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felice buon spirito

Ultimo Aggiornamento: 25/08/2005 17:45
12/05/2005 18:17
 
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Ha risposto anche a me, in modo piuttosto fumoso. Non mi ha rilevato il suo titolo di studio.
C’è una cosa che mi ha stupito, il modo assolutamente candido e ingenuo in cui sostiene che sia consigliabile comprare un libro che tratta di greco antico senza sapere dove abbia studiato l’autore che l’ha scritto. Come se fosse troppo pretendere che chi parla di greco abbia studiato la lingua di cui discute. Il modus operandi dei dilettanti è spesso completamente privo di fondamento. Leggendo la presentazione del libro sembra quasi che l'erudizione di Buon Spirito consista nel fare collages da dizionari biblici e varie traduzioni. Conosciamo bene questo modo di operare: si consultano quaranta dizionari, si scartano i trentanove che ci danno torto e si riporta trionfanti l'unico che abbia una soluzione simile alla nostra, e di solito si tratta di una fonte obsoleta prodotta non in ambito accademico. La verità è molto semplice: dopo cinque anni di liceo classico, con quattro ore di greco alla settimana, uno studente di media bravura traduce le canoniche dodici righe di versione in DUE ore (se fosse un brano in inglese invece ci metterebbe 30 secondi)! Questo per darvi un’idea della complessità della lingua. E’ mai possibile che ci siano dilettanti che osino avventurarsi in un terreno così complesso? C’è nel messaggio di Buon Spirito un’argomentazione insistente, ossia che devo giudicarlo in base a quello che scrive, e non giudicare l’opera a priori in base al suo autore. Questo è vero in teoria, ma nella realtà non toglie il fatto che chi non ha competenze non può parlare di greco ed ebraico, semplicemente perché NON PUO’ saperlo fare, è un’impossibilità ontologica più certa del principio di non contraddizione. Simili opere campate nel nulla si rivelano scarsamente scientifiche. Tempo fa in una discussione del vecchio furum un TdG argomentò che Quasimodo traduceva benissimo i lirici greci pur non essendo laureato in lettere classiche. La replica che diede Epifanio mi sembra significativa:

“Possiamo metterla in questo modo: non è il titolo di studio che fa l'esperto, ma il titolo di studio garantisce una certa competenza.
Non è sufficiente avere un titolo di studio per poter tradurre bene Sofocle; ma normalmente chi non ha il titolo di studio non ne è in grado. D'altra parte il medesimo titolo garantisce che la persona ha seguito un curriculum di studi ampio e completo, e che sia in grado di comprendere tutte le sfumature e tutti i problemi di un testo.
È vero che Quasimodo traduceva il greco; ma è anche vero che per farlo, pur non avendo potuto seguire un corso universitario, egli ha seguito tutte le tappe che uno studente di letteratura greca segue nel suo programma di studi. Ha studiato da autodidatta, come faceva anche Leopardi. E' una cosa che non molte persone sono in grado di fare, e appunto per questo di Quasimodo e Leopardi non ce ne sono tanti, e difficilmente i membri della WT incaricati della traduzione erano Quasimodo e Leopardi.
Non dobbiamo nemmeno dimenticare che questa sua cultura è stata loro riconosciuta pubblicamente; Quasimodo è stato chiamato a essere docente di letteratura italiana in una scuola pubblica, a causa dei suoi meriti evidenti. Quindi anche lui, privo del titolo di studio, era comunque un accademico.

Ora, i traduttori della TNM sono ignoti. Quasimodo non era traduttore ignoto, e le sue traduzioni erano firmate. Chiunque poteva verificare che lui era traduttore, e a questo punto, conoscendo il personaggio, scegliere di fidarsi della sua traduzione.
Naturalmente, il valore delle traduzioni di Quasimodo è molto legato alla sua capacità di scrittore. Se Quasimodo avesse deciso di affrontare le traduzioni greche da un punto di vista strettamente filologico, o avesse dovuto scrivere dei commentari al testo, sarebbe risultato un poveretto, di fronte a quello che viene partorito dalle nostre università da filologi e letterati di mestiere. Ma egli si è ricavato un suo posto, sfruttando la sua arte poetica. Sicuramente non sarebbe stato in grado di scrivere un trattato su Eschilo, pur traducendolo.

Ma, in definitiva, io so che Quasimodo ha tradotto. E scelgo di fidarmi della sua traduzione se conosco la persona.
La TNM è tradotta da persone che non si presentano. Evidentemente perché non solo non hanno il titolo di studio, ma nemmeno la fama di Quasimodo, che era noto essere conoscitore delle lingue che traduceva. Ora, da quanto risulta da certe indiscrezioni, le persone che hanno tradotto la TNM non avevano titoli ma nemmeno era nota la loro conoscenza delle lingue. Assai verosimilmente si sono serviti di materiale di seconda mano, traduzioni interlineari, etc. etc., sviluppando un'infarinatura delle lingue assolutamente insufficiente per affrontare una traduzione di un testo così difficile. Perché è certo più difficile tradurre Giobbe che Eschilo.

Quindi la questione non sta nel titolo si/ titolo no. Sta nella segretezza dei traduttori, i quali, privi del titolo, non possono nemmeno dimostrare di essere padroni della disciplina. Quasimodo era in grado di farlo, e infatti si firmava.[…] Sul fatto che poi si sia la necessità di vedere i risultati, siamo tutti d'accordo. Purtroppo questa verifica non ha certo portato alla fama questi personaggi, in quanto la loro traduzione è stata considerata malfatta, spesso illeggibile, travisante il testo, teologicamente pilotata. Non è un caso se essa ha una circolazione solamente settaria, e non viene nemmeno presa in considerazione dagli studiosi di qualunque orientamento.
E in questo caso, allora, ritorna la mente il fatto che i traduttori si mantengono in segreto, e facendo due più due si capisce perché. In tal modo si evita di essere rincorsi da qualcuno che vuole sapere che preparazione avevano costoro.

Resta il fatto che all'interno della comunità scientifica internazionale non dare il proprio nome e cognome e quindi non prendersi la responsabilità di quello che si fa, non è accettabile.”

Penso che il medesimo discorso valga in questo caso. Leggendo la parte di greco dell’opera di Buon Spirito avrei gli strumenti per capire se l’autore conosce la materia di cui vuole trattare, ma non sarei in grado di capire se scrive stupidaggini nel trattare di ebraico. Per questo avevo richiesto a Buon Spirito dove avesse studiato, e la risposta non c’è stata. Non è un caso che gli estimatori della NWT siano due per continente, e la WTS infatti appena ne trova uno lo fa apparire come un luminare. Coloro che invece la ritengono una traduzione fatta da incompetenti sono centinaia. Quando gli ho chiesto che garanzie di scientificità poteva offrire mi ha risposto dicendomi: “Le garanzie di scientificità le danno coloro che ho citato nel libro, nonché chi ha scritto le prefazioni che sono degli esegeti e professori di ebraico.” L’argomentazione ovviamente è fallace, perché i dizionari si possono citare facendo loro dire tutto ed il contrario. Basti pensare a come la WTS ha citato McKenzie o alle infinite bufale dell’opuscolo “Dovreste credere nella Trinità” che F. Pastore ci ha ampiamente documentato in uno studio presente su questo sito. Inoltre forse non è chiaro a Buon Spirito che non tutti i significati presenti sul dizionario vanno bene in tutti i contesti, lo sa qualunque grecista. Tutti al ginnasio abbiamo litigato col nostro professore di greco perché abbiamo trovato la nostra versione segnata in rosso. Ed era inutile portare alla cattedra il Rocci e dimostrare che il significato da noi adottato era presente sul dizionario. Se penso a quanto era ingenuo a quei tempi quasi mi commuovo, era un modo così infantile di ragionare. Spero dunque di non trovarmi a dover leggere domande trabocchetto come quelle dei TdG che vengono a dirti: “En+dat si può tradurre col complemento di unione, guarda sul Rocci e troverai “con” tra i significati”. Ovviamente sul dizionario non si trova niente di simile, quel “con” cui facevano appello i miei interlocutori era quello del complemento di mezzo: “vado con il treno”, non quello del complemento d’unione. La chiusa dell’e-mail di Buon Spirito è particolarmente illogica:

“Pensi un po' che tra chi ha scritto la Bibbia c'erano dei pescatori, degli esattori di tasse, dei fabbricatori di tende e via dicendo. Pensa che vale la pena leggerla?”

Non vedo quale sia la rilevanza, infatti costoro parlavano la loro lingua e non volevano scrivere un trattato di filologia. Per non parlare del fatto che a sentire la WTS Dio ha dettato la Bibbia agli agiografi come un capoufficio detta una lettera alla segretaria, parola per parola. Ergo, l’obiezione di Buon Spirito non sta in piedi. Partendo da questa prospettiva infatti la Bibbia, persino nel suo periodare e nella scelta dei termini, non sarebbe opera dello scrittore sacro analfabeta, ma di Dio in persona, dunque varrebbe la pena leggerla indipendentemente da chi sia l’esecutore materiale della messa per iscritto. Continua Buon Spirito nella sua arringa:

“Però consigliate di comprare e leggere i libri di Sconocchini, De Paolis, Tornese, Minuti, Oddon e così via. Mi potrebbe dare le garanzie di scientificità di questi signori di cui ho comprato e letto i loro libri?”

Non ho la minima idea di chi siano Oddon e De Paolis, per il resto sia Sconocchini sia Minuti conoscono il greco, quest’ultimo l’ha insegnato per quarant’anni. Non so se Don Paolo sia mai stato docente, magari glielo chiederò se qualcuno mi trova l’ e-mail.

Visto che Buon Spirito ci legge lo invito a rispondermi qui, o via e-mail se preferisce.

Ad maiora
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
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