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1)I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO

Ultimo Aggiornamento: 12/02/2006 10:13
11/01/2006 20:52
 
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2. I criteri di canonicità

Dai documenti a nostra disposizione (v. oltre) possiamo ricavare che i criteri utilizzati dalle Chiese per stabilire il canone furono principalmente due: ecclesialità ed apostolicità dei libri.

Nel caso poi in cui l'apostolicità non fosse certa, si ricorse al criterio sussidiario della tradizionalità . Vediamoli meglio:

a) Ecclesialità

Furono scelti come "ufficiali" i libri che erano accolti e letti nella liturgia da tutte (o quasi) le comunità che li conoscevano.

Furono le comunità che selezionarono i libri del Nuovo Testamento, non attraverso pronunciamenti ufficiali, ma attraverso il «sentire» dei cristiani: in quei libri essi riconoscevano fissata la fede che avevano ricevuto nella predicazione orale ed accettato.


Ho evidenziato l'ultima parte che secondo me è rilevante per quanto riguarda l'idea che il tdg ha delle scritture: non credo si abbia idea fra i tdg che in realtà questo fu il metodo usato dai primi cristiani per isolare il canone biblico!
Nell'immaginario del tdg credo ci sia quell'idea che in realtà la Bibbia che noi abbiamo oggi così com'è, ci sia pervenuta quasi miracolosamente da parte di Dio, senza che ci sia in realtà il contributo dell'uomo. L'unico contributo da parte dell'uomo è previsto dai copisti, quelli che copiarono le scritture, copiatura avvenuta sotto la guida dello spirito di Dio, copiatura quasi perfetta. Ma a come poi si sia arrivati all'attuale canone biblico non credo siano a conoscenza la maggioranza dei tdg.

Questo fatto introdute la mia seguente domanda: questo lavoro, fatto dai primi cristiani, era guidato da Dio? e se si, fino a che punto Dio è intervenuto in questo? Secondo la chiesa cattolica, questo periodo storico dei primi cristiani è da considerarsi già "tradizione" dal punto di vista cattolico?

Ciao
11/01/2006 22:10
 
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Scritto da: .gandhi. 11/01/2006 20.52

Questo fatto introdute la mia seguente domanda: questo lavoro, fatto dai primi cristiani, era guidato da Dio? e se si, fino a che punto Dio è intervenuto in questo? Secondo la chiesa cattolica, questo periodo storico dei primi cristiani è da considerarsi già "tradizione" dal punto di vista cattolico?

Ciao



Ciao Gandhi, cerco di rispondere nel mdo più semplice possibile alla tua domanda.
Il lavorodi redazione e di canonizzazione richiese molto tempo durante il quale molti Padri dellla Chiesa si pronunciarono sui libri. Il criterio del sensus fidei e il criterio del sensus fidelis furono determinanti per il canone. Il primo riguarda il senso della fede, ovvero che i libri da canonizzare rispettassero l'intero messaggio biblico ed evangelico; per il secondo, il senso dei fedeli, fu importantissima l'accoglienza che le prime comunità cristiane diedero a questi libri. È quì che entra in gioco, passami il termine, lo Spirito Santo che D-o da allora non fa mancare alla sua Chiesa. È di certo per opera Sua che le comunità raccolte intorno al messaggio di Cristo decisero quali libri erano utili alla fede e quali invece lo erano meno. Poi fu nei successivi concilii ecumenici, nei quali opera sempre lo Spirito Santo, che furono definiti i libri canonici.
L'argomento meriterebbe molta più attenzione ma ci sarà modo di approfondire. Per quanto riguarda la Tradizione la risposta alla tua domanda è certamente positiva. Per la Chiesa la Tradizione inizia già dagli apostoli e dalla loro predicazione.
Shalom
12/01/2006 00:00
 
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Mi iscrivo anch'io, posso? [SM=g27828] [SM=x570867]

Bella idea. Seguo con interesse...in seguito qualche riflessione. [SM=x570893]

Hushai
12/01/2006 10:54
 
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Re:

Scritto da: .gandhi. 11/01/2006 20.52


Questo fatto introdute la mia seguente domanda: questo lavoro, fatto dai primi cristiani, era guidato da Dio? e se si, fino a che punto Dio è intervenuto in questo? Secondo la chiesa cattolica, questo periodo storico dei primi cristiani è da considerarsi già "tradizione" dal punto di vista cattolico?



ti ha già risposto egregiamente Teo, posso solo consigliarti la lettura di un libro molto interessante sull'argomento:
B. M. METZGER, Il canone del Nuovo Testamento. Origine, sviluppo e significato, trad. ital., Brescia, Paideia, 1997.
E' acquistabile anche on-line a questo indirizzo:
http://www.unilibro.it/find_buy/product.asp?sku=328159&idaff=infotdgeova

saluti cari
12/01/2006 10:56
 
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Re:

Scritto da: hushai 12/01/2006 0.00
Mi iscrivo anch'io, posso? [SM=g27828] [SM=x570867]



Sei il benvenuto [SM=x570865]


Bella idea. Seguo con interesse...in seguito qualche riflessione. [SM=x570893]



benissimo, aspetto di leggerti presto.
[SM=x570892]
12/01/2006 13:12
 
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Re: Re:

Grazie Teo per la risposta che mi hai dato, sapevo di avere un buon insegnante. [SM=g27811]

Grazie Francesca, leggerò sicuramente il libro che mi hai consigliato. [SM=x570893]

Ciao [SM=x570892]

Mamma mia quante cose che si devono studiare... [SM=x570887]
però ne vale la pena [SM=x570874]
13/01/2006 09:08
 
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beh..vi siete tutti addormentati?
Svegliatevi!
[SM=x570867]
Nessuno ha più da dire nulla sulla formazione del canone?
Oppure ho scritto troppi "polpettoni" che hanno scoraggiato anche i più impavidi? [SM=x570872]
Fate sentire le vostre voci [SM=x570893]

buona giornata a tutti

[SM=x570892]
13/01/2006 09:35
 
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Re: beh..vi siete tutti addormentati?

Scritto da: Francesca Galvani 13/01/2006 9.08
Svegliatevi!
[SM=x570867]
Nessuno ha più da dire nulla sulla formazione del canone?
Oppure ho scritto troppi "polpettoni" che hanno scoraggiato anche i più impavidi? [SM=x570872]
Fate sentire le vostre voci [SM=x570893]

buona giornata a tutti

[SM=x570892]



Ciao Francesca,

complimenti per il lavoro impegnativo che stai svolgendo !

Io ho diversi commenti e credo ci siano alcune cose da chiarire ed altre che credo siano errate. (lo sai che se non contesto non sono contento ! [SM=g27828] ) Ma sto ancora svolgendo una serie di studi e necessito di avere alcuni riscongtri da amici studiosi, quindi aspetto di avere tutto il materiale e poi non mancherò.

Ciao a presto.
13/01/2006 10:53
 
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Rispondo alle domande di Gandhi, post del 11/01/2006 20.52

>Questo fatto introdute la mia seguente domanda: questo lavoro, fatto dai primi cristiani, era guidato da Dio? e se si, fino a che punto Dio è intervenuto in questo?

R- E' una domanda che non cambia le cose. L'importante è che sia stato guidato da Dio il vaglio fatto dalla Chiesa nel dare il responso/verdetto (che come sappiamo fu definitivo e incontestato a fine 400).

>Secondo la chiesa cattolica, questo periodo storico dei primi cristiani è da considerarsi già "tradizione" dal punto di vista cattolico?

R- Sicuro! Parte dalla consegna di Gesù di andare predicare insegnare (cioè trasmettere/tràdere/traditio) le cose che Lui aveva insegnato loro.
San Paolo nella 1Corinti 15,3 dice "vi ho trasmesso ciò che anch'io ho ricevuto", e parlando a Timoteo accenna sempre a un tramandare/trasmettere che definisce anche "deposito" (1Tm 6,20).
Quindi Atti e Lettere nel NT hanno doppio valore, sia come testo sacro ispirato, sia come documento storico di Tradizione Apostolica in atto già da decenni.
----------------------
est modus in rebus
14/01/2006 11:55
 
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Re: Re: beh..vi siete tutti addormentati?

Scritto da: spirito!libero 13/01/2006 9.35
Io ho diversi commenti e credo ci siano alcune cose da chiarire ed altre che credo siano errate. (lo sai che se non contesto non sono contento ! [SM=g27828] ) Ma sto ancora svolgendo una serie di studi e necessito di avere alcuni riscongtri da amici studiosi, quindi aspetto di avere tutto il materiale e poi non mancherò.



Perfetto!
Allora aspetto di leggerti presto.
ciao a te
[SM=x570865]
14/01/2006 13:06
 
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Sto proprio trattando del tema Traditio con alcuni TdG del forum Agape, ed è inquietante vedere come tirino fuori delle argomentazioni del più becero protestantesimo ottocentesco che oggi nessun protestante che si rispetti avanzerebbe. Torniamo dunque al concetto di Traditio e vediamo come lo spiega Ireneo (130 d.C.) che fu vescovo di Lione:

“La tradizione degli apostoli manifestata in tutto quanto il mondo, possono vederla in ogni Chiesa tutti coloro che vogliono riscontrare la verità, e noi possiamo enumerare i vescovi stabiliti dagli apostoli nelle Chiese e i loro successori fino a noi. (…) Prenderemo [come esempio] la Chiesa grandissima e antichissima e a tutti nota, la Chiesa fondata e stabilita a Roma dai due gloriosi apostoli Pietro e Paolo. Mostrando la tradizione ricevuta dagli apostoli e la fede (cf. Rm 1,8 ) annunciata agli uomini che giunge fino a noi attraverso le successioni dei vescovi, confondiamo tutti coloro che in qualunque modo, o per infatuazione o per vanagloria o per cecità e per di pensiero, si riuniscono oltre quello che è giusto. Infatti con questa Chiesa, in ragione della sua origine più eccellente, deve necessariamente essere d'accordo ogni Chiesa, cioè i fedeli che vengono da ogni parte — essa nella quale per tutti gli uomini è sempre stata conservata la tradizione che viene dagli apostoli.
Dunque, dopo aver fondato ed edificato la Chiesa, i beati apostoli affidarono a Lino il servizio dell'episcopato; di quel Lino Paolo fa menzione nelle lettere a Timoteo (cf. 2Tm 4, 21). A lui succede Anacleto. Dopo di lui, al terzo posto a partire dagli apostoli, riceve in sorte l'episcopato Clemente, il quale aveva visto gli apostoli stessi e si era incontrato con loro ed aveva ancora nelle orecchie la predicazione e davanti agli occhi la loro tradizione. E non era il solo, perché allora restavano ancora molti che erano stati ammaestrati dagli apostoli. Dunque, sotto questo Clemente, essendo sorto un contrasto non piccolo tra i fratelli di Corinto, la Chiesa di Roma inviò ai Corinzi un'importantissima lettera per riconciliarli nella pace, rinnovare la loro fede e annunciare la tradizione che aveva appena ricevuto dagli apostoli…
A questo Clemente succede Evaristo e, ad Evaristo, Alessandro; poi, come sesto a partire dagli apostoli, fu stabilito Sisto; dopo di lui Telesforo, che dette la sua testimonianza gloriosamente; poi Igino, quindi Pio e dopo di lui Aniceto. Dopo che ad Aniceto fu succeduto Sotere, ora, al dodicesimo posto a partire dagli apostoli, tiene la funzione dell'episcopato Eleutero. Con quest'ordine e queste successioni è giunta fino a noi la tradizione che nella Chiesa a partire dagli apostoli è la predicazione della verità.
E questa è la prova più completa che una e medesima è la fede vivificante degli apostoli, che è stata conservata e trasmessa nella verità.”(Ireneo di Lione, Contro le Eresie, III, 3,1-3, Jaca Book, Milano 1981, p.218 )

Questa è una testimonianza del II secolo e dunque molto importante oltre che antichissima e autorevole, visto che l’autore è un vescovo. Come si vede da questo brano per Ireneo la caratteristica cardine della vera Chiesa è l’apostolicità, ossia la trasmissione della Traditio orale di successore in successore degli apostoli, tramite l’imposizione delle mani. In testimoni di Geova al contrario, che sono saltati fuori dal nulla nel diciannovesimo secolo, non possono essere la Chiesa di Cristo, giacché privi di ogni legame con l’epoca apostolica. E’ dunque assolutamente motivo di ilarità quando arrivano a sostenere che il primo TdG sarebbe stato Abele!
Facciamo continuare Ireneo affinché ci spieghi qual era l’importanza della Traditio orale apostolica nella Chiesa primitiva:

"In realtà, la Chiesa, sebbene diffusa in tutto il mondo fino alle estremità della terra, avendo ricevuto dagli Apostoli e dai loro discepoli la fede..., conserva questa predicazione e questa fede con cura e, come se abitasse un'unica casa, vi crede in uno stesso identico modo, come se avesse una sola anima ed un cuore solo, e predica le verità della fede, le insegna e le trasmette con voce unanime, come se avesse una sola bocca", Ireneo di Lione, Contro le eresie , 1, 10, 1-2

"Infatti, se le lingue nel mondo sono varie, il contenuto della Tradizione è però unico e identico. E non hanno altra fede o altra Tradizione né le Chiese che sono in Germania, né quelle che sono in Spagna, né quelle che sono presso i Celti (in Gallia), né quelle dell'Oriente, dell'Egitto, della Libia, né quelle che sono al centro del mondo", Ireneo di Lione, Contro le eresie, 1, 10, 2

Ad maiora
---------------------
Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
15/01/2006 00:11
 
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Re:
la creazione dell'universo - sperling
il codice segreto del vangelo - sperling
il libro del giovane giovanni - frassinelli

cmq se vuoi maggiori informazioni Kate

www.google.it

e scrivi igor sibaldi
ciao


Scritto da: catechista 11/01/2006 14.54
Beh, già che ci sei, indicaci i titoli e l'editore no?

_________________________________
L'uomo è ciò in cui crede - A. Cechov
http://pro-blemi.splinder.com/
15/01/2006 01:22
 
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CRISTIANESIMO


Pace a Voi tutti

Scusate il ritardo CAVDNA vi saluta in CRISTO RISORTO [SM=x570864]

Cara Francesca, spero che non consideri fuori luogo il mio intervento

Ma se permetti anche se non entro nel vivo delle tue citazioni che rispetto moltissimo, e che non posso condividere totalmente - e, provo a darti la mia ESPERIENZA DI FEDE.

Non pensi che questo modo di presentare il Cristianesimo, può far passare questa aderenza di fede come se fosse una cosa nuova?

Cerco di spiegarmi [SM=g27811]

Io non Credo che il Cristianesimo abbia avuto inizio dalla risurrezione del Cristo, (sicuramente per la storia si, ma per la religione???)

perchè Il Cristianesimo è nato da quanto la Parola ha iniziato la sua opera creatrice Gesesi 1, 1 - AT

Mi limito solo ad alcune forse anche poco felici citazioni del NT

Io sono venuto per compiere la volontà del Padre mio / Non sono venuto per abolire la Legge o i Profeti ; non sono venuto per abolire ma per portare a compimento. Amen amen vi dico: finchè non sono passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno della Legge, senza che tutto questo sia compiuto. .........



Il Cristianesimo non è una religione / una scuola di pensiero / una filosofia .... ma è una persona
E' CRISTO.


E CRISTO non è venuto al mondo 2006 anni fa circa per fare una nuova religione (se mai in quella data si è incarnato ), Ma noi nel Magistero della Chiesa diciamo che Cristo c'è sempre stato -
Lui è il Principio e la Fine.

Il Cristianesimo è CRISTO (semmai dovremmo chiederci chi sono i Cristiani?)


Premesso questo, per poter meglio approfondire quanto ho esposto, credo che sia giusto andare alla scuola dei Padri della Chiesa uno a Caso S. Agostino.
[SM=g27811]


Posso farti una domanda??

per te Francesca cosa è l'AT??

_______________________

grazie vi saluto in CRISTO RISORTO
15/01/2006 10:07
 
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8)LA TRASMISSIONE DEL TESTO DEL NT

Sicurezza di possedere il testo originario

Poiché i testi originali del Nuovo Testamento sono andati persi, per ricostruire il testo, ricorriamo ai manoscritti antichi.

Sono più di 5200, prodotti tra il II e il XV secolo.




1. Considerazioni sui manoscritti

In base al materiale da cui sono formati, i manoscritti possono essere papiri o pergamene.

- I papiri del Nuovo Testamento sono i documenti più antichi che possediamo (ne abbiamo alcuni del III sec. ed uno del II) e, quantunque non siano completi, sono tuttavia testimoni molto importanti del testo, a causa della loro antichità.


Attualmente ne esistono 72 e vengono classificati con la sigla P n.

Tra essi i più importanti sono:
P52 papiro Rylands dell'anno 125 circa, contenente Gv 18,31b-33a sul recto, e 37b-38 sul verso, si trova a Manchester.
P45, P46, P47 papiri di Chester Beatty del III secolo 1, contenenti insieme quasi tutto il Nuovo Testamento. Si trovano a Dublino.

- Le pergamene (il nome deriva dalla città di Pergamo nella Misia-Turchia) sono pelli di pecora o di capra trattate. Sono molto resistenti e perciò si prestano bene per la stesura di documenti importanti, destinati a durare nel tempo. I libri scritti su pergamena si chiamano.

I più importanti sono:

B: codice Vaticano del IV-V secolo, quasi completo (Roma)
S: codice Sinaitico del secolo IV-V, completo (Londra).
A: codice Alessandrino del V secolo, quasi completo (Londra).
C: codice di Efrem, palinsesto del V secolo, quasi completo (Parigi).
D: codice di Beza del V-VI secolo; ha vangeli e Atti (Cambridge).
F: codice di Koridethi del IX secolo, completo (Tiflis).



2. La ricostruzione del testo originale del N.T.

Poiché il testo originale del N.T. è andato perso, per ricostruirlo ci serviamo dei seguenti documenti:


a) le copie del testo greco originale
Sono lo strumento principale per la ricostruzione del testo. Ognuna è ricavata da un manoscritto più antico.

Si noti che ogni manoscritto è un’entità autonoma, dipendente da un modello, che però non viene riprodotto fedelmente. Di solito il copista, quando non abbia la tendenza ad introdurre correzioni volontarie, introduce nella copia degli errori dovuti a distrazione o fraintendimento del modello («errore progressivo»).
A volte, per creare il manoscritto, lo scrivano si è servito di due o più manoscritti precedenti, confrontandoli fra di loro (collazione).
A volte in fondo al manoscritto troviamo il colofone: è una frase che contiene informazioni sull’editore, sul luogo e sull’anno in cui la copia è stata fatta, e sui manoscritti «predecessori» da cui essa deriva (una sorta di genealogia della copia).

b) le versioni antiche

Del Nuovo Testamento greco possediamo anche versioni in lingue antiche.

Tra le molte conservate, ricordiamo:
- la siriaca, detta «Peshitta», del II secolo
- le versioni copte del II secolo
- la Vetus Latina del 150 circa
- la Vulgata fatta da Gerolamo verso il 400 in latino.

Poiché gli antichi traducevano alla lettera, analizzando una traduzione e supponendo che sia stata fatta bene, riusciamo a risalire al testo greco usato dal traduttore.


c) le citazioni dei Padri della Chiesa

Il Nuovo Testamento è stato molto citato e commentato dagli scrittori cristiani dei primi secoli (II - IX), i Padri della Chiesa.
È stato scritto che se si perdesse il testo del Nuovo Testamento, lo si potrebbe ricostruire in base alle citazioni dei Padri.
È vero che questi scrittori sono vissuti a volte parecchi secoli dopo, però ci presentano il testo come veniva letto ai loro tempi e cioè prima di molti codici a nostra disposizione.

d) Conclusione

Per ricostruire il testo, possiamo risalire coi documenti scritti fino al III sec. e forse fino al II. Passò dunque un tempo abbastanza limitato tra la stesura dei testi originali e le loro prime copie complete in nostro possesso.

Si noti che il periodo di tempo che separa i manoscritti originali del N.T. dalla prima copia in nostro possesso è inferiore rispetto a quello di qualsiasi altro testo antico.



3. Le "varianti" dei documenti


Questi documenti, pur così vicini nel tempo agli originali, non presentano tutti lo stesso testo, al contrario, ci sono tra di essi numerose differenze, dette varianti.
La cosa è del tutto normale se si pensa che i testi antichi erano scritti a mano ed in generale sotto dettatura.

In tutto il Nuovo Testamento si rilevano complessivamente circa 250.000 varianti su circa 150.000 parole che esso contiene.

Però questa cifra così alta va molto ridimensionata, se si pensa che spesso di un’unica parola o frase esistono parecchie varianti, la maggior parte delle quali sono solo di forma letteraria e non alterano il pensiero. Varianti che toccano il senso della frase sono circa 200 e di queste soltanto una quindicina sono davvero importanti.


4. Il lavoro per ricostruire il testo

Data la presenza di queste varianti, è lecito domandarsi: è possibile ricostruire il testo originale così come è uscito dalle mani degli autori?

Si chiama critica testuale la scienza-arte che cerca di ricostruire il testo originale supposto alterato o, almeno, di arrivare il più vicino possibile all’originale. Per fare questo gli studiosi del testo lavorano in questo modo:
a) cercano di ridurre l'enorme numero di manoscritti a pochi, ma sufficientemente autorevoli;


Per fare questo studiano le varianti del testo contenute nei manoscritti, in modo da raggrupparle per "famiglie" e poi cercano di stabilire i manoscritti "capostipiti", da cui molti altri sono derivati. Giungono così ad una settantina di manoscritti "capostipiti", che servono come base per la ricostruzione del testo.

b) confrontano questi "capostipiti":
- se presentano tutti lo stesso testo, esso viene accolto;
- se ci sono differenze, cercano di stabilire, mediante opportuni criteri, quale potrebbe essere il testo scritto dall'autore (ma indicano in nota, ad uso degli altri studiosi, le varianti degli altri manoscritti);


c) producono un'edizione "critica"

Ultime in ordine di tempo sono quelle del protestante E. Nestle - 1a edizione 1898; 27a edizione 1969 - e del cattolico A. Merk.

5. I risultati

Applicando alcuni criteri ormai comunemente accettati dagli studiosi, possiamo oggi affermare di avere un alto grado di probabilità di leggere il testo del Nuovo Testamento così come è uscito dalle mani degli autori e la sicurezza quasi totale di possedere il testo come girava nel III secolo.

I vari tentativi fatti sia dai protestanti e sia dai cattolici in questi ultimi 150 anni, hanno portato a risultati quasi del tutto concordi.

Tuttavia chi veramente assicura che il testo si sia conservato sostanzialmente integro è la Chiesa (= l'insieme di tutti i cristiani), la quale fin dalla metà del II sec. si è preoccupata di controllare le copie che venivano man mano confezionate, in modo da verificarne la conformità ai testi più antichi, quegli stessi testi che venivano costantemente letti nelle varie comunità ed erano quindi assai ben conosciuti.
E che la Chiesa abbia usato un ottimo controllo è dimostrato anche dal fatto che i numerosi manoscritti riscoperti in questo secolo non hanno fatto che confermare il testo ricostruito precedentemente dagli studiosi.



APPENDICE


Informazioni sugli APOSTOLI

Cerchiamo di dare qualche informazione sommaria sulla vita degli Apostoli.
Fonte: Biblioteca Sanctorum, Città Nuova - 13 vol.


Gli apostoli sono così citati nei seguenti documenti canonici

Dopo il suicidio di Giuda Iscariota, il collegio dei Dodici fu reintegrato con l’elezione di Mattia, narrata in At 1,15-26

Li presentiamo in ordine alfabetico

ANDREA

Nacque a Betsaida (Gv 1,44) in ambiente ellenistico. Questo spiega il nome, molto raro per un ebreo.

Secondo Mt 4,18 e Mc 1,29 esercitava il mestiere di pescatore con il padre Giona e il fratello Simone-Pietro.

Seguace del Battista, quando questo indicò Gesù come "l'agnello di Dio", incuriosito lo seguì. Quell'incontro fu decisivo: Andrea credette in lui e gli condusse Simone, che fu denominato Pietro (Gv 1,35-42).

Nel gruppo dei Dodici Andrea non fu un elemento di spicco; non sono molti gli episodi evangelici che si riferiscono esplicitamente a lui. Solo qualche volta appare distinto dagli altri (Mc 13,3; Gv 6,8-9; 12,20-23). In At 1,13 è citato con gli altri apostoli come presente nel cenacolo dopo l’Ascensione di Gesù.

Non si posseggono elementi storici del tutto sicuri per ricostruire la sua attività dopo la Pentecoste:

- nel Frammento Muratoriano si dice che Giovanni sarebbe stato indotto proprio da Andrea a scrivere un racconto dei fatti e dei detti di Gesù;

- Origene, citato dallo storico Eusebio di Cesarea (Hist. Eccl. III,1) afferma che Andrea svolse il suo apostolato nella Scizia, regione posta fra il Danubio e il Don, nel Ponto Eusino, nella Cappadocia, nella Galazia e nella Bitinia;

- secondo san Girolamo, da queste regioni sarebbe passato in Acaia, regione privilegiata della sua attività; inoltre sarebbe stato consacrato vescovo a Patrasso, dove avrebbe subito il martirio, inchiodato a una croce a forma di X.

La leggenda si impadronì della sua vita: già tra la fine del II secolo e l’inizio del III circolavano “Atti di sant’Andrea”, giunti rimaneggiati fino a noi (citati da Eusebio - Hist. Eccl. III, 25,16). Si tratta però di racconti romanzeschi, di contenuto prevalentemente ereticale, sorti tra gli Encratiti e diffusi anche tra i Manichei (s. Agostino, De fide contra Manich.).


BARTOLOMEO

Riguardo a questo apostolo va rilevata una singolarità: il suo nome ricorre nei Sinottici (Mt 10,3; Mc 3,18; Lc 6,14) associato a Filippo, e in At 1,13, mentre nel vangelo di Giovanni troviamo, come amico di Filippo, Natanaele (chiamato da Gesù dopo Andrea, Simone-Pietro e Filippo), mentre non vi compare il nome Bartolomeo.

Probabilmente Bartolomeo è da identificare con Natanaele: si tratterebbe della stessa persona con due nomi, come accadeva frequentemente in quei tempi: Natanaele era il nome personale e Bartolomeo il “cognome” (Bartolomeo = Bar-Talmai: figlio di Talmai, come Simone Bar-Jona).

Di Cana in Galilea (Gv 21,2), dove ancora oggi gli è dedicata una chiesa crociata, la sua chiamata è narrata in Gv 1,45-51.

Gesù ha per lui un’espressione di elogio (Gv 1,47) e gli si rivela come conoscitore dei suoi pensieri. Bartolomeo/Natanaele risponde con una dichiarazione di riconoscimento della figliolanza di Dio e della regalità di Gesù (Gv 1,49).

Secondo la tradizione, il suo apostolato fu molto attivo in quanto gli sono attribuiti lunghi viaggi missionari, ma nulla di preciso e documentato è a nostra disposizione:

- Eusebio di Cesarea afferma che Panteno, del Didaskaleion di Alessandria, trovò in India il vangelo di Matteo in aramaico, dove sarebbe stato portato da questo apostolo.

- Un riscontro di questa notizia si ha in Girolamo (“De viris illustribus”). Tuttavia, è da stabilire se per “India” si intendessero le regioni prossime all’Etiopia (Rufino e Socrate) o l’Arabia Felice (Pseudo-Girolamo):

- Lo Pseudo-Crisostomo racconta che Bartolomeo convertì gli Licaonicesi; altri di una sua missione in Asia Minore, da dove si sarebbe spostato in Mesopotamia e Partia; giunto in Armenia, dopo avere convertito il fratello del re ed esorcizzato la di lui figlia, sarebbe stato martirizzato per ordine del successore re Astiage.

Diverse sono le tradizioni sul tipo di supplizio: crocifissione, decapitazione, scuoiamento (cui si riferiscono le numerose rappresentazioni artistiche di questo apostolo).



FILIPPO

Originario di Betsaida come i due fratelli Simone-Pietro e Andrea. Dei quattro vangeli canonici, soltanto quello di Giovanni ci dà informazioni sulla sua vita:

- 1,43-51: discepolo del Battista (come sembra), fu tra i primi ad essere chiamato da Gesù, al quale presentò Natanaele-Bartolomeo;

- 6,5 segg.: Gesù si rivolge a lui per la prima moltiplicazione dei pani;

- 12,21 segg.: alcuni pagani si rivolgono a lui per essere presentati a Gesù;

- 14,7-12: dopo l’ultima cena, nel discorso di addio, chiede a Gesù di mostrare il Padre agli apostoli.

Da At 2,1 risulta che è tra coloro che ricevono lo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste.

Da questo momento possiamo utilizzare soltanto le notizie, non sempre concordanti, fornite dalla tradizione. Alcune fonti lo confondono con Filippo diacono di Cesarea di cui si parla in At 6,5; 8,5-40; 21,9.

Alcuni studiosi, dal fatto che di lui parla solo il 4° vangelo, hanno dedotto che egli abbia dimorato e sia morto in Asia Minore, particolarmente ad Efeso, dove Filippo era onorato come uno dei luminari dell’Asia.

Esiste però una tradizione più sicura, secondo la quale egli evangelizzò la Frigia dopo avere predicato in Scizia e Lidia.

Tutti sono concordi nel porre a Gerapoli (oggi Pamùkkale), in Frigia, la sua ultima dimora insieme a due delle tre figlie. Una conferma di ciò è data da Polìcrate, vescovo di Efeso nella 2a metà del II secolo, in una sua lettera a papa Vittore.

Con lui concordano Teodoreto di Ciro, Niceforo, Girolamo.

Papia, vescovo di Gerapoli, conobbe le figlie di Filippo e da esse apprese (secondo Eusebio) che un morto era stato risuscitato da lui. Su questa notizia concordano Niceforo e Clemente di Alessandria.

Quanto alla morte, contrariamente a ciò che afferma Clemente di Alessandria, ossia che Matteo, Tommaso e Filippo morirono di morte naturale, la maggior parte dei documenti antichi attestano che questo apostolo fu martirizzato a Gerapoli sotto Domiziano, crocifisso a testa in giù e lapidato, all’età di circa 87 anni.


GIACOMO il Maggiore

Di Betsaida, pescatore, figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni apostolo, l’autore del 4° vangelo. Insieme al fratello e a Simone-Pietro fu testimone di alcune della più importanti azioni di Gesù (risurrezione della figlia di Giairo, trasfigurazione, agonia nel Getsemani).

Abbiamo tradizioni contrastanti sulla sua attività missionaria in Spagna. La fonte più sicura a questo proposito è il “Breviarium Apostolorum” bizantino, divulgato nella versione latina nel VII secolo, dove compare un’aggiunta (che non c’è nell’originale greco) attestante tale attività.

Fu decapitato per ordine di Giulio Agrippa I, nipote di Erode Antipa, intorno all’anno 42 (Atti 12,2).

Antica è la venerazione per questo apostolo in Spagna: del trasferimento del suo corpo da Gerusalemme alla Galizia spagnola parla per la prima volta il Martirologio di Floro (IX secolo), facendosi eco di precedenti tradizioni locali relative alla predetta venerazione.


GIACOMO di Alfeo

Nel Nuovo Testamento sono nominati due “Giacomo”: l’uno, figlio di Alfeo e l’altro denominato “fratello del Signore” (Mt 13,55; Mc 6,3).

In ambiente orientale si ritenne che Giacomo “fratello del Signore”, e Giacomo figlio di Alfeo, l’apostolo, fossero due persone distinte. La distinzione, forse introdotta, fra il II e il III secolo, dagli scritti pseudo-clementini, fu poi seguita da Eusebio (Hist. Eccl. I, 12), da Giovanni Crisostomo e, fra i latini, da Girolamo nei suoi ultimi scritti.

I Padri greci sostennero invece l’identità dei due Giacomo (Ireneo, Clemente Aless., Didimo cieco, Atanasio, Cirillo di Gerusal., Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto di Ciro).

In Occidente si ammise quasi all’unanimità che fossero la stessa persona.

Dell’apostolo Giacomo figlio di Alfeo, considerato come personaggio distinto dal Giacomo “fratello del Signore”, non si sa praticamente nulla. Se invece lo si identifica con il parente di Gesù, molti particolari della sua vita e della sua morte sono offerti dalla tradizione ecclesiastica (Eusebio, Egesippo), dove sono evidenziati soprattutto la sua santità e il suo zelo anche in favore degli ebrei.

Resse la chiesa di Gerusalemme fino al 62, quando fu martirizzato dal sommo sacerdote Hanan II, che approfittò dell’intervallo fra la morte del procuratore romano Festo e l’arrivo del successore Albino per processarlo e farlo uccidere, precipitandolo dal pinnacolo del tempio e poi finendolo a sassate (Eusebio).

Un riferimento alla sua morte è riportato anche da Giuseppe Flavio (Ant. Giud. XX, 9,1).


GIOVANNI

Fratello di Giacomo il maggiore, figlio di Zebedeo, pescatore; autore/fonte del quarto vangelo, di tre lettere e dell’Apocalisse.

Giudicato come illetterato e popolano (At 4,3), sembra tuttavia che avesse conoscenze nelle alte sfere sacerdotali (Gv 18,15-16).

Secondo Girolamo e Agostino restò vergine. Già discepolo del Battista, fu tra i primi che seguirono Gesù (Mt 4,20 e forse Gv 1,35-42).

Ebbe un posto speciale fra i Dodici insieme a Simone-Pietro e il fratello Giacomo; come tale assistette ad alcuni dei fatti più importanti dell’attività di Gesù, che ebbe per lui una particolare predilezione. Nel 4° vangelo è da identificare con quello che l’autore designa come “il discepolo che Gesù amava”.

Merita ricordare soprattutto alcuni dati:

- con Pietro seguì Gesù al processo;

- unico fra gli apostoli e discepoli, assistette alla morte di Gesù vicino a Maria, che gli fu affidata da Gesù stesso;

- con Pietro ricevette da Maria di Màgdala il primo annuncio della risurrezione (Gv 20,2), accorse al sepolcro e per la disposizione dei lini credette alla risurrezione (Gv 20,6-9);

- all’apparizione di Gesù sul lago di Tiberiade fu il primo a riconoscere il Risorto (Gv 21,1-13);

- nella stessa occasione assistette alla conferma del primato a Pietro (Gv 21,15-18) e ascoltò la risposta di Gesù alla domanda di Pietro circa la durata della propria vita (vv. 21-23). Ne parla anche il libro degli At:

- At 3,1-8: guarigione di uno storpio da parte di Pietro

- At 4,19 segg.: fatto catturare con Pietro dal Sinedrio

- At 5,18-42: nuovamente incarcerato a causa della predicazione, poi flagellato

- At 8,14 segg. inviato con Pietro in Samaria per consolidare la fede già diffusa dal diacono Filippo. In Gal 2,9 è qualificato da Paolo come una delle colonne della chiesa di Gerusalemme.

Dopo pochi anni lasciò Gerusalemme e andò ad evangelizzare l’Asia Minore, dove resse la chiesa di Efeso e le comunità circostanti (Ireneo, Clemente Aless., Polìcrate vescovo di Efeso, Giustino, Eusebio).

Non subì il martirio, ma fu colpito dalla persecuzione di Domiziano intorno al 95 (Ireneo): si narra che a Roma fu gettato in una botte di olio bollente, da cui uscì illeso (Tertulliano, Girolamo).

Dopo la morte dell’imperatore, ritornò a Efeso, dove morì vecchissimo, sotto Traiano (Girolamo).


MATTEO

È denominato Matteo in Mt 9,9-13, Levi in Mc 2,14-17 e Lc 5,27-32. L’identità di Matteo con Levi è fuori discussione.

Nello stesso testo di Matteo 9,9-13 si dice che esercitava a Cafarnao la professione di pubblicano, ossia di esattore delle imposte. In quanto tale era considerato un peccatore, sia perché maneggiava denaro di pagani (i Romani occupanti) e quindi impuro, sia perché i pubblicani esercitavano la loro attività in modo esoso, con cupidigia e vessazioni.

Secondo Eusebio di Cesarea, Origene, Papia e Ireneo, Matteo-Levi compose un vangelo nella lingua parlata dagli ebrei del tempo. Eusebio scrive: “...Matteo infatti, che predicò dapprima agli ebrei, donò ad essi il suo vangelo, composto nell’idioma patrio, quando fu in procinto di recarsi in altri paesi, e con esso supplì alla sua presenza personale presso coloro che lasciava”. L’originale di tale vangelo, andato perduto, fu poi tradotto in greco, non si sa da chi.

Non si conoscono con esattezza le regioni evangelizzate da Matteo, né le modalità della sua morte:

- circa la sua attività evangelizzatrice, secondo alcune fonti (Rufino, Euterchio, Socrate, Breviario Romano) andò in Etiopia; secondo altri (Ambrogio, Paolino da Nola) predicò in Persia; secondo altri ancora, nel Ponto, in Siria, Macedonia, Irlanda;

- circa la morte, lo gnostico Eracleone (la cui affermazione è riportata senza contestazioni da Clemente Alessandrino) Matteo morì di morte naturale; molti invece, pur non concordando sul genere di supplizio, ritengono che sia stato martirizzato. A tale proposito esistono diverse “passioni” apocrife: una di queste (Legenda Aurea) sostiene che Matteo sia stato fatto uccidere dal re di Etiopia Hirtaco mentre celebrava l’eucaristia.

Secondo il Martirologio Romano, evangelizzò l’Etiopia e vi subì il martirio.



MATTIA


È ricordato soltanto in At 1,15-26 come colui che fu estratto a sorte per sostituire Giuda il traditore e così ricostituire il collegio dei Dodici.

Certamente fu al seguito di Gesù fin dall’inizio della sua attività pubblica, secondo il criterio di scelta indicato nel testo di Atti sopra citato. Probabilmente faceva parte dei 72 discepoli di cui parla Lc 10,1, come afferma Eusebio, ed era uno dei più in vista se fu scelto come candidato insieme a Giuseppe Barsabba soprannominato Giusto.

Alcune fonti lo identificano erroneamente con Zaccheo o Barnaba o Natanaele, o altri.

Il suo nome, non si sa perché, fu molto in onore negli ambienti gnostici d’Egitto, che gli attribuirono la paternità di alcuni scritti apocrifi, di cui ci sono pervenuti frammenti citati da alcuni Padri. Esistono anche “Atti” apocrifi che lo riguardano. Infine, nel 1945, nell’antica borgata di Kenoboskion nell’alto Egitto, presso la cittadina di Nag Hammadi, fu scoperta una biblioteca gnostica di cui faceva parte anche un’operetta intitolata “Libro di Tommaso: parole segrete dal Salvatore a Giuda Tommaso e consegnate da Mattia”.

Circa la sua morte, si hanno notizie contrastanti: secondo lo gnostico Eracleone, citato da Clemente Alessandrino, morì di morte naturale; invece secondo Niceforo (Hist. Eccl. II, 40) predicò e subì il martirio in Etiopia; secondo altri ancora, dopo avere predicato agli ebrei di Palestina, fu lapidato come nemico della legge mosaica.

Nelle rappresentazioni pittoriche compare spesso con una scure: secondo una leggenda, non essendo morto per la lapidazione, sarebbe stato decapitato da un soldato romano.


SIMONE - PIETRO

Data la notorietà di questo apostolo, diamo soltanto alcune notizie essenziali.

Nato a Betsaida in Galilea, sposato, esercitava la pesca nel lago di Tiberiade, con residenza a Cafarnao, insieme al fratello Andrea, quando, già discepolo di Giovanni Battista (Gv 1,40-42) fu chiamato da Gesù, che gli diede il nome di Pietro.

Dopo il banchetto di Cana (Gv 2,1-11) e una pesca miracolosa (Lc 5,1-11) non lasciò più Gesù, fece parte di un ristretto gruppo di prediletti insieme a Giovanni e Giacomo e, come tale, assistette agli episodi più importanti dell’attività di Gesù (risurrezione della figlia di Giairo, trasfigurazione, agonia nell’orto degli ulivi).

Di carattere impulsivo e passionale, riconobbe in Gesù il Cristo, il Figlio di Dio (Mt 16,16). Per questa confessione, avvenuta a Cesarea di Filippo, Gesù lo definì Kefa = pietra/roccia, gli attribuì una posizione di preminenza sugli altri apostoli con la promessa delle chiavi del Regno dei cieli e il potere di “legare e sciogliere”, e gli diede una preparazione speciale e privilegiata rispetto agli altri, che andò intensificandosi sul finire della vita terrena di Gesù.

Quando Gesù fu catturato, lo rinnegò. Quando Maria di Màgdala portò la notizia del sepolcro vuoto, andò con Giovanni al sepolcro e constatò che vi erano soltanto i lini sepolcrali ed il sudario, ma a quella vista tornò indietro perplesso, a differenza di Giovanni, che invece credette alla risurrezione.

Da Lc 24,34 e 1 Cor 15,5 sappiamo che Gesù risorto apparve a lui solo almeno una volta.

Prima di ascendere al cielo Gesù gli chiese per tre volte di pascere le sue pecore e di confermargli il suo amore; inoltre gli predisse, in modo un po’ oscuro, di quale morte sarebbe morto (Gv 21).

Dai primi 12 capitoli degli Atti e dalla lettera di Paolo ai Gálati si ricavano notizie sul ruolo di Pietro nel collegio apostolico e nell’attività missionaria. In sintesi ricordiamo che Pietro:

- fu ispirato ad ammettere nella comunità cristiana i pagani (At 10: battesimo di Cornelio );

- nel concilio di Gerusalemme affermò il principio della libertà evangelica di fronte alla legge mosaica (At 15,7-11);

- da lui si recò Paolo, dopo una lunga permanenza nel deserto, per avere conferma circa l’ortodossia della propria predicazione, confrontandola con quella di Pietro (Gal. 1,18);

- tuttavia, proprio sulla pratica applicazione di quel principio fondamentale egli si scontrò con Paolo ad Antiochia (Gal 2).

Circa la sua attività missionaria, da Gal 2,7 sembra potersi dedurre che Pietro operò soprattutto in ambiente ebraico. La sua notorietà doveva essere molto grande, perché è conosciuto a Corinto (1 Cor 1,12) e in Galazia (Gal 2), dove probabilmente non era andato.

La tradizione antica non gli ha riconosciuto un primato nella comunità di Gerusalemme, retta per molti anni da Giacomo il Minore, “fratello del Signore”, mentre ha sempre visto Pietro come apostolo missionario ad Antiochia e a Roma. Di lui come primo vescovo di Antiochia parla per la prima volta san Girolamo (De viris Ill.), che probabilmente riprese una notizia molto meno esplicita contenuta nel “Chronicon” di Eusebio di Cesarea. Questa notizia fu ripresa da più fonti latine e greche, ma sembra essere senza solido fondamento.

Piuttosto, Pietro ha legato il proprio nome a Roma. Oggi, dopo lunghe polemiche, il fatto della venuta di lui in questa città, quando già esisteva una comunità cristiana il cui fondatore è ignoto, è un dato storico sicuro. Su questo punto la tradizione è veramente imponente e risale agli inizi della letteratura cristiana.

Così pure, la tradizione cristiana antica ha collegato l’attuale vangelo di Marco a Pietro, nel senso che egli fornì all’autore gran parte delle notizie, o, addirittura, nel senso che egli stesso ne sia stato l’autore (Carmignac).

Il suo martirio è affermato da una tradizione antichissima (Clemente Rom., Ad Corinthios 5,1-5; Dionigi vescovo di Corinto, citato da Eusebio di Cesarea in Hist. Eccl. II,25,8); sussistono dubbi circa l’anno, ma è certo che la sua morte avvenne sotto Nerone mediante crocifissione a testa in giù (Eusebio, Hist. Eccl. III,1,2; Origene, san Girolamo, De viris Ill. I). Ne parla anche il pagano Porfirio nella sua confutazione del Cristianesimo.



SIMONE il Cananeo o lo Zelota

È denominato “il cananeo” in Mt 10,4 e Mc 3,18, e “lo zelota” in Lc 6,15 e At 1,13.

Il significato dei due appellativi è identico: “ardente di zelo” per la legge e per la pratica del culto. Va infatti precisato che il termine “cananeo” non significa “di Cana”.

Molti lo identificano con il Simone “fratello del Signore” citato in Mt 13,55 e Mc 6,3 come Simeone, fratello di Giacomo il Minore, denominato anch’egli “fratello del Signore”, al quale sarebbe succeduto alla guida della chiesa di Gerusalemme; invece, bizantini e copti lo identificano con Natanaele di Cana e con il direttore di mensa alle nozze di Cana.

Secondo i bizantini avrebbe predicato in Africa e in Inghilterra, ma si tratta di fonti prive di autorità.

I latini e gli armeni lo fanno operare e morire in Armenia; Fortunato (VI secolo) scrive che Simone e Giuda sono sepolti in Persia, dove, secondo le storie apocrife degli apostoli, sarebbero stati martirizzati a Suanir. Conforme è il “Martirologio” di Gerolamo.

Le tradizioni conservate dal Breviario Romano affermano che Simone predicò in Egitto e, con Giuda, in Mesopotamia, dove insieme subirono il martirio; conformi sono i Bollandisti. Il monaco Epìfane (IX secolo) afferma che in Bòsforo esistevano delle reliquie di questo apostolo e a Nicopsis (Caucaso occidentale) c’era un’altra sua tomba, in una chiesa a lui dedicata, eretta dai greci tra il VI e il VII secolo.

Circa il supplizio, nelle molte raffigurazioni pittoriche appare segato in due, anziché sgozzato come affermano alcune tradizioni; per questo ha come attributo una sega.


TADDEO/GIUDA

Secondo gli antichi commentatori è da identificare con Giuda, fratello di Giacomo e di Simone/Simeone, citati in Mt 13,55 e Mc 6,3.

È nominato particolarmente in Gv 14,22, dove egli chiede a Gesù perché si sia manifestato soltanto agli apostoli e non a tutto il mondo.

Secondo la più consolidata tradizione, avrebbe predicato in Palestina e nelle regioni vicine. Notizie più tardive ne pongono la predicazione in Arabia, Mesopotamia, Armenia e Persia.

Secondo alcune fonti, sarebbe morto di morte naturale a Edessa; secondo altre, specialmente siriache, sarebbe stato martirizzato a Beirut.


TOMMASO

Detto “didimo”, cioè “gemello” (Gv 11,16; 20,24; 21,2). Ci dà particolari della sua vita soltanto il vangelo di Giovanni, che lo presenta come un uomo ricco di slancio, attaccamento a Gesù e senso pratico:

- Gv 11,16: episodio della morte di Lazzaro

- Gv 14,5: interroga Gesù circa la via per arrivare al luogo in cui Gesù stesso sta per recarsi, ossia il Padre

- Gv 20,24 sgg.: non crede all’apparizione di Gesù risorto

- Gv 20,26-29: professa la propria fede in Gesù “Signore e Dio” quando egli riappare otto giorni dopo

- Gv 21: è tra gli apostoli che stanno pescando quando Gesù appare sul lago di Genezareth.

Secondo Eusebio, egli è uno degli apostoli che Papia, vescovo di Gerapoli, interrogava sulla dottrina di Gesù; inoltre, a lui sarebbe stata assegnata la Persia come regione da evangelizzare.

La tradizione più comune (Gregorio di Nazianzo, Orazione 33 “Ad Arianos”; Niceforo, Eusebio, Hist. Eccl. II, 40) gli attribuisce la predicazione e il martirio in India, forse trafitto da una lancia.

Conformi a questa tradizione sono alcune notizie fornite da Marco Polo e dal poeta portoghese Camoens.

Nei pressi della città indiana di Madràs esiste una località denominata “san Tommaso di Mailapur”, in cui si trova una croce con un’iscrizione del VII secolo in antico persiano, che indica il luogo del suo martirio.

Con il nome di questo apostolo sono stati composti alcuni scritti apocrifi di ambiente gnostico: un vangelo sull’infanzia di Gesù, un libro di “Atti”, un’apocalisse.

Secondo alcune fonti antiche (Efrem, “Cronaca di Edessa”; Egeria; gli storici Socrate, Rufino, Sozomeno) le sue reliquie furono traslate dall’India a Edessa in Mesopotamia. Conforme è il “Martirologio” di Gerolamo.


15/01/2006 10:34
 
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Re: CRISTIANESIMO

Scritto da: cavdna 15/01/2006 1.22



Non pensi che questo modo di presentare il Cristianesimo, può far passare questa aderenza di fede come se fosse una cosa nuova?



Capisco bene quelle che vuoi dire Cavdna, ma in questo discorso per ora stiamo analizzando fatti e documenti a partire dalla morte di Gesù, poi vedrai che ci soffermeremo anche sul resto.
Più che un discorso di fede, per ora ci stiamo limitando ad analizzare quanto il cristianesimo possa essere attendibile dal punto di vista storico-filologico-archeologico, e quanto possono essere attendibili i testi che ci sono arrivati.

un abbraccio in Cristo

[SM=x570865]
22/01/2006 09:44
 
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9)LA STORICITA' DELLA RISURREZIONE
In questo capitolo vedremo:

- il problema della storicità
- il metodo di lavoro
- i documenti antichi a nostra disposizione per stabilire la storicità della risurrezione
- lo scopo nostro nel leggerli
- la lettura dei documenti stessi
- il testo completo dei documenti


1. Il problema

La risurrezione, di fatto predicata, è anche successa?

Dall’analisi dei documenti emerge con sicurezza qual è il punto di partenza della predicazione degli apostoli.

Uno di tali documenti (1 Cor 15) ci ha anche fatto sapere che la risurrezione di Gesù è colonna portante del Cristianesimo: tolta quella, tutto il discorso si svuota e diventa inconsistente.

Poiché la risurrezione riveste tale importanza nel Cristianesimo, è lecito procedere ad un’accurata indagine per cercare di appurarese la risurrezione, di fatto predicata, è davvero successa; in altre parole, se è proprio vero che Gesù è risorto.


2. Il metodo di lavoro

Al termine di questo lavoro saremo in possesso dei dati necessari per formulare un nostro giudizio personale, che potrà essere:

- sono disposto a credere che il fatto sia successo (atto di fede);

- non sono disposto a credere che il fatto sia successo;

- rimango nel dubbio, almeno per ora.




3. I documenti per risolvere il problema

Noi leggeremo i documenti allo scopo di capire il più precisamente possibile quanto l'autore ha voluto comunicare.

Questo è l'aspetto oggettivo della nostra analisi.
Il lettore poi dovrà porsi il problema personale di valutare se ciò che gli autori scrissero corrisponde a verità, oppure se si sbagliarono in buona fede, oppure ancora se mentirono coscientemente.

Questo è l'aspetto soggettivo della nostra analisi.

NB. Non è nelle nostre intenzioni "plagiare" le persone in modo che credano. Poiché la risurrezione non è evidente in sé e non è dimostrabile razionalmente, l'atto di fede resterà sempre un atto libero che impegna la responsabilità personale.


Lettura dei documenti

Allo scopo di acquisire i dati necessari in relazione alla storicità della risurrezione, il lettore interessato farà bene a:

1.leggere attentamente tutti i documenti che possediamo al riguardo;
2. confrontarli tra loro;
3. mettendo in evidenza le reciproche

- convergenze
- divergenze
- contraddizioni.


Nel capitolo successivo analizzeremo dettagliatamente i documenti che riteniamo più significativi.

I documenti su sepoltura e risurrezione

Vangelo secondo Marco - anno 50/60
cap. 15


42. E già sera essendosi fatta, poiché era parasceve, che è vigilia del sabato,
43. essendo andato Giuseppe d’Arimatea, ragguardevole membro del Consiglio, il quale anche lui attendeva il regno del Dio, fattosi coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù.
44. Pilato si meravigliò che già fosse morto e, avendo fatto chiamare il centurione, lo interrogò se già fosse morto;
45. e saputo dal centurione di sì, donò il cadavere a Giuseppe.
46. E avendo comprato una sindone, avendolo tirato giù, lo avvolse nella sindone e lo depose in un sepolcro che era scavato in roccia e rotolò-vicino una pietra alla porta del sepolcro.
47. E Maria la Maddalena e Maria quella di Giuseppe notavano dove è stato deposto.



cap. 16

1. E trascorso il sabato Maria la Maddalena e Maria quella di Giacomo e Salome comperarono aromi, affinché andate ungessero lui.
2. e assai di buon’ora nel primo (giorno) della settimana vanno al sepolcro sorto il sole.
3. E dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà-via la pietra dall’ingresso del sepolcro?».
4. E alzati gli occhi, notano che era stata rotolata-indietro la pietra - eppure era grande assai.
5. Ed entrate nel sepolcro videro un giovanetto sedente alla destra avvolto in veste bianca e furono prese da stupore.
6. Ma questi dice loro: «Non stupitevi. Gesù cercate il nazareno il crocifisso;/? fu/Fu destato, non è qui; ecco il luogo dove posero lui.
7. Ma, andate, dite ai discepoli di lui e a Pietro che preguida voi nella Galilea; là lo vedrete come disse a voi».
8. E uscite fuggirono dal sepolcro. Le prese infatti tremore e agitazione; e a nessuno nulla dissero: temevano infatti.


(La parte che segue è di un altro autore, probabilmente posteriore)

9. Risorto di buon’ora nel primo (giorno) della settimana si manifestò dapprima a Maria la Maddalena, dalla quale aveva scacciato sette demoni.
10. Quella messasi in cammino diede la notizia a quelli che erano stati con lui afflitti e piangenti.
11. E quelli udito che vive e fu visto da lei non credettero.
12. Dopo queste cose a due tra essi che camminavano si manifestò in diverso sembiante, mentre stavano andando in campagna.
13. E quelli tornati indietro diedero la notizia agli altri: neppure a quelli credettero.
14. Da ultimo si manifestò agli undici mentre giacevano (a mensa) e biasimò la loro incredulità e durezza di cuore poiché a coloro che lo contemplarono destato non credettero.
15. E disse loro: «Andate in tutto il mondo, annunciate l’evangelo (bella notizia) ad ogni creatura.
16. Chi ha creduto ed è stato battezzato sarà salvato, chi invece non ha creduto sarà condannato.
17. (Come) segni a quelli che hanno creduto queste cose seguiranno: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno in lingue nuove,
18. prenderanno (in mano) serpenti e se alcunché di mortale berranno, non li danneggerà. Su malati imporranno (le) mani e (questi) staranno bene».
19. Il Signore (Gesù) quindi dopo aver parlato loro fu sollevato al cielo e sedette alla destra del Dio.
20. Quelli invece essendosene andati annunciarono ovunque, il Signore cooperando e confermando la parola con i segni che (l’) accompagnavano.


Vangelo secondo Luca - anno 55/75
cap. 23


50. Ed ecco un uomo di nome Giuseppe, influente membro del Consiglio, uomo buono e giusto.
51. - questi non era stato d’accordo con la volontà e l’azione di loro (cioè del Consiglio),- di Arimatea, città dei Giudei, il quale aspettava il regno del Dio,52. questi essendo andato da Pilato chiese il corpo di Gesù,
53. e avendo(lo) tirato-giù, avvolse quello in una sindone e lo pose in un sepolcro scavato nella roccia, dove non era ancora nessuno giacente.
54. Ed era giorno di parasceve e (il) sabato sorgeva.
55. Le donne che erano venute dalla Galilea con lui seguirono da vicino, osservarono il sepolcro e come fu posto il corpo di lui,
56. ritornate indietro poi prepararono aromi e profumi. E il sabato riposarono secondo il precetto.


cap. 24

1. Il primo (giorno) della settimana ai primi albori andarono al sepolcro portando gli aromi che avevano preparato.

2. Trovarono però la pietra rotolata-via dal sepolcro,

3. ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.

4. Ed avvenne che si trovarono in angustie per questo ed ecco due uomini si appressarono loro in veste sfolgorante;

5. essendo esse impaurite e avendo abbassato i volti verso la terra, (quelli) dissero loro: «Perché cercate il vivente tra i morti?

6. Non è qui, ma fu destato; ricordate come parlò a voi ancora essendo nella Galilea,

7. dicendo del figlio dell’uomo che deve essere consegnato in mani di uomini peccatori ed essere crocefisso e il terzo giorno risorgere».

8. E si ricordarono delle parole di lui

9. e tornate-indietro dal sepolcro annunciarono queste cose tutte agli undici e a tutti gli altri.

10. Erano poi là la Maddalena Maria e Giovanna e Maria quella di Giacomo; anche le altre con esse dicevano agli apostoli queste cose.

11. E sembrarono ai loro occhi come vaneggiamento queste parole e non credettero loro.


(Il versetto che segue non si trova in molti manoscritti e la sua autenticità è discussa).

12. Allora Pietro alzatosi corse al sepolcro; e chinatosi guarda i lini (alcuni manoscritti aggiungono: giacenti) soli e tornò a casa (lett.: presso di sé) meravigliandosi per l’accaduto.

13. Ed ecco due fra quelli nello stesso giorno stavano camminando verso un villaggio distante stadi sessanta (alcuni manoscritti hanno: cento; altri hanno: centosessanta) da Gerusalemme, al quale (era) nome Emmaus

14. ed essi discorrevano tra loro intorno a tutte queste cose accadute.

15. Ed avvenne nel parlare essi e discutere insieme, anche Gesù stesso accostatosi camminava con loro;

16. ma i loro occhi erano costretti a non riconoscerlo.

17. Disse loro: «Quali questi discorsi che scambiate tra voi camminando?». E si fermarono tristi.

18. Rispondendo allora uno di nome Cleopa disse a lui: «Tu solo abiti presso Gerusalemme (opp. sei pellegrino a Gerusalemme) e non conosci le cose accadute in essa in questi giorni?».

19. E disse loro: «Quali?» Essi allora dissero a lui «Quelle riguardanti Gesù il Nazareno, che fu uomo profeta potente in opera e parola di fronte al Dio e a tutto il popolo,

20. come anche consegnarono lui i sommi sacerdoti e i capi nostri a condanna di morte e lo crocifissero.

21. Noi però speravamo che egli è colui che sta per riscattare Israele; ma ormai anche con tutte queste cose questo terzo giorno trascorse da che queste cose accaddero.

22. Ma anche alcune donne tra noi ci turbarono essendo state mattiniere al sepolcro

23. e non avendo trovato il corpo di lui vennero dicendo anche di aver visto un'apparizione di messaggeri i quali dicono che egli vive.

24. E andarono alcuni di quelli con noi al sepolcro e trovarono così come anche le donne dissero, lui però non videro».

25. Ed egli disse loro: «O senza intelletto e tardi nel cuore a credere a tutte le cose che dissero i profeti!

26. Non forse queste cose doveva patire il Cristo ed entrare nella sua gloria?».

27. E avendo iniziato da Mosè e da tutti i profeti interpretò loro in tutte le Scritture le cose riguardo a se stesso.

28. E si avvicinarono al villaggio dove erano diretti ed egli finse di dirigersi più oltre.

29. E lo forzarono dicendo: «Resta con noi poiché è verso sera ed è declinato già il giorno». Ed entrò per restare con loro.

30. Ed avvenne nell’essere lui coricato (a mensa) con loro, preso il pane benedisse e spezzato (lo) distribuì ad essi.

31. Si aprirono allora i loro occhi e lo riconobbero ed egli divenne invisibile a loro.

32. E dissero tra loro: «Forse il nostro cuore non era infiammato in noi, quando ci parlava nel viaggio, quando interpretava a noi le Scritture?».

33. E alzatisi nello stesso istante ritornarono a Gerusalemme e trovarono riuniti gli Undici e quelli con loro

34. che dicevano (variante: dicendo): «veramente fu destato il Signore e apparve a Simone».

35. Ed essi descrivevano le cose nel viaggio e come fu conosciuto da essi nello spezzamento del pane.

36. Queste cose mentre essi stavano dicendo, egli stesso stette in mezzo a loro (molti manoscritti aggiungono: e dice loro: «Pace a voi»).

37. Stupiti e impauriti credevano vedere uno spirito.

38. E disse loro: «Perché siete turbati e perché dubbi salgono-su nei vostri cuori?

39. Vedete le mie mani e i miei piedi, che io sono quello stesso. Toccatemi e vedete che uno spirito carne e ossa non ha, come vedete che io ho».

40. E ciò detto mostrò loro le mani e i piedi (non tutti i manoscritti riportano questo versetto).

41. Ancora però non credendo essi per la gioia e meravigliandosi, disse loro: «Avete qualcosa da mangiare qui?».

42. Essi allora diedero a lui un pezzo di pesce arrostito;

43. e preso (lo) davanti a loro mangiò.

44. Disse poi ad essi: «Questi miei discorsi che parlai a voi essendo ancora con voi, che bisogna che siano compiute tutte le cose scritte nella legge di Mosè e nei profeti e salmi intorno a me».

45. Allora aprì loro la mente per capire le Scritture

46. e disse loro che appunto è stato scritto che avrebbe sofferto il Cristo e sarebbe risorto da morti nel terzo giorno

47. e sarebbero stati annunciati nel suo nome conversione (lett. rovesciamento di mente) e perdono di peccati a tutte le genti cominciando da Gerusalemme.

48. «Voi (siete) testimoni di queste cose;

49. ed ecco io invio la promessa del Padre mio su voi; voi però rimanete nella città fino a che siate rivestiti dall’alto di potenza».

50. Li condusse poi fin presso Betania e sollevate le mani sue li benedisse.

51. E avvenne nel benedire lui essi, si staccò da loro (vari manoscritti aggiungono: ed era sollevato al cielo).

52. Ed essi (vari manoscritti aggiungono: prostratisi davanti a lui) ritornarono a Gerusalemme con gioia grande.

53. Ed erano per tutto il (tempo) nel tempio lodando il Dio.


Vangelo secondo Matteo - anno (50)/85
cap. 27

57. Sera avvenendo, venne un uomo ricco da Arimatea di nome Giuseppe, che anche egli si era fatto discepolo di Gesù.

58. Questi, andato da Pilato, chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che fosse dato.

59. E, preso il corpo, Giuseppe lo in-arrotolò in sindone (= lenzuolo) pulita (opp. nuova, bianca)

60. e pose esso nel nuovo suo sepolcro che aveva scavato (opp. fatto scavare) nella roccia e, rotolata-davanti una pietra grande alla porta del sepolcro, andò via.

61. Era però là Maria la Maddalena e l’altra Maria sedute davanti al sepolcro.

62. Il (giorno) dopo, che è dopo la parasceve, si riunirono i sommi sacerdoti e i farisei da Pilato

63. dicendo: «Signore, ci ricordammo che quell’impostore disse ancora vivente: "Dopo tre giorni mi desto".

64. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, affinché andati i discepoli non rubino lui e dicano al popolo: "Fu destato dai morti" e sarà l’ultima impostura peggiore della prima».

65. Disse loro Pilato: «Avete/abbiate una custodia (= corpo di guardia); andate, vigilate come sapete».

66. Quelli partitisene vigilarono il sepolcro avendo sigillato la pietra insieme alla custodia.


cap. 28

1. Dopo il sabato, al sorgere del primo (giorno) della settimana, andò Maria la Maddalena e l’altra Maria a vedere il sepolcro.

2. Ed ecco avvenne un terremoto grande: un messaggero del Signore infatti disceso dal cielo ed avvicinatosi, rotolò-via la pietra e si sedette sopra di essa.

3. Era l’aspetto di lui come folgore e il vestito di lui bianco come neve.

4. Per la paura di lui furono sconvolti i custodi e divennero come morti.

5. Ma rispondendo il messaggero disse alle donne: «Non temete voi; so infatti che Gesù il crocifisso cercate.

6. Non è qui. Fu destato infatti come disse; venite, vedete il luogo dove giaceva.

7. E presto, essendo andate, dite ai discepoli di lui che fu destato dai morti ed ecco preguida voi alla Galilea; là lo vedrete. Ecco, dissi a voi».

8. Ed allontanatesi presto dal sepolcro con paura e con gioia grande corsero ad annunziare ai discepoli di lui.

9. Ed ecco Gesù venne incontro a loro dicendo: «Rallegratevi (salve)». Quelle allora avvicinatesi strinsero i suoi piedi e si prostrarono davanti a lui.

10. Allora dice loro Gesù: «Non temete; andate, annunciate ai fratelli miei che vadano in Galilea e là mi vedranno».

11. Mentre esse se ne partivano, ecco alcuni della guardia, andati nella città, annunciarono ai sommi sacerdoti tutte le cose accadute.

12. E radunatisi (sottinteso: i sommi sacerdoti) con gli anziani e avendo preso consiglio, sufficienti denari diedero ai soldati

13. dicendo: «Dite che i discepoli di lui venuti di notte lo rubarono noi addormentati.

14. E se sarà udito questo dal governatore, noi (lo) persuaderemo e vi renderemo senza noie».

15. Quelli presi (i) denari fecero come erano stati istruiti. E fu divulgato questo discorso presso (certi) giudei fino ad oggi.

16. Gli undici discepoli poi andarono nella Galilea sul monte dove ordinò loro Gesù,

17. e vistolo si prostrarono, alcuni però dubitarono (opp. avendolo visto si prostrarono quelli che però avevano dubitato).

18. E avvicinatosi Gesù parlò loro dicendo: «Fu dato a me ogni potere in cielo e sulla terra.

19. Andate dunque, fate discepole tutte le genti (i pagani), battezzandole (lett. immergendole) nel nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito,

20. insegnando loro ad osservare tutte le cose che prescrissi a voi. Ed ecco io con voi sono tutti i giorni fino al compimento del tempo».


Vangelo secondo Giovanni - anno 80/90
cap. 19


38. Dopo queste cose interrogò Pilato Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù in segreto (lett. nascosto) per la paura dei Giudei, affinché gli permettesse di togliere il corpo di Gesù e permise Pilato.

39. Andò dunque e tolse il corpo di lui. Andò anche Nicodemo, quello andato presso di lui di notte la prima volta, portando una mescolanza di mirra e di aloe, quasi cento libbre.

40. Presero pertanto il corpo di Gesù e lo avvolsero (o legarono?) con lini insieme agli aromi, come (è) uso ai Giudei di seppellire (opp. preparare alla sepoltura).

41. Era nel luogo dove fu crocifisso un orto, e nell’orto un sepolcro nuovo, in cui mai nessuno era stato posto;

42. là pertanto a causa della parasceve dei Giudei, poiché vicino era il sepolcro, posero Gesù.


cap. 20

1. Il primo (giorno) della settimana, Maria la Maddalena va di buon mattino quando c’è ancora tenebra al sepolcro e vede la pietra tolta dal sepolcro.

2. Corre quindi e va da Simone Pietro e dall’altro discepolo che Gesù amava e dice loro: «Tolsero il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove lo posero».

3. Uscì allora Pietro e l’altro discepolo e andavano al sepolcro.

4. Correvano i due insieme e l’altro discepolo pre-corse più velocemente di Pietro e giunse primo al sepolcro.

5. E chinatosi vede giacenti i lini tuttavia non entrò.

6. Giunge allora anche Simone Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e nota i lini giacenti

7. e il sudario che era sopra il suo capo non con i lini giacente ma diversamente/separatamente in-arrotolato in un unico luogo.

8. Allora entrò anche l’altro discepolo, quello giunto primo al sepolcro, e vide e credette.

9. Non ancora infatti avevano compreso la Scrittura che deve lui da morti risorgere.
10. Tornarono allora di nuovo a casa (lett. presso di sé) i discepoli.

11. Maria poi stava presso il sepolcro fuori piangendo. Mentre dunque piangeva, si chinò verso il sepolcro

12. e nota due messaggeri in bianche (vesti) seduti uno presso il capo ed uno presso i piedi, dove giaceva il corpo di Gesù.

13. E dicono a lei quelli: «Donna, perché piangi?». Dice ad essi che "tolsero il Signore mio e non so dove lo posero".

14. Queste cose avendo detto, si volse all’indietro e nota Gesù presente e non sapeva che è Gesù.

15. Dice a lei Gesù: «Donna, perché piangi? chi cerchi?». Quella, ritenendo che è il giardiniere, dice a lui: «Signore, se tu lo portasti via, dimmi dove lo ponesti ed io lo prenderò».

16. Dice a lei Gesù: «Maria». Voltatasi (opp. avendoci ripensato) quella dice a lui in ebraico: «Rabbunì» che significa Maestro.

17. Dice a lei Gesù: «Non mi toccare, non ancora infatti sono salito al Padre. Va’ invece dai miei fratelli e di’ loro: Salgo al Padre mio e Padre vostro e Dio mio e Dio vostro».
18. Va Maria la Maddalena annunciando ai discepoli che "ho visto il Signore" e queste cose disse a lei.

19. Essendo dunque sera in quel giorno, il primo della settimana, ed essendo le porte chiuse dove erano i discepoli per la paura dei Giudei, venne Gesù e stette nel mezzo e dice loro: «Pace a voi».

20. E ciò detto mostrò le mani e il fianco ad essi. Gioirono allora i discepoli vedendo il Signore.

21. Disse dunque ad essi Gesù di nuovo: «Pace a voi. Come ha inviato me il Padre, anch’io mando voi».

22. E ciò detto soffiò addosso e dice loro: «Ricevete (lo) Spirito Santo.

23. Se ad alcuni rimetterete i peccati, saranno rimessi loro; se ad alcuni riterrete, saranno ritenuti».

24. Tommaso però, uno dei dodici, quello detto Didimo (= gemello), non era con loro quando venne Gesù.

25. Dicevano dunque a lui gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle mani di lui il segno dei chiodi e metto il dito mio nel luogo dei chiodi e metto la mia mano nel fianco di lui, non crederò».

26. E dopo giorni otto nuovamente erano dentro i suoi discepoli e Tommaso con loro. Viene Gesù, le porte essendo chiuse, e stette nel mezzo e disse: «Pace a voi».

27. Poi dice a Tommaso: «Porta il tuo dito qui e vedi le mie mani e porta la tua mano e metti(la) nel mio fianco e non essere incredulo, ma credente».

28. Rispose Tommaso e disse a lui: «Il Signore mio e il Dio mio».

29. Dice a lui Gesù: «Poiché hai visto me, hai creduto? Felici i non aventi visto e aventi creduto».

30. Molti dunque ed altri segni fece Gesù dinanzi ai discepoli che non sono stati scritti in questo libro;

31. questi (opp. queste cose) sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo il Figlio del Dio e affinché credendo vita abbiate nel nome di lui.


cap. 21 (di un altro autore) - dopo il 90


1. Dopo queste cose manifestò se stesso di nuovo Gesù ai discepoli sul mare della Tiberiade. Si manifestò così.

2. Erano insieme Simon Pietro e Tommaso quello detto Didimo e Natanaele quello da Cana della Galilea e quelli di Zebedeo e altri due tra i discepoli di lui.

3. Dice loro Simon Pietro: «Vado a pescare». Dicono a lui: «Veniamo anche noi con te». Andarono e salirono sulla barca e in quella notte presero nulla.

4. Essendosi fatto però ormai mattino, stette Gesù sulla spiaggia; nondimeno non sapevano i discepoli che è Gesù.

5. Dice quindi loro Gesù: «Figlioli, non avete qualcosa da mangiare?». Risposero a lui: «No».

6. Egli allora disse loro: «Gettate alla parte destra della barca la rete e troverete». Gettarono allora e non avevano più forza di tirarla a causa della quantità dei pesci.

7. Dice allora il discepolo, quello che Gesù amava, a Pietro: «È il Signore». Simon Pietro dunque, avendo sentito che è il Signore, si cinse il vestito - era infatti nudo - e si gettò nel mare;

8. invece gli altri discepoli vennero con la barca - infatti non erano lontani dalla terra, ma circa 200 cubiti - trascinando la rete dei pesci.

9. Come dunque scesero a terra vedono brace giacente e pesce giacente sopra e pane.

10. Dice loro Gesù: «Portate dei pesci che prendeste ora».

11. Salì allora Simon Pietro e tirò la rete a terra piena di grossi pesci, centocinquantatre; e tanti essendo non si strappò la rete.

12. Dice loro Gesù: «Orsù, mangiate». Nessuno però dei discepoli osava interrogarlo: «Tu chi sei?» sapendo che è il Signore.

13. Si fa avanti Gesù e prende il pane e (ne) dà loro e il pesce ugualmente.

14. Questa (fu) già la terza volta che si manifestò Gesù ai discepoli destato da morti.

15. Quando dunque ebbero mangiato dice a Simon Pietro Gesù: «Simone di Giovanni mi ami più di questi?». Dice a lui: «Certamente Signore, tu sai che ti voglio bene». Dice a lui: «Pasci i miei agnellini».

16. Dice a lui nuovamente una seconda volta: «Simone di Giovanni mi ami?». Dice a lui: «Certamente Signore, tu sai che ti voglio bene». Dice a lui: «Pascola le mie pecorelle».

17. Dice a lui per la terza volta: «Simone di Giovanni mi vuoi bene?». Si addolorò Pietro perché disse a lui per la terza volta "Mi vuoi bene?" e disse a lui: «Signore tutto tu sai, tu conosci che ti voglio bene». Dice a lui Gesù: «Pasci le mie pecorelle.

18. Amén amén (= in verità) dico a te: quando eri più giovane ti cingevi da te stesso e andavi dove volevi; quando invece sarai vecchio, tenderai le tue mani e (un) altro ti cingerà e porterà dove non vuoi».

19. Questo poi disse (significando) con quale morte glorificherà il Dio. E ciò detto dice a lui: «Seguimi».

20. Voltatosi Pietro vide il discepolo che Gesù amava che seguiva, il quale anche si adagiò nella cena sul petto di lui e disse: "Signore, chi è il tuo traditore?".

21. Pietro dunque avendo visto costui dice a Gesù: «Signore, di costui invece che cosa (ne sarà)?».

22. Dice a lui Gesù: «Se voglio che egli rimanga fino a quando ritorno, che cosa a te (importa)? Tu seguimi».

23. Si diffuse perciò questa opinione tra i fratelli che quel discepolo non muore; non disse però a lui Gesù che non muore, ma: "Se voglio che rimanga fino a quando ritorno, cosa a te (importa)?".

24. Questo è il discepolo che testimonia intorno a queste cose e che scrisse queste cose e sappiamo che la sua testimonianza è vera.

25. Sono poi ancora altre molte le cose che fece Gesù, le quali se fossero scritte una per una neppure ritengo il mondo stesso conterrebbe i libri scritti.



Memorie di Nicodemo (recens. greca A) - sec. I-II

cap. 11

3. Un uomo di nome Giuseppe, consigliere della città di Arimatea, egli pure in attesa del regno di Dio, andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo tirò giù, l’avvolse in un panno di lino e lo depose in una tomba scavata nella roccia dove non era stato deposto ancora mai alcuno.

cap. 12

1. Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Udito che Giuseppe aveva chiesto il corpo di Gesù, gli Ebrei lo cercarono e con lui le dodici persone che avevano detto che Gesù non era nato da fornicazione, Nicodemo e molti altri che si erano presentati a Pilato e avevano illustrato le sue buone azioni. Ma tutti si erano nascosti, e non videro che Nicodemo, perché era un capo degli Ebrei. Disse loro Nicodemo: "Com’è che vi siete radunati nella sinagoga?". Gli Ebrei gli risposero: "Come hai fatto a entrare nella sinagoga? Tu sei infatti associato con lui e nella vita futura la sua parte sarà con te". Nicodemo rispose: "Amen, amen".Così pure Giuseppe venne e disse loro: "Perché siete irritati verso di me per il fatto che ho chiesto il corpo di Gesù? Vedete, l’ho posto nel mio sepolcro nuovo, dopo averlo avvolto in un panno di lino, ed ho fatto rotolare la pietra all’ingresso della caverna. Voi non vi siete comportati bene verso il giusto, giacché non vi siete pentiti quando l’avete crocifisso, anzi lo avete ancora trapassato con la lancia".

2. Ma gli ebrei arrestarono Giuseppe e diedero ordine di mantenerlo sotto buona custodia fino al primo giorno della settimana; e gli dissero: "Sappi che l’ora non ci permette di agire contro di te, giacché sta spuntando il sabato, ma sappi che tu non avrai mai l’onore di una tomba: la tua carne, infatti, sarà gettata agli uccelli del cielo".
Rispose Giuseppe: "Questo parlare è simile a quello del superbo Golia che si erse contro il Dio vivente e il santo Davide. Giacché Dio disse, per mezzo del profeta: «Mia è la vendetta, io ricompenserò», dice il Signore. Ed ecco ora, uno che era incirconciso, ma dal cuore circonciso, prese dell’acqua e si lavò le mani dicendo: «Sono innocente del sangue di questa persona giusta. Vedetevela voi!». Avete risposto a Pilato: «Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli». Ed ora io temo che l’ira di Dio venga su di voi e sui vostri figli, come avete detto". Udite queste parole, gli ebrei si infuriarono, gli posero le mani addosso, lo legarono e lo rinchiusero in una camera senza finestre e alla porta posero delle guardie; e apposero i sigilli alla porta del luogo ove avevano rinchiuso Giuseppe.

3. Nel sabato, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti, emanarono una ordinanza affinché, nel primo giorno della settimana, tutti gli uomini si radunassero nella sinagoga. E tutto il popolo s’alzò di buon mattino e, nella sinagoga, tenne consiglio sul genere di morte da infliggergli. Allorché ebbe luogo il consiglio, ordinarono che egli fosse introdotto, con grande disonore. Aperta la porta non lo trovarono.
Tutto il popolo restò stupito, perché i sigilli erano intatti e la chiave l’aveva Caifa. E non osarono più mettere le mani su colui che, davanti a Pilato, aveva parlato in favore di Gesù.


cap. 13

1.Testimonianza delle guardie. Mentre ancora sedevano nella sinagoga, stupiti a motivo di Giuseppe, giunsero le guardie che gli ebrei avevano chiesto a Pilato per custodire il sepolcro di Gesù affinché i suoi discepoli non andassero a rubarlo, ed annunziarono ai capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, quanto era accaduto. Come fosse venuto un grande terremoto e: "Abbiamo visto un angelo discendere dal cielo, far rotolare la pietra dall’ingresso della tomba e sedere su di essa, ed era splendente come la neve e come il lampo. Noi tremammo dal grande spavento e restammo come morti. Udimmo la voce dell’angelo che parlava con le donne, che attendevano alla tomba, dicendo: «Non temete! So, infatti, che voi cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui! Risorse, come disse. Venite a vedere il luogo dove giaceva il Signore, e andate subito a dire ai suoi discepoli che egli risorse dai morti, ed è in Galilea»".

2. Gli ebrei domandarono: "Con quali donne parlò?". Le guardie risposero: "Non sappiamo chi erano". E gli Ebrei: "Che ora era?". "La mezzanotte" risposero le guardie. Gli ebrei domandarono: "E perché non avete preso le donne?". "A causa della paura, eravamo diventati come morti - risposero le guardie - e pensavamo di non rivedere più la luce del giorno. E come avremmo potuto prenderle?". Gli ebrei risposero: "Quant’è vero che il Signore vive, noi non vi crediamo".Le guardie dissero agli ebrei: "In quell’uomo avete visto così tanti segni e non credete; come dunque potrete credere a noi? Avete fatto proprio un giuramento vero: «Quant’è vero che il Signore vive», egli infatti vive veramente. Abbiamo udito, proseguirono le guardie, che avete rinchiuso quel tale che ha chiesto il corpo di Gesù, che avete apposto alla porta i sigilli e, quando l’avete riaperta, non l’avete trovato. Dateci dunque Giuseppe e noi vi daremo Gesù".Glii ebrei risposero: "Se n’è andato nella sua città". "Anche Gesù risorse, dissero le guardie, come abbiamo udito dall’angelo, ed è in Galilea".

3. All’udire queste parole, gli ebrei temettero grandemente e dissero: "Che questo racconto non giunga alle orecchie del popolo e tutti si rivolgano a Gesù!". Gli ebrei allora tennero consiglio, ammassarono una grande somma di denaro e la diedero alle guardie, dicendo: "Dite che mentre voi dormivate, nella notte, vennero i suoi discepoli e lo rubarono. Qualora il procuratore udisse questo, gli parleremo noi affinché non abbiate da preoccuparvi". Ed essi preso (il denaro) fecero come erano stati istruiti.


cap. 14

1. Gesù sul monte Mamilch. Ma dalla Galilea vennero a Gerusalemme un sacerdote, Finee, uno scriba, Adas, un levita, Aggeo, ed annunziarono ai capi della sinagoga, sacerdoti e leviti: "Abbiamo visto Gesù che sedeva sul monte Mamilch con i suoi discepoli. Egli ordinò ai suoi discepoli: «Andate in tutto il mondo ed annunziate a tutta la creazione: chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. Questi sono i segni che accompagneranno i credenti: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti, se berranno una bevanda mortifera non farà loro alcun male, imporranno le mani sui malati e guariranno» (cfr. la finale aggiunta di Mc 16,17-18). E abbiamo visto che mentre Gesù parlava ancora ai suoi discepoli, fu preso in cielo".

2. Dissero allora gli anziani, i sacerdoti e i leviti: "Date gloria al Dio di Israele e confessate davanti a lui se veramente avete udito e visto queste cose, così come le avete presentate". Gli annunciatori risposero: "Quant’è vero che vive il Signore, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, noi abbiamo udito questo e abbiamo visto mentre era preso in cielo". Gli anziani, i sacerdoti e i leviti, risposero: "Siete venuti ad annunziarci questa notizia o siete venuti per presentare a Dio la vostra preghiera?". "Per presentare a Dio la nostra preghiera" risposero. Dissero allora gli anziani, i sacerdoti e i leviti: "Se siete venuti per presentare a Dio la vostra preghiera, a che scopo queste ciance davanti al popolo?". Il sacerdote Finee, lo scriba Adas e il levita Aggeo, risposero ai capi della sinagoga, ai sacerdoti e leviti: "Se le parole che abbiamo detto e quanto abbiamo visto sono peccato, eccoci davanti a voi! Fateci quanto è giusto ai vostri occhi". Essi allora presero la legge e li scongiurarono di non ripetere mai più ad alcuno queste parole. Poi diedero loro da mangiare e da bere e li scacciarono dalla città dopo aver loro dato anche del denaro e tre uomini che li accompagnassero fino in Galilea. E se ne partirono in pace.

3. Angoscia delle autorità ebraiche. Partiti questi uomini per la Galilea, si radunarono nella sinagoga i sommi sacerdoti, i capi della sinagoga e gli anziani, chiusero la porta ed elevarono una grande lamentazione dicendo: "Perché avvenne questo segno in Israele?". Ma Anna e Caifa dissero: "Di che vi turbate?, che avete da piangere? Non sapete che i suoi discepoli diedero molto denaro ai custodi del sepolcro e li ammaestrarono a dire che discese un angelo dal cielo a far rotolare la pietra dall’ingresso della tomba?". Ma i sacerdoti e gli anziani obiettarono: "Sia pure! I suoi discepoli rubarono il corpo. Ma come ha fatto la sua anima ad entrare nel suo corpo, sicché ora egli si trova in Galilea?". Incapaci di rispondere a questo, alla fine con sforzo conclusero: "Noi non dobbiamo credere agli incirconcisi".



Lettera degli Apostoli (apocrifo) - sec. II

19. Vedi, proprio per questo non abbiamo esitato (a scrivervi) a proposito dell’autentica testimonianza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, come egli ha operato mentre lo vedevamo e come con noi chiariva costantemente e ispirava i nostri pensieri.

20. Costui, per il quale testimoniamo, lo conosciamo come colui che fu crocifisso al tempo di Ponzio Pilato e del principe Archelao, che fu crocifisso tra due ladroni e con loro fu tolto dal legno della croce e sepolto in un posto che si chiama qaraneio (luogo del teschio), dove andarono tre donne: Sara e Marta e Maria Maddalena. Esse portavano unguento, per cosparger(lo) sul suo corpo, piangendo e lamentandosi per quanto era accaduto. E si avvicinarono al sepolcro e trovano la pietra (là), dove era stata rovesciata dal sepolcro. E aprirono la porta e non trovarono il suo corpo.

21. E mentre si lamentavano e piangevano, apparve loro il Signore e disse loro: «Non piangete! Sono io che cercate. Ma una di voi vada dai vostri fratelli e dica (loro): «Venite, il nostro maestro è risorto dai morti». E Maria venne da noi e a noi (lo) disse. E noi le dicemmo: «Che c’è tra noi e te, o donna? Colui che è morto e sepolto, può dunque (ri)vivere?». E noi non credemmo che il nostro Salvatore fosse risorto dai morti. Allora tornò da nostro Signore e gli disse: «Nessuno di loro ha creduto alla tua risurrezione». Ed egli le disse: «Un’altra di voi vada e glielo ridica». E Sara venne e diede lo stesso annuncio e noi l’accusammo di menzogna. Ed ella tornò da nostro Signore e gli parlò come Maria.

22. Allora il Signore disse a Maria e alle sue sorelle: «Andiamo da loro!». Ed egli venne e ci trovò in casa nascosti. E noi dubitavamo e non credevamo. Venne a noi come uno spettro e noi non credevamo che fosse lui. Ma lo era. E dunque ci disse: «Venite, non temete! Sono il vostro maestro, che tu, Pietro, prima che il gallo cantasse, rinnegasti tre volte e ora mi rinneghi ancora?».E noi andammo da lui, pensando e dubitando, se fosse proprio lui. Ed egli ci disse: «Perché dubitate e siete increduli? Sono io, che vi ho parlato della mia carne, della mia morte e della mia risurrezione. E affinché sappiate che sono io, poni, Pietro, la tua mano (e le tue dita) nei segni dei chiodi delle mie mani e tu, Tommaso, nel mio costato e anche tu, Andrea, guarda se il mio piede posa sulla terra e (vi) lascia un’orma. Poiché sta scritto nel profeta: Uno spettro, un demone, però, non lascia nessuna orma sulla terra».

23. Allora noi lo toccammo, che fosse davvero risorto nella carne. E poi cademmo proni sul volto davanti a lui, gli chiedemmo perdono e implorammo, perché non gli avevamo creduto. Allora il nostro Signore e Salvatore ci disse: «Alzatevi e io vi rivelerò cosa c’è sulla terra e al disopra dei cieli, e la vostra risurrezione, quella nel regno dei cieli per la quale mio Padre mi ha mandato, affinché io porti lassù voi, i credenti in me».



Il Vangelo di Pietro (apocrifo) - anno 150 circa

3. Si trovava poi là Giuseppe, l’amico di Pilato e del Signore e, vedendo che stavano per crocifiggerlo, andò da Pilato e chiese il corpo del Signore per (la) sepoltura.

4. E Pilato, avendo mandato (qualcuno) da Erode, chiese il corpo di lui.

5. Ed Erode disse: «Amico (lett. fratello) Pilato, se anche nessuno lo avesse chiesto, noi lo avremmo seppellito, poiché già sorge il sabato. Sta scritto infatti nella legge che il sole non tramonti su di un ucciso». [...l

21. Estrassero allora i chiodi dalle mani del Signore e lo posero a terra. Si scosse tutta la terra e vi fu un timore grande.

22. Allora risplendette il sole e ci si accorse che era l'ora nona.

23. Furono contenti i giudei e diedero a Giuseppe il corpo di lui affinché lo seppellisse, dal momento che aveva visto tutte le cose buone che egli aveva fatto.

24. Avendo preso dunque il Signore (lo) lavò e (lo) avvolse in un lenzuolo (sindone) e lo portò nel proprio sepolcro chiamato orto di Giuseppe. [...]

28. Essendosi riuniti poi tra loro gli scribi e i Farisei e gli anziani, avendo sentito che tutto il popolo mormorava e si percuoteva il petto dicendo che se alla sua morte sono avvenuti questi grandissimi segni, vedete quanto è giusto,

29. Ebbero paura gli anziani e andarono da Pilato pregandolo e dicendo:

30. «Dacci dei soldati, affinché custodiamo il suo sepolcro per tre giorni, perché i discepoli suoi, venendo, non lo rubino e il popolo non pensi che è risorto dai morti e non ci facciano del male».

31. Pilato allora diede loro il centurione Petronio con dei soldati per custodire il sepolcro. E con loro andarono gli anziani e gli scribi alla tomba.

32. E avendo rotolato una grande pietra, con il centurione e i soldati tutti insieme quanti erano là, la misero sull’ingresso della tomba,

33. e misero (lett. spalmarono) sette sigilli, e avendo piantato colà una tenda facevano la guardia.

34. Sorgendo poi la mattina del sabato andò la folla da Gerusalemme e dai dintorni per vedere la tomba sigillata.

35. La notte nella quale sorge (il giorno) del Signore, mentre i soldati facevano la guardia a turni di due un grande rumore si fece nel cielo

36. e videro i cieli aperti e due uomini che discendevano di là con molto splendore e si avvicinavano al sepolcro.

37. E quella pietra che era stata spinta contro l’ingresso, rotolatasi da sola, si ritirò da una parte e il sepolcro si aprì e i due giovinetti entrarono.

38. Vedendo, dunque, quei soldati svegliarono il centurione e gli anziani - erano là infatti anche loro a fare la guardia -

39. e mentre essi raccontavano le cose che avevano visto, di nuovo vedono tre uomini che escono dal sepolcro e i due che sostengono l’uno e una croce che li seguiva

40. e la testa dei due che arrivava fino al cielo, quella invece di colui che era portato da loro superava i cieli;

41. e sentirono una voce dai cieli che diceva: «Hai annunciato ai morti (lett. dormienti)?».

42. E una voce si udì dalla croce che «Sì».

43. Discussero dunque quelli tra di loro per andarsene e far sapere queste cose a Pilato;

44. e mentre ancora essi stavano decidendo, apparvero di nuovo i cieli aperti, ed un uomo che scendeva ed entrava nella tomba.

45. Avendo visto queste cose, quelli che erano insieme al centurione di notte corsero da Pilato, avendo lasciato il sepolcro che custodivano e raccontarono tutte le cose che videro, essendo molto agitati e dicendo: «Veramente era figlio di Dio».

46. Rispondendo Pilato disse: «Io sono innocente del sangue del figlio di Dio, vedetevela voi».

47. Quindi avvicinatisi tutti lo pregavano e lo supplicavano di ordinare al centurione ed ai soldati di non dire a nessuno le cose che avevano visto.

48. «Ci conviene infatti, dissero, essere responsabili di un grandissimo peccato di fronte al Dio e non cadere nelle mani del popolo dei Giudei ed essere lapidati».

49. Ordinò dunque Pilato al centurione ed ai soldati di non dire niente.

50. Il mattino (del giorno) del Signore, Maria la Maddalena, discepola del Signore - temendo, a causa dei Giudei, poiché ardevano dall’ira, non aveva fatto sul sepolcro del Signore ciò che erano solite fare le donne sui loro cari morti -,

51. avendo preso con lei le amiche andò al sepolcro dove era stato deposto.

52. E temevano che le vedessero i Giudei e dicevano: «Se anche in quel giorno in cui è stato crocifisso non abbiamo potuto piangere e batterci il petto, almeno ora faremo queste cose sul suo sepolcro.

53. Ma chi ci rotolerà la pietra posta contro l’entrata del sepolcro, affinché entrate ci sediamo vicino a lui e facciamo le cose dovute?

54. - la pietra infatti era grande - e temiamo che qualcuno ci veda. E se non possiamo, almeno mettiamo sull’ingresso le cose che abbiamo portato in suo ricordo e piangeremo e ci batteremo il petto finché andremo a casa nostra».

55. E arrivate trovarono il sepolcro aperto e avvicinatesi si chinarono dentro e vedono lì un giovinetto seduto in mezzo al sepolcro, bello e rivestito di una veste splendente che disse loro:

56. «Perché siete venute? Chi cercate? Forse quel crocifisso? È risorto e se ne è andato; se poi non credete, chinatevi e vedete il luogo dove giaceva: non c’è; è risorto infatti e se ne è andato là da dove era stato mandato».

57. Allora le donne spaventate fuggirono. [...]



Dialogo con Trifone di Giustino - anno 155

E' un dialogo tra Giustino ed il rabbino Trifone a proposito dell'Ebraismo e del Cristianesimo. In esso Trifone riporta un giudizio su Gesù.

(Dice Giustino)

«Voi ebrei avete preso uomini scelti di Gerusalemme e li avete inviati per tutta la terra a dire che era apparsa la setta empia ed iniqua dei cristiani (17,1) [...] per l'errore di un certo Gesù, un galileo, e dicendo che loro (= gli ebrei) l'avevano crocifisso, ma i suoi discepoli l'avevano sottratto di notte dal sepolcro dove era stato deposto una volta schiodato dalla croce e ora andavano ingannando gli uomini affermando che era ridestato dai morti ed era salito al cielo (108,1)».


[Modificato da Francesca Galvani 12/02/2006 9.32]

25/01/2006 07:34
 
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Conosco bene quest'opera di Piero Ottaviano, di cui ho letto sia la versione disponibile sul web che quella, assai più ampia ed approfondita, da poco uscita in edizione cartacea.
Ecco cosa troviamo, nella versione in stampa, in conclusione al capitolo in cui si tratta del metodo di lettura delle Sacre Scritture:

"Una lettura che voglia giungere al pensiero degli autori non può prescindere dalla presentazione che ne fa la comunità nella quale tale libro è sorto ed è sempre stato letto.
A questo riguardo l'obiezione possibile è che anche una tradizione può essere manipolata, può trasmettere errori.
Non basta dirlo! Bisogno anche presentare in primo luogo prove o almeno seri motivi di dubbio.
In secondo luogo, l'eventuale conclusione che la tradizione sia viziata, condurrà a rifiutarla, ma non permetterà di proporre al suo posto un'interpretazione nuova che, nata oggi, ha probabilità molto minori di essere vera.
E come non giudicare 'orgoglio' un simile atteggiamento? Possibile che i cristiani prima di noi non abbiano capito nulla o abbiano capito male il testo?... Eppure erano più vicini di noi all'ambiente in cui il testo è sorto, conoscevano meglio la lingua, gli usi, la mentalità...
Possibile che lo Spirito Santo sia andato in vacanza per secoli, per tornare adesso per una 'nuova Pentecoste'? Egli ci 'guida al possesso di tutta la verità', ma non ad una verità diversa, a volte anche opposta a quella che la Chiesa ha sempre creduto!
Non può venire il sospetto che questi 'moderni' interpreti stiano vedendo come parola di dio le proprie riflessioni personali?"

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

25/01/2006 14:54
 
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Ringrazio sentitamente Trianello per questo suo intervento che mi permette di utilizzare un pertinente post che avevo pensato di inserire quando si è parlato di Canone Biblico, e poi mi è sparito dall’orizzonte.

Il mio post costituisce una risposta ad un’email ammonitoria che, invece di dirmi in che e perché il mandante, un certo Enrico, non era d’accordo con me, si limitava a dire
> LEGGETE LA SOLA PAROLA DI DIO GEOVA
>
> " LA BIBBIA "
>
> E CHIEDETE A LUI L'AIUTO DI FARVELA COMPRENDERE

Al che, facendomi davvero tutto a tutti e piccolo con i piccoli, anche se tentato di soprassedere, ho risposto come segue…
-----------------------------------------------------

Caro fratello in Dio Padre di tutti gli uomini
Ti ringrazio del tuo invito, ma forse tu non ti rendi
conto che io l'ho accolto nientemeno che a 17 anni
(adesso ne ho parecchi di più) e la mia "bereanità" mi
ha imposto di chiedermi: ma qual è la Parola di Dio?
la Bibbia? il Corano, i libri Vedici indù, il Canone
Pali del buddhismo o qualche altro libro che verrà
scoperto chi sa quando?
A questa domanda ha risposto la storia dicendomi:
- che ad un certo momento del tempo è venuto Gesù di
Nazareth
- che ha dimostrato di essere il Verbo di Dio
incarnato
- che ha fondato una sua Chiesa dandole il mandato di
trasmettere quello che lui ci ha insegnato
- che questa Chiesa ha cominciato a predicare secondo
il mandato
- che mentre predicava a voce, alcuni dei suoi figli
hanno messo in scritto, per timore di dimenticarli,
vari detti e fatti del Signore Gesù (non tutti come si
dice espressamente nel Vangelo)
- che ad un certo punto del tempo (nel terzo secolo
dell'era cristiana), oltre a scritti autentici e
affidabili di tali testimonianze, si erano formati
anche scritti fantasiosi che pretendevano di essere
creduti
- che allora la primitiva comunità dei discepoli di
Cristo (che si era già autodenominata da tempo "Chiesa
Cattolica") ha fatto una cernita dei libri da ritenere
"canonici" (cioè regolari, da usare come canon=metro
di riferimento certo),
- che tale cernita è stata accolta da tutti (verso la
fine del 400) espungendo molti scritti che furono
definiti "apocrifi"
- che la raccolta di questi libri canonici ha formato
la Bibbia (bibbia cristiana, più ampia di quella
ebraica che non ha accolto Gesù come Messia)
- che Tutte le altre denominazioni (ortodossi,
protestanti ecc...) non esistevano ancora e quando
sono nate non hanno fatto una nuova cernita per
stabilire quali scritti dei rotoli antichi dovesse
essere considerata Bibbia. Hanno accettato quella che
già esisteva (anche Lutero, prima di fare lo scisma,
credeva che tutti i libri canonici fossero ispirati.
Poi si è permesso di dire che alcuni dell'AT non lo
erano. E lo ha fatto sulla base di un suo criterio del
tutto soggettivo: il fatto che non erano in ebraico.
Come se Dio non potesse ispirare anche autori che
scrivevano in greco)

Quando si sono formati gruppi scismatici che hanno
negato al Magistero cattolico la capacità di insegnare
correttamente il messaggio della Bibbia, a cui ne
hanno contrapposto in gran parte uno diverso, queste
denominazioni sono cadute in contraddizione perché da
un lato hanno riconosciuto alla Chiesa Cattolica il
potere di aver individuato "infallibilmente" quale era
la Parola di Dio e quale no, ma dall'altro si sono
staccate dalla Chiesa non riconoscendole la capacità
di insegnare il vero messaggio di Cristo e si sono
messe a predicarne uno proprio.

Esse hanno "fallito il bersaglio" perché non hanno
considerato che la Chiesa aveva fatto quella scelta di
quei libri basandosi proprio su ciò che essa
precedentemente aveva compreso e insegnato come
messaggio autentico di Cristo. Essa cioè aveva
espunto, come aprocrifi, quei libri che non
concordavano con la sua fede predicata da secoli e
comunemente accettata da tutti i cristiani. Il che
significa che la base scelta da Cristo per affidare e
trasmettere il suo messaggio "andate e predicate" (non
ha detto "scrivete") era appunto la Tradizione
Apostolica orale, ed è sulla base della fede da essa
predicata che è stato confrontato il contenuto di
quegli scritti, dei quali sono stati dichiarati
"ispirati", e perciò sacri e perciò Parola di Dio,
solo quelli che concordavano con tale fede.

Se perciò non si riconosce alla Chiesa Cattolica
l'infallibilità nel capire e spiegare il contenuto di
quei libri e le si oppongono interpretazioni diverse,
si sta fuori strada, in piena contraddizione, perché
si dovrebbe anche rifiutare di credere che quei libri
da essa scelti siano parola di Dio e trovare altri
criteri, diversi da quelli da lei assunti per
determinarlo.
E questo a maggior ragione se si ritiene che alla fine
del 400 la Chiesa Cattolica era in preda della "grande
apostasia". Sarebbe comico credere che Satana,
bugiardo e sviatore per natura, l'abbia aiutata a
scegliere i libri giusti e non ad indurla a scegliere
quelli sbagliati.

A questo punto io che mi sforzo di essere bereano e di
ragionare come invita a fare il "Ragioniamo" del CD di
Brooklyn ho capito che l'aiuto per comprendere la
Bibbia può sì essere chiesto a Dio, ma che solo quando
l'intendimento che ne ricavo coincide con la
comprensione che ne ha la Chiesa Cattolica noi abbiamo
la certezza di non travisarla. Se c'è una diversità
irriducibile allora si deve pensare che non è stato
Dio a darmi quell'intendimento che ne ho tratto. Dio
non comunicherebbe mai intendimenti diversi. Perciò
non è opera sua l'esistenza di tante denominazioni
religiose ciascuna delle quali porta avanti un proprio
intendimento della parola di Dio differente da quella
che hanno altri. Credere questo significa credere che
Dio gioca a confonderci le idee. E pretendere che solo
l'intendimento della mia denominazione, antica o nuovissima che sia,
staccato dalla Chiesa cattolica, è quello giusto,
è superbia e illusione alla ennesima potenza. Gesù ha detto "chi
ascolta voi ascolta me" e quei "voi" a cui parlava
sono quelli che hanno avuto la successione apostolica
tuttora conservata dalla Chiesa Cattolica.

Se è stata lei, la Chiesa, a donarci la Parola di Dio
senza aver sbagliato (e quindi protetta dallo Spirito
di Dio), perché mai il Signore dovrebbe averla
abbandonata nello spiegarne il senso?
Sarebbe come sostenere che un tale ha ricevuto la
laurea con 110 e lode in lingua inglese, ha scritto
una grammatica inglese, e alle richieste di
spiegazione di passi che il lettore discepolo non
capisce, lui non sa spiegarli nel senso giusto.

Ho già chiesto a Dio l'aiuto. Ora lo chiedo anche a te
perché mi aiuti a capire dov'è che il mio
ragionamento, che a me pare fortemente logico,
zoppica. Se ho detto male dimostralo, e se bene perché non
aderisci anche tu a questa originaria comunità dei
discepoli di Cristo?
Berescitte


PS
Inutile dire che l’email è stata rifiutata dal mio server.
Enrico (chi era costui?) già si era dileguato, soddisfatto di aver tirato la sua pietruzza nello stagno “dando l’avvertimento”.
Io dico che il buon Dio gli farà una carezza, se non altro perché non si è lasciato andare a minacce o volgarità.
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est modus in rebus
26/01/2006 07:07
 
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Ecclesialità della fede.
Recita il Catechismo della Chiesa Cattolica:

"171 La Chiesa, che è “colonna e sostegno della verità” (? 1Tm 3,15), conserva fedelmente “la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte” (? Gd 1,3). È la Chiesa che custodisce la memoria delle Parole di Cristo e trasmette di generazione in generazione la confessione di fede degli Apostoli. Come una madre che insegna ai suoi figli a parlare, e con ciò stesso a comprendere e a comunicare, la Chiesa nostra Madre, ci insegna il linguaggio della fede per introdurci nell'intelligenza e nella vita della fede."

Le Sacre Scritture sono un "prodotto" della Chiesa primitiva. La fede (fiducia) nelle Scritture come parola di Dio è subordinata alla fede (fiducia) in quella Chiesa che ha curato la definizione del Canone e che lo ha trasmesso nei secoli.
Uno dei grossi meriti di questo testo di Ottaviano consiste proprio nella sua capacità di rendere estremamente chiara (quasi lapalissiana) quest'idea.
A mio avviso, parlo da cattolico ovviamente, una delle armi più efficaci che si possono sfruttare per ricondurre le pecorelle disperse all'ovile consiste proprio nel far leva sulla fede (fiducia) che dette pecorelle ripongono nella Scrittura, indicando loro questa verità, oserei dire, elementare: la Chiesa viene prima delle Scritture, la fede nelle Scritture è quindi, necessariamente, la fede nella Chiesa come custode della rivelazione.

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

12/02/2006 10:13
 
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9-a)La storicità della risurrezione
ANALISI DI ALCUNI DOCUMENTI

In questo capitolo analizzeremo
i seguenti documenti:
- Giovanni 20,1-10 (i lini sepolcrali)
- Matteo 27-28 (le guardie al sepolcro)
- il vangelo (apocrifo) di Pietro


Per stabilire la storicità della risurrezione, ci limiteremo all’analisi dettagliata (in traduzione letterale) di due brani dei vangeli canonici che riteniamo particolarmente significativi:

- la disposizione dei lini sepolcrali: Gv 20,1-10;

- le guardie al sepolcro: Mt 27,57-66 e 28,11-15.

Ci porremo poi il problema delle divergenze contenute nei racconti e vedremo come il vangelo di Pietro (apocrifo) abbia tentato di eliminarle.


Primo documento

1. Gv 20,1-10: i lini sepolcrali

a) Informazioni preliminari sul IV vangelo

1. La tradizione antica è unanime nel dire che questo vangelo lo scrisse (o dettò) Giovanni, l'apostolo amato da Gesù, ad Efeso, quando era vecchio.

Unica voce contraria: Eusebio di Cesarea. Egli riferisce una testimonianza più antica, secondo cui ad Efeso c'erano due Giovanni: Giovanni l'apostolo e Giovanni l'anziano (in greco "presbìtero") e che il vangelo l'avrebbe scritto "l'anziano", non l'apostolo.

2. Fino al 1700 la totalità degli studiosi accettava la tradizione e collocava questo vangelo verso gli anni 80/90. Dal 1700 i "critici" tedeschi (= la scuola critica o razionalista, che cercava di leggere i vangeli servendosi della sola ragione e togliendo perciò da essi tutto il "miracoloso" - v. cap. successivo) accettarono invece la tesi di Eusebio e collocarono questo vangelo dopo il 100 - alcuni anche al 180 - onde rendere possibile le amplificazioni popolari per far sorgere il "miracoloso".

3. I dati attuali

Scoperte archeologiche recenti hanno portato nuova luce su tale questione:

- il papiro P52, trovato in Egitto nel 1934 (v. fig.), contiene alcuni versetti del cap. 18 di questo vangelo. È stato datato dai papirologi attorno al 125 d.C. Quindi, tenuto conto che per essere copiato e per arrivare da Efeso in Egitto c'è voluto un po' di tempo, restano confermate le date che pongono questo vangelo attorno al 100 o anche prima.

- La scoperta a Gerusalemme della piscina di Bethesdà (Gv 5,1-9) nel 1898 e del Lithò-strotos (Gv 19,13) con gli annessi del palazzo del pretorio (1900-1963) hanno rivelato che l'autore conosceva bene la città prima della sua distruzione del 70 d.C. e quindi quasi sicuramente è un testimone oculare dei fatti che racconta (come emerge anche da tanti altri particolari del libro).


4.L'autore si firma "il discepolo che Gesù amava".

Chi può essere?

Tre sono, secondo i vangeli sinottici (cioè Mt, Mc e Lc), i discepoli amati da Gesù: Pietro, Giacomo e Giovanni. Dovremo quindi cercare l'autore del vangelo tra uno di questi tre.
Ora il "discepolo che Gesù amava"

- non può essere Pietro, perché è nominato insieme al discepolo amato (cfr. Gv 20,2);
- non può essere Giacomo "fratello di Giovanni", perché è stato ucciso da Erode nel 43 (Atti 12,3) - troppo presto;
- allora non rimane che Giovanni.

E che sia Giovanni può essere confermato da due indizi:
* Giovanni non è mai nominato in tutto il IV vangelo, che pure è il vangelo che riferisce il maggior numero di interventi di apostoli;

* i Giovanni famosi nel N.T. sono due: il Battezzatore e l'Apostolo. In questo vangelo, quando si parla di Giovanni il battista, lo si chiama semplicemente Giovanni. Questo è possibile solo se l'autore del vangelo è l'altro Giovanni, non essendoci ambiguità, non c'è la necessità, come fanno i Sinottici, di qualificarlo come "il battezzatore".



b) Analisi del testo

È l'unico vangelo canonico che parla dettagliatamente della disposizione dei lini nel sepolcro di Gesù.

1. Il primo (giorno) della settimana, Maria la Maddalena va di buon mattino quando c’è ancora tenebra al sepolcro e vede la pietra tolta dal sepolcro.

* il primo (giorno) della settimana: è la domenica dopo la sepoltura di Gesù. Essa, secondo tutti i vangeli, è avvenuta il venerdì nel tardo pomeriggio. Dicono infatti che (stava per cominciare il sabato, cosa che, secondo gli ebrei, avviene al tramonto del sole).

*Maria Maddalena: Maria di Màgdala (località della Galilea sul lago di Genezareth) è persona ben nota ai vangeli: Mt 27,56-61; Mc 15,40-47; 16,1.9; Lc 8,2; 24,10; Gv 19,25; 20,18.

Secondo Giovanni ad andare al sepolcro quella domenica mattina è stata una sola donna: Maria Maddalena (ma al v. 2 c’è il plurale «non sappiamo» che fa pensare che le donne fossero più di una).

Qui c’è una divergenza rispetto ai sinottici:
- per Matteo le donne sono 2: Maria Maddalena e l’altra Maria (28,1);
- per Marco le donne sono 3: Maria Maddalena, Maria quella di Giacomo e Salome (16,1);
- per Luca le donne sono almeno 5: Maria di Màgdala, Giovanna, Maria di Giacomo e «le altre» (24,10)

* quando c’è ancora tenebra: c'è divergenza rispetto a Mc 15,2 che dice: «sorto il sole» (e tuttavia prima Marco aveva detto «assai di buon’ora», come anche Luca 24,1: «ai primi albori»).
Qualche commentatore preferisce interpretare la frase di Giovanni non in senso storico, ma in senso figurato: Maria era ancora nella tenebra dell’incredulità. Sant’Agostino invece interpreta: Maria Maddalena partì da casa quando c’era ancora tenebra e giunse al sepolcro quando il sole era già alto.

- la pietra tolta dal sepolcro: nei sepolcri ebraici dei tempi di Gesù (ne conosciamo almeno 4), la pietra posta all’ingresso non può «ribaltare», essendo bloccata in una scanalatura praticata nel tufo (si veda nei disegni e foto) e perciò il sepolcro non può essere stato aperto dall’interno con una spallata. Per questo Maria conclude che il cadavere è stato rubato.





2. Corre quindi e va da Simone Pietro e dall’altro discepolo che Gesù amava e dice loro: «Tolsero il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove lo posero».
3. Uscì allora Pietro e l’altro discepolo e andavano al sepolcro.
4. Correvano i due insieme e l’altro discepolo pre-corse più velocemente di Pietro e giunse primo al sepolcro.


* È curiosa la frase di Maria: «Tolsero il Signore... e non sappiamo...» (v. 2).

L’ipotesi da lei fatta è la più ovvia: poiché venerdì il cadavere era stato messo là ed ora non c’è più, è chiaro che qualcuno l’ha portato via.

Ma dove l’avranno messo? «Non sappiamo»!




Evidentemente (al dire dell’evangelista - testimone oculare) per Maria (e per qualche altra donna che era con lei) e poi per Pietro ed «il discepolo che Gesù amava» l'eventuale trafugamento o spostamento del cadavere non era noto. D’altronde nessuno dei tre (o più) ha pensato alla risurrezione che pure, stando ai vangeli canonici, Gesù aveva profetizzato direttamente (Mt 16,21; 17,9.23; 20,19; 26,32; 27,63; Mc 8,31; 9,9.10.31; 10,34;14,28; Lc 9,22; 18,33; 24,46) o indirettamente (Mt 12,40; 16,4; 26,61; Mc 14,58; Lc 11,29-30; Gv 2,19).

* il plurale "non sappiamo" farebbe pensare che le donne al sepolcro fossero più di una, come dicono d'altronde i sinottici. Si noti poi che in 20,13 c'è il singolare "non so".


* il Signore (v. 2). È strana questa affermazione in bocca a Maria quel mattino. Infatti «Signore», usato alla terza persona, è un termine normalmente riferito solo a Dio (molte volte) o a Gesù risorto (in Gv 11,2; 20,18.20.25; 21,7.7) o all’imperatore di Roma (At 25,26). Questo farebbe pensare che Giovanni metta in bocca a Maria Maddalena la parola «Signore» già come conseguenza della sua fede (sorta dopo) in Gesù come Figlio di Dio.

* I precisi particolari raccontati in questi versetti e nei seguenti si spiegano bene se «il discepolo che Gesù amava» è il testimone oculare che ha scritto il vangelo, cioè Giovanni.




5. E chinatosi vede giacenti (afflosciati?) i lini tuttavia non entrò.

6. Giunge allora anche Simone Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e nota i lini giacenti (afflosciati?)


* i lini: la traduzione «bende» è insostenibile perché in greco «bende» si dice keir…ai - keirìai (cfr. Gv 11,44: le bende del cadavere di Lazzaro). Qui invece c’è ÑqÒnia -othónia cioè generici «tessuti di lino».

* giacenti: questa è la traduzione letterale del termine ke…mena - kéimena. Non è corretto tradurre «per terra».

La parola «afflosciati» messa tra parentesi non è la traduzione, ma una nostra interpretazione, che sarà chiarita in seguito.




Breve documentazione:

Nel 1952 è stato pubblicato dalla Biblioteca Rylands un papiro (Gk 627), proveniente da Ermopoli in Egitto, scritto su 9 colonne sulle due facciate per un totale di 349 righe.
È una lista, in greco, di biancheria di un agente dell’amministrazione romana in Egitto, il cui nome era Teófane (anno 320 d.C.). In essa si vede che il termine Ñqon…wn-othonìôn è un termine generico che indica vari tessuti di lino, perché è l’unico nome nella lista che è al genitivo plurale e non ha accanto il numero dei capi.
Ecco le prime 17 righe e la riga 41 (testo e traduzione):



7. e il sudario che era sopra il suo capo non con i lini giacente ma diversamente/separatamente in-arrotolato in un unico luogo.


Quella che presentiamo qui è la traduzione letterale e facciamo notare che nei manoscritti antichi non esistono varianti al testo greco che rendano possibili altre traduzioni. Purtroppo esistono molte traduzioni difettose.

Il testo non è chiaro. Ciò costringerà a dare di esso una qualche interpretazione, perché c'è da supporre che colui che scrive lo faccia per farsi capire.

Tuttavia, qualunque sia l'interpretazione proposta, non dovrà far violenza al testo: le parole del testo sono quelle, con l'unica incertezza tra "diversamente" (di modo) e "separatamente" (di luogo).


* sudario: fazzoletto (per asciugare il sudore). Qui intenderemmo mentoniera (cfr. Gv 11,44: Lazzaro ha la faccia legata attorno con un sudario).
Noi daremo di questi vv. 6b-7 una nostra interpretazione, dopo aver analizzato i versetti successivi. Per ora facciamo solo notare che il participio «in-arrotolato» (™ntetu-ligmšnon-entetyligménon) in greco è un perfetto, che indica quindi un’azione del passato i cui effetti perdurano al presente e che perciò deve essere inteso come «continuava ad essere arrotolato come era stato messo».


8. Allora entrò anche l’altro discepolo, quello giunto primo al sepolcro, e vide e credette.
9. Non ancora infatti avevano compreso la Scrittura che deve lui da morti risorgere.
10.Tornarono allora di nuovo a casa (lett.: presso di sé) i discepoli.



Per capire il senso dei vv. 6b-9 partiamo dal v. 8: «e vide e credette».

Anzitutto si noti la presenza del doppio "e" che collega il vedere e il credere: la coordinazione introdotta da "e vide e credette" è in greco assai più stretta che in italiano. Essa esprime un legame di causa e di effetto: il discepolo credette in forza di ciò che vide.

u Ora chiediamoci: quel mattino il discepolo che Gesù amava che cosa vide e che cosa credette?

- Che cosa vide sembra chiaro: come erano disposti i lini. Il fatto che li descriva con tanta minuzia ai vv. 6-7 ne è la prova.

- Che cosa credette è meno chiaro. Il verbo è comunque in greco un aoristo, che indica un'azione del passato, chiusa nel passato.

* Le interpretazioni possibili sono due:

a) credette a Maria Maddalena che aveva proposto (v. 2) l’ipotesi dell’asportazione di cadavere.

Questa è l’interpretazione data, fra gli altri, da sant'Agostino († 430), che non conosceva bene il greco.

b) credette alla risurrezione: dalla disposizione dei lini il discepolo che Gesù amava ha concluso che Gesù era risorto.

Questa è l’interpretazione di Cirillo di Alessandria e di Cirillo di Gerusalemme (V sec.), che conoscevano perfettamente il greco.


* Ma quale delle due interpretazioni aveva in mente il discepolo che Gesù amava?

Il v. 9 che, nell’intenzione dell’autore, vorrebbe verosimilmente offrire la spiegazione, è leggibile anch’esso in più modi, ma sostanzialmente riconducibili a due:

a) «E vide e credette a Maddalena»: quando vide infatti Pietro e il discepolo che Gesù amava non avevano ancora compreso la Scrittura (= l'Antico Testamento) che deve lui da morti risorgere; la compresero solo in seguito, comunque prima di scrivere il vangelo.

b) «E vide e credette alla risurrezione»: prima di vedere infatti non aveva ancora compreso la Scrittura; la compresero quando videro come erano disposti i lini sepolcrali.


* Dobbiamo rinunciare a capire che cosa esattamente voleva dire il discepolo?

Per fortuna possiamo ancora tentare di percorrere un’altra strada: quella del senso in cui Giovanni usa qui il verbo «credere» (in greco: pisteÚw-pistéuo).

Questo verbo nel vangelo di Giovanni viene usato 98 volte e in tutti gli altri passi ha il senso di credere in qualcosa di soprannaturale. Non è mai usato per esprimere fiducia in una persona umana. Questo c’induce a concludere che, anche qui, il discepolo lo usi con lo stesso significato e quindi intenda dire "credette alla risurrezione".

Una prima conferma indiretta della nostra affermazione si ha dalla presenza del doppio "e": "e vide e credette" che rende contemporanee, nel passato, le due azioni di vedere e di credere, benché collegate come causa ed effetto.

Una seconda conferma si può avere anche dal v. 10: Tornarono a casa i discepoli. Se infatti avessero pensato all’asportazione del cadavere, un elementare istinto avrebbe suggerito di andarlo a cercare e non di tornare a casa.

È anche possibile che l'autore abbia voluto portare un suo contributo per smentire la "voce" dell'asportazione del cadavere, voce che ai suoi tempi girava presso "certi giudei" (cfr. brano seguente di Mt 28,15): se i discepoli avessero rubato il cadavere, i lini non avrebbero potuto trovarsi nel modo in cui egli li vide.


c) Una considerazione

Se la nostra interpretazione del "credette" è esatta, diventa allora importante capire che cosa il discepolo «vide», dato che, proprio in forza di ciò che ha visto, ha creduto alla risurrezione.

Peccato che i vv. 6-7 non brillino per chiarezza.

Sono talmente poco chiari che, quasi sempre, i traduttori, più che tradurli, li interpretano, a volte anche facendo violenza al testo. E così i lini (quando non «le bende») giacciono «per terra» e il sudario giace «ripiegato in un angolo a parte»!? 1

Siamo perciò costretti a proporre un’interpretazione, ma lo facciamo cercando di rispettare il testo, ben lieti di cambiarla, qualora ci venga proposta un'interpretazione migliore, che comunque non faccia violenza al testo.

Abbiamo già messo in risalto che nel v. 6 la parola «afflosciati», in luogo di «giacenti», non è la traduzione, ma un'interpretazione. Essa tuttavia ci pare la migliore tra quelle proposte.

Per dare un senso al testo, partiamo da una considerazione tratta dal medesimo cap. 20 del vangelo. Ai vv. 19 e 26, l'autore, testimone oculare, racconta che Gesù entra «a porte chiuse» nel locale ov’erano radunati i discepoli. È quanto dire che Gesù risorto può passare attraverso i corpi solidi (muri o porte, non fa gran differenza), cioè non è soggetto alla legge fisica dell’impenetrabilità dei corpi.

Supponiamo che il corpo di Gesù nel sepolcro

a) sia stato avvolto in un lenzuolo (la sindone di cui parlano i sinottici) e gli sia stato messo come mentoniera il sudario del v. 7 (v. disegno).




b) sia «uscito» (= smaterializzato), passando attraverso il lenzuolo e il sudario.

Allora sarebbe avvenuto che i lini sepolcrali, non contenendo più il cadavere, si sarebbero "afflosciati"; il sudario invece, che era più rigido, non si sarebbe afflosciato come i lini, ma sarebbe rimasto arrotolato dentro il lenzuolo al suo posto, cioè al posto in cui logicamente avrebbe dovuto trovarsi e quindi ne sarebbe rimasta visibile all'esterno la presenza (v. disegno).

E questo è proprio quello che, secondo la nostra interpretazione, "il discepolo che Gesù amava" descrive: «Vede i lini afflosciati e il sudario che era sul suo capo non afflosciato come i lini, ma diversamente, arrotolato dentro, al suo posto (= dove dovevano essere)».

Quella vista lo indusse a credere alla risurrezione: se infatti qualcuno avesse voluto portar via il cadavere, non avrebbe potuto lasciare i lini in quel modo.

Il discepolo ricava dunque dalla disposizione dei lini la «prova» della risurrezione di Gesù e così crede alle Scritture (cfr. Gv 2,22: «quando dunque fu destato dai morti, si ricordarono i discepoli ..., e credettero alla Scrittura e al discorso che disse Gesù»).



Contro questa ipotesi si potrebbe obiettare:

se il cadavere di Gesù si è "volatilizzato", che bisogno c’era che il sepolcro fosse aperto (cfr. v. 1)?

R. Tenuto conto che il sepolcro dall’interno non è apribile (ciò è vero almeno per i sepolcri noti costruiti dai ricchi in Palestina nel I sec. d.C. e che dovrebbero essere simili al sepolcro di Gesù costruito per sé dal ricco Giuseppe di Arimatea e poi usato per Gesù), allora

- o si può pensare a «ladri» che dall’esterno lo abbiano aperto: è l’ipotesi che fa la Maddalena (cfr. v. 2), ma che Giovanni rifiuta sulla base di come ha visto collocati i lini;

- o si può pensare che sia stato aperto in modo miracoloso:

è la spiegazione che dà Matteo (28,2) parlando dell’angelo disceso dal cielo: il sepolcro fu aperto non perché Gesù potesse uscire, ma perché i discepoli potessero entrare a controllare che non c’era più il cadavere.

Quale ebreo infatti avrebbe osato riaprire il sepolcro? La legge ebraica infatti lo vieta (se non per collocarvi nuovi morti), perché i morti "contaminano", cioè rendono impuri i vivi che vi entrano. Ciò è indicato, per es. dalle due lapidi, qui raffigurate, trovate nei pressi di sepolcri.

E d'altra parte, senza questo controllo, sarebbe stato difficile per loro credere alla risurrezione di Gesù.




[segue secondo documento]

[Modificato da Francesca Galvani 12/02/2006 10.20]

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