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masturbazione

Ultimo Aggiornamento: 11/07/2005 13:02
05/07/2005 11:22
 
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Masturbazione = Stupro? E dove?...
Maurizio ha scritto


Scritto da: maurizio pederzini 02/07/2005 23.39
Interessante argomento, sul quale già avemmmo modo di confrontarci nel Forum.
Riporto per fare notare l'assoluto parallelismo di vedute tra I Testimoni di Geova e la gerarchia cattolica.
Nelle cinquecentonovantotto domande scritte nel "Compendio" del catechismo della Chiesa cattolica, "dopo tredici anni dall'uscita del nuovo Catechismo" la "masturbazione" viene parificata allo STUPRO.


Rispondo
Nel GRIS, dal momento che lavoriamo sui documenti e non sul sentito dire, seguiamo la regola di non fidarci neanche dei colleghi Grissini quando ci riportano a senso una citazione. E non perché pensiamo a malizia ma solo perché la memoria può fare brutti scherzi e, insieme ad essa, “scherzano” a danno della verità, le sue alleate che sono la distrazione e la frettolosità, quando non (ohibò!) la voglia di vedere nei testi ciò che non c’è; allora si stravedere e… si toppa!).
Così, perplesso come d’acchito lo è stato Polymetis, io sono andato a leggermi il “Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica” di cui si parla e… e ve lo cito di peso, si tratta dell’articolo 492:

«Quali sono i principali peccati contro la castità?
Sono peccati gravemente contrari alla castità, ognuno secondo la natura del proprio oggetto: l’adulterio, la masturbazione, la fornicazione, la pornografia, la prostituzione, lo stupro, gli atti omosessuali. Questi peccati sono espressione del vizio della lussuria. Commessi su minori, tali atti sono un attentato ancora più grave contro la loro integrità fisica e morale.»

Per utilità comune, giacché ne ricaverò in seguito un principio prezioso e perché è in tema con la masturbazione, aggiungo anche l’articolo 493:

«Perché il sesto Comandamento, benché reciti “non commettere adulterio”, vieta tutti i peccati contro la castità?
Benché nel testo biblico del decalogo si legga “non commettere adulterio” (Es. 20,14), la Tradizione della Chiesa segue complessivamente gli insegnamenti morali dell’Antico e del Nuovo Testamento, e considera il sesto Comandamento come inglobante tutti i peccati contro la castità.»

Cominciamo con il primo articolo, riguardo al quale io dico che mi sembra davvero tendenzioso o frettoloso vedere equiparata la masturbazione allo stupro, semplicemente perché immessa dal Compendio nel catalogo dei peccati gravi. E’ evidente che in quella lista ognuno di quei peccati, pur tutti gravi secondo la Chiesa, si dà una gravità diversa. Perfino uno stato laico riesce a distinguere, tra le sue cose vietate, una gravità diversa tra prostituzione e stupro. E qualsiasi teologo cattolico di ieri e di oggi vi direbbe che la gravità di un adulterio, che è un atto secondo natura, è inferiore a un accoppiamento omosessuale che è contro natura.
Elencare la bugia, insieme alla calunnia, come forma di offesa al Comandamento di “non dare falsa testimonianza” ovvero, onorare la verità, non significa per nessuno che abbiano lo stesso livello di gravità. E credo che a questo Maurizio ci arrivi. Perciò preferisco, anziché vederci tendenziosità nell’aver denunciato una “equiparazione” inesistente, attribuire la cosa a frettolosità.

Oltretutto – e lo dico come metodologia bereana per la ricerca – un Compendio, se dà luogo a perplessità, va chiarito con l’originale, cioè consultando il “Catechismo della Chiesa Cattolica”, ove si trovano molte più ampie spiegazioni che non permettono assolutamente di interpretare equivocamente la stringata dichiarazione del Compendio. E anche il CCC, essendo a sua volta un compendio della Bibbia e di tutta la Rivelazione, rimanda anch’esso (come del resto fa giacché è infarcito di note in calce) a queste fonti primarie, consultando le quali nessuno potrà dire che la Chiesa ha mai pensato o insegnato che masturbazione e stupro abbiano la stessa gravità.
Io ho trovato ad esempio che lo stesso stupro ha gravità diversa se è fatto tra adulti, che non se fatto da adulto su minore, se fatto con consanguinei (che aggiunge quindi la gravità dell’incesto), se fatto da una persona consacrata a Dio (che aggiunge la gravità del sacrilegio).

Il secondo articolo mi offre l’occasione per ribadire che sì, uno “Schiavo” ci vuole!
E’ perfettamente e geovisticamente presuntuoso che Neo sentenzi ( nel post del 30/06/2005 11.56 ) “la Bibbia non la condanna” (intendendo dire che nella Bibbia non vi si trova scritto espressamente il divieto) se poi pretende di far passare quel silenzio come autorizzazione a procedere, come egli fa dicendo «Dio ci ha creato in grado di "manipolare i nostri orgnai genitali" (molti animali lo fanno), per provare piacere, scaricare i nervi, sentirsi appagati, magari anche se soli..» Deduzione che ritengo aberrante considerata tutta la luce che ci viene da tutta la rivelazione divina in tema di sessualità.

In realtà dicendo “la Bibbia dice… la Bibbia non dice” (vizietto endemico della WT!) il TG e chi si è formato alla scuola della WT, come ho scritto più volte, vuole far passare il proprio intendimento della Bibbia come se fosse condiviso da Dio* per dargli peso, ma di fatto esprime una sua visione personale e soggettiva, una interpretazione di ciò che dice la Bibbia. E siccome egli è guidato dal suo interesse umano (che desidera – come tutti noi - il permissivismo) rischia perfino di non vedere o non capire gli accenni indiretti ma molto espliciti della Bibbia nei confronti della “pudicizia”. Come caspita si può ritenere il proprio corpo un “tempio di Dio” e insieme accettare la masturbazione? Io ricordo che anche quando vivevo senza morale e facevo quelle cose, avvertivo la irregolarità, e le tenevo nascoste. Qui invece si pretende di vantarsene e definire anormali e complessati color che virtuosamente tengono a bada il proprio corpo (come esorta a fare S. Paolo). Boh!

Ecco quindi che il buon Dio, consapevole del futuro, DEVE (per questo problema del ricavare dalla sua Parola da alcuni una norma e dal altri il suo contrario) deve aver provveduto uno strumento accessibile e sicuro. Di struttura umana giacché pare che Lui si è incaponito a non telefonarci mai personalmente. Sì insomma, uno Schiavo che faccia da canale autorevole e sicuro di ciò che è scritto nella Bibbia (considerata nel testo e contesto, prossimo e remoto). Ne troviamo degli accenni espliciti ove Gesù dice che lo Spirito santo avrebbe fatto capire ogni cosa, che Lui stesso sarebbe stato con loro fino alla fine del mondo e che lo Spirito avrebbe trasmesso cose Sue e del Padre, non elucubrazioni cervellotiche ricavate dal bordeggio, e che tutto ciò avrebbe fatto perno alla dirigenza dei discepoli “chi ascolta voi ascolta me”.
Questo secondo articolo del Compendio esprime esattamente questa consapevolezza del ruolo mediatore che ha il Magistero nei confronti della Bibbia.** Anche se in essa, vi si dice, si parla solo di adulterio, ciò non significa che tutte quelle altre nefandezze elencate nell’articolo precedente, oltre l’adulterio, siano lecite o lascino indifferente gli occhi santissimi di Dio. La Chiesa, fedele al mandato di Gesù e fidando nella assistenza del suo Spirito, si permette di dire, in questo caso, senza tema di sbagliare o esagerare, che la sua valutazione negativa anche della masturbazione rientra tra le verità che sono implicitamente contenute nel sesto Comandamento. E che perciò chi esprime un parere diverso è fuori strada e bara se vuole sostenere che la Bibbia non la vieta.

Intollerante severità o indulgente comprensione?
La Chiesa, ad imitazione di Gesù, in relazione al comportamento morale (diversamente che per le verità di fede) ha sempre presentato se stessa come una Madre comprensiva e indulgente; perfino di fronte ai delitti peggiori. Figurarsi se di fronte al peccato che è attribuibile per antonomasia alla debolezza e, dati i tempi che corrono, alla diseducazione endemica alla vita virtuosa, poteva essere da meno. Essa infatti per la masturbazione prevede perfino la possibilità che quell’atto oggettivamente disordinato sia soggettivamente non imputabile. Il che non significa ovviamente autorizzabile. Ecco le sue parole:

«Al fine di formare un equo giudizio sulla responsabilità morale dei soggetti e per orientare l’azione pastorale, si terrà conto dell’immaturità affettiva, della forza delle abitudini contratte, dello stato di angoscia o degli altri fattori psichici o sociali che attenuano se non addirittura riducono al minimo la colpevolezza morale.» (CCC art. 2352)
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* Cosa che non sapresti dire se più presuntuosa che paradossale atteso che poi, egli insieme alla WT, attesta di non vedere le cose con infallibilità!
** In rapporto a questo bisogno la WT ha lo stesso intendimento nostro, salvo ad individuare chi è che forma la “parte terrena del Canale”. Ma resta che un mediatore tra la Parola di Dio e il popolo di Dio ci vuole.
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est modus in rebus
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