

E su questa affermazione si è sviluppato tutto il Cristianesimo.


[segue nei prossimi giorni con: "le reazioni dell'annuncio dell'evangelo"]

[Modificato da Francesca Galvani 11/01/2006 14.59]

10/01/2006 16:29
 
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Cara Francesca, inutile dire che sono interessato alla discussione.

Domanda: si può intervenire e fare domande?

Ciao e a presto [SM=x570892]
10/01/2006 16:51
 
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Re:

Scritto da: .gandhi. 10/01/2006 16.29

Cara Francesca, inutile dire che sono interessato alla discussione.

Domanda: si può intervenire e fare domande?



Certo che si può, anzi si deve [SM=g27828]
Chiedi, contesta, sottolinea ciò che vuoi, poi ne parliamo insieme.
un abbraccio
[SM=x570865]



10/01/2006 17:18
 
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Per continuare il discorso però sono necessari due preliminari atti di fiducia in noi:

1. la scelta dei brani da leggere: noi abbiamo scelto i testi del Nuovo Testamento che abbiamo ritenuto più significativi per conoscere i fondamenti del Cristianesimo;

2. la traduzione: dato che il testo antico è scritto in lingua greca, noi li abbiamo tradotti per chi non sa il greco.

Cosa significano questi atti di fiducia? Si riferiscono semplicemnte alla "scelta" dei brani, quindi alla fine ci si deve comunque affidare a degli uomini, cioè, questa scelta può essere arbitraria e quindi dirigere il lettore in una direzione anzichè un'altra.

Punto 2: la traduzione è in effetti compiuta da un qualquno che conosce la lingua: si tratta sempre di un uomo che può in un modo e in un'altro dirigere la traduzione dove meglio lo aggrada. Nel caso del CD dove il versetto esprime un concetto trinitario traduce modificando il senso originale: non potrebbe accadere la stessa cosa anche da chi crede nella trinità?

Ciao
10/01/2006 17:33
 
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Re:
Scritto da: .gandhi. 10/01/2006 17.18


Cosa significano questi atti di fiducia? Si riferiscono semplicemnte alla "scelta" dei brani, quindi alla fine ci si deve comunque affidare a degli uomini, cioè, questa scelta può essere arbitraria e quindi dirigere il lettore in una direzione anzichè un'altra.



A questa prima domanda puoi trovare la risposta dello stesso autore:

1. La scelta dei testi che presenteremo risponde solo alla necessità di essere brevi; pertanto si riporteranno solo quei testi che ci sembrano veramente fondamentali ai fini del nostro discorso. Ovviamente ognuno potrà leggere per conto suo tutto il Nuovo Testamento e, qualora trovasse testi migliori, è pregato di segnalarceli.
Quindi se trovi che siano state fatte scelte arbitrarie puoi tranquillamente contestarle o segnalarle.

Per quanto riguarda la traduzione dal greco viene fatta nel modo più letterale possibile, ma vedremo in seguito, se si presenteranno problemi, di analizzare anche le traduzioni alternative. In questo caso il supporto tuo e degli altri amici tdG o ex-tdG sarà fondamentale, come quello degli amici grecisti.

a presto

[Modificato da Francesca Galvani 10/01/2006 17.34]

10/01/2006 18:24
 
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Re: La resurrezione di Gesù

Scritto da: Francesca Galvani 10/01/2006 15.11

20. Ora invece Cristo è (stato) destato da morti (come) primizia di coloro che si sono addormentati.

[Modificato da Francesca Galvani 10/01/2006 15.16]



ciao francesca,
seguo con attenzione ed interesse.

ma "primizia" in che senso ?

ciao

bruno
10/01/2006 19:23
 
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Re: Re: La resurrezione di Gesù

Scritto da: giainuso 10/01/2006 18.24

ciao francesca,
seguo con attenzione ed interesse.



Grazie mi fa molto piacere [SM=g27817]
Vorrei comunque che la discussione si allargasse e che le domande non fossero rivolte solo a me, ma a tutti coloro che vorranno rispondere [SM=g27822]


ma "primizia" in che senso ?



Come nell'Antico Testamento si offrivano a Dio le primizie (i primi frutti) dei campi (vedi Esodo 23:16-19)così Cristo è primizia nella resurrezione dei giusti.
Primizia può anche significare che ciò che è stato fatto per Cristo può esser fatto per gli altri, e la bontà di Dio indica che così sarà.
Spero di esser stata abbastanza esaustiva.

ciao a te
[SM=x570892]
11/01/2006 03:57
 
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Mah...
scusate il ritardo... [SM=g27819] .... ah è quà che si tiene lo studio di libro? [SM=g27827]:


11/01/2006 09:46
 
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Ciao Francesca mi potresti illuminare sull'argomento dell'indulgenza cattolica e del suffragio ? sono molto contrario a questa forma o dottrina o come cavolo si chiama [SM=x570872] dove c'è scritto nella bibbia che dobbiamo applicare questo tipo di cose [SM=x570872] cmq secondo me tutto questo e paganismo.....che mi impedisce di fare progressi nella mia religione madre......ci sarebbero tante altre cose,ma affronteremo altri argomenti in futuro......cmq sono d'accordissimo con le tesi e teorie di Martin Lutero [SM=x570892]
11/01/2006 10:32
 
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Re: Mah...

Scritto da: animhatua 11/01/2006 3.57
scusate il ritardo... [SM=g27819] .... ah è quà che si tiene lo studio di libro? [SM=g27827]:



Cara sorella Lucy Animhatua,
i tuoi interventi denotano sempre intelligenza e spitito di sottomissione, quindi apri subito il libro alla pagina giusta, copriti il capo e...taci!! [SM=x570880]
[SM=x570867] [SM=x570867] [SM=x570867]


buona giornata

[SM=x570892]
11/01/2006 10:46
 
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Re:

Scritto da: Sal77 11/01/2006 9.46
Ciao Francesca mi potresti illuminare sull'argomento dell'indulgenza cattolica e del suffragio ?



Caro Sal,
per ora qui stiamo analizzando un'altra questione, se hai pazienza magari più avanti tratteremo anche questo aspetto, se non hai pazienza puoi aprire una nuova discussione in questa sessione (fuori tema).
Prova intanto se vuoi a seguire questa discussione, potrebbe essere interessante.

[SM=x570892]
11/01/2006 11:19
 
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4)LE REAZIONI DELL'ANNUNCIO AL VANGELO
In questo capitolo vedremo
alcuni dubbi che possono venire dopo l'ascolto
della predicazione sulla risurrezione.


1)Premessa

La risurrezione, fatto straordinario

- All'origine del Cristianesimo, secondo i documenti cristiani, c'è l'annuncio della risurrezione di Gesù.

- L'annuncio di questo fatto "straordinario" è giunto a noi (anche solo attraverso la lettura del precedente capitolo di questo libro).

- Questo fatto, se è successo, è totalmente al di fuori della nostra esperienza e perciò in qualche modo provoca la nostra curiosità: non capita infatti tutti i giorni che un uomo risorga. E dobbiamo tuttavia dedurre da esso una conclusione elementare, ma fondamentale: se è vero che un uomo è risorto, è nelle possibilità dell'uomo risorgere.


N.B. Qui non partiamo dal presupposto che Gesù fosse un essere straordinario (Dio?), ma che fosse un uomo come tutti gli altri, perché tale è stata l'esperienza prima di coloro che dicono di averlo conosciuto (cfr. per es. Pietro in At 2,22: "Gesù il Nazoreo, uomo accreditato dal Dio..."). D'altronde nessun ebreo dei tempi di Gesù poteva pensare che egli fosse Dio. Per il pensiero ebraico Dio è "l'assolutamente altro", inaccessibile, invisibile, innominabile...
Spesso i cristiani (e in particolare i cattolici) sono educati a pensare che Gesù sia un essere speciale, non sia un uomo, ma soltanto un Dio. Perciò non suscita affatto meraviglia in loro che egli sia risorto: è infatti già nato in modo del tutto speciale! Facciamo però notare che, in quanto Dio, Gesù non poteva neanche morire. Se è risorto, lo è in quanto uomo.

2) Le reazioni all'annuncio della risurrezione

Vediamo allora le prime possibili reazioni di fronte a questo annuncio:

a) "Non mi interessa"

Qualcuno potrebbe pensare: "Il fatto di risorgere a me non interessa. Questa vita è già troppo brutta perché debba continuare dopo la morte. Gesù è risorto? Buon per lui, ma questo fatto, come tanti altri, non tocca la mia vita, come per es. il fatto che Napoleone abbia perso a Waterloo. Il saperlo per me è pura cultura; non serve a dare un senso alla mia vita".

È quasi superfluo notare che, per una persona che ragiona così, il discorso sul Cristianesimo può interessare solo come fenomeno storico e culturale, vista l'importanza che il Cristianesimo ha avuto nella storia dell'umanità.

b) "Mi interessa e perciò approfondisco"

Qualcuno potrebbe invece ragionare in questo modo:
«Io sto cercando di dare un senso alla mia vita e, a prima vista, capisco che vivere è camminare verso la morte. Tuttavia sento questo come innaturale: morire mi dispiace e mi fa paura. La Chiesa mi dice: "Gesù, pretendendo di parlare a nome di Dio, anzi dichiarandosi addirittura Figlio di Dio, dice che la vita umana continua dopo la morte ed è destinata a raggiungere una felicità che l'uomo non può neanche immaginare, a patto che si seguano i suoi insegnamenti. Per essere creduto, cioè per far vedere che le sue affermazioni sono vere, Gesù offre come garanzia la sua risurrezione". Questo discorso mi interessa. Desidero perciò approfondirlo per valutarne la verità». Il corso di base (e questo libro che lo sintetizza) sono fatti per queste persone.


3) I dubbi

A chi vuol veder chiaro nel discorso cristiano è inevitabile che sorgano molti dubbi. Cerchiamo di elencare i principali (senza pretendere di essere completi) e di tentare di dare ad essi una risposta onesta.

a) Dubbi sull'esistenza storica di Gesù

È veramente esistito un uomo di nome Gesù di Nazareth, iniziatore del Cristianesimo?

b) Dubbi sui libri cristiani

Per conoscere l'insegnamento di Gesù dobbiamo rivolgerci ai libri cristiani e qui sorgono altri dubbi:

1. Quali documenti reali abbiamo?

2. Siamo sicuri che risalgano veramente a testimoni oculari?

3. Siamo sicuri che i manoscritti non siano stati manipolati lungo i secoli? Siamo sicuri di leggere oggi il testo come è uscito dalle mani degli autori?


c) Dubbi sulla risurrezione di Gesù

1. È veramente accaduta? I testimoni sono credibili?

2. Come interpretare i documenti che la raccontano?


d)Dubbi sulla natura di Gesù

Sarà veramente Figlio di Dio?

e) Dubbi sull'insegnamento di Gesù

1. I testimoni avranno capito bene quanto Gesù diceva?

2.Nel tradurre il suo insegnamento dall'aramaico/ebraico in greco non si saranno introdotti errori?

3.Il suo insegnamento è valido per tutte le generazioni o qualcosa deve essere abbandonato col passaggio da una cultura all'altra?

Nei capitoli che seguono cercheremo di dare una riposta a queste domande.


4) Scopo del corso

Il corso vuole presentare le risposte che i cristiani danno a questi dubbi, non con la pretesa di far credere, ma con quella di dare gli elementi per fare una scelta onesta.

Al termine di questo lavoro saremo in possesso dei dati necessari per formulare un nostro giudizio personale, che potrà essere:

- sono disposto a credere che il fatto sia successo (atto di fede);
- non sono disposto a credere che il fatto sia successo;

- rimango nel dubbio, almeno per ora.

[Modificato da Francesca Galvani 11/01/2006 15.00]

11/01/2006 11:52
 
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5)L'ESISTENZA DI GESU' DI NAZARETH
I documenti

In questo capitolo vedremo:
cosa ci dicono gli storici soprattutto non cristiani
del I e II sec. sull'esistenza di un uomo di nome
Gesù di Nazareth


1.Il problema

La Chiesa pone alle sue origini un uomo, Gesù di Nazareth, detto il Cristo (= portavoce di Dio) vissuto in Palestina nel I sec. d.C. di cui dice che è risorto.

Ma Gesù è davvero esistito?

Cosa sappiamo su di lui?

La nostra sarà una ricerca sui documenti antichi.

2. La risposta

Trattandosi di un personaggio di 2000 anni fa, la risposta si può avere solo dai documenti storici antichi, i quali sono di sue tipi:

- scritti da non cristiani

- scritti da cristiani.


Su di essi facciamo alcune precisazioni.

Precisazioni
1. I documenti non cristiani verranno riportati prevalentemente per esteso, in una nostra traduzione quasi letterale.

2. Dei documenti cristiani (contrassegnati con *) daremo invece solo le informazioni essenziali, perché è abbastanza facile trovarli e poi perché da qualcuno possono essere contestati in quanto "di parte" (... ma ci può essere uno storico che non sia di parte?).

3.Citeremo i documenti secondo l'ordine cronologico della loro data di composizione (sicura o probabile).

a) Documenti del I sec. d.C.

45-80 * Vangelo secondo Matteo, scritto in greco, probabilmente come rielaborazione di un documento più antico, che non possediamo, redatto in una lingua semita.

50-65 * Vangelo secondo Marco, in greco.

50-67 * Epistolario Paolino, 13 lettere di Paolo in greco.

55-62 * Vangelo secondo Luca, in greco (collocato da vari studiosi dopo il 70).

50-58? * Lettera di Giacomo, scritta in greco.

61-63 * Atti di apostoli, in greco (anche dopo il 70?).

60-65? * Prima lettera di Pietro, in greco.

64-67? * Lettera agli ebrei, in greco.

70-80? * Didaché (cioè "dottrina dei dodici apostoli"), in greco.

* Seconda lettera di Pietro, in greco.

* Lettera di Giuda, in greco.

80-95 * Scritti di Giovanni, in greco:

* Vangelo

* Tre lettere

* Apocalisse

93-94 - Le antichità giudaiche di Giuseppe Flavio


Giuseppe (37-110 d.C.), è uno storico ebreo, diventato filoromano, al servizio di Vespasiano e di suo figlio Tito, divenuti imperatori.
Scrisse in greco varie opere storiche tra cui le Antichità giudaiche, in 20 libri, che raccontano la storia ebraica da Abramo ai suoi tempi.
Nel libro XVIII, § 63-64, si trova un passo, detto Testimonium flavianum, citato da Eusebio di Cesarea nella Storia Ecclesiastica (1,11,7) e nella Demonstr. evang. (3,5,105-106), e dal vescovo cristiano Agapio (sec. IX) nella sua Storia Universale scritta in arabo.
Presentiamo qui il testo ora accettato da tutti:

«Ci fu verso questo tempo (l'anno 30 d.C.) Gesù uomo sapiente. La sua condotta era buona ed era stimato per la sua virtù. E attirò a sé molti giudei e anche molti greci. Pilato lo condannò ad essere crocifisso e a morire. Ma non cessarono di amarlo coloro che da principio lo avevano amato. Essi raccontano che era apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione e che era vivo. Forse perciò era il Cristo di cui i profeti hanno raccontato tante meraviglie»

95 * Prima lettera di Clemente, vescovo di Roma, scritta in greco e indirizzata ai cristiani di Corinto.

b) Documenti del II sec. d.C.

96-138 * Lettera di Barnaba, in greco.

105-7 * Epistolario di Ignazio di Antiochia, in greco: comprende 7 lettere indirizzate da questo vescovo ai cristiani di varie Chiese che avrebbe incontrato mentre veniva portato a Roma per subirvi il martirio.

112 ? - Annales di Tacito, scritti in latino.

Sono la storia dell'Impero romano dalla morte di Augusto a quella di Nerone, cioè dal 16 al 68 d.C. Racconta che nel 64 c'era stato a Roma un incendio ed era corsa voce che l'imperatore Nerone stesso avesse dato ordine di appiccare il fuoco. In riferimento a tale fatto lo storico romano scrisse:


«Per mettere fine alla diceria, Nerone fece passare per colpevoli e sottopose a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli per le loro vergognose azioni, denominava cristiani. L’autore di questo nome, Cristo, era stato messo a morte sotto l’impero di Tiberio, per ordine del procuratore Ponzio Pilato; e, pur essendo stata momentaneamente repressa, questa esiziale superstizione ricominciava a diffondersi, non solo per la Giudea, origine di quella sciagura, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di scellerato e di vergognoso. Perciò, in primo luogo furono arrestati coloro che confessavano, quindi, dietro loro indicazione, una grande moltitudine fu condannata, non tanto per l’accusa di aver appiccato l’incendio, quanto per odio del genere umano» (Annales, XV, 44).

112 - Lettera di Plinio il giovane all’imperatore Traiano, scritta in latino (Epist. X, 96).

Plinio è «legato per la provincia del Ponto e della Bitinia con potere consolare». Riportiamo parti della lettera:­


«Non ho mai preso parte ad istruttorie a carico dei cristiani; perciò, non so che cosa si sia soliti fare: o punire, od inquisire, ed entro quali limiti ]...].
Certamente erano meritevoli di castigo per la loro pertinacia e la loro cocciuta ostinazione. Altri ve ne furono, colpiti dalla stessa follia, al cui riguardo, poiché erano cittadini romani, ordinai che fossero condotti a Roma. Ben presto, poiché, per il fatto stesso di trattare questi problemi, le accuse aumentarono, come di solito accade, mi capitarono sottomano numerosi casi [...].
Altri, denunciati da un delatore, dissero di essere cristiani e subito dopo negarono; dissero di esserlo stato in passato, ma di aver cessato di esserlo, chi da tre anni, chi da un numero d’anni ancor maggiore, alcuni addirittura da vent’anni. Anche tutti costoro venerarono la tua immagine e quella degli dèi e maledissero Cristo.
Dicevano, inoltre, che la loro colpa o il loro errore consisteva nel fatto di esser soliti riunirsi all’alba in un giorno fisso e di intonare a cori alterni un inno in onore di Cristo, come se fosse un dio, e di impegnarsi con un giuramento non a commettere qualche delitto, ma a non commettere furti, frodi, adultèri, a non venir meno alla parola data, a non negare un deposito, qualora ne fossero richiesti. Fatto ciò, era loro costume allontanarsi e ritrovarsi di nuovo insieme per prendere un cibo, ad ogni modo comune ed innocente, ma avevano desistito da questa usanza in seguito al mio editto, nel quale, in osservanza ai tuoi ordini, avevo vietato la costituzione di eteríe (= associazioni) [...] Mi è parso, infatti, che la questione meritasse di esser sottoposta al tuo giudizio, soprattutto per il numero di quelli che sono coinvolti in questo pericolo: molte persone di ogni età, di ogni ceto sociale, addirittura di ambo i sessi, sono trascinate in questo pericolo e ancora lo saranno. E non solo per la città, ma anche per i sobborghi e per le campagne si è esteso il contagio di questa deleteria superstizione; tuttavia, mi pare che si possa ancora bloccarla e ricondurla nella norma».


112 - Risposta di Traiano a Plinio (Epist. X, 97)

«Mio caro Plinio, nell’istruttoria dei processi contro coloro che ti venivano denunciati come cristiani, hai seguito la procedura alla quale dovevi attenerti. Non si può infatti stabilire una norma generale che abbia, per così dire, un carattere rigido. Non li si deve ricercare; nel caso in cui vengano denunciati e riconosciuti colpevoli, debbono esser puniti, in modo, però, che colui che avrà negato di esser cristiano e lo avrà dimostrato coi fatti, cioè rivolgendo suppliche ai nostri dèi, sebbene sospetto in passato, ottenga il perdono per il suo ravvedimento».

120 - Vite dei Cesari di Svetonio, scritte in latino

Nella Vita di Claudio (25, 4), dice che l'imperatore:


«Espulse da Roma i giudei diventati per istigazione di Cresto 1, una continua causa di disordini».

L’espulsione avvenne nel 49 (cfr. anche Atti 18, 2).

125 * Apologia di Quadrato all’imperatore Adriano.

150 * Il Pastore di Ermas: è una raccolta di visioni in greco.

155-65 - Giustino, filosofo cristiano nato a Nablus, in Samaria, ma non ebreo, scrisse in greco tre opere:

* due Apologie in difesa dei cristiani (a. 155 e 165)

* Dialogo con Trifone (anno 160)

è un dialogo tra Giustino ed il rabbino ebreo Trifone a proposito dell'Ebraismo e del Cristianesimo. In esso Giustino afferma:


«Voi ebrei avete preso uomini scelti di Gerusalemme e li avete inviati per tutta la terra a dire che era apparsa la setta empia ed iniqua dei cristiani» (17,1) «per l'errore di un certo Gesù, un galileo, e dicendo che loro (=gli ebrei) l'avevano crocifisso, ma i suoi discepoli l'avevano sottratto di notte dal sepolcro dove era stato deposto una volta schiodato dalla croce e ora andavano ingannando gli uomini affermando che era ridestato dai morti ed era salito al cielo» (108,1).

Questo giudizio di malafede contro i cristiani ha varcato i secoli ed è ancora sostenuto oggi da studiosi ebrei.

177 * Apologia di Atenagora all'imperatore Marco Aurelio.

180 - Il discorso veritiero del filosofo Celso (conservato nel * Contra Celsum di Origene), sostiene che:


Gesù era soltanto un uomo; le profezie (dell'Antico Testamento) si possono adattare a migliaia di altre persone meglio che a Gesù.

Si noti, a conclusione, che, davanti all’abbondanza delle fonti cristiane, le fonti non cristiane riguardanti l'origine del Cristianesimo sono assai poche, perché la «Storia» si accorge di un fenomeno solo quando esso acquista notevole rilevanza. E, normalmente, ciò avviene solo molto tempo dopo che il fenomeno è sorto.

c) Documenti con fonti dei sec. I e II


a) Libri apocrifi del N.T. (soprattutto vangeli)

Sono "costruzioni" della vita di Gesù o di qualche apostolo. Spesso sono attribuite ad un apostolo per dare maggior credito al libro stesso, anche se in qualche caso è facile dimostrare che si tratta di un falso. Per questo sono anche detti "libri pseudoepigrafi" (= falsamente attribuiti).
Nascono dal desiderio di conoscere qualche cosa di più sul Maestro-Fondatore o sugli altri fondatori del Cristianesimo e dipendono spesso in modo evidente dai libri del Nuovo Testamento: cercano di supplire con la fantasia al carattere lacunoso dei libri ufficiali. Non è escluso che qualche informazione sia storica.
Spesse volte sono difficili da datare. Elenchiamo i principali, di cui abbiamo frammenti:

* Vangelo secondo gli ebrei, redatto in aramaico, poi tradotto in greco.

* Vangelo dei nazorei, (lingua ?).

* Vangelo degli ebioniti, in greco.

* Vangelo degli egiziani, in greco.

* Vangelo di Pietro, in greco.

* Protovangelo di Giacomo, in greco.

* Vangelo di Tommaso, in greco.

* Atti di Pilato, in greco.


b) I Talmùd (III-V sec.) - libri ebraici

Sono scritti del giudaismo ufficiale per interpretare e commentare la legge di Mosè. Sono giunti a noi in due edizioni: quella di Gerusalemme (più breve) e quella di Babilonia (più lunga).

In questi libri la figura di Gesù è ben nota.


Nell’edizione babilonese di questi scritti è contenuto questo brano:

«Ecco ciò che è trasmesso: Il giorno di preparazione di Pasqua, fu appeso Gesù (di Nazareth, aggiunge un manoscritto). Un araldo aveva camminato quaranta giorni davanti a lui (dicendo): "Deve essere lapidato perché ha praticato la magia e ha sviato e sedotto Israele. Chiunque sa qualcosa a sua discolpa venga a difenderlo". Ma non fu trovata alcuna difesa e fu appeso il giorno di preparazione della Pasqua» (Sanhedrin 43a). Si noti la somiglianza di questo giudizio con quello riportato da Giustino nel suo Dialogo con Trifone (v. pag. 31)Nel Talmùd di Gerusalemme è scritto:
«Così parla R. Abbahu: quando uno dice "sono Dio" egli mente; "sono Figlio dell’uomo", alla fine Egli lo rifiuterà; "Io salirò al cielo", lo dice ma non può compierlo» (Taanìt II,1 opp. II, 65, 69). Palesi allusioni ai testi evangelici.Da vari altri passi indiretti del Talmùd, sappiamo anche che Gesù è nato da una pettinatrice di nome Maria e da un soldato romano di passaggio di nome Pantera o Pandera (anche il Talmùd allora ammette che Giuseppe non è il padre di Gesù!).


3. Conclusioni minime

Dai documenti non cristiani emerge:

1. È esistito Gesù di Nazareth , morto giustiziato attorno al 30 d.C. in Palestina, sotto Ponzio Pilato, ai tempi dell’imperatore romano Tiberio.

2. I suoi seguaci affermano di aver visto Gesù nuovamente vivo e riconoscono in lui il Cristo (o Dio).

3. Gesù è indicato come il fondatore della "setta" cristiana.


[continua con "Gli scritti cristiani"]
Qualcuno è riuscito a leggere fin qui? [SM=g27823]
Fatemi un cenno appena ve la sentite di continuare [SM=g27828]
[SM=x570892]

[Modificato da Francesca Galvani 11/01/2006 11.56]

[Modificato da Francesca Galvani 11/01/2006 15.00]

11/01/2006 13:04
 
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Se volete un consiglio sincero, comprate il libro, non costa molto ed è fatto assai bene. Averlo a casa, che siate credenti o no, è buona cosa, in quanto è uno di quei testi che di fatto non diventano mai vecchi o privi di interesse. [SM=g27811]


******************************

"Uomini che cominciano a combattere la Chiesa per amore della libertà e dell'umanità, finiscono col combattere anche la libertà e l'umanità pur di combattere la Chiesa" (G.K. Chesterton)
11/01/2006 13:13
 
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Re:

Scritto da: Vazda Vjeran 11/01/2006 13.04
Se volete un consiglio sincero, comprate il libro, non costa molto ed è fatto assai bene. Averlo a casa, che siate credenti o no, è buona cosa, in quanto è uno di quei testi che di fatto non diventano mai vecchi o privi di interesse. [SM=g27811]



E' certamente un buon consiglio, ma non è bello anche poterlo considerare insieme? A me pare di sì.
[SM=x570865]
11/01/2006 13:25
 
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Assolutamente si, infatti approvo pienamente la tua iniziativa [SM=x570864] (e anche la tua fatica), il mio era semplicemente un di più, come quando a lezione tu segui quello che dice il professore e siccome ti è piaciuto, oltre agli appunti, che magari ti basterebbero per l'esame, ti prendi anche il suo libro [SM=g27822] .
Questo perchè, tra l'altro, non credo tu possa riportare qui l'intero libro: sarebbe, a meno di autorizzazione scritta, violazione del copyright [SM=g27813] (oltre a fare una gran bella fatica [SM=x570887] )
Ciao e buonissimo lavoro! [SM=g27838] [SM=x570865]


******************************

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11/01/2006 13:32
 
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Re:

Scritto da: Vazda Vjeran 11/01/2006 13.25

Questo perchè, tra l'altro, non credo tu possa riportare qui l'intero libro: sarebbe, a meno di autorizzazione scritta, violazione del copyright [SM=g27813] (oltre a fare una gran bella fatica [SM=x570887] )



Il libro è stato messo a disposizione di tutti gratuitamente dall'autore (purtroppo recentemente defunto), con la sola clausola che venga utilizzato per evangelizzare.
Ha anche inserito nella liberatoria: "Gratis avete ricevuto e gratis date" (Mt 10,8).
E' anche disponibile on-line, ma preferisco dare il link alla fine per sviluppare la discussione un po' alla volta [SM=g27817]
Spero anche in un tuo prezioso contributo [SM=g27817]

un abbraccio
[SM=x570865]
11/01/2006 13:45
 
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Ah, non sapevo vi fosse la liberatoria [SM=g27831] [SM=g27831] Benissimo, allora! [SM=g27828]
E' un vero peccato che l'autore non sia più tra noi [SM=x570866]

Quanto al partecipare, riesco in realtà a farlo molto poco, sono impegnatissimo. In questo momento sono in guerra con la teologia morale, entro fine mese devo scrivere un articolo su "La Teologia Morale come scienza interpretativa del dover essere" e sono in ritardo... [SM=x570881] [SM=x570881] [SM=x570881] Oltre ad altri impegni [SM=g27825] [SM=g27825]
Farò cmq il possibile [SM=g27835]


******************************

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11/01/2006 14:18
 
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Carissima Francesca
Sto seguendo con molto interesse. Ed ho segnalato la cosa anche al GRIS di Roma che mi dice di utilizzare il 3D come complemento alla Catechesi per adulti che stanno già svolgendo su "La verità vi farà liberi".
Anzi dovrò tornare indietro per valutare critica-mente il tutto e perciò penso che comprerò il libro.
Per la mia mentalità mi astengo per ora dal fare interventi di approfondimento (romperebbero le scatole e in certi casi sarebbero visti come rifiuto dell'Autore che invece accolgo con larga votazione). Semmai vedremo di fare pugilato su qualche tematica che venisse toccata in seguito e che interessi a qualche forista. Anche per far capire che se i cattolici sono tutti dalla stessa parte non per questo non vedono cosa c'è da criticare tra di loro.
Invito i foristi a passare parola facendo conoscere l'esistenza di questo 3D.

PS
Giacché sei Moderatrice e puoi farlo ti consiglio di immettere un numero progressivo nei post che riportano il testo così che si colgano a colpo d'occhio nello scorrimento veloce.
Mi riservo di poter dire: "Io non sono tanto d'accordo sul fatto che........ come è sostenuto nella puntata n. X."
Cosa che ciascuno potrebbe fare in ogni momento. Anche alla fine dell'esposizione.
E non sarà affatto male se qualche forista volesse infilare al punto giusto un confronto con la visuale geovista di un certo punto dottrinale.
----------------------
est modus in rebus
11/01/2006 14:38
 
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In un mondo ove tutto si paga, il fiore della gratuità sa di divino

La prima catechesi che i miei giovani riceveranno da questa iniziativa verrà proprio dal fatto che l'Autore ha rinunciato ai diritti. I casi di altruismo sono una spinta all'imitazione.
Spero che il contenuto corrisponda alle attese.
Kate
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La verità vi renderà liberi (Gv 8:32) - La libertà vi renderà veri (Kate)
11/01/2006 14:43
 
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Re: L'ESISTENZA DI GESU' DI NAZARETH
ciao ti posso consigliare i libri si igor sibaldi sulla bibbia? io li ho trovati molto interessanti. Li ho letti velocemente a dire il vero e vorrei trovare i tempo per verificarli con più attenzione, però è sicuramente un punto di vista interessante.
ciao
raf
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11/01/2006 14:54
 
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Beh, già che ci sei, indicaci i titoli e l'editore no?
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La verità vi renderà liberi (Gv 8:32) - La libertà vi renderà veri (Kate)
11/01/2006 14:59
 
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Re: Re: L'ESISTENZA DI GESU' DI NAZARETH

Scritto da: Raffaello.72 11/01/2006 14.43
ciao ti posso consigliare i libri si igor sibaldi sulla bibbia? io li ho trovati molto interessanti. Li ho letti velocemente a dire il vero e vorrei trovare i tempo per verificarli con più attenzione, però è sicuramente un punto di vista interessante.
ciao
raf



Raramente ho latto qualcosa di così [SM=x570867] [SM=x570867] privo di senso come i libri di Igor Sibaldi, sempre se parliamo della stessa persona e degli stessi libri (ad esempio "Il codice segreto del vangelo", il cui titolo è già tutto un programma [SM=g27812] [SM=g27812] )
Sorry, so di essere drastico, ma il tizio le spara veramente grosse, interpolando i passi dei vangeli e inserendovi passi degli apocrifi in una sorta di minestrella new age tanto arbitraria quanto sconclusionata. ari [SM=g27812]


******************************

"Uomini che cominciano a combattere la Chiesa per amore della libertà e dell'umanità, finiscono col combattere anche la libertà e l'umanità pur di combattere la Chiesa" (G.K. Chesterton)
11/01/2006 15:03
 
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Re: Carissima Francesca

Scritto da: berescitte 11/01/2006 14.18
Giacché sei Moderatrice e puoi farlo ti consiglio di immettere un numero progressivo nei post che riportano il testo così che si colgano a colpo d'occhio nello scorrimento veloce.



Grazie per tutto Bery, e ho colto subito il tuo suggerimento, ora ogni capitolo ha un numero.
Bene, buona lettura
[SM=x570865]

11/01/2006 15:41
 
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6) GLI SCRITTI CRISTIANI
In questo capitolo vedremo
i problemi relativi ai testi cristiani
A) Il Canone del Nuovo Testamento:
come si è formato elenco dei libri cristiani ufficiali
B) La trasmissione del Nuovo Testamento:
la sicurezza di possedere il testo originario.


I problemi

Abbiamo visto che è sicura l'esistenza di Gesù, vissuto nel I sec., e che egli è ritenuto il fondatore del Cristianesimo.

Però i dati che tali autori ci forniscono sono assolutamente insufficienti per conoscere bene il pensiero di Gesù ed i fatti della sua vita.

A questo scopo l'ideale sarebbe di avere qualche scritto di Gesù, ma siccome, almeno per ora, di lui non possediamo nulla, dobbiamo rivolgerci agli scritti (e sono abbastanza numerosi) dei suoi discepoli.

Ci limiteremo però ai documenti cristiani del I e II secolo, perché quelli posteriori sono troppo lontani dai fatti per offrirci garanzie di sufficiente attendibilità storica.
Di tali documenti però non possediamo i testi originali, ma solo copie manoscritte, le più antiche delle quali, allo stato attuale delle ricerche, sono del III secolo

Ora si sa che, copiando a mano dei documenti, si possono commettere errori. Viene perciò spontanea la domanda:

Possiamo ricostruire i testi così come sono usciti dalle mani degli autori?
È il problema della trasmissione del testo.

Analizzando poi i libri antichi in nostro possesso noi vediamo subito che questi libri non avevano tutti la stessa importanza nelle comunità cristiane. Infatti di alcuni di essi possediamo migliaia di copie (circa 5200), scritte fra il III ed il XV sec., mentre di altri possediamo solo poche copie e a volte neanche complete.
Ciò si spiega perché i primi erano letti in pubblico nelle varie Chiese cristiane e perciò fu necessario moltiplicarne le copie e così una parte di esse è sopravvissuta all'usura del tempo, mentre i secondi no.


Sorge così un altro problema:

Perché gli uni erano (e sono tuttora) letti in pubblico nelle liturgie cristiane e gli altri no?

è il problema del canone (= elenco) dei libri ufficiali cristiani.


I documenti per rispondere a questa domanda non sono molto abbondanti, ma sufficienti per avere una risposta accettabile.

Nella nostra trattazione, invertiremo, per chiarezza, i due problemi e tratteremo prima il canone e poi la trasmissione del Nuovo Testamento.


A) Il Canone del Nuovo Testamento

I. I libri nelle prime comunità cristiane

1. Perché nascono

Poiché cristiano è colui che si impegna a vivere secondo gli insegnamenti di Gesù, gli è necessario conoscerne il genuino pensiero. E poiché Gesù non ha scritto nulla che sia giunto a noi (almeno per ora), i primi cristiani, per risolvere il problema, si rivolgevano agli apostoli, testimoni di quanto Gesù aveva detto e fatto.

(N.B.= Per distinguere il testo biblico dal nostro commento, questo è scritto in carattere diverso)

Valga la testimonianza di Giovanni:

"Quello che era fin da principio, quello che abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che abbiamo contemplato e le nostre mani hanno toccato, del Verbo di vita... ve l'annunciamo» (1 Gv 1,1).

Gli apostoli erano dunque la norma viva della fede cristiana, poiché raccontavano direttamente gli insegnamenti di Gesù e i fatti della sua vita.

Ma poiché gli apostoli stavano cominciando a morire, fu necessario affidarsi sempre più a libri che conservassero il loro insegnamento. Scomparsi i testimoni oculari, infatti, non sarebbe stato più possibile controllare la veridicità di quanto continuava ad essere predicato su Gesù, soprattutto di fronte ad eventuali nuove affermazioni a suo riguardo.

Inoltre, col diffondersi del Cristianesimo, non era più così facile per tutti incontrare qualche apostolo, per poter effettuare le necessarie verifiche.


Documentazione

_ Prologo del vangelo secondo Luca:

«Poiché molti hanno messo mano a ordinare la narrazione dei fatti compiuti in mezzo a noi, come tramandarono a noi quelli che dall’inizio videro con i propri occhi e (sono) diventati servi della parola, parve anche a me, avendo seguito ogni cosa da principio diligentemente, di seguito (o con ordine), scriverti, ottimo Teofilo, affinché tu conosca la saldezza della parola con la quale sei stato istruito» (Lc 1, 1-4).

_ 2a Lettera di Pietro:

«...e la magnanimità del Signore nostro ritenetela salvezza, come anche l’amato nostro fratello Paolo, secondo la sapienza data a lui, scrisse a voi, come anche in tutte le lettere, parlando in esse di queste cose; nelle quali vi sono alcune cose difficili ad intendersi, che gl'ignoranti e deboli stravolgono, come anche le altre scritture, per la perdizione» (2 Pt 3,15-16).

La lettera, scritta verso il 66/67 o verso il 75, sembra supporre che esistesse una raccolta, almeno parziale, delle lettere di Paolo. Tale epistolario viene messo sullo stesso piano dell'Antico Testamento, se si interpreta la parola «scritture» come riferita ad esso.

_ Lettera ai Colossesi:

«E quando sia stata letta da voi la lettera, fate in modo che anche nella Chiesa dei Laodicesi sia letta e che quella dei Laodicesi anche voi leggiate» (Col 4, 16).

La lettera, scritta da Paolo, prigioniero a Roma, verso il 61/63, fa pensare al fatto che le comunità si scambiassero le lettere o facessero copie delle lettere stesse.

Questi scritti cristiani si leggevano nelle riunioni comuni, assieme ai testi dell'Antico Testamento, che già erano letti nelle sinagoghe ebraiche.

- Che circolassero tra le varie comunità cristiane anche i libri dell'Antico Testamento è dimostrato dalle abbondantissime citazioni di esso che si possono rintracciare nei libri dei primi cristiani.


Documentazione

_ 1a Lettera di Paolo ai Tessalonicesi:

«Vi scongiuro nel Signore che questa lettera sia letta a tutti i fratelli» (1 Tess 5,27).

_ Lettera ai Colossesi (4,16), già citata sopra.

Apocalisse:

«Felice chi legge e quelli che ascoltano le parole della profezia...» (Ap 1,3).

Ciò suppone che il libro fosse letto in pubblico.

Giustino, filosofo cristiano, scrive verso il 155:

«... E nel giorno chiamato del sole, tanto quelli che abitano in città come quelli che abitano in campagna si adunano nello stesso luogo e si fa lettura delle memorie degli apostoli (vangeli) e degli scritti dei profeti (Antico Testamento), sin che il tempo lo permette.
Quando il lettore ha terminato, il preposto (il capo) tiene un discorso per ammonire ed esortare all’imitazione di questi buoni esempi» (1a Apologia - n. 67).


Però, al tempo in cui furono composti, questi libri cristiani non erano giudicati «Sacra Scrittura». Per i primi cristiani Sacra Scrittura rimanevano le "scritture ebraiche", chiamate Antico Testamento.

La prima citazione di un passo di Paolo, considerato sicuramente come Sacra Scrittura, si trova nella lettera di Policarpo ai Filippesi (12,1), scritta verso il 150:

«So che siete molto versati negli scritti sacri e che nulla in essi vi sfugge, cosa che a me non è concessa. Tuttavia voglio ricordarvi solo queste frasi, che in essi sono scritte:
"Sdegnatevi pure, ma non fino al peccato" (Salm 4,5), e ancora: "Il sole non tramonti sopra la vostra ira" (Ef 4,26).
Beato chi se le ricorda, come sono certo che voi fate!».


2. Autori

Molti di questi scritti sono attribuiti direttamente o indirettamente (a volte anche falsamente) ad apostoli, la cui autorità nelle Chiese cristiane era indiscussa. Ad essi infatti i cristiani avevano creduto, perché testimoni della vita di Gesù (il fondatore in radice del Cristianesimo), e proprio sulla loro testimonianza erano sorte le Chiese.

Documentazione

_ Molti libri portano il nome di apostoli: vangelo secondo Matteo, secondo Giovanni, lettere di Paolo, ecc.

_ Già nei primi anni dell’attività di Paolo però, alcuni tentarono di diffondere delle lettere falsamente attribuite a lui. Lo assicura Paolo stesso: «...Vi preghiamo, o fratelli, di non lasciarvi così facilmente turbare la mente, né allarmare, sia da spirito, sia da dicerie, sia da lettere, come se fossero inviate da me...» (2 Tess. 2,1-2),
e finisce la lettera così: «Il saluto è di mio pugno, di me, Paolo; esso è il segno che distingue ogni mia lettera. Io scrivo così» (2 Tess 3,17).

_ Conosciamo parecchi vangeli e lettere attribuiti ad apostoli, ma non accettati dalla Chiesa (apocrifi): vangelo di Giacomo, di Pietro, di Tommaso... Quanto al vangelo di Pietro è nominato da Serapione di Antiochia, come riferisce Eusebio di Cesarea nel 318.
Si noti ancora che tutte le lettere nelle Chiese cristiane del II - III sec. imitavano le lettere di Paolo: per es. quella di Clemente di Roma o quelle di Ignazio di Antiochia. Ciò significa che le lettere paoline erano ben conosciute.


_ Giustino afferma: «... gli Apostoli nelle memorie fatte da loro, che si chiamano vangeli...» (1a Apologia, n. 66).

_ Il Canone Muratoriano ci dà analoghe informazioni (si veda più avanti).


3. Nuovi libri

Si scrivevano anche nuovi libri. Fra essi bisogna distinguere due gruppi:

- scritti che, pur senza pretendere di risalire agli apostoli, avevano autorità simile a quella degli scritti che fanno oggi parte del Nuovo Testamento. Vengono chiamati Padri Apostolici, perché i loro autori hanno conosciuto gli apostoli;

- scritti, piuttosto fantasiosi o ricchi di dottrine strane, sorti dal desiderio di colmare le lacune dei vangeli (canonici), libri falsamente attribuiti ad apostoli, allo scopo di aumentarne l’autorevolezza. Vanno sotto il nome di apocrifi o pseudoepigrafi. Poiché tali libri aumentavano rapidamente, nacque il problema di controllarne l’attendibilità.


4. Copie

Di alcune lettere venivano fatte copie fin dall'origine. Si presentano infatti come "circolari" destinate a varie comunità.

Documentazione

_ Lettera di Paolo agli Efesini:

«Paolo, apostolo di Cristo Gesù secondo la volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso...» (Ef 1, 1).
­ Alcuni manoscritti, invece di "in Efeso", hanno "in Laodicea". Altri ancora hanno uno spazio bianco che probabilmente serviva per scrivervi il nome della città in cui si trovava la comunità cristiana destinataria della lettera.
Potrebbe trattarsi dunque di una lettera circolare a cui di volta in volta veniva scritto l’indirizzo.


_ Si confronti inoltre la già citata lettera ai Colossesi, 4,16.

È lecito supporre che anche di tutti gli altri scritti apostolici, data la loro importanza per la fede, si facessero copie che circolavano fra le Chiese. Di qui la spontanea e graduale formazione di raccolte di scritti.
Però questo non impediva che fosse tramandato ancora a voce l’insegnamento di Gesù e che spesso questa tradizione orale avesse maggior peso di quella scritta.


Documentazione

Lo sappiamo per es. da Papia di Gerapoli, II sec.:
_ «Ecco quanto soleva dire l'anziano (forse Giovanni): "Marco, diventato interprete/traduttore di Pietro, tutto quello che ricordava stese giù con cura, anche se, sia dei detti che dei fatti del Signore, scrisse disordinatamente. Egli non ascoltò il Signore, né fu mai alla sua sequela, perché solo più tardi, te l'ho già detto, divenne intimo di Pietro. Questi annunciava l'evangelo tenendo conto delle necessità dell'uditorio, senza voler fare una sintesi o (composizione) d'insieme dei detti del Signore. Così Marco non ha fatto errori scrivendo alcune cose come se le ricordava"» (Eusebio, St. Eccl. III, 39,15).

La cosa si spiega facilmente se si pensa che, presso gli antichi, erano pochi quelli che sapevano leggere e che i libri erano molto costosi. La cultura si tramandava essenzialmente per via orale.

[continua con Il canone del Nuovo Testamento]


[Modificato da Francesca Galvani 11/01/2006 15.45]

11/01/2006 16:27
 
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7)IL CANONE DEL NUOVO TESTAMENTO
Sicurezza che nei testi sia contenuto il pensiero di Gesù

1. La formazione del canone

La situazione, nella prima metà del II sec., era la seguente:
a) circolavano nelle comunità
- scritti originali risalenti direttamente o indirettamente agli apostoli,
- copie di tali scritti,
- scritti falsamente attribuiti agli apostoli,
- scritti che non risalivano agli apostoli, ma che godevano quasi della stessa autorità;

b) erano scomparsi o quasi scomparsi i testimoni attendibili, capaci di risolvere le controversie di attribuzione dei testi;

c) stava prendendo vigore il movimento filosofico-teologico dello gnosticismo.


Il termine "gnosi" proviene dal greco e significa conoscenza. Secondo gli gnostici solo la conoscenza può condurre alla salvezza.
* In generale gli gnostici partono dal problema del male nel mondo: Dio non può fare né volere il male - dunque il male non viene da Dio. Esistono due princìpi increati: uno, Dio-spirito, da cui deriva il bene e l'altro, la materia, da cui deriva il male. Questi due princìpi sono in perenne lotta fra di loro.
* Luogo della lotta fra il principio del bene (spirito) e il principio del male (materia) è il cuore dell'uomo, in quanto l'uomo è appunto composto di spirito e di materia.
* Questa penosa situazione in cui l'uomo veniva a trovarsi ha impietosito Dio, il quale ha inviato nel mondo Gesù per operare la salvezza: guidare gli uomini alla vera conoscenza, onde distaccarli dalla materia.
* Gesù, essendo puro spirito (bene), non poteva rivestirsi di un corpo materiale (che è male). Quindi, per venire nel mondo, ha preso solo una parvenza corporea (greco: dokéo = sembro, da cui anche il nome di doceti dato a questi pensatori),


Pensatori gnostici importanti furono Basilide, Carpocrate, Valentino, ma soprattutto Marcione

Secondo Marcione (verso il 140 d.C.) il messaggio di Gesù, predicato anche da Paolo, era stato il superamento definitivo dell'A.T., di cui nulla andava conservato. Sarebbe stato successivamente alterato in senso giudaizzante, mediante l'introduzione di scritti non autentici e la manipolazione dei testi originari.
Marcione rifiutava perciò in blocco l'A.T. e, quanto ai vangeli, voleva riportarli "alla forma originale", eliminando quello che costituirebbe un'alterazione fatta dopo. In concreto, rifiutava i vangeli secondo Matteo, Marco e Giovanni e sopprimeva in Luca i racconti dell'infanzia e ogni accenno alla reale corporeità di Gesù (in Gesù-spirito, non potevano esserci manifestazioni di corporeità, come crescere, essere stanco, aver paura, soffrire, sudare sangue...).


Marcione fu il primo a fissare una lista di libri a cui attingere quella che, secondo lui, era la genuina dottrina cristiana. La lista comprendeva: il vangelo secondo Luca (nella versione rimaneggiata da lui) e dieci delle lettere di Paolo (escluse le lettere pastorali).

Contro Marcione le comunità cristiane dovettero prendere posizione:

a) stabilendo un elenco «ortodosso» (canone), relativamente fisso, di libri da prendere come norma della genuina fede cristiana: il N.T. (i criteri per questa selezione si trovano più avanti);
b) sulle nuove copie del N.T. che venivano confezionate, affidando ai vescovi il controllo, per essere sicuri che fossero conformi al testo antico.


Il fatto veramente importante è costituito dall’idea della necessità di un canone: le Chiese dovettero riconoscere di non poter più controllare da sole le tradizioni su Gesù che stavano pullulando e andarono perciò alla ricerca di norme o criteri per stabilire quali libri accettare e quali escludere, al fine di conoscere il genuino pensiero cristiano.

2. I criteri di canonicità

Dai documenti a nostra disposizione (v. oltre) possiamo ricavare che i criteri utilizzati dalle Chiese per stabilire il canone furono principalmente due: ecclesialità ed apostolicità dei libri.

Nel caso poi in cui l'apostolicità non fosse certa, si ricorse al criterio sussidiario della tradizionalità . Vediamoli meglio:

a) Ecclesialità

Furono scelti come "ufficiali" i libri che erano accolti e letti nella liturgia da tutte (o quasi) le comunità che li conoscevano.

Furono le comunità che selezionarono i libri del Nuovo Testamento, non attraverso pronunciamenti ufficiali, ma attraverso il «sentire» dei cristiani: in quei libri essi riconoscevano fissata la fede che avevano ricevuto nella predicazione orale ed accettato.


Ma perché i cristiani leggevano questi libri?
Ecco il secondo criterio:

b) Apostolicità

Furono scelti quei libri che si ritenevano prodotti direttamente o indirettamente dagli apostoli (se a torto o a ragione oggi è difficile/impossibile da stabilire: è un atto di fede nelle comunità cristiane dei primi secoli).

«Si può dire che il concetto di "canone", sia derivato in modo diretto da quello di apostolo. L’apostolo ha nella Chiesa una funzione unica, che non si ripete: è un testimone oculare.
Per conseguenza solo gli scritti che hanno per autore un apostolo o un discepolo di un apostolo sono reputati garantire la purezza della testimonianza cristiana» (O. Cullmann, Le Nouveau Testament, Paris 1966; ed. ital. Bologna, 1968, pag. 141-142).



1. Quanto ai vangeli, le comunità hanno accettato quelli che avevano come autori sicuri o apostoli o diretti ascoltatori di apostoli (dopo aver valutato, per questi ultimi, che avessero raccolto bene il loro insegnamento). Per questa ragione furono rifiutati i vangeli apocrifi.

2. Quanto alle lettere, era compito dei destinatari garantire sul mittente. Si noti però che spesso un autore si serviva di uno scrivano-segretario che «metteva in bella» il testo.
È per questa ragione che scritti come la Didaché o la lettera di Clemente di Roma, nonostante fossero dello stesso periodo e sullo stesso argomento dei libri del Nuovo Testamento, non furono accolti tra i libri ufficiali.

Ne consegue che, per le comunità cristiane antiche, norma di fede non erano gli scritti, ma le testimonianze orali apostoliche che si fissarono poi in tali scritti. Valeva il principio:


era canonico (= normativo) solo ciò che era apostolico.

E nel caso in cui l’apostolicità non fosse certa?

Si ricorse al criterio sussidiario della

c) Tradizionalità

Furono scelti quei libri che erano in armonia con la tradizione orale e rifiutati quelli che presentavano la figura di Gesù in modo diverso da quello tradizionale, quello cioè che i cristiani conoscevano bene per averlo ascoltato dalla viva voce degli apostoli e dei loro immediati discepoli.

Questo successe per es. per il vangelo di Pietro come dice questo documento di Eusebio di Cesarea che cita la testimonianza di Serapione:
­_ «Costui (= Serapione) ha composto anche un altro trattato sul vangelo detto secondo Pietro con l’intento di esporre la falsità degli argomenti in esso contenuti, per il bene di alcuni membri della chiesa di Rhossus (in Siria), che a causa dell’opera suddetta furono preda di dottrine non ortodosse. Sarà bene riportare qui alcune frasi del suo scritto per rilevare il suo giudizio su quel libro. Egli scrive:

"Fratelli, noi accettiamo Pietro e gli altri apostoli come Cristo, ma, da uomini prudenti, respingiamo quanto è falsamente scritto sotto il loro nome, ben conoscendo che da loro non abbiamo ricevuto tali cose. Quando, infatti, io fui presso di voi, pensavo aderiste tutti alla retta fede e, non avendo letto il vangelo sotto il nome di Pietro, di cui parlavamo, dissi: Se era questo l’unico motivo del loro turbamento, leggetelo pure! Ma ora, da quanto mi è stato detto, ho compreso che nella loro mente era annidata una eresia: avrò dunque cura di venire nuovamente da voi. A presto, dunque, fratelli.
Voi sapete che genere di eresia era quella di Marcione e come egli si contraddiceva, non comprendendo quanto andava diffondendo, imparerete (la verità) da quanto ho scritto per voi. Ho infatti avuto la possibilità di avere tra le mani proprio questo vangelo da coloro che se ne servono, cioè dai successori di quelli che sono stati i suoi autori, ai quali diamo il nome di doceti, in quanto molte delle loro idee appartengono a questa scuola, di scorrerlo e di constatare che in gran parte ha sul Salvatore un insegnamento giusto, ma alcune cose sono nuove e ne ho tracciato una lista per voi". Questo è quanto si riferisce a Serapione» (Storia Eccles., VI, 12,2-6: PG, 20,545).


Sembra dunque questa la vera e definitiva norma di fede del Cristianesimo:
l’insegnamento di Gesù fatto con le parole e con la vita e tramandato dalla tradizione orale delle Chiese.


In sintesi:

L’insegnamento di Gesù diventava dunque la cosa più preziosa, da conservare con somma cura. Necessitava perciò un accurato controllo.

Per questo si andavano a cercare prima i testimoni e poi, morti quelli, i libri che trasmettevano il suo vero insegnamento.
CRITERI DI SCELTA DEI LIBRI "CANONICI"


* ECCLESIALITÀ: LIBRI LETTI IN TUTTE LE CHIESE CHE LI CONOSCEVANO

* APOSTOLICITÀ: perché AVEVANO COME AUTORE DIRETTO O INDIRETTO UN APOSTOLO

* TRADIZIONALITÀ: perché FACEVANO SU GESÙ UN DISCORSO CONFORME ALLA TRADIZIONE ORALE





Documentazione


La più antica lista di libri "canonici" a noi giunta è il canone muratoriano, un documento di ignoto autore, compilato in un latino grossolano verso il 180 e scoperto nel 1740 da Ludovico Antonio Muratori nella biblioteca ambrosiana di Milano.
Al testo mancano alcune righe d'inizio. Si può tuttavia immaginare che parlasse dei vangeli secondo Matteo e secondo Marco, visto che presenta come terzo il vangelo secondo Luca.


«... ai quali pure egli (Marco?) fu presente e così ha (es)posto. Il terzo libro dell’evangelo (è quello) secondo Luca. Questo medico, Luca, preso con sé da Paolo come esperto di diritto (o esperto del viaggio, o della dottrina), lo compose dopo l’ascensione di Cristo secondo ciò che egli (Paolo) credeva. Neppure lui però vide il Signore in carne, e perciò cominciò a raccontare così come poteva ottenere (il materiale), dalla nascita di Giovanni.
Il quarto degli evangeli (è quello) di Giovanni, (uno) dei discepoli. Poiché i suoi condiscepoli e vescovi lo esortavano, disse: "Digiunate con me per tre giorni da oggi e ci racconteremo a vicenda ciò che ad ognuno verrà rivelato".
In quella stessa notte fu rivelato ad Andrea, (uno) degli apostoli, che Giovanni doveva mettere tutto per iscritto in nome proprio, mentre tutti (lo) avrebbero esaminato. E perciò, sebbene diversi princìpi siano insegnati nei singoli libri dei vangeli, ciò non costituisce però una differenza per la fede dei credenti, essendo tutte le cose spiegate dall’unico e normativo Spirito: ciò che riguarda nascita, passione, risurrezione, vita sociale con i suoi discepoli, la duplice venuta, dapprima, disprezzato nell’umiltà, che è già avvenuto, la seconda volta, illustre, con potere regale, che deve (ancora) avvenire. Che c’è di strano, dunque, se Giovanni tanto costantemente presenta anche nelle sue lettere delle particolarità, dato che dice di se stesso: "Ciò che abbiamo visto con i nostri occhi e udito con le nostre orecchie e che le nostre mani hanno toccato, queste cose abbiamo scritto a voi" (1 Gv 1,1 ss.). Così non solo egli si professa testimone oculare ed auricolare, ma anche scrittore di tutte le cose mirabili del Signore, per ordine. I fatti poi di tutti gli Apostoli sono scritti in un unico libro. Luca raccoglie per l’ottimo Teofilo le singole cose che sono state fatte in presenza sua e lo fa vedere chiaramente omettendo la passione di Pietro e anche la partenza di Paolo dall’Urbe (= Roma), per la Spagna.
Le lettere di Paolo poi rivelano esse stesse, a chi vuol capire, da che località e in che circostanza sono state inviate. Prima di tutte ai Corinzi, vietando l’eresia dello scisma; poi ai Gálati (vietando) la circoncisione; poi ai Romani (spiega) esattamente l’ordine delle Scritture e che Cristo è il loro principio. Delle quali (lettere) è necessario che parliamo singolarmente. Lo stesso beato apostolo Paolo, in ciò seguendo la regola del suo predecessore Giovanni [cfr. sette lettere di Apoc cap. 2-3: si veda più avanti], scrive nominativamente a sole sette chiese in quest’ordine: ai Corinzi la prima (lettera), agli Efesini la seconda, ai Filippesi la terza, ai Colossesi la quarta, ai Gálati la quinta, ai Tessalonicesi la sesta, ai Romani la settima. Sebbene sia tornato a scrivere ai Corinzi e ai Tessalonicesi per correggerli, si vede che una sola chiesa è diffusa per tutta la terra. Perché anche Giovanni scrive nell’Apocalisse a sette chiese, ma parla a tutte. Ma una a Filémone e una a Tito e due a Timóteo (le scrisse) per affetto e amore. Sono ritenute sacre per l’onore della chiesa cattolica (= universale), per il regolamento della disciplina ecclesiale.
Circola anche una (lettera) ai Laodicesi, un’altra agli Alessandrini, falsificate col nome di Paolo dalla setta di Marcione, e molte altre cose che non possono essere accettate nella chiesa cattolica.
Non conviene che il fiele sia mescolato con il miele. Però una lettera di Giuda e due con la soprascritta "Di Giovanni" sono ricevute nella Chiesa cattolica, come pure la Sapienza scritta in onor suo dagli amici di Salomone.
Riceviamo anche le rivelazioni (Apocalisse) di Giovanni e di Pietro soltanto. Alcuni di noi però non vogliono che questa sia letta nella chiesa (= assemblea).
Il Pastore l’ha scritto poc’anzi, nella nostra città di Roma, Erma, mentre sedeva sulla cattedra della chiesa della città di Roma il vescovo Pio, suo fratello. Perciò conviene che sia letto, però non si può leggere pubblicamente nella chiesa al popolo, né tra i profeti il cui numero è completo, né tra gli apostoli della fine dei tempi».
- Dall’accenno al «poc’anzi» ed al vescovo di Roma Pio (Io) si stabilisce la data del 180 circa per questo documento.
- Dei 27 libri che formeranno poi il Nuovo Testamento, ne vengono citati 23. Non sono citate: una lettera di Giovanni, una di Giacomo, una di Pietro e la lettera agli Ebrei.


3. Le controversie sul canone

Tra il III ed il V sec. abbiamo un periodo di dubbi e di discussioni sui libri che dovrebbero appartenere al canone.


Documentazione


Una testimonianza di Eusebio di Cesarea, dell’anno 318 circa:

_ «Arrivati a questo punto, ci sembra ragionevole ricapitolare (la lista) degli scritti del Nuovo Testamento di cui abbiamo parlato. E, senza alcun dubbio, si deve collocare prima di tutto la santa tetrade (= quaterna), degli evangeli, cui segue il libro degli Atti degli Apostoli. Dopo questo, si debbono citare le lettere di Paolo, a seguito delle quali si deve collocare la prima attribuita a Giovanni e similmente la prima lettera di Pietro. A seguito di queste opere si sistemerà, se si vorrà, l’Apocalisse di Giovanni, su cui esporremo a suo tempo ciò che si pensa. E questo per i libri universalmente accettati.
Tra gli scritti contestati, ma tuttavia riconosciuti dalla maggior parte, c’è la lettera attribuita a Giacomo, quella di Giuda, la seconda lettera di Pietro e le lettere dette seconda e terza di Giovanni, che sono dell’evangelista o di un altro che porta lo stesso nome.
Tra gli apocrifi (lett.: bastardi, spuri), vengono anche collocati il libro degli Atti di Paolo, l’opera intitolata Il Pastore, l’Apocalisse di Pietro e dopo questi la lettera attribuita a Barnaba, i cosiddetti Insegnamenti degli Apostoli (Didaché), poi, come s’è già detto, l’Apocalisse di Giovanni, se si vuole. Qualcuno, come ho già detto, la rifiuta, ma altri la uniscono ai libri universalmente accettati.
Tra questi stessi libri alcuni hanno ancora collocato il Vangelo secondo gli Ebrei, che piace soprattutto a quegli Ebrei che hanno creduto a Cristo.
Pur stando così le cose per i libri contestati, tuttavia abbiamo giudicato necessario farne ugualmente la lista, separando i libri veri, autentici e accettati secondo la tradizione ecclesiastica, dagli altri che, a differenza di quelli, non sono testamentari (= vincolanti), e inoltre contestati, sebbene conosciuti, dalla maggior parte degli scrittori ecclesiastici; affinché possiamo distinguere questi stessi e quelli che, presso gli eretici, sono presentati sotto il nome degli apostoli, sia che si tratti dei vangeli di Pietro, di Tommaso e di Mattia o di altri ancora, o degli Atti di Andrea, di Giovanni o di altri apostoli. Assolutamente nessuno mai tra gli scrittori ecclesiastici ha ritenuto giusto di ritrovare i loro ricordi in una di queste opere.
D’altra parte, il carattere del discorso si allontana dallo stile apostolico; il pensiero e la dottrina che essi contengono sono talmente lontani dalla vera ortodossia da poter chiaramente provare che questi libri sono delle costruzioni di eretici. Perciò non si debbono neppure collocare tra gli apocrifi, ma si debbono rigettare come del tutto assurdi ed empi» (Storia Ecclesiastica, III, 25, 1-7).
- Secondo questo testo, i libri del Nuovo Testamento non ricordati, discussi o rifiutati, sono la lettera agli Ebrei, le lettere di Giacomo e di Giuda, la 2a lettera di Pietro, la 2a e la 3a lettera di Giovanni e l'Apocalisse.


Le controversie sul canone si chiarirono notevolmente già verso la fine del IV secolo:
- in oriente con la 39a lettera pasquale di Atanasio, vescovo di Alessandria (anno 367),
- in occidente col sinodo di Roma del 382.
Vengono accettati come canonici 27 libri ritenuti di origine apostolica.


Alla fine del secolo V, con l'attenuarsi delle dispute cristologiche e trinitarie, i dubbi scomparvero, sia nelle Chiese latine, sia nelle Chiese greche. Perdurarono, invece, nelle Chiese della Siria, dove l'accordo si stabilì all'inizio del secolo VI, con la versione del Nuovo Testamento fatta da Filosseno. Da allora e fino al XV secolo non ci furono più controversie sul canone.

Lutero (sec. XVI) ha ripreso le discussioni, per i suoi motivi teologici, e il Concilio di Trento ha ribadito l'elenco tradizionale dei libri ufficiali.


4. Conclusione

Ritenere che (come faceva Lutero) la "norma di fede" sia la sola Scrittura (in particolare il Nuovo Testamento) senza la tradizione della Chiesa è un circolo vizioso e quindi un errore logico, perché la Bibbia non può fondare se stessa: non è infatti scritto nella Bibbia quali siano i libri della Bibbia.

Per il Nuovo Testamento, è solo la comunità cristiana che può stabilire quali libri sono conformi alla tradizione orale preesistente ai libri stessi.
Infatti il Cristianesimo è sorto verso gli anni 30, mentre i primi libri cristiani sorgono dopo il 50. Quindi per almeno 20 anni il Cristianesimo esisteva già, mentre i libri cristiani non esistevano ancora.
Dunque, il Cristianesimo non può fondarsi sui libri, ma sulla tradizione che poi è stata fissata negli scritti del Nuovo Testamento




[continua con: "La trasmissione del testo del N.T.]

[Modificato da Francesca Galvani 12/01/2006 7.55]

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