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felice buon spirito

Ultimo Aggiornamento: 25/08/2005 17:45
11/06/2005 02:05
 
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“Ti chiedo scusa per la mia ignoranza, cercherò di essere più preciso adesso:”

Non hai capito, non voglio i nomi completi, ma le traduzioni. Inoltre, se sono in cinque a fare un errore, questo non diventa certo corretto. Specie se quei cinque sono contro altri 500 che traducono in modo diverso.

“Caro Polymetis, adesso ti mostro il mio punto di vista riguardo il termine “en” Io ho esaminato vari dizionari fra cui anche il Rocci e il Liddell Scott, e in nessuno di questi ho visto “unito” come possibile traduzione di “en”.”

Ennesima prova che bisogna pensare una notte intera per far saltare fuori da “en” un “unito a”. Lo ribadisco, è un tradimento colossale dell’etimologia indoeuropea. L’ “en” greco è l’”in” latino. Non è la prima volta che non sono d’accordo con un dizionario e non sarà neppure l’ultima. Sono i non grecisti ad essere dizionario-dipendenti, io ho ancora mandato al diavolo il Rocci per il modo che ha di tradurre gli avverbi e ho trovato colleghi d’accordo con me. Ripeto: ma in che mondo viviamo se pensiamo che trovare qualcosa su un libro rende quella cosa corretta? Un dizionario o un libro sono opera di una persona, che in quanto tale può essere criticata. Il Ricci stesso ha fatto riedizioni del suo dizionario espungendo dei nominatici che erano solo pure invenzioni di qualche grammatico dell’ottocento, o correggendo traduzioni. E, penso sia capitato a tutti, alcune “frasi fatte” tradotte sul dizionario sono completamente sbagliate. Nel curriculum scolastico di ogni latinista è capito d’andare alla cattedra a protestare con il professore perché ci aveva corretto una frase trovata già tradotta sul dizionario.

“Un ragionamento a parte dev’essere comunque fatto per lo Schenkl-Brunetti, prima edizione italiana nel 1990, fratelli Melita editori. Tale dizionario nella sezione dall’italiano al greco a pagina 503 alla voce “unito”, riporta fra le varie accezioni greche, anche il termine ellenico “en””

Che esempio fa? Secondo me la citazione che presenta tradotta con “unito a” sarebbe spiegabile con un altro dei significati attestati di “en”.

“A parte rarissime eccezioni non vi si trovano neologismi o parole italiane che non abbiano un corrispondente greco, e possibilmente nel dialetto attico”

Dipende da cosa intende. Se vuol dire che le parole greche sono traducibili è ovvio che la risposta è sì, se vuole dire che la traduzione renda la parola greca allora sbaglia.

“ome hai potuto notare ti ho riportato alcune traduzioni in cui “en” viene tradotto con “unito”, senza contare l’interconfessionale, che ho menzionato nelle e-mail precedenti. Certo tu potrai dirmi, Gaetano, ma la TILC non traduce “en” con “unito” in Giovanni 14,10-11; certo, ma comunque lo traduce in alcuni casi, e i traduttori dell’interconfessionale sono o no dei grecisti?”

E io ti ho già risposto che la TILC non fa traduzioni nel senso vero dalla parola ma equivalenze dinamiche. cosa significa? Che non guarda cosa il testo dice ma cosa il testo vuol dire, e lo rende. Se il traduttore ritiene che la Bibbia nell’usare il termine “essere nella vite” intenda dire “essere unito alla vite”, allora è così che traduce. Ma questo non toglie che nella mente del lettore greco c’è un complemento di stato in luogo. Inoltre, non tutti i significati di una parola vanno bene in tutti i contesti, questo lo sa qualunque ginnasiale. Se dico: “Iulius Caesar erat imperator” non posso tradurlo con “Giulio Cesare era un imperatore”, mentre se dico “Nero erat imperator”, posso renderlo con “Nerone era un imperatore”, per la semplice ragione che l’impero esiste solo da Augusto in poi.

“Senza contare poi che Il dizionario greco-francese di M. Carrez dà "in unione con" come una definizione possibile di questa preposizione.”

Cita qualche frase di esempio?

Comunque questi giochetti non hanno senso. Se si tratta di Nuovo Testamento consulta il Kittel, non anonimi dizionari di greco classico. Persino il Rocci sbaglia, inventando le forme di nominativo che non esistono. Il problema qui non è sbagliare o meno, ma se le frasi in cui i dizionari che mi citi intravedono il significato di “unito a” non possano spiegarsi in altre maniere più semplici e con significati più attestati.


“QUINDI SICCOME LO ZANICHELLI NON E’ IL ROCCI O IL MONTANARI, E’ O SPAZZATURA OPPURE DEGNO DI ESSERE VENDUTO IMMAGINO INTENDA IN SVENDITA NEI SUPERMERCATI?
IN TUTTA SINCERITA’ NON VOGLIO NEMMENO COMMENTARE TALI TUE AFFERMAZIONI.”

Ma è la verità. Il Romizi è un dizionario semplificato di stampo etimologico, non ha ancora ricevuto riconoscimenti accademici. E’ pericoloso quanto il La Magna. Fare versioni con questi dizionari è un suicidio.

“Resta il fatto che “estin” può essere reso in italiano anche con “significa”, come d’altronde afferma lo stesso Rocci: Rocci – Eimi…2)…sono, e tal. Corrisponde a chiamarsi, significare, costituire, fare, valere, ecc”

Continui a pensare in italiano. Eimi vuol dire “significa” esattamente quanto il verbo italiano “essere” vuol dire “significa”, sono lo stesso verbo indoeuropeo. Nei passi in cui eimi viene tradotto con “significa”, si può lasciare anche “essere”, e non cambierebbe nulla, perché anche in italiano “essere” può voler dire “significa”, ma nella tua mente è sempre “essere” esattamente come nella mente di un greco è sempre “eimi”. Un greco che scorra quel passo non legge “Questo significa il mio corpo”, ma “questo è il mio corpo”, e poi magari può dire intendere “significa”, esattamente come fanno i protestanti, perché il verbo essere italiano lo permette esattamente come quello greco, ma sempre di “essere” si tratta. La WTS invece toglie il verbo essere, e costringe ad un’interpretazione faziosa, invece di lasciare l’ambiguità identica in greco ed italiano. Se cerchi su un dizionario italiano-inglese il verbo “essere” lo potrai anche veder tradotto con “significa”, perché tale oscillazione semantica esiste in tutte le lingue indoeuropee, ma per te è sempre “essere”.

“A conferma di ciò ti riporto anche alcuni punti di una traduzione biblica cattolica C.EI. che rende estin con significa: Matteo 9,13; e Matteo 12,7.”

Idem come sopra.

“Caro Polymetis i tuoi sono solo giochi di parole”

Si chiama glottologia, mi dispiace che non la apprezzi e continui a pensare che i dizionari traducano veramente.

“Ma i dizionari riportano fra le varie accezioni di “eimi” anche significa? Ci fanno capire quindi che “estin” si può tradurre anche con “significa”?”

Certo, ma solo in determinati contesti, e in quei contesti il lettore greco legge comunque il verbo “essere”, che può voler dire “significa” nella stessa misura in cui lo può fare anche l’italiano “essere”.

“Il cattolico tradurrà con “è” perché crede nella transustansazione, un protestante invece tradurrà sia con “è” che con “significa” perché entrambe si possono prestare a un interpretazione allegorica del passo.”

No, chi rende con “è” in realtà non traduce ma lascia lo stesso verbo che c’è in greco, è questo che ti sfugge. ES-sere ed ES-ti sono il medesimo verbo “essere” indoeuropeo di radice *Es-, che c’è ovunque, in francese, in inglese, in tedesco, in sanscrito…

“E’ una tua libera opinione.”

No, è la glottologia. Questo è uno studio etimologico di base.

Ad maiora
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
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