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La Bibbia della Messa (1). Testo NM/CEI e dottrine relative. Confronto eseget-dottrin. (ciclo A)

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2005 11:04
21/11/2004 19:12
 
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Questo commento avrebbe potuto benissimo figurare nella sezione della Bibbia, ma poiché è strettamente legato alla dottrina che la WT ricava dalla sua NM, ho preferito postarlo in questa sezione.__________________________________

Rimandiamo per l'approfondimento di questi stessi testi a quanto il GRIS nazionale ha già pubblicato sul suo sito (www.gris.org, files “Geova a Messa”).

Il GRIS di Roma, in questa sede, dà l’avvio a qualcosa di analogo, ma molto semplificato e ridotto all’osso, cioè a solo qualche punto di maggior rilievo.
Si tratterà di un confronto bonario e critico tra un catechista di adulti e il suo amico Testimone di Geova i quali, sulla base della Bibbia che viene letta durante la Messa domenicale (cicli A-B-C) ed eccezionalmente anche di quella di alcune festività extradomenicali, cercano ciascuno di “rendere conto della speranza che è in loro” (cf 1Pt 3,15) e ovviamente della fede da cui deriva quella speranza con il relativo “rispetto e mansuetudine”, “sine ira et studio” almeno nel mio intento (se cioè qualcuno non mi fa arrabbiare, il che è molto improbabile e se succederà sarò pronto a farne ammenda).

Il ritmo dei commenti sarà perciò settimanale anticipato, al passo con la Liturgia e durerà 3 anni. In quest’anno liturgico 2004/2005 inizia da capo il ciclo triennale.

L’intento primario è quello di far conoscere, in maniera occasionale secondo i testi della Liturgia, il geovismo ai miei fratelli di fede, e a frequentatori del forum che ne sappiano poco, cioè l’ossatura sostanziale della dottrina geovista con la asserita “base delle Scritture”. E, insieme, quello di rendere più edotti i TG circa la dottrina cattolica* che essi avversano forse conoscendola un po’ troppo superficialmente, anche se fossero – come sembra che siano tutti gli Anziani TG – “ex chierichetti...”.
_________________________________________
* Per quanto io non lo condivida ritengo di essere autorizzato a rivolgere ai TG lo stesso invito che il loro CD fa a quelli di fede diversa dalla geovista: se volete sapere il vero pensiero geovista non andate da chi ha pregiudizi, fate come i Bereani che si rivolsero allo stesso Paolo, fonte ufficiale della dottrina paolina. Quindi dirò loro: se volete conoscere il cattolicesimo non chiedetelo al vostro CD ma andate ad interpellare direttamente la fonte cattolica; per esempio il “Catechismo della Chiesa Cattolica” il il “Concilio Vaticano Secondo”) o, se vi terrorizzano, almeno ascoltate il catechista cattolico di adulti Berescitte. __________________________________

Poi c’è anche quello di fare un confronto critico tra Geovismo e Cattolicesimo, così come emerge dagli stessi testi della Bibbia; confronto che comprende non solo l’evidenziazione, abbastanza spesso, di una interpretazione diversa tra le due denominazioni ma anche quella di eventuali forzature al testo a livello di traduzione (Mons. Minuti le chiamerebbe “truffe bibliche, manipolazioni testuali”) da parte della WT. Ciò ovviamente dal mio punto di vista di cattolico.

Quando non c’è differenza sostanziale tra le due versioni citerò esclusivamente la versione della NM (edizione 1967, salvo diversa indicazione).

Per non “guastare” la linearità della trattazione apro parallelamente il thread del dialogo/dibattito con chi volesse sussumere qualcosa circa ciò che dico.
Prego urbanamente i foristi di collocare i loro thread in esso, denominato «La Bibbia della Messa (2): osservazioni, complementi, contestazioni».
[SM=g27815] In esso avrei molto piacere che non sia io solo a dover rispondere e gradirei perfino che vi siano osservazioni/precisazioni/contestazioni da parte dei miei fratelli di fede. Il pluralismo teologico che vige in casa cattolica consente infatti, su certe cose, di coltivare lecitamente vedute diverse.

[Modificato da berescitte 21/12/2004 11.28]

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est modus in rebus
21/11/2004 19:38
 
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1)- PRIMA Domenica di Avvento (ciclo A)

Prima Lettura: Is 2,1-5
Il testo parla del “monte del Signore” (reso arbitrariamente nella NM con “Geova” tutte le volte che nel NT ricorre Kyrios riferibile a Dio Padre) come di una realtà futura “alla fine dei giorni” che donerà a tutti la dottrina divina, a lui accorreranno i popoli... che impareranno a vivere in pace.

Il geovismo però vede questa realtà futura nel millennio del dopo Armaghedon, il cattolicesimo invece vede riferita la profezia al tempo messianico: Gesù è colui che ha iniziato a dare la dottrina di Dio e la Chiesa è la Gerusalemme da cui essa sarà propagata.

Seconda Lettura: Rm 13,11-14
Paolo esorta i cristiani a “svegliarsi dal sonno” avvertendo che la salvezza è più vicina di quando diventarono credenti. E, insieme, li esorta a comportarsi come figli della luce escludendo quei comportamenti che nessuno farebbe alla luce del sole. Il tutto si compendia nel “rivestirsi del Signore Gesù”. Un programma splendido che TG e Cattolici non possono non condividere. E perciò questo è un testo su cui i due amici di fede diversa potrebbero meditare assieme ed esortarsi reciprocamente alle "opere eccellenti".
L’unica differenza sarà che il Cattolico riferirà il testo alla prossima commemorazione del Natale di Gesù, mentre il Testimone lo riferirà al creduto prossimo Armaghedon che "incombe".

Vangelo: Mat 24,37-44
Siamo d’accordo sul fatto che il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non si immagina. Per noi sia la Domenica di Cristo re, con cui si conclude l’anno liturgico, sia la prima di Avvento, con cui si apre, contengono entrambe il monito a ricordarsi del Signore che viene inatteso, come un ladro di notte, e cioè, fuor di metafora e oltre l’attualmente improbabile fine del mondo, può venire con la fine della nostra vita che è... come l’erba del campo.

Tuttavia va rimarcato che, presso il geovismo, questa “venuta” (gr. parousìa) è stata resa, sin dai tempi del fondatore Russell con la parola “presenza”. Questo per accordarla con la loro convinzione che il Signore Gesù avrebbe già realizzato la sua seconda “venuta” nel 1914, venuta che però, non coincidendo con la fine del mondo attesa, è stata interpretata come “presenza invisibile”. Nel 1914 sarebbe stato cacciato dai cieli Satana, che relegato “nelle vicinanze della/sulla terra” avrebbe più poco tempo a disposizione prima di essere distrutto e perciò, “venendo a noi con grande ira”, avrebbe realizzato l’inizio dei “guai” degli “ultimi giorni” scatenando la prima guerra mondiale.

Non è questa la sede per contestare la validità (in assoluto possibile ma non se si bada ai contesti) di intendere parousìa con presenza. Si vedano gli studi critici fatti in proposito.

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est modus in rebus
27/11/2004 06:42
 
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2)- SECONDA Domenica di Avvento (ciclo A)

Prima Lettura: Is 11,1-10
Seguitano le immagini del benessere che Dio realizzerà sul suo “santo monte”. Ciò che noi consideriamo metafora (e metafora del regno messianico) il geovismo lo prende alla lettera per il suo regno terrestre del dopo Armaghedon. Perciò le sue immagini stampate di paradisi terrestri, susseguenti alla distruzione dei cattivi ad Armaghedon, ove figurano bambini che giocano con tigri e orsi, leoni e agnelli che stanno indifferenti accanto a quelle che un tempo sarebbero state prede desiderate; natura lussureggiante che dà frutti senza fatica; gente felice e sorridente accuratamente simboleggiante le varie razze che convivono in pace, eccetera...

Non viene detto nella Bibbia ma nei libri geovisti si legge che il governo terrestre sarà “assistito” e, occorrendo, il comportamento dei sudditi sanzionato dagli angeli a servizio dei 144.000 che dirigono dal cielo e degli Anziani e personaggi veterotestamentari che faranno da “principi sulla terra”. Gli Angeli avranno anche licenza di uccidere gli incorreggibili.

Seconda Lettura: Rm 15,4-9
Nessuna osservazione.

Vangelo: Mt 3,1-12
Giovanni il Battista esorta “Pentitevi poiché il regno dei cieli si è avvicinato” (NM). E’ il primo accenno del Nuovo Testamento (che la NM chiama “Scritture Greche cristiane) al “regno dei cieli”. Secondo noi quello “dei cieli” è l’unico regno promesso da Gesù e preparato per chiunque crede in Lui. Ma il geovismo parlerà (peraltro solo dal 1935) anche di un Regno terreno, o “paradiso”. Quando sarà il momento ci ricorderemo anche di questa scrittura.

Sarà anche utile ricordare che l’immagine del “fuoco che non si può spegnere” (NM) che brucerà la pula/cattivi è a favore dell’eternità della pena (ma senza insistere troppo perché l’argomento si ritroverà più esplicito in seguito).

Un punto cruciale di diversità invece sta nella dichiarazione che Giovanni dà a giustificazione del suo battezzare e che suona “11 Io, da parte mia, vi battezzo con acqua a causa del vostro pentimento; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di levargli i sandali. Egli vi battezzerà con spirito santo e con fuoco.” (NM)
Sembra indubbio che Giovanni voglia sottolineare la diversità abissale tra il suo battesimo (che funzionava grazie al solo pentimento interno delle persone) dal battesimo che amministrerà Gesù. Ciò è significato da: 1) il ma, avversativo (che si trova in tutti i passi paralleli e in Atti 1,5!); 2) l’asserzione che Gesù è più potente di lui; 3) l’accenno al fuoco che è l’esatto opposto dell’acqua.
Perciò meraviglia non poco leggere sul testo di... catechismo dei TG questa spiegazione, intesa a far credere che lo Spirito Santo non sia persona ma cosa alla pari dell’acqua. E’ un punto molto importante e chiaro, in cui si potrà sollecitare il TG a dare una giustificazione di tale insegnamento e se non la trova, ad avere l’onestà di pensarci su per trarne le debite conclusioni logiche che a nostro avviso sono dovute al pregiudizio antitrinitario della Watch Tower (WT in seguito).
«Giovanni il Battezzatore disse che Gesù avrebbe battezzato con spirito santo come Giovanni battezzava con acqua. Perciò come l’acqua non è una persona, così lo spirito santo non è una persona.» (Potete Vivere per sempre..., p. 40)

E' il primo dei punti notevoli con cui la WT non finirà di stupire, sia, come in questo caso, travisando in sede di interpretazione "ad usum Delphini" il testo sacro, sia, in altri casi, in sede di manipolazione dello stesso testo quando lo traduce/tradisce con la sua NM, come vedremo in seguito.
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est modus in rebus
07/12/2004 16:07
 
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3)- FESTA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA

Il dogma potrebbe condurre l'interesse del TG a contestare gli arbitrii della Chiesa nello "inventare verità non bibliche", quindi lo lasciamo a una trattazione approfondita che risolva i problemi a monte: dimostrando cioè che le radici del dogma sono nella Bibbia e perciò la Chiesa non inventa nulla; e che la Bibbia è affiancata a tutto diritto dalla Tradizione vivente della Chiesa, così che il Magistero autentico che le custodisce entrambe, prende luce sia dall'una che dall'altra per capire ed enunciare le verità rivelate.

Prima Lettura: Gn3,9-15.20
Ricordare che i TG nella "Donna" non vedono né Maria né la Chiesa che per loro sarebbe l'insieme degli Unti, ovvero la Congregazione dei 144.000, ma vedono "figurativamente" la "moglie di Geova" che sarebbe l'insieme della corte angelica, la quale avrebbe un giorno "partorito", cioè "trasferito" Gesù, che era l'arcangelo Michele, sulla terra cambiandogli la vita angelica in vita umana. Questo "figlio maschio" destinato a "governare con scettro di ferro tutte le nazioni" avrebbe schiacciato il capo al serpente/Diavolo mentre il serpente avrebbe di rimando "sciacciato (sic!) il suo calcagno".
Meglio sorvolare sull'interpretazione estremamente letterale del brano che porta il TG a credere che Dio passeggiava davvero nel giardino, che Satana fece parlare davvero il serpente (e dovette farlo a modo di ventriloquio).
Il brano, continuato oltre i versetti indicati potrebbe fornire occasione per capire la concezione del peccato originale presso i TG... Avvertiamo solo che esso è concepito fuori del contesto della grazia divina e perciò come una menomazione fisica che avrebbe lentamente portato alla morte fisica un corpo creato perfetto e non mortale. Così quello "morrai nello stesso giorno" viene spiegato ricordando che un giorno biblico dura mille anni e che Adamo morì prima che compisse mille anni!...
Sembra anche che la WT possa garantire che Adamo ed Eva non ebbero rapporti prima del peccato originale poiché, si spiega, i figli furono concepiti nell'imperfezione susseguente alla colpa ecc...

Seconda Lettura: Ef 1,3-6. 11-12
Bisogna ricordare che nel primo secolo, in cui scriveva San Paolo, i seguaci di Gesù erano tutti Unti. Perciò questo inno di benedizione è una sorta di promemoria ("rammemoratore" in geovese) per gli Unti del tempo, ed estensivamente per quelli futuri, fino al numero completo di 144.000 che Geova avrebbe "suggellato" verso il 1935.
L'elezione di detti Unti fatta "4... unitamente a lui [Cristo] prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi e senza macchia dinanzi a lui nell'amore" (NM) pone un problema teologico di prima grandezza alla mente del TG. Si tratta infatti dal discolpare Geova dall'aver fatto una scelta che, viste le vicende storiche, avrebbe incluso anche persone che non si sono comportate come sante e immacolate al suo cospetto. Ci sono stati e ci sono tuttora Unti che apostatano e sono rimpiazzati da altri.
Il dilemma viene risolto spiegando che Geova non aveva, alla scelta fatta prima della fondazione del mondo una visione esatta e invididuale dei singoli soggetti che avrebbero formato il cast degli Unti. Li conosceva solo "come classe", come insieme.
E tuttavia ciò non spiega perché poi, dato che li ha chiamati nel corso dei secoli abbia assegnato l'unzione a soggetti che conosceva perfettamente e che prevedeva che lo avrebbero deluso. Ma anche a questo si risponde che Geova non prevede obbligatoriamente il futuro della persona libera. Lo prevede solo se ha a disposizione degli indici da studiare e se vuole studiarli. Quindi (per evitare sbagli o colpe?) preferisce non osservare tali indici, così che il fatto che un Unto venga meno alla sua vocazione lo prende di sorpresa addolorandolo.
Un altro problema è dato da quella dizione "prima della fondazione del mondo". Ciò non può essere inteso in rapporto al mondo fisico - spiega il CD dei TG - perché la decisione di Geova di costituire il cast degli Unti è susseguente al peccato (e come suo rimedio), avvenuto dopo tale fondazione. Perciò per "mondo" qui si dovrà intendere "il genere umano" e per genere umano quello proveniente dai "primogenitori" loro esclusi. Solo loro, i figli di Adamo ed Eva, rispondono infatti al concetto di "mondo" che è susseguente alla decisione di creare un giorno il gruppo degli Unti, decisione avvenuta dopo il peccato ma prima che venisse alla luce il "mondo".

Vangelo: Lc 1,26-38
"Buon giorno, altamente favorita. Geova è con te". (NM) Così avrebbe salutato Maria l'angelo Gabriele. Sarà interessante discettare con il TG sul perché la NM sostituisca sistematicamente "favore" a "grazia" e "Geova" a "Kyrios"...
La risposta di Maria all'angelo, ben tradotta nella NM, che suona "Come avverrà questo, giacché non ho relazione con uomo?" offrirà un ottimo spunto per parlare dei "fratelli di Gesù" chiaramente esclusi da questa affermazione di Maria... E' un discorso arcinoto.
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est modus in rebus
07/12/2004 16:09
 
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4) TERZA Domenica di Avvento (ciclo A)

Prima Lettura: Is 35,1-6. 8. 10
Dall’armonia edenica ricostituita la metafora passa alle persone: abbiamo ciechi che ci rivedono, zoppi che saltano, sordi che odono, muti che parlano... La liberazione che il Signore porterà realizzerà queste meraviglie, dice la WT.
Ma noi, riferendo il discorso al tempo messianico, e constatando che le infermità umane non sono state eliminate dall’incarnazione di Cristo né dalla salvezza arrecata dalla sua passione/risurrezione, diciamo che la liberazione essenziale che preme al buon Dio è quella dal mostro che potrebbe divorarci tenendoci perennemente lontani da lui: il peccato. Perciò tutte quelle meraviglie cui accenna la Bibbia divengono, nel tempo presente, per la vita sulla terra, solo simboli di tale risanamento; un risanamento tanto profondo che Paolo lo paragonerà a una rinascita. Ma non escludiamo che il discorso possa e debba applicarsi anche alla situazione che Dio realizzerà dopo la risurrezione della carne. Siamo sicuri cioè che i risuscitati alla gloria avranno un corpo restaurato in sanità e bellezza superlativi; ciò fa parte essenziale della felicità che Dio assicura “a coloro che lo amano” e che sono e resteranno eternamente spiriti incarnati.

Seconda lettura: Gc 5,7-10
Anche Giacomo parla di “venuta” del Signore “presenza” (NM) che si è avvicinata. Da cui ricava l’esortazione ad avere pazienza e a non lamentarsi, imitando i profeti che hanno dovuto sopportare parecchie ostilità per essere fedeli al loro compito.

Vangelo: Mt 11,2-11
Gesù, come dimostrazione che è giunto il tempo profetizzato da Isaia, e quindi confermando l’interpretazione cattolica che si tratta del tempo messianico e non postarmaghedoniano, dice di riferire a Giovanni che “5 I ciechi vedono di nuovo, e gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati e i sordi odono...” (NM) ecc. Cioè enumera gli stessi portenti che aveva elencato Isaia, e anzi vi aggiunge il più strepitoso di tutti, che cioè “i morti son destati e ai poveri è dichiarata la buona notizia”, il che situa decisamente quel tempo isaiano nell’epoca evangelica.

L’accenno finale di Gesù viene spiegato in maniera singolare dalla WT. Egli dice “11 Veramente vi dico [strano che non aggiunga “oggi” –ndr]: Fra i nati di donna non è stato suscitato uno maggiore di Giovanni Battista; ma la persona che è la minore nel regno dei cieli è maggiore di lui.” (NM)
Siccome il geovismo insegna che il “Regno dei cieli” è riservato agli Unti e l’unzione sarebbe iniziata alla Pentecoste, quando cioè Giovanni Battista era già morto, Gesù starebbe assicurando che il meno importante degli unti è “maggiore di Giovanni Battista” perché questi, non essendo stato unto, non andrà mai in cielo ma sarà solo un principe sulla terra paradisiaca quando sarà risuscitato/ricreato dopo Armaghedon.
Naturalmente si potrebbe obiettare che Geova dovrebbe avere il diritto a fare eccezioni alla regola data da Lui e se la Bibbia dice che Giovanni fu “ripieno di spirito santo sin dal seno di sua madre” (Lc 1,15 - NM), lo si dovrebbe considerare un Unto in anteprima, insieme ad Elisabetta e Maria. Si potrebbero spiegare le parole di Gesù come non escludenti Giovanni dal cielo ma come prendere il Battista a metro di paragone più eccelso tra tutti i “nati di donna” per indicare la supereccellenza della situazione celeste rispetto a quella terrena. E si potrebbe anche osservare che se Gesù ha detto “è maggiore di lui” e non “sarà”, indicando cioè l’attuale presenza di persone umane in cielo, lo specifico che permette di entrare nel Regno/Reame dei cieli non deriva da nessuna unzione ma dalla santità della vita la quale ha già permesso di candidare al cielo le anime dei giusti dell’AT (la teologia cattolica spiegherà che anche se il modo umano di narrare gli eventi colloca la liberazione dagli inferi “dopo” la passione/risurrezione, nel mondo di là i fenomeni dello spazio tempo sono azzerati e perciò il cielo poteva già pullulare di “giusti” prima degli eventi pasquali, a partire dal giusto Adamo stesso, che la Chiesa venera tra i santi penitenti).


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est modus in rebus
15/12/2004 10:29
 
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5) QUARTA Domenica di Avvento (ciclo A)

Nessun rilievo su cui ... “bisticciare”.
La “fanciulla” di Isaia 7,14 della prima lettura, intendi nella stessa NM, viene pacificamente resa la “vergine” in Mt 1,23.
Il titolo “Emmanuele”, che collega la prima Lettura al Vangelo, può essere inteso come un augurio di salvezza non indicante di per sé l’incarnazione stessa di Dio/Figlio, e così dicasi per il nome-titolo “Gesù” che sta per “Dio salva”.
Sarebbe interessante vedere come se la cavano entrambi i soggetti difronte a Rm 1,4 in cui si dice che Gesù “fu dichiarato con potenza Figlio di Dio per mezzo della risurrezione dai morti” (NM) o “costituito Figlio di Dio con potenza ... mediante la risurrezione dai morti” (CEI), dal momento che il primo, il TG, pensa che Gesù sia stato dichiarato Figlio di Dio al battesimo nel Giordano, mentra il secondo, il cattolico, pensa che lo sia dalla nascita.

Un discorso a parte merita invece la cosiddetta “immeritata benignità” che nella NM sostituisce la nostra “grazia”. La troviamo anche qui in Rm 1,7 e dipende, come è noto, dalla diversità di concezione del termine greco “charis”.
Il cattolicesimo, come è noto, fedele ad una teologia della “incarnazione” (che lo distingue da tutte le religioni non cristiane) collegando il concetto di “charis” con l’effetto prodotto che è la “compartecipazione alla natura/vita divina” (cf 2Pt 1,4; Vite e tralci; Capo e membra dell’unico corpo) e con i gesti sacramentali di trasmissione della grazia, che comportano anche una fisicità oggettiva, la concepisce in senso realistico/ontologico: come un “dono creato” di Dio che aderisce all’anima in maniera non sostanziale (e perciò può essere presente se si è nell’amore di Dio e assente se si è nel peccato).
Il geovismo invece la interpreta esclusivamente come un atteggiamento morale, un rapporto affettivo che spinge il Creatore a trattare con benevolenza la sua creatura, che è vista sempre e costantemente nel peccato (e perciò la grazia/benignità è detta “immeritata”).
Quindi si dà che mentre nel geovismo tale atteggiamento di benevolenza non meritata è del tutto estrinseco alla situazione dell’animo della creatura ed è tutto ed esclusivamente iniziativa di Dio, nel cattolicesimo è di iniziativa divina solo il dono iniziale (che comporta l’adozione) successivamente al quale si crea una reciprocità di affetti/benignità poiché è proprio la presenza reale della grazia, esistente ontologicamente nel soggetto, che lo fa essere membro del Corpo di cristo, che “muove” Dio Padre a vedere e trattare con “benignità” i suoi figlioli adottivi. Quindi, pur essendo “immeritata” all’origine, diviene “meritata” a seguito di tale collegamento. Al punto da rendere il soggetto anche capace di azioni meritorie, santificanti e corredentrici, poichè non è lui da solo a compierle ma è Cristo che le compie in lui associandolo alla sua azione.

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est modus in rebus
16/12/2004 20:21
 
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6)- NATALE DEL SIGNORE (ciclo A-B-C)

Tanto è disattesa la nascita di Gesù (inizio della Salvezza) in casa Geova quanto è magnificata in casa Cattolica. La Liturgia, oltre alla Novena di preparazione, prevede per il giorno di Natale ben quattro celebrazioni distinte. Ci scusiamo del post un po’ lungo ma “l’uomo non separi ciò che Dio unisce” e comunque è alleggerito dalla suddivisione secondo le quattro celebrazioni della vigilia, notte, aurora, giorno.

MESSA DELLA VIGILIA

Seconda Lettura: At 13,16-17. 22-25
Il “24 battesimo di penitenza” (CEI), reso con “battesimo di quelli che si pentivano” (NM) può offrire l’occasione per notare la differenza tra il battesimo di Giovanni e quello di Gesù, negata dalla WT. Abbiamo già notato le espressioni che sono a favore dell’interpretazione cattolica. Giovanni ha precisato che lui faceva un battesimo solo in acqua e per il pentimento, mentre colui che sarebbe venuto dopo: 1) sarebbe stato più potente; 2) avrebbe battezzato in spirito santo e fuoco (passino per ora le “S” minuscole!); 3) “per il perdono dei peccati” (cf At 2,38 - NM ) e quindi non solo in simbolo di penitenza, come pretende la WT.

Vangelo: Mt 1,1-25
Al v 16 Matteo dice che Maria è colei “dalla quale nacque Gesù”. Se l’argomento del silenzio è usato dalla WT per dedurre argomenti a favore delle sue tesi, il TG dovrà accogliere di buon grado che il fatto che Matteo non noti che da Maria nacquero anche altri figli dovrebbe costituire un argomento (ve ne sono vari altri eh?) a favore della unicità del Figlio di Maria.

MESSA DELLA NOTTE

Prima Lettura: Is 9,1-3. 5-6
Al Messia viene assegnato dal profeta Isaia, e stranamente riconosciuto dalla WT, il titolo di “6 Dio possente, Padre eterno” (NM). Evidentemente si tratta di una delle “dimenticanze” o lapsus di traduzione della NM che involontariamente ci offre conferme rivelatrici della dignità divina di Gesù, normalmente silurato e ridotto a “un dio” ( cf in Gv. 1,1 nella NM dell’86).
Attenzione a non farsi depistare con discorsi sulla parola “dio” intesa come aggettivo qualificativo, che avrebbe il mero senso di “potente” e di cui sarebbero insignite varie creature “potenti” (Diavolo compreso!). Il problema - da non disprezzare! - è che qui la WT ha usato la “D” maiuscola che essa dice di riservare a Geova-Dio nelle sue pubblicazioni. Al minimo bisognerebbe che il TG riconoscesse che lasciando la maiuscola anche per il Messia si crea confusione. Cosa che forse il vostro TG, in privato potrebbe ammettere, ma la WT preferisce sprecare fiumi di inchiostro menando il can per l’aia pur di non non ammetterlo...
L’altra qualificazione di “Padre eterno”, mentre per noi conferma la forza del titolo “Dio”, aggrava il problema della sua giustificazione da parte del TG.

Seconda Lettura: Tt 2,11-14
Il testo parla della “13 manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo” (CEI) che nella NM è ritoccato con l’aggiunta di una preposizione articolata “ la gloriosa manifestazione del grande Dio e del nostro Salvatore Cristo Gesù”.
Si tratta di una maniera molto sottile e quasi impercettibile per sfatare il pericolo che la Bibbia dia del “Dio” a Gesù. Cosa contraddittoria poi con le pretese “giustificazioni” che vengono portate invece per il testo di Isaia. Perché mai per esso varrebbero e per Tito no? Se per Isaia sono valide perché non lasciare qui in Tito il testo senza l’aggiunta di quella preposizione che serve a far pensare che la Bibbia parli di due persone (Dio e il Salvatore Gesù) e non, come da testo originale, di una sola persona (Gesù Salvatore a cui si dà il titolo di Dio)?
Si ricordi anche che non è indifferente al discorso la convinzione geovista che Geova non farà mai alcuna manifestazione di sé. La farà solo il Messia/Gesù/Michele quando tornerà “fra le nubi del cielo”.

Vangelo: Lc 2,1-14
La poesia di questo splendido racconto verrebbe distrutta dalla querelle che il TG solleverà di sicuro intorno alla parola “7 primogenito”. La si rimandi ad altro momento e si oppongano, alla pretesa che quella parola sarebbe dimostrativa dell’esistenza di altri figli di Maria, le argomentazioni che da secoli vengono avanzate da parte nostra e che sono convincenti per chi è aperto alla verità. Utile ciò che sui “fratelli” di Gesù dice L. MINUTI in “I Testimoni di Geova non hanno la Bibbia”, Coletti, Roma, p.73-80).
Naturalmente i TG non le troveranno mai convincenti. Ma nostro compito non è quello di convincerli ma solo di esporre loro quelle che per noi sono le ragioni della nostra fede. Chi non credesse affatto direbbe che, anche a livello di sola probabilità, pesano più quelle cattoliche che quelle geoviste. Dio trae la sua lode non solo dai bambini e dai lattanti ma anche da laici di buona volontà. Resta comunque che, anche in caso di incertezza/ambiguità non dipanabile del tutto dalla documentazione che la Bibbia offre, per la fede cattolica la verginità di Maria post partum è una delle verità rivelate ad opera della Chiesa portavoce di Cristo.


MESSA DELL’AURORA

Seconda Lettura: Tt 3,4-7
Questo è un testo che richiede molte attenzioni. Segnaliamo solo qualche punto lasciandolo alla ulteriore elaborazione di chi legge. E’ importante paragonare le due versioni tra loro.
- Secondo noi il testo allude all’opera trinitaria: si parla di Dio (il Padre) del Salvatore (Gesù) e dello Spirito Santo (il quale mostrerà delle caratteristiche personali in altri passi).
- Il titolo di “salvatore” viene assegnato sia a Dio (v 4) che a Cristo (v 6)
- Nella NM l’ordine delle parole è invertito “la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini” (CEI) diventa “la benignità e l’amore del nostro Salvatore, Dio, verso gli uomini”.
- Il battesimo “lavacro di rigenerazione” (CEI) diventa un “bagno che ci portò alla vita” (NM)
- “giustificati dalla sua grazia” (CEI) diventa “dopo essere stati dichiarati giusti in virtù della sua immeritata benignità”.
Insomma c’è da sudarci sopra... E non si dimentichi che Paolo, secondo la WT, parlava esclusivamente alla categoria degli Unti.

MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura: Eb 1,6
Il testo dice che Dio (Padre) per mezzo del Figlio “ha fatto anche il mondo” (CEI). Qui la WT, interessata altrove a tradurre mondo con “sistemi di cose” deve essere stata tratta in errore traducendo “fece i sistemi di cose” (NM) perché secondo la sua dottrina il mondo l’ha fatto Dio mentre i “sistemi di cose”, da intendere come società umana, li ha fatti tutti il diavolo a cui è stato dato da Dio il permesso di essere “principe” e perfino “dio” di questo mondo, spingendo gli uomini a sperimentare le più svariate e fallimentari forme di governo che hanno originato “sistemi di cose” oppressivi e ingiusti.
Anche questo testo è ricco di spunti dottrinali su cui confrontarsi. Notiamo rapidamente le cose utili:
- il Figlio “3 irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza” (CEI) nella NM che prende le distanze (crede lei!) da termini filosofici diviene “il riflesso della [sua] gloria e l’esatta rappresentazione del suo stesso essere” (ma “essere” non è il primissimo di tutti i concetti filosofici?);
- se il Figlio “3 sostiene ogni cosa mediante la parola della sua potenza” (NM) come fa a non avere l’onnipotenza del Padre?
- la superiorità del Figlio rispetto agli angeli (di cui ai vv 4 e 5) come si concilia con la credenza geovista che Gesù sia null’altro che l’Arcangelo Michele?
- se lo specifico del Figlio è che solo a lui il Padre dice “5 Tu sei mio figlio; oggi io ti ho generato” (NM) per quale motivo la WT parla di lui come “creatura”? Se, come dà a intendere, per lei il concetto di “generazione” equivale a quello di “creazione” (cosa da non concedere assolutamente!) per quale motivo qui non ha usato la parola “creato”?
- Il v 6 dice che quando il Padre introduce il Figlio nel mondo esorta tutti gli angeli (perché non “tutti gli altri angeli”?) ad adorarlo. La Bibbia dice esplicitamente “E tutti gli angeli di Dio lo adorino” (NM 1967) versione trasformata poi in “gli rendano omaggio” (NM 1986). Ma la WT assicura che la Bibbia riserva l’adorazione e la preghiera solo a Dio!
Per quanto riguarda questo famosissimo lapsus, che la WT ha cercato faticosamente di riparare senza voler ammettere di essersi sbagliata nel tradurre, rimandiamo alla trattazione fattane da L. MINUTI nell’opera testé citata, alle pp. 43-48.

Vangelo: Gv 1,1-18
Il brano mette in luce con chiarezza la divinità di Gesù, identificato con il Verbo/Parola di Dio.
Si ricordi però che quando noi diciamo “divinità” nel Figlio, diciamo ipso facto sia dignità di natura identica a quella del Padre, sia distinzione della persona da quella del Padre.
Invece ciò non basta per il geovismo che equivoca pensando il concetto di divinità come una sorta di aggettivo o apposizione qualificativa di un soggetto che starebbe a significare solo la sua “potenza”. In tal modo è chiaro che, ovunque un TG incontri un “potente” nella Bibbia, può dargli legittimamente del “dio”. E, per distinguere tale divinità/potenza delle creature dalla Divinità/Potenza di Geova-Dio il geovismo ricorre sia all’uso della “D” maiuscola sia all’aggiunta di “Onnipotente”.
In conclusione abbiamo che, in “geovese”, esistono realmente molti “dèi” ma un solo “Dio”, da intendere molti “potenti “ ma un solo “Onnipotente”. In tutto l’Antico testamento, che la WT chiama “Scritture Ebraiche” quando si parla di Dio, se non c’è accanto la parola “onnipotente” la WT si premura di aggiungere tra parentesi quadre la parola “[vero]”, perché chi legge non lo confonda con altri “dèi” che sarebbero... veri dèi ma falsi (un ossimoro!). Anzi poi, come una sorta di rafforzativo che di fatto equivale a una ripetizione nella NM si parla anche di Geova come “l’Iddio Onnipotente”, il che a rigore andrebbe inteso come “il Potente Onnipotente”. Così è, anche se non vi pare...

In base alla nostra esperienza suggeriremmo di non utilizzare il versetto 1 per difendere la divinità di Cristo. Se si è capito qualcosa della decodificazione del gergo geovista, si sarà capito anche che è un’impresa irresolubile. Il TG ammetterà tranquillamente che il verbo sia “dio” (NM ’67), lo ammette e lo ribadisce anche il v 18 chiamandolo “l’unigenito dio”, ma senza ammettere che sia “Dio”. Egli sarà semplicemente “un dio” (NM ’86), uno dei tanti. E, insieme (sono numerosi gli stampati geovisti che lo provano) confonderà tra loro i concetti di “natura” e “persona” sostenendo strenuamente che il Verbo non è la stessa persona del Padre (sic!) accusando la “cristianità” di insegnare tale dottrina. Naturalmente qualora voi vi prestaste pazientemente a spiegare che essi sono vittime di un modo equivoco di considerare le cose, inculcatogli dal loro CD, non vi crederanno e vi accuseranno di voler “fare della filosofia”.

Ciò premesso suggerirei di tralasciare il discorso su “e il Verbo era Dio” (con le relative debite puntualizzazioni sul senso del predicato nominale e su chi mai sia il soggetto dell’ultimo verbo essere) per difendere comunque la divinità di Cristo/Verbo - da intendere però in senso forte-pari a quella del Padre poiché non altra da essa! – facendo leva su altri accenni biblici. Come:
- se “1 nel principio era la Parola” il fatto che egli/essa c’era sin dal principio depone per la sua eternità (l’eternità è esclusiva del Padre! E Giovanni, che era un bravo biblista, pone all’inizio del suo Vangelo cristiano il Figlio nella stessa posizione in cui la Bibbia ebraica pone il Padre: in principio!);
- se “3 tutte le cose son venute all’esistenza per mezzo di lui, e senza di lui neppure una cosa è venuta all’esistenza” (NM) e per “cose” si deve intendere la creazione, allora lui è fuori, è prima della creazione e perciò non è creatura (qui si può accennare alla illegittimità dello “altre di Colossesi” che vorrebbe far rientrare il Figlio tra le varie “cose” come “parte della creazione di Dio”);
- se la Bibbia aggiunge che “4 per mezzo di lui era vita” (NM) e “10 il mondo venne all’esistenza per mezzo di lui” rimarca in altro modo la pari divinità assegnando al Figlio la stessa funzione propria del Padre nel quale è “la fonte della vita” l’essere da cui e in cui “esistiamo, ci muoviamo e siamo”. Michele insomma non può essere al contempo Creatore e creatura (altro ossimoro!), come pretende il loro CD disprezzando la filosofia perfino nel suo ramo della logica che vieta di insultare il principio di non contraddizione.

Oltre a ciò, si potrebbe discutere su:
- la riduttività di estendere la salvezza da “tutti” a un campionario. Tale è il senso diverso espresso da “7 perché tutti credessero per mezzo di lui” (CEI) rispetto a “affinché ogni sorta di persone credessero per mezzo di lui” (NM);
- nel v 10 si parla di “mondo”. Perché non di “sistema di cose”?;
- la “12 autorità di divenire figli di Dio” concessa dal Figlio “a quanti l’han ricevuto” semplicemente “perché hanno esercitato fede nel suo nome” come si concilia con la riduttività geovista che riserva la figliolanza divina ai soli 144.000 Unti negandola ai 6.000.000 di TG che pure esercitano fede nel suo nome?;
- l’affermazione lapidaria che “14 la Parola è divenuta carne” negata altrettanto lapidariamente dalla WT che sentenzia “nessuna incarnazione!” ma ammette solo un “trasferimento” dal cielo alla terra, e trasferimento neanche della “persona” di Michele, ma solo della sua “forza vitale angelica tramutata in forza vitale umana”. Così che, a rigore (ma ovviamente un rigore logico-filosofico!) non esiste continuità tra la persona di Gesù e quella di Michele!...;
- che gli uomini siano oggetto di “immeritata benignità” può passare ma che anche il Figlio di Dio “14 era pieno d’immeritata benignità” il TG ce lo dovrebbe spiegare molto bene...

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est modus in rebus
26/12/2004 10:31
 
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7)- Festa della SANTA FAMIGLIA (ciclo A)

Prima Lettura: Sir 3,2-6. 12-14
Questo libro per i TG è “apocrifo”. Si potrà utilizzarlo quindi per intavolare un chiarimento di informazioni, a partire dal fatto che nel geovismo, come nel protestantesimo, si chiamano “apocrifi” quei libri che per noi sono “deuterocanonici” e perciò Bibbia a pieno titolo. E lo si potrebbe continuare facendo l’analisi storica della nascita del canone Biblico che i TG stessi usano riconoscendolo Parola di Dio, per evidenziare come esso dipenda da un sovrano giudizio della Chiesa Cattolica, enunciato “ufficialmente” nel Concilio di Cartagine (verso il 400) e ribadito “infallibilmente” al tempo della Riforma in seguito alle impugnazioni di Lutero.
Comunque noteremo anche che in esso si parla di “espiazione dei peccati” che è un concetto più aderente alla Bibbia che non quello di “copertura” degli stessi o di “dichiarazione di giustizia” che resta estrinseca e lontano anni luce dallo essere rigenerati e nuova creatura paolino.

Seconda Lettura: Col 3,12-21
Al v 16 nel greco si legge “èn chàriti”. La NM stranamente la rende “con grazia”, una parola che dappertuto è sempre resa con “immeritata benignità”. Chissà perché?...
Comunque questa è una lettura ove, non essendovi motivi di confronto/dissenso, i nostri due amici potrebbero utilmente scambiarsi dei “caritatevoli” pensieri spirituali, tanto è bella e invitante alla unione e alla pace.

Vangelo: Mt 2, 13-15. 19-23
Al v 20 leggiamo che erano morti “quelli che cercavano l’anima del fanciullino”. (NM) E’ uno dei moltissimi casi in cui l’intento di inculcare la mortalità dell’anima ha spinto il CD ad utilizzare un significato di psychè che crea confusione e, quindi, offre al TG l’estro di fare una catechesi ad usum Delphini sulla differenza del concetto di “anima” (individuo/persona/vita) nella Bibbia da quello che normalmene è inteso (parte del composto umano fatto di anima e corpo).
Si spingerà dapprima ad accettare l’usanza biblica del concetto per poi concludere che quindi le anime/persone muoiono. Un pasticcio solenne! La CEI traducendo “insidiavano la vita del bambino” è più rispettosa del testo che, in base al contesto, impone di scegliere tra i vari significati di psyché (greco) e di nèphesh (ebraico).* Così che le diverse parole scelte nei vari contesti (come quello di vita in questo contesto) corrispondono con maggiore precisione a indicare ciò che l’agiografo pensava. (Per questo annoso e complicato problema vedere la trattazione sull’anima fatta dal sottoscritto in questo stesso sito).

Se poi il vostro TG avesse letto sulla “Torre di Guardia” dell’ elogio di un certo studioso relativamente alla più corretta traduzione di bambino, fanciullino ragazzo, che avrebbe spinto la NM a scegliere alternativamente tali termini (mentre la CEI tira dritto dicendo sempre “bambino”) chiedetegli come mai, se la cosa era davvero migliore, la NM del 1986 ci ha rinunciato per allinearsi con la scelta della CEI?

________________________________________________
* Sia nèphesh che psyché hanno una polivalenza di significati. E renderle “in maniera uniforme come anima”, come si vanta di fare la NM ed ’67 a pag. 1381, è vantarsi di aver fatto violenza al contesto e di alimentare grossissimi equivoci circa il corretto intendimento di queste parole.
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est modus in rebus
26/12/2004 10:53
 
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Berescitte ha scritto:

Se poi il vostro TG avesse letto sulla “Torre di Guardia” dell’ elogio di un certo studioso relativamente alla più corretta traduzione di bambino, fanciullino ragazzo, che avrebbe spinto la NM a scegliere alternativamente tali termini (mentre la CEI tira dritto dicendo sempre “bambino”) chiedetegli come mai, se la cosa era davvero migliore, la NM del 1986 ci ha rinunciato per allinearsi con la scelta della CEI?

Interessante questa tua osservazione. Inserirò un messaggio nella sezione del forum sulla TNM per evidenziare questo particolare.

Ciao
Achille
30/12/2004 17:43
 
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8)- Festa di MARIA SS.MA MADRE DI DIO (ciclo A-B-C)

Al di fuori delle Letture la festività offre l’occasione per parlare della maternità divina di Maria, contestata totalmente dal geovismo che sostiene essere Gesù solo uomo. Senza sperare di convincere si può però far capire al TG il nostro punto di vista che:

1- è biblico perché Elisabetta chiama Maria “la madre del mio Signore” e il Signore di Elisabetta non era Gesù ma Dio;

2)- si impernia sulla distinzione tra natura e persona. Analogando dal nostro modo di pensare si deve specificare che noi facendo un figlio non diventiamo genitori della natura umana, che non è da noi “generata” poiché preesiste, ma diventiamo genitori di una persona che possederà anch’essa come noi la natura umana.
Ora se fosse dimostrato (come lo è ma biblicamente, si capisce) che in Gesù abbiamo un fenomeno vivente unico, un essere che mostra di avere sia una natura umana sia una natura divina con tanto di poteri identici a quelli di Dio Padre, avremo spianato la strada a far capire che quella doppia natura si mostra posseduta sempre da un unico soggetto che si autodenomina Figlio di Dio ed è stato chiamato Gesù, preesistente al mondo ecc... Questo soggetto è ciò che chiamiamo “persona”. Quindi Maria, divenendo madre di Gesù, gli dona sì la propria natura umana, ma la relazione parentale che instaura con lui è quella a livello personale; diventa cioè madre della Persona del Figlio di Dio che essendo, grazie alla natura divina che possiede in comunione col Padre, Dio egli stesso, la rende Madre di Dio: il più alto titolo di dignità e di privilegio che persona umana potesse mai ottenere. Tutti gli altri titoli mariani (immacolata, assunta, corredentrice, mediatrice della grazia, modello della Chiesa...) derivano da questo.
A tanto osteranno sia il conceto geovista di “natura divina” ridotto al possesso di un “corpo spirituale o angelico”, sia la convinzione (assurda) che Gesù aveva i pieni poteri divini senza essere pari al Padre perché Geova può delegare a creature perfino la sua onnipotenza lasciando che la usino in proprio.

Prima Lettura:Nm 6,22-27
Viene riportato il comando di Dio che conferisce l’autorità/potere ai leviti di benedire il popolo nell’AT. Una cosa che offre l’occasione per parlare di un ceto sacerdotale, continuato da Gesù nel NT e perpetuato dagli Apostoli con la preghiera e imposizione delle mani, che rende distinto e diverso il ceto dei consacrati al Signore da quello del normale popolo di Dio. Quindi abbiamo un rispetto delle indicazioni bibliche da parte del cattolicesimo (e ortodossia) laddove il CD dei TG livella ogni fedele eliminando la partecipazione speciale al sacerdozio di Cristo da parte di alcuni eletti. Gli “eletti” però nel geovismo restano e sono ora definiti “nominati” quanto al potere esclusivamente direzionale, poiché sono “nominati” dalla Dirigenza centrale.
Simpatica la dizione, intesa ad evitare la minima allusione al “potere”, di fratelli che non presiedono nulla ma semplicemente “prendono la direttiva”. Nella sua formulazione così politically correct dice il vero: nessuno gliel’ha conferita l’autorità. Se la sono presa!

Seconda Lettura: Gal 4,4-7
La lettura dà occasione per parlare dei fantomatici 144.000 o Unti. Infatti il discorso di Paolo, che noi riferiamo ad ogni seguace di Gesù, ritenendolo vero “figlio adottivo di Dio” in Cristo, il geovismo lo riserva ai soli Unti. Solo loro non sono più schiavi ma eredi. E la “prova” che loro, a differenza di altri sarebbero gli unici eletti, è tutta interiore; data loro dallo “spirito santo”.
Poi però sembra che alcuni (anzi parecchi!) sentono questa prova ma la Dirigenza si arroga il diritto (non biblico) di sindacarne l’animo dicendo loro che si sbagliano perché gli Unti veri lo sanno infallibilmente di essere eletti!... Non si dia a me la colpa se questo discorso manca la logica. E’ quello che il CD fa: chi è Unto lo sa infallibilmente, tuttavia ci sono alcuni che si sbagliano a sentirsi tali e la WT ha il diritto e il dovere, pur non essendo capace di entrare nel loro intimo e perciò di dare un giudizio infallibile su chi tra il falso e il vero unto sia tale, di sindacare chi non lo è e di ammonirlo a ripensarci).
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est modus in rebus
30/12/2004 17:47
 
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9)- II DOMENICA DOPO NATALE (ciclo A-B-C)

Prima Lettura: Sir 24,1-4. 8-12
Questa domenica riporta alla prima lettura un brano del Siracide che, lo abbiamo già notato, presso i TG è ritenuto “apocrifo”. E tuttavia al TG farebbe piacere leggerlo perché vi si parla della sapienza personificata ( antìtipo profetico di Gesù direbbe il CD!) ed essa si pone davanti a Dio chiamandolo proprio “creatore”. Un vero peccato che non essendo un libro biblico non sia utile per i TG a dimostrare la creaturalità del Figlio di Dio. Ma forse il TG sarebbe curioso di sentire noi come interpretiamo tale brano...

Seconda Lettura: Ef 1,3-6. 15-18
Quasi certamente un antico inno liturgico, il brano parla della filiazione adottiva da parte di Dio che, come sappiamo, il geovismo ritiene ristretta a 144.000 persone che ricevono l’unzione dello “spirito santo”. Tale unzione sarebbe iniziata a Pentecoste e deputa alla “18 gloriosa ricchezza che [Dio] riserva come eredità ai santi”, cioè a co-regnare con Cristo dal Reame dei cieli sulla terra paradisiaca. Quella che per noi è mera metafora della partecipazione alla gioia del nostro Signore, per i TG Unti consiste nell’essere eletti “ministri” del governo celeste. Ciò comporta la rinuncia alla vita sulla terra; e perciò gli unti devono tutti morire e ricevere in cambio del corpo di carne un “corpo spirituale” adatto a dimorare nel Reame dei cieli. Gli altri 6 milioni e passa di TG attualmente esistenti sono definiti “altre pecore” o “grande folla” e sono destinati ad essere sudditi terreni dei 144.000.

Detto ciò a titolo informativo andiamo ad illustrare i problemi suscitati dal testo e come il CD cerca di “risolverli”.

1)- Il testo qui (cf v 3 e 4, come in molte altre parti delle Lettere paoline, usa l’espressione “in Cristo” (gr. èn Christò) che per noi ricorda l’unione profonda, il rapporto simbiotico che esiste tra la Vite e i tralci, tra il Capo e le membra dell’unico Corpo di Cristo. Il geovismo per evitare questa inquadratura ontologico/esistenziale realizzata dalla grazia, concepita solo come atteggiamento di “immeritata benignità” da parte di Dio, “risolve” il problema traducendo sempre “unitamente a Cristo” “in unione con...” e simili, in modo da mantenere il rapporto estrinseco.

2)- Il testo ammette che Dio avrebbe eletto gli Unti “4 prima della fondazione del mondo” e fu ancora Geova che – e qui Paolo si dice del loro numero - “5 ci preordinò all’adozione a sé come figli per mezzo di Gesù Cristo”.
Ma di fronte a tale scelta divina ostano due fatti: a) Il fatto che il progetto di Geova comprendente gli Unti non sarebbe avvenuto “prima della fondazione del mondo”, secondo la dottrina geovista, ma solo “dopo” la colpa originale, come espediente riparatore; b) Il fatto che alcuni Unti hanno apostatato, rinunciando al loro ruolo; alcuni persino perdendo del tutto la fede. Il che mette in pericolo la preveggenza e la saggezza di Geova nello sceglierli.
Ed ecco le soluzioni: quanto al primo problema si dice che qui la parola “mondo” non significa l’universo né la terra, ma indica la popolazione umana con esclusione dei progenitori, cioè solo i figli di Adamo ed Eva. In tal modo la scelta degli Unti non sarebbe avvenuta prima della “creazione del mondo fisico” ma prima di quello “umano che discese dai progenitori peccatori”. Quanto al secondo problema si ammette candidamente che Geova non è obbligatoriamente onnisciente, ovvero che sa tutto e deve conoscere tutto per natura, ma lo è solo se vuole. Così egli è fuori da ogni colpa perché, riguardo alla elezione degli Unti, egli non ha voluto conoscerli singolarmente, li ha eletti solo “come classe”. Cioè non sapeva se e chi avrebbe fallito nel rispondere alla sua vocazione.*
_________________________________
* In realtà il discorso è ancora ulteriormente sottile (e illuminante circa la personalità di Geova). Geova non solo non ha voluto conoscere singolarmente gli Unti sin dal tempo del paradiso terrestre ma anche se lo avesse voluto non ne avrebbe avuto la benché minima possibilità. E ciò perché Geova-Dio ha bisogno di segni da esaminare per poter determinare la condotta futura degli esseri umani. Quando non ne ha, cioè quando l’essere umano non è almeno in formazione nell’utero, così che Geova potrebbe determinare il suo futuro studiandone il DNA, egli non ha alcun modo di prevedere né il tipo di uomo che un giorno esisterà né tantomeno le sue future scelte.
Il che ci esime da qualunque commento in merito, certi che ogni cattolico capace di dialogare con un TG saprà anche come affrontare l’argomento.

3)- Un ultimo problema il testo lo pone nel fatto che Paolo parla agli Efesini come se essi fossero tutti Unti-Santi ma insieme come se non lo fossero. Dice infatti la NM al v. 15 “anch’io, da che ho udito della fede che avete nel Signore Gesù e verso tutti i santi, 16 non cesso di rendere grazie per voi.” Se gli Efesini fossero parte dei Santi Paolo avrebbe dovuto scrivere “e verso tutti gli altri santi”. Il sospetto è confermato dall’esordio della lettera che dice “1 Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, ai santi che sono [in Efeso] e ai fedeli uniti a Cristo Gesù”, ove sembra chiaro che i “fedeli” non facciano parte della categoria dei Santi.
Su questo problema si chieda la soluzione al TG. Noi non l’abbiamo trovata negli stampati.

Vangelo: Gv 1, 1-18
Lo abbiamo già incontrato precisamente nella Messa del Giorno a Natale (cf post n. 6)
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est modus in rebus
30/12/2004 17:52
 
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10)- Festa dell’EPIFANIA (ciclo A-B-C)

Vangelo: Mt 2,1-12
Solo qualche rilievo indicativo della mentalità geovista.

- La NM definisce i Magi “astrologi” e sugli stampati della WT l’astrologia è sempre collegata con il demonismo, ignorado che fino a Galileo gli “studiosi delle stelle” non potevano fare altro che molta “loghìa” sugli astri e ben poca “nomìa”... L’astrologia figurava ai tempi di Dante nelle discipline del “Quadrivio” universitario insieme alla Aritmetica, Musica e Geografia!...

- La stella, che da noi forma la gioia di grandi e piccini con il suo simbolismo di luce e di segno celeste che indica il cammino, secondo la WT fu un fenomeno “portentoso” ma non causato da Dio. Esso sarebbe stato ideato dal Diavolo perché, testualmente, non condusse i Magi da Gesù ma da Erode che Satana voleva adoperare per uccidere il Bambino.
A nulla vale obiettare che se questo fosse stato l’intento essa sarebbe apparsa anche ad Erode (che invece non la vide per niente) e che i Magi ne parlarono come della “sua stella” e che ai loro occhi era un segno di benevolenza del cielo, così che “si rallegrarono moltissimo” quando la rividero.

- Poi, siccome deve fare in modo che la Bibbia non accenni neanche lontanamente alla divinità di Gesù, divinità che sarebbe allusa anche dal solo gesto di adorazione nei suoi confronti, la WT si premura di “tradurre” tutti i proskynèo che incontra rivolti a lui con “rendere omaggio” anziché con la normale versione “adorare”; così nei vv 2, 8, 11. Il che è una preoccupazione artificiosa e inutile poiché gli adoratori non erano israeliti, erano idolatri e perfino inficiati di demonismo grazie all’astrologia... e quindi non ci sarebbe stato nulla di sconveniente o di strano che loro, i Magi, non altri soggetti nel NT ma solo i Magi, avessero intenzione di prestare “adorazione” al “nato re dei Giudei”.
Per debita informazione va ricordato che quando l’oggetto dell’adorazione risulta essere Dio, o gli idoli, o Satana, allora lo stesso verbo proskynèo viene reso tranquillamente con “adorare” nella NM. Il che rende la scelta perlomeno tendenziosa...
E tuttavia non tutte le ciambelle riescono con il buco e così in Eb 1,6, alla stessa NM del 1967, è sfuggito un proskynèo rivolto a Gesù e tradotto “lo adorino”, creando uno “strappo” tale che a tutt’oggi non c’è stata toppa adatta a ripararlo (cf per questo i maldestri tentativi della WT che all’uopo ha stampato ben due Interlineari, nel 1969 e nel 1985, ma senza riuscire nell’intento, come dimostra la soluzione contraddittoria che si legge nella relativa nota posta nella Nmrif del 1987 che ammette che quel proskynèo si può rendere “rendano omaggio o adorino”. Il tutto è documentato nel libro del MINUTI, I Testimoni di geova non hanno la Bibbia, Coletti, Roma, pp. 43-48).

- Terminiamo con una curiosità. Sia nella prima lettura che nel Vangelo l’usuale termine di “incenso” è reso nella NM con “olibano”. Una ricercatezza? Un desiderio di distinguersi ad ogni costo? Sì, anche a costo di osare la scelta di “cùlici” al posto del normalissimo “zanzare”. Ma finché c’è vita c’è speranza. E’ vero o no che già il vecchio “scioglilingua” del nome “Nebucadnetzar” è stato sostituito di recente con l’usuale “Nabucodonosor”, ohibò, usato da sempre da tutta la “cristianità”?
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est modus in rebus
07/01/2005 11:31
 
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11)- I DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Battesimo del Signore (ciclo A)

Seconda Lettura: At 10,34-38
La NM ammette che “34 Dio non è parziale” ovvero “non fa preferenze di persone” (CEI) “35 ma in ogni nazione l’uomo che lo teme e opera giustizia gli è accettevole” (NM). Viene qui posto, alla base dell’approvazione di Dio e quindi della salvezza individuale il criterio della rettitudine di coscienza o buona fede che dir si voglia. Dio, in effetti - lo conferma anche la semplice etica filosofica! – non può aver creato le persone dotate di libero arbitrio, che fa capo alla intelligenza e volontà, e poi giudicare della loro responsabilità senza far caso di queste disposizioni interiori.
A nostro avviso quindi questo insegnamento biblico, che è sia biblico sia di ragione, confligge con quello della WT quando insegna che “la sincerità non basta” (cf Potete, p. 31) e quando insegna che ad Armaghedon saranno distrutti tutti coloro che non sono Testimoni di Geova, siano essi adulti che lattanti figli di tali adulti non geovisti.

Una derivazione logica, confermata poi da Giovanni che dice che a chiunque ha riposto fede in Lui ha dato la possibilità di diventare figlio di Dio (cf Gv 1,12) e “Chiunque crede che Gesù è il Cristo è stato generato da Dio” (1Gv 5,1 – NM) crea pure conflitto tra la Bibbia e la dottrina geovista che riserva la filiazione adottiva di Dio a soli 144.000 individui.

Vangelo: Mt 3,13-17Il fenomeno della teofania al Giordano, splendida manifestazione trinitaria, anche se di difficile comprensione per gli astanti (in effetti il concetto della tripersonalità di Dio è stato inculcato lentamente dalla pedagogia divina), vede noi e il geovismo su posizioni discordanti.
- sia sulla sua valenza di teofania trinitaria (ma suggerirei di tralasciarla in attesa di testi più utili);
- sia sul senso della “unzione/consacrazione” di Gesù che, per il geovismo sarebbe stato eletto a Figlio di Dio in quel momento, mentre per noi lo era dalla nascita nella sua natura umana e da sempre nella sua natura divina coeterna alla generazione atemporale attuata dal Padre;
- sia sul senso di quella “apertura dei cieli” che per noi è una semplice metafora della teofania e per il geovismo invece rappreenta “l’apertura dei cieli della mente” del Cristo che solo allora si sarebbe ricordato della sua missione assunta nelle vesti di Michele nel Reame dei cieli. Quando, come tutti sanno, già Gesù fanciullo fra i dottori del tempio sapeva benissimo da molto prima quale era la sua missione. E, come pochi geovisti considerano, tra il Michele del Reame dei cieli e l’uomo Cristo Gesù nato a Betlemme non esiste legame di continuità: sono persone diverse. Ciò che “fu trasferito” dal Cielo sulla terra fu solo la “forza vitale angelica” di Michele, adattata e ridotta a “forza vitale umana”, la quale forza vitale è del tutto impersonale, infatti l’hanno anche gli animali e il geovismo insegna che, quanto a questo aspetto, l’uomo non è affatto diverso da loro. Ovvero ciò che rende specifico l’uomo (le sue qualità interiori per cui è immagine di Dio) non risiedono nella forza vitale.

Chissà cosa ne dirà il proclamatore geovista...
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08/01/2005 12:02
 
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12)- II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ciclo A)

Seconda Lettura: 1Cor 1,1-3
La Lettura propone un confronto basilare sia circa l’idea di santità che circa il numero dei santi.
Secondo noi esiste una santità generalizzata in quanto donata dal battesimo e consiste nella incorporazione a Cristo e poi una santità di vita che è la rispondenza virtuosa al dono della prima. Che poi questa venga “canonizzata” dalla Chiesa nel caso di alcuni che essa ritiene proponibili come esempi da imitare è un fatto che rientra nelle sue scelte pastorali. La cosa certa è che essa predica la “vocazione universale alla santità” di risposta; quella che richiede impegno personale. La prima è donata e si chiama innocenza, la seconda virtù; che è pure dono della grazia ma esige il concorso della libera volontà del soggetto.

Presso i TG invece non esiste nessuna santità di questo tipo. Essi mantengono la derivazione protestante secondo cui l’uomo è perennemente e irrimediabilmente peccatore, nel senso di marcio di dentro, le cui brutture possono essere solo “coperte” da una “benignità non meritata” da parte di Geova che lo “dichiara giusto” in base ai meriti di Cristo (e qui equivocamente ogni tanto usano i termini “giustificati” e “santificati” ma sempre nel senso di dichiarazione estrinseca). Di più tale dichiarazione fino al 1935 era limitata a 144.000 persone “unte” dallo spirito (più Gesù che è il loro capo). Ed è tale “unzione” (non il battesimo) che rende questi eletti “figli di Dio, fratelli di Cristo, coeredi del regno, santi, unti, chiesa, congregazione, famiglia reale, schiavo fedele e discreto ecc...”
Dal 1935 la “dichiarazione di giustizia” - ma non l’unzione ! – è stata estesa anche a “nipoti di Geova” destinati a vivere per sempre sulla terra paradisiaca: i normali TG.

Il geovismo però si discosta dalla concezione protestante perché ritiene necessarie le opere nella risposta alla volontà di Dio che li renda accetti a Geova. Anche se tali opere (di carità) sono primieramente (leggi “in pratica esclusivamente”) indirizzate ai loro fratelli di fede e sono realizzate al 90 per cento a livello privato; la WT si limita a “organizzare” i soccorsi nel caso di calamità naturali macroscopiche.

Ebbene di fronte a questo quadro c’è la Bibbia che dice testualmente che Paolo manda i suoi saluti “2.. a voi che siete stati santificati unitamente a Cristo Gesù (in Cristo Gesù – CEI) chiamati ad esser santi, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del nostro Signore Gesù Cristo...”
Il che, se non andiamo errati, allude a due categorie di persone e perciò rivela una santità specifica di alcuni e una allargata a tutti.
In più questo testo permette di... litigare - con la Bibbia dalla parte nostra! – contro la concezione geovista che ritiene che la Bibbia non insegni da nessuna parte a pregare Gesù (tale riconoscimento equivarrebbe ad "adorazione" e questa sarebbe riservata solo alla persona di Geova). Questo è solo uno dei numerosi testi di smentita.


Vangelo: Gv 1,29-34
La lettura rimarca nuovamente la diversità del battesimo “in acqua” di Giovanni e quello “nello spirito santo” inaugurato da Gesù. Inoltre contiene una esplicita testimonianza sulla singolarità dell’essere “Figlio di Dio” da parte di Gesù, diversa da una figliolanza metaforica, estendibile a persone di particolare bontà e giustizia, siano esse nell’Antico patto siano nel Nuovo, siano esse unte o meno (cosa realizzata solo per quelle del Nuovo patto, dalla Pentecoste in poi). Se fosse simile, Giovanni “il battezzatore” non avrebbe detto “questi è il Figlio di Dio” ma solo “questi e un Figlio di Dio”. Quello stesso “il”, come sappiamo, è stato testimoniato dal centurione nel momento della morte di Gesù; da un pagano che credeva che di figli di Dio in un certo senso ce n’erano tanti, così come credeva che ci fossero tanti dèi che figliavano non solo tra di loro ma anche unendosi a esseri umani.

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est modus in rebus
14/01/2005 13:02
 
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13)- III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ciclo A)

Seconda Lettura: 1Cor 10-13. 17Paolo dice che Cristo lo inviò “a dichiarare la buona notizia non con sapienza di parola, affinché il palo di tortura del Cristo non fosse reso inutile.”
Si potrebbe perciò parlare della “croce e corona” che è stata molto onorata e portata con orgoglio in una spilla, sul bavero della giacca dei TG, per almeno 50 anni di geovismo; quella croce in cui “si gloriava” il secondo presidente Rutherford... e che, come si vede dal testo della NM, lo stesso personaggio verso il 1930 rinnegò trasformandola in “palo di tortura”.
Si potrebbe però anche fare una riflessione, utile ad entrambi i soggetti, circa la “sapienza di parola” perché risulta che da entrambe le parti (da parte nostra soprattutto nel postconcilio) queste parole, spalleggiate anche dall’accenno di Gesù che Dio rivela certe cose “ai piccoli”, e un altro accenno di Paolo che dice che quelle cose non vengono capite dai sapienti di questo mondo... sono state lette come un invito alla ignoranza della dottrina in favore di una fede fiduciale che (come si vede) se da un lato si affida giustamente a Dio, dall’altro manda giù senza riflettere (e perciò ingiustamente) articoli di “fede” che tali non sono (siano essi proposti da Nuovi Movimenti Religiosi, siano proposti da teologi di sinistra) senza saperli distinguere da quelli che lo sono. “Verità” peregrine che hanno costretto la Santa Sede a stilare un “Catechismo della Chiesa Cattolica”...
Di fronte ad esso il geovismo vanta una giusta monolitica compattezza di dottrina. I TG però non possono vantare una capacità di acribia bereana che permetta loro di distinguere le storie dalle storielle, il credibile misterico dall’incredibile assurdo. Cosa che presso il cattolicesimo è rimasta e che ha creato quella inversione di tendenza che, partita dal CCC, si è andata concretizzando ulteriormente con la “Veritatis Splendor”, la “Fides et Ratio”, la “Dominus Iesus”.

Vangelo: Mt 4,12-23
Gesù predicava “23 la buona notizia del regno”. Il cattolico confuterà l’accusa della WT, secondo la quale solo i TG predicano il Regno avvenire. Gli basterà sfogliare il catechismo degli adulti “La verità vi farà liberi” ove si vede che del Regno la Chiesa ne parla una pagina sì e una no. E poi vedrà di spiegare con precisione l’idea che noi cattolici abbiamo di tale Regno, ben diversa da quella geovista di un “vero governo” che dal vertice celeste fatto di Gesù e i 144.000, darebbe direttive ai governanti terreni, che sarebbero i patriarchi e gli anziani TG al potere, affiancati da angeli poliziotti che fanno anche da giudici ed esecutori di sentenze senza processo.
E prenderà buona nota anche del fatto che tale regno predicato da Gesù era “17 regno dei cieli” e non terreno. Le “beatitudini” lo confermeranno alla grande, come vedremo la prossima settimana.

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est modus in rebus
23/01/2005 10:12
 
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14)- IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ciclo A) - [30 gennaio]
Da adesso in poi, come avete visto, indicherò anche la data in cui cade la Domenica durante l'anno corrente (che è sempre la stessa secondo il calendario liturgico ma che ovviamente non sarà la stessa negli anni avvenire secondo il calendario civile).
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Prima Lettura: Sof 2,3. 12-13
Leggiamo “2... prima che venga su di voi l’ardente ira di Geova, prima che venga su di voi il giorno dell’ira di Geova, 3 cercate Geova, voi tutti mansueti della terra, che avete praticato la Sua propria decisione giudiziaria. Cercate la giustizia, cercate la mansuetudine. Probabilmente potrete essere nascosti nel giorno dell’ira di Geova”.
E’ uno dei numerosissimi testi collezionati dal CD dei TG per mettere fretta di aderire al geovismo e terrore di distaccarsene. Anche se, a rigore, esso dovrebbe essere rivolto agli ingiusti e non ai mansueti i quali non dovrebbero cercare nulla di diverso da ciò che già praticano e per i quali quel “probabilmente” suona contraddittorio alla giustizia divina.

Seconda Lettura: 1Cor 1,26-31
Ecco uno dei testi che appoggerebbero l’invito alla ignoranza, incapacità, insipienza ecc... Ma risulta ovviamente una lettura galeotta se si pensa che chi ha scritto quelle parole è un personaggio che veniva dalla scuola di Gamaliele, un “universitario” del tempo. Uno che ha messo la sua “sapienza” che “gli è stata donata”, come dice Pietro, a servizio della comprensione teologica del mistero rappresentato dal Cristo Uomo-Dio. Ed è l’accoglienza della scienza e sapienza, unita alla semplicità e umiltà che, come ha permesso a Paolo la comprensione dei “misteri del regno dei cieli”, così salverà i “pesci” che ascoltano i proclamatori geovisti dal pericolo di ridurre Gesù ad un semplice uomo e dall’accettare che venga sostituito proditoriamente, come in questo passo, con Geova; infatti il testo originale dice “Chi si vanta si vanti nel Signore” (CEI) e non “in Geova” (NM):

Vangelo: Mt 5,1-12
Ecco le beatitudini ricche di vari accenni al fatto che il Regno o Reame dei cieli prospettato da Gesù è esclusivamente quello celeste. Non per nulla, nonostante il loro continuo “scrutare le Scritture” e l’essere “qualificati per insegnare” nessuno del rimanente dei 144.000 Unti è riuscito a vedere nella Bibbia la promessa di una terra paradisiaca con regno terreno fino al 1935 (per più di 50 anni di geovismo ultima edizione, ove la conoscenza avrebbe abbondato...). Tuttora il CD insegna che nel primo secolo i cristiani erano tutti Unti! E tali furono fino al 1935, data in cui si parlo delle “altre pecore”.
E’ un punto da contestare con forza perché, con queste due classi, di salvati si dà del razzista a Geova!
Si noti che i vv 3, 8, 9, 10, 12, nella stessa NM, parlano di “cieli” , di gente che vedrà Dio e di figli di Dio, cioè solo di Unti. Al punto che se il v 5 parla di ereditare la terra questo non può essere di certo inteso come contraddittorio a quelli, né avere una valenza tale da surclassarli tutti (come è vizio ricorrente della WT che sceglie e esclude). Semmai costringerà a interpretare quello “ereditare la terra” in maniera simbolica. Il che lega benissimo se si pensa che la Bibbia antica parlava di terra promessa e intendeva Canaan, di regno e intendeva l’epoca messianica che ne ha spiritualizzato ogni aspettativa. Così la nuova terra da ereditare può benissimo essere figura del regno spirituale ove di fatto regna appunto questo Messia, ovvero il Regno dei cieli.
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est modus in rebus
31/01/2005 13:39
 
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15)- V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ciclo A)- [6 Febbraio]

Prima Lettura: Is 58,7-10
No comment su questo splendido testo di Isaia. Basta leggerlo, insieme al nostro amico TG, e poi guardarlo negli occhi. Se è uno “di cuore ben disposto” sentirà il disagio per il fatto che la sua organizzazione disprezza quelle esortazioni, e testimonierà il suo fare buone opere privatamente; quelle buone opere che, secondo la WT, si dovrebbero ridurre solo a predicare l’imminenza della fine, sì, anche a gente che stende la mano per avere del pane.
E il motivo che la WT accampa per tale trascuratezza? Il fatto che una caritas che andasse a riparare/aggiustare/soccorrere una situazione di degrado toglierebbe valore alla profezia di Geova che avrebbe profetizzato un progressivo inarrestabile continuo catafascio della situazione di “questo sistema di cose”. Quindi quanto più una caritas, fosse efficiente, tanto più irriterebbe Geova. E, se fatta da altri, è vista come una manovra satanica, un “laccio per far inciampare” i TG prendendoli dal lato del cuore/sentimento, laddove la ferrea e fredda razionalità dottrinale assicurerebbe che da loro Geova richiede solo predicazione: né culto né caritas.

Seconda Lettura: 1Cor 2,1-5
Altro testo che tesserebbe l’elogio dell’ignoranza. Nella Chiesa di Dio insomma non dovrebbero esserci, tra gli altri, anche i “dottori”. Eppure pare che anch’essi siano un prodotto dello Spirito Santo (cf 1Cor 12,8-10). Ne abbiamo già parlato nella seconda lettura della domenica scorsa... Si tratta secondo noi della netta opposizione tra insegnamento soprannaturale e insegnamento umano, ma nel senso che, se questo pretende di nullificare quello, allora va oltre il suo livello e sarebbe insipienza fidarsi degli uomini anziché di Dio. Non si tratta cioè di disprezzo della ragione né della scienza che coltiva le cose raggiungibili dalla ragione: compresa la scienza esegetica, l’ermeneutica, la lettura storico-critica del testo biblico ecc... che ci assicura ad esempio che Gerusalemme non è stata distrutta nel 607 AC, come il CD ha bisogno di far credere ai suoi adepti!...

Vangelo: Mt 5,13-16
La Chiesa, i discepoli di Cristo, sono chiamati a svolgere la funzione di luce del mondo, di sale della terra. Come hanno svolto questa funzione i 144.000 lungo il corso dei secoli?... Tutti i testi geovisti che accennano alla storia del movimento, parlano della Chiesa del primo secolo, tutta fatta di Unti. Poi si ammette che già prima della morte di Giovanni evangelista scoppiò la grande apostasia che avrebbe fatto fiorire il gigantesco albero di senape della “cristianità apostata”. Quindi si passa con un salto a piè pari alla situazione del ripristino della vera Chiesa (rinominata Congregazione verso gli anni ’50) nell’ultimo secolo trascorso dicendo “all’inizio era così... ma in tempi recenti...”. Come dire che quei milioni di esseri umani vissuti dopo il primo secolo fino al 1900 circa non avevano diritto a conoscere la Bibbia? Non erano anch’essi creature di Geova?
E chi è che ha svolto questa funzione di “salare” e di “illuminare” trasmettendo il messaggio rivelato durante questa macroscopica assenza?... La storia è là a dare il suo verdetto.
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est modus in rebus
08/02/2005 10:07
 
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16)- I DOMENICA DI QUARESIMA (ciclo A) - [13 Febbraio]

Prima Lettura: Gn 2,7-9; 3,1-7
L’argomento più importante sta nel primo versetto che la NM rende “e l’uomo divenne un’anima vivente” (un essere vivente – CEI) con il quale la WT dà l’abbrivio alla sua campagna contro l’immortalità dell’anima che sarebbe stata inventata da Satana al versetto 3,4 “positivamente voi non morirete”. Ma lo fa giocando sull’equivoco di intendere per anima non già la componente spirituale del composto umano, che nella nostra antropologia cristiana è inteso come anima e corpo, e precisamente anima spirituale incarnata o anche anima spirituale sostanzialmente unita al corpo, ma lo intende come anima=forza vitale e corpo, e per “forza vitale” va intesa l’energia impersonale che tiene in vita tutti i viventi, così che non ci sarebbe alcuna differenza tra l’animale e l’uomo. Ecco le sue espressioni: “la vostra anima siete voi!”, “l’uomo non ha un’anima, è un’anima” e perciò, si badi, non esiste differenza sostanziale tra lui e gli animali quanto alla sua “ontologia” (espressione che il CD non usa ma intende benissimo). La differenza riguarda solo la “psicologia” in quanto all’uomo sono stati dati dei doni speciali che lo rendono simile al Dio vivente: intelligenza, volontà, capacità di intendere il bene e il male, libertà, saggezza ecc...
Secondo la WT Dio, se volesse, potrebbe dare tali facoltà anche agli animali, senza dover modificare in nulla la loro ontologia. Mentre noi riteniamo che queste facoltà non possono risiedere che in un supporto analogo alla loro entità, ed essendo facoltà spirituali richiedono uno spirito o, che è lo stesso, un’anima spirituale (“animam intellectivam” disse la Chiesa ab immemorabili).
In fin dei conti il CD dei TG (cf p. 32 di Ragioniamo) si adopera per far abbandonare ai cristiani la loro antropologia filosofica collaudata da secoli per far loro sposare l’idea che le persone, così come si vedono nella loro concretezza di ogni giorno, fatte di un corpo che pensa e che vive la propria vita umana, siano “anime”. E fatto ciò, aiutato da una concezione vetero-ebraica che mancava di precisione filosofica per elaborare una adeguata antropologia, invita a concludere che le anime muoiono!
Basterà dunque chiedere al proclamatore: ma perché tanta fatica “dimostrativa”? E perché questo “sgambetto” finale che sostituisce la parola “persona” o “uomo” con “anima”? Perché cioè alla fine il CD non conclude con coerenza dicendo che, “dato che le anime sono persone, la grande verità biblica che noi neo biblisti veniamo a portarvi è che le persone muoiono!”? Ha forse timore che dicendo così la gente obietterebbe che non occorreva la Bibbia per darci questa persuasione?...

Diciamola giusta dunque. Il problema non è che le persone (o anime se così al CD piace definirle) muoiano, ma che la WT vuole che si creda che la morte comporti l’annullamento totale dell’essere umano, la sua nullificazione, la sua scomparsa totale. Cosa che invece, pur sapendo e ammettendo che la gente muore, noi della cristianità (ma io intendo parlare solo come cattolico, perché tra le varie denominazioni cristiane possono esserci sfumature diverse su questo) pensiamo che è solo il corpo a morire e non tutto l’uomo, o, se si preferisce, intendiamo la morte come morte di tutto l’uomo ma intesa come passaggio ad un modo di essere diverso: quell’essere “con il Signore” che ci pone al riparo dal cadere nel nulla e che attende prepotentemente il fenomeno della risurrezione; risurrezione che non è solo rivivificazione o rianimazione del corpo ma, oltre a questo, è riunificazione dell’anima al corpo e trasformazione sia dell’anima che del corpo.

Detto ciò, per amore di completezza, aggiungiamo che, anche parlando solo biblicamente, cioè attenendoci alla antropologia della cultura vetero-ebraica, non è tanto liscia questa idea della scomparsa totale dell’essere umano con la morte. Anzi vi sono molti accenni che fanno capire che, indipendentemente da come possa essere concepita l’entità uomo nello stato di separazione dal corpo, l’io umano sussiste. Di certo non in maniera eccellente (i defunti sono concepiti come impediti, legati, addormentati ecc...) ma comunque resta vivo. Si veda per questo il lavoro di ricerca compiuto dal sottoscritto e contenuto in questo stesso sito.

Altra tematica importante è quella relativa al modo di concepire il peccato originale, che secondo il geovismo, fu una sorta di veleno, un qualcosa che intaccò fisicamente la capacità dell’organismo di rinnovare continuamente in toto le proprie cellule, impedendogli così di “vivere per sempre”... su una terra paradisiaca. Situazione che sarebbe ripristinata nel millennio del dopo Armaghedon. Insomma della esistenza della grazia e della sua perdita neanche l’ombra. Ecco perché la grazia nel geovismo è definita “immeritata benignità”, cioè mero atteggiamento di benevolenza non meritata da parte di Geova verso le sue creature. O meglio verso 144.000 delle sue creature... fino al 1935...


Seconda Lettura:Rm 5,12-19
Anche per questa lettura l’intendimento dottrinale con i TG ci vede su piani opposti. Secondo noi la redenzione di Cristo ha non solo riscattato il peccato adamico ma lo ha abbondantemente dissolto con un surplus di grazia inimmaginabile. Una grazia che, tramite l’umanità di Cristo, ci può rendere membri del suo Corpo, figli adottivi di Dio e compartecipi della natura divina.
Il CD ritiene di dover ricavare dalla “legge perfetta di Geova” che sarebbe quella del taglione “tanto quanto” il dovere di un “riscatto corrispondente” (cioè né maggiore né minore) al valore perduto con la colpa. Ora per valore perduto esso intende il diritto alla vita umana sulla terra nella situazione di perfezione (che significherebbe perpetua giovinezza, niente malattie né morte ecc... grazia esclusa come già detto). Adamo cioè, con il peccato, avrebbe perso, per sé e suoi eredi, “il diritto” a questo tipo di vita umana perfetta. Perciò “il riscatto” doveva essere “corrispondente” nell’offrire a Geova come riscatto corrispondente il sacrificio di tale diritto. Ma questo non poteva essere offerto da nessun essere umano che nasce tarato dalla “imperfezione” e perciò Geova decise di offrire suo Figlio “trasferendo dal cielo la vita perfetta angelica di Michele (“uno” dei suoi figli spirituali!), trasformata in forza vitale umana, dando al mondo l’uomo perfetto Gesù. Il quale – come è mostrato anche plasticamente perché è posto sul piatto della bilancia nelle stampe geoviste – peserebbe esattamente tanto quanto Adamo, né di più né di meno.
Lasciamo rispondere, come confutazione di tale idea, la stessa NM geovista che indica senza ombra di dubbio che Cristo “pesa” molto di più di Adamo e che quindi, anche se il riscatto doveva essere corrispondente (cosa su cui ci sarebbe da discutere...), il Signore ha voluto sicuramente dimostrare la sua iperbenevolenza superando ogni limite di obbligo legale ed agendo con superiore liberalità nei confronti di tale “debito” (e anche su questo concetto noi avremmo qualcosa da dire non è vero?...).
Ecco il testo: “15 Ma non è del dono come fu del fallo. Poiché se per il fallo di un uomo molti son morti, l’immeritata benignità di Dio e il gratuito dono con l’immeritata benignità del solo uomo Gesù Cristo sono abbondati assai di più a molti.... 17 Poiché se per il fallo di un solo [uomo] la morte ha regnato per mezzo di quell’uno, molto più quelli che ricevono l’abbondanza dell’immeritata benignità e del gratuito dono... 20 Ma dove abbondò il peccato, abbondò ancora di più l’immeritata benignità...”

Vangelo: Mt 4,1-11
Satana insidia Gesù perché non crede alla sua divinità. Le sue proposte hanno per premessa “se sei figlio di Dio”. Non avrebbero senso se egli pensava a una figliolanza divina simbolica, tipo quella dei giusti che si possono dire “figli del Padre vostro che è nei cieli... che fa piovere parimenti sia sui giusti che sugli ingiusti”, in base cioè al comportamento che ricalca la perfezione divina “siate santi perché io sono santo”.
E anche la sua proposta di essere “adorato” è coerente con tale sua non credenza. Difficilmente l’avrebbe fatta se avesse avuto coscienza di trovarsi davanti al Dio vivente in persona del Figlio! Anzi, non l’avrebbe fatta neanche se avesse pensato a Gesù come Michele Arcangelo sotto mentite spoglie, poiché sapeva benissimo che lo superava in potenza e chiedergli una cosa del genere significava volerlo provocare con estrema impudenza!
Quindi il brano ci parla della divinità di Gesù-Figlio in maniera indiretta. Sia con la messa in dubbio di Satana, sia con la proposta di adorazione vera e propria che, espressa dal greco proskynèo, ha esattamente tale significato perché quel verbo è usato anche in relazione alla “adorazione” di Geova (cf ad es. nel dialogo di Gesù con la Samaritana).
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14/02/2005 11:20
 
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17)- II DOMENICA DI QUARESIMA (ciclo A) - [20 Febbraio]

Seconda Lettura: 2Tm 1,8-10
“8 ... e della sua propria immeritata benignità. Questa ci è stata data riguardo a Cristo Gesù prima dei tempi di lunga durata.” (NM) “... in Cristo Gesù fin dall’eternità”. (CEI)
Ci sono due cose in questo versetto che la NM tende ad occultare:

1) l’incorporazione a Cristo realizzata dalla grazia: abbiamo già notato l’arbitrio della NM di rendere i vari en Christò sempre con “unitamente a Cristo”. Qui si va oltre, la relazione di simbiosi del tralcio unito alla Vite, diventa ancora più distanziata rendendo questo en Christò con “riguardo a Cristo”. La Bibbia non può essere d’accordo!

2) il progetto salvifico del Padre che è stato previsto e prevoluto “da sempre”. Renderlo con l’espressione “prima dei tempi di lunga durata”, oltre a rendere enigmatico il senso, certamente fa pensare a una mossa successiva; il che è a servizio dell’ideologia geovista che, come abbiamo già detto, immagina la redenzione come un rimedio a cui Geova avrebbe pensato solo dopo la colpa dei progenitori. Di nuovo la Bibbia non è d’accordo. Essa dice “èn Christò Iesoù pro chrònon aiònion”. Ove èn significa “in” e aiònion “eterni”.

Vangelo: Mt 17,1-9
L’apparizione di Mosé ed Elia che conversavano con Gesù (“della sua dipartita” preciserà Luca 9,31) è uno dei testimoni biblici fortissimi che attestano la sopravvivenza delle persone dopo la morte. Non si può sostenere in alcun modo che Gesù avrebbe creato tutto un cinematografo fittizio. E il mancato accenno di meraviglia da parte dei discepoli attesta anche che la cosa era stata valutata come normale, cioè era eccezionale il fatto della trasfigurazione e della visione, ma era evidentemente normale alla loro cultura biblica che apparissero dei defunti, il che indica come “normale” nelle loro menti la convinzione della sopravvivenza delle persone oltre la morte. Oltretutto Gesù è definito dalla WT “il grande Insegnante” e se la cosa non fosse stata normale e fosse stata una finzione, egli avrebbe dovuto spiegare perché aveva scelto quell’espediente da pessimo insegnante per mostrarsi nella sua gloria, un espediente che induceva i discepoli nell’opinione falsa della sopravvivenza (quando a Brooklyn il “Canale” di Geova avrebbe insegnato la nullificazine totale delle persone morte).

Altre piccole notazioni sono ricavabili dal v. 5 in cui il Padre parla di Gesù come “il mio Figlio, il diletto”, che mal si concilia con l’idea che tutti gli angeli siano considerati figli da Geova, il quale essendo “un Dio di ordine” avrebbe dovuto dire “uno dei miei figli”; e dal v. 9 ove la NM esprime la risurrezione di Gesù al passivo “non sia stato destato dai morti” mentre la nostra CEI, Bibbia che il TG dovrebbe essere lieto di usare, dice “non sia risorto dai morti”, risurrezione che Gesù assegna, oltre che all’opera del Padre, anche alla propria iniziativa di Figlio (cf Gv 2,19 e 10,18, passi da leggere nella edizione CEI poiché vengono addomesticati nella NM come vedremo a suo tempo...).
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22/02/2005 17:42
 
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18)- III DOMENICA DI QUARESIMA (ciclo A) - [27 Febbbraio]

Vangelo: Gv 4,5-42
Nel dialogo di Gesù con la Samaritana va evidenziato (dal v 20 al 24) che il verbo greco “proskynèo”, pur potendo in assoluto significare anche “prostrarsi, rendere omaggio” e simili, viene reso costantemente dalla NM con “adorare”. Il motivo è ricavato dal fatto che il termine a cui si riferisce l’azione indicata da quel verbo è Geova. Se si tratta di lui allora l’azione deve significare per forza adorazione. Una cosa analoga avviene, sempre nella NM, quando i termini di riferimento dell’azione sono gli idoli o Satana; anche nel loro caso se qualcuno rivolge loro il gesto indicato da proskyneo farà atto di adorazione (si ricordi la richiesta di Satana a Gesù: “se mi fai un atto di adorazione” il greco dice “eàn pesòn proskynèses mòi).
Quando si tratta però di Gesù la NM cambia marcia e tutti i proskynèo rivolti a lui diventano atti di omaggio, così che rende ogni accenno di adorazione a Cristo con “rendere omaggio”. Anche in tal caso la motivazione addotta non è che proskyneo non abbia più come significato primario “adorare” ma che, dal momento che la Bibbia indicherebbe che l’adorazione va rivolta solo a Geova, il rendere proskynèo con adorare nei riguardi di Gesù sarebbe una scorrettezza.

A questa motivazione del proclamatore TG si può rispondere che innanzitutto la cosa sembra molto tendenziosa. Poi:
1) Che non si accorda con la promessa di utilizzare con tranquillità la nostra Bibbia a conferma della dottrina geovista. La nostra Bibbia, come sappiamo, parla invece di adorazione a Gesù.

2) In Eb 1,6 la stessa NM del 1967 invita gli angeli ad “adorare” il Figlio di Dio. E se il TG osserverà che in seguito la NM 1986 ha debitamente silurato anche quell’unico proskynèo sopravvissuto (che involontariamente era stato tradotto bene!) si dovrà lamentare la manovra tuttaltro che limpida della WT per venirne fuori senza ammettere di aver sbagliato; manovra consistente nella duplice edizione dell’Interlineare (KIT) al fine di far slittare il senso di proskynèo da adorare a rendere omaggio (manovra che peraltro non è riuscita come documenta bene il libro del Minuti “I Testimoni di Geova non hanno la Bibbia”, p.45-48).

3) A Gesù la Bibbia tributa normalmente adorazione sotto forma di preghiera. Ma secondo la WT “La preghiera fa parte della nostra adorazione”, (in “La verità che conduce alla vita eterna”, pag. 151), “e per questa ragione dovrebbe essere indirizzata solo al Creatore, Geova... Gesù non insegnò [ai discepoli] a pregare lui stesso...”.
I passi biblici da dove si ricava la preghiera a Gesù sono almeno una dozzina. Non è difficile rintracciarli e smorzare con essi le proteste del... Canale “qualificato per insegnare” la Bibbia elevate contro l’adorazione a Gesù-Dio.
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01/03/2005 17:11
 
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19)- IV DOMENICA DI QUARESIMA (ciclo A) [6 Marzo 2005]

Seconda Lettura: Ef 5,8-14L’invito di Paolo ad essere figli della luce, a fare opere che non siano vergognose da dover essere occultate come le opere delle tenebre, a camminare nella luce ecc... potrebbe essere utilizzato per chiedere al TG perché mai essi, non solo privatamente in casa ma anche nelle loro celebrazioni nelle Sale del Regno, non accettano che qualcuno registri ciò che viene detto dal podio.
La cosa può essere rinforzata dall’invito di Gesù di predicare dai tetti ciò che si è udito nel segreto “Perciò non li temete; poiché non c’è nulla di coperto che non sarà scoperto, né di segreto che non sarà conosciuto. Ciò che vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; e ciò che udite sussurrare, predicatelo dalle terrazze.” (Mt 10,26-27 –NM)
Gesù che invita ad operare nella luce “Ora questa è la base per il giudizio, che la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato le tenebre piuttosto che la luce, perché le loro opere erano malvage. Poiché chi pratica cose vili odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano riprese. Ma chi fa ciò che è vero viene alla luce, affinché le sue opere siano rese manifeste, poiché sono state compiute in armonia con Dio”. (Gv 3,19-21)
La risposta solita dei TG, apertamente rimproverante, è che temono che “quelli di fuori” facciano un uso distorto di tali registrazioni, potandole e truccandole, così da ricavarne biasimo per la Congregazione.
Si può ovviamente dire che il pericolo è reciproco, potendo essi fare altrettanto registrando le omelie nelle nostre Chiese, e tuttavia noi non temiamo questa strumentalizzazione truffaldina che è comunque sempre possibile potendo realizzarsi delle registrazioni senza farlo vedere.
Si aggiunga che, se ciò accadesse, dimostrando la manovra scorretta, essi ne potrebbero trarre motivo di accusa nei nostri confronti biasimandoci e... utile lamentela di persecuzione. Il diavolo, si sa, fa le pentole ma non i coperchi e le bugie hanno le gambe corte... perciò per loro eventuali manovre tese a screditarli ingiustamente verrebbero prima o poi smascherate e ritorte in... controquerela vincente.
La verità, secondo la nostra esperienza, è che il loro divieto di farsi registrare dipende dal fatto che sanno benissimo che certe cose sono digeribili solo quando si è insufflato un modo di fare esegesi tutto particolare e quando si è accettato di aderire al movimento investendoci risorse e affetti. Sentite con orecchie “critiche” non andrebbero giù e sarebbero facilmente squalificate da uditori esterni. In breve i TG vogliono avere sempre la possibilità di dire “non è vero! Questo non l’abbiamo detto! È una calunnia!” e per far questo è necessario che nessuno possa documentare con il registratore che invece è tutto vero, e ciò che loro chiamano calunnia è semplicemente e schiettamente “informazione oggettiva”. Non si ha alcun bisogno di truccare ciò che Dice il CD dei TG per evidenziare che dice cose storte. Va benissimo riprodurle così come sono.

Vangelo: Gv 9,1-41
Il racconto del cieco nato offre due spunti utili:

1) quello nei vv 22-23 che illustra un timore diffuso fra i TG: quello di essere espulsi dalla Congregazione se si dice apertamente ciò che si pensa. Gli ex TG dichiarano coralmente che il dissenso, anche solo come domanda dubbiosa, viene silurato spietatamente dagli occhiuti Anziani aiutati da ogni membro della Congregazione a cui si insegna che “c’è un tempo per parlare” e che esso coincide con il momento in cui le orecchie sentono qualcosa che potrebbe creare "inciampo" alla fede dei fratelli avviandoli verso l’apostasia. Di qui il dovere di denunciare la cosa agli Anziani che provvederanno a “ristabilire” il fratello vacillante e, se non riescono a convincerlo, provvederanno a colpevolizzarlo ed espellerlo.

2) quello nei vv 30-33 ove il cieco guarito mette in opera la logica; quella logica che viene conculcata ostinatamente da chi ha motivi diversi che l’amore per la verità per sostenere le proprie posizioni. Ed è proprio il rispetto di quella logica ferrea (che rientra nel ramo della filosofia) a salvare il cieco nato permettendogli di cogliere la verità sul Cristo, mentre è il suo conculcamento che lascia nelle tenebre i Farisei e... chi si lascia irretire da miraggi di Nuovi Movimenti Religiosi che puntano tutti ad ottenere una fede cieca e illogica..
Perciò non speriamoci troppo facilmente di recuperare un Anziano, se è già molto difficile recuperare un semplice TG!... I dialoghi con gli anziani sono però utilissimi per conoscere il loro modo di fare esegesi, la loro forma mentis e il... geovese.
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est modus in rebus
08/03/2005 15:39
 
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20)- V DOMENICA DI QUARESIMA (ciclo A) [13 Marzo 2005]

Seconda Lettura: Rm 8,8-11
Nel v 9 la NM dice che lo spirito di Dio dimora “in voi”, nel v 11 che lo spirito di colui che destò Gesù dai morti dimora “in voi”, nel v 10 che Cristo è “unito a voi”. Eppure in tutti e tre i passi il testo greco dice sempre “èn ymìn” che va tradotto sempre “in YOU” come ben traduce la KIT in interlinea. Ma (ohibò!) la stessa KIT è pure utilizzata per avviare la deformazione traducendo, solo nel caso di Cristo, “in union with YOU” nella colonnina a fianco da cui dipendono poi tutte le versioni nelle lingue moderne.

Lo spirito è una forza, una energia, e perciò può stare sia essa dentro la gente sia la gente immersa in essa. Invece le persone possono essere vicine, unite - argomenta la WT – ma non una nell’altra; checché ne dica la Bibbia!
Secondo noi questo è costringere l’ineffabilità delle realtà soprannaturali alla razionalizzazione, negando a Gesù-Dio quel potere che dice di avere* e che ha garantito con i miracoli. Lo stesso procedimento impedirà al TG di accettare l’inabitazione della divinità (nonostante che S. Paolo la dichiari molto esplicitamente nel giusto in grazia), e anche la presenza reale del Corpo di Cristo nell’eucaristia.
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* Di affermazioni strepitose in tal senso Gesù non è stato avaro. Si pensi a “io sono la risurrezione e la vita... io ho il potere di riprendere la vita... io sono nel Padre e il Padre è in me, se non altro credetelo basandovi sulle opere... io sono la vite voi i tralci... io sono da prima che Abramo fosse... ecc...
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Anche l’accenno alla “carne” che dal contesto si capisce chiaramente che allude alla situazione di peccato e di opere cattive, quindi una metafora per indicare una situazione spirituale e psicologica, può essere utilizzato per contestare il famoso versetto geovista “carne e sangue non possono ereditare il Regno di Dio”. In questo versetto di 1Cor 15,50, come sappiamo, l’accezione carne viene intesa come struttura fisico-biologica, e serve a rifiutare che Gesù sia risorto con lo stesso corpo che aveva quando morì e a riservare la dimora nel Reame dei cieli a 144.000 Unti ai quali verrebbe dato un “corpo spirituale” di tipo angelico per abitare con Geova nel “suo proprio luogo di dimora”.

Vangelo: Gv 11,1-45
L’episodio della risurrezione di Lazzaro offre occasione al CD per “dimostrare” che l’uomo non continua a vivere nell’aldilà. Esso argomenta, con una semplicità disarmante, che se Lazzaro fosse andato, in quei quattro giorni di morte, “nel reame spirituale”, una volta risuscitato ne avrebbe parlato a tutti; cosa a cui la Bibbia non accenna minimamente.
Si facciano pure le più svariate osservazioni che una riflessione spontanea potrebbe suggerire circa tale inquadratura delle cose, ma non si ometta di osservare che quella di Lazzaro non fu propriamente una risurrezione ma una rivivificazione o rivitalizzazione. La risurrezione dai morti si è realizzata solo per l’umanità di Cristo quale “primogenito dai morti” (Col 1,18) – e successivamente per Maria SS.ma - perché comporta una trasformazione gloriosa dell’anima e del corpo che Lazzaro non ha avuto. Quella trasformazione che ha reso il corpo di Gesù risorto “impassibile”, cioè non più capace di morire perché “la morte non ha più potere su di lui” (Rm 9,9-10) mentre Lazzaro in seguitò morì di nuovo. E il corpo dei risuscitati, proprio quel misero corpo carnale, umiliato dalla morte, è destinato da Gesù che è “la risurrezione e la vita” ad essere reso “conforme al suo corpo glorioso”. (Ef 3,21)

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est modus in rebus
08/03/2005 15:43
 
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AVVERTENZA
SONDAGGIO - PER FAVORE LEGGETELO

Devo prendere delle decisioni se intraprendere o no una nuova attività, e poiché devo fare i conti con il tempo da spartire, pongo questo post (che sarà poi cancellato) per sapere da chi legge questo thread, se:

1- lo gradisce
2- lo trova comprensibile
3- è disposto a leggere un commento più impegnativo e documentato

Utilizzare l'email FZZ per significarmelo.
Basterà dire SI o NO a.....(n. 1, 2 o 3)

Grazie
Bery

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est modus in rebus
14/03/2005 14:00
 
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21)- S. Giuseppe (ciclo A-B-C) [19 Marzo 2005]

Il commento alle Letture, che è stato pensato prevalentemente per le domeniche, come avete visto ha inglobato anche alcune grandi festività (l'Immacolata, il Natale, la Maternità di Maria...). Anche oggi quindi ci diramiamo fuori domenica in occasione della festa del più grande santo maschio totalmente umano (Gesù è fuori categoria perché Uomo-Dio) che ha come caratteristica, la più macroscopica, la riservatezza. Siccome però la Chiesa coglie e lucida tutte le sue "perle" non lo dimentica. E se i fedeli lo fanno normalmente perché più tirati dal fascino della sua Sposa (un autentico sorriso di Dio!) è anche vero che lo incontreranno tutti almeno nel momento del "grande ritorno". S. Giuseppe è stato infatti eletto dalla Chiesa come Santo protettore per la buona morte, essendo il più giusto tra i giusti, quello che deve aver fatto la morte più serena e fiduciosa possibile. Quindi mi si scuserà se procedo anche come... "Cicero pro domo sua"..._________________________________________________________________

Prima Lettura: 2Sam 7,4-5. 12-14. 16
Seconda Lettura: Rm 4,13. 16-18. 22
Vangelo: Mt 1,16. 18-21. 24; oppure Lc 2,41-51
Queste Letture non si prestano a osservazioni puntuali. Facciamo solo alcune considerazioni sul soggetto, ispirate da esse.

San Giuseppe è il personaggio più paradossale della Bibbia in quanto è più grande santo e il più nascosto. La nostra liturgia lo mette in parallelo con Abramo che è definito da S. Paolo “padre di tutti noi”* (Rm 4,16) perché campione della fede. Come di Abramo gli angeli annunciarono una discendenza miracolosa, un figlio nella vecchiaia, così per Giuseppe e in maniera che richiedeva maggior fede che quella di Abramo, un figlio senza unione sponsale. L’atteggiamento di fede di Abramo “gli fu attribuito a giustizia” (Rm 4,22). Eppure di Abramo abbiamo “sentito” la voce, mentre di Giuseppe la Bibbia non riporta una sua sola parola.

Ma il geovismo ci stupisce per un paradosso ancor più strepitoso. Sia di Davide che di Abramo si mette in evidenza, come loro gloria e premio divino, che da loro deriverà o un Regno o una discendenza senza fine; vengono cioè resi eredi di una promessa strepitosa, unica, il top tra le cose desiderabili da creature che vedevano il massimo della benedizione divina appunto nella perpetuità della loro stirpe; eppure loro personalmente sarebbero tagliati via dall’essere cittadini di quel Regno. E ciò perché il Regno futuro, che poi Gesù spiegò essere il regno dei cieli, presso il geovismo è riservato ai soli 144.000 Unti, e l’unzione sarebbe iniziata dalla Pentecoste in poi. I patriarchi, tutti i giusti dell’AT e del NT precedenti alla Pentecoste (e perciò anche S. Giuseppe) sarebbero destinati a vivere nel Reame terrestre, detto terra paradisiaca.
Anzi le dottrine paradossali sono due: mentre per Abramo e Davide, sarà possibile reincontrare le persone amate e, resi giovani e belli, ricongiungersi alle loro spose, per quanto obbligati alla sterilità, a San Giuseppe, santo di sicuro più grande di loro perlomeno in forza del Discendente, non sarà dato neanche di reincontrare mai più la sua dolce Sposa in quanto essa sarebbe Unta e perciò cittadina del Reame dei cieli. Gesù, in rapporto al matrimonio disse “non separi l’uomo ciò che Dio ha unito”. Il geovismo lo ha fatto, di sua iniziativa (dal 1935 in poi come sappiamo) e proprio contro la coppia più bella del mondo. Nello stesso momento che dice di esaltare Gesù come “il più grande uomo che sia mai esistito” il geovismo non si fa scrupolo di strapazzare la sua famiglia.**

Putroppo le letture non riguardano il famoso “non la conobbe finché non partorì” con il quale la WT mette in questione la perpetua verginità sia di Maria che di Giuseppe. Ma è un passo che a suo tempo troveremo e commenteremo a dovere.

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* Mica per pignolare, ma questa nota non dice che esiste una paternità spirituale? E se la Bibbia riconosce tale funzione chiamando “padre” Abramo, e se poi S. Paolo rivendicherà per sé la qualifica di padre per aver generato figli spirituali, che c’è di male se anche i sacerdoti per la stessa funzione vengono chiamati “padri”? Che la cosa non piaccia alla WT amen; è un suo parere. A noi basta che la Bibbia non sia contraria e che l’usanza cattolica derivi proprio in omaggio alla Bibbia.
** Viene qui in mente anche l’aver rinunciato, nelle datazioni, alla dizione AC e DC (Avanti Cristo e Dopo Cristo) che la WT ha usato per un buon cinquantennio, in favore della stranissima (ma originale e perciò reclamizzante) A. E.V. e E.V. (Ante Era Volgare, e Era Volgare).
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est modus in rebus
14/03/2005 19:03
 
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22)- DOMENICA DELLE PALME (ciclo A) [20 Marzo 2005]

Vangelo della processione: Mt 21, 1-11
La NM traduce il v 9 “9 In quanto alle folle, quelli che gli andavano davanti e quelli che seguivano gridavano: “Salva, preghiamo, il Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome di Geova! Salvalo, preghiamo, nei luoghi altissimi!”
Sembrerà un’inezia ma quel pronome “lo” di “salvalo” che vuole trasformare il grido di acclamazione al Messia in una preghiera a Geova in favore del Figlio di Davide è una aggiunta di comodo. Le folle infatti non stanno facendo altro che usare il Salmo 118 che, traducendo “osanna”, al v 25 dice “Ah, ora, Geova, salva, ti prego!”
E che qui, in Matteo, non si trattasse invece di una acclamazione rivolta a Geova ma direttamente a Gesù è chiarito dai versetti seguenti ove si legge “15 I capi sacerdoti e gli scribi, viste le cose meravigliose che faceva e i fanciulli che gridavano nel tempio, dicendo: “Salva, preghiamo, il Figlio di Davide!” si indignarono 16 e gli dissero: “Odi ciò che dicono costoro?” Gesù disse loro: “Sì. Non avete mai letto questo: ‘Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto lode’?”
Perché la NM definisce “preghiera a Geova” ciò che era un grido di acclamazione e di lode?
Perché avrebbero dovuto indignarsi sacerdoti e scribi se quell’osanna era una preghiera, richiesta di salvezza, diretta a Geova e non a Gesù stesso?

Prima lettura (anni A-B-C); Is 50, 4-7
Secondo la NM “quelli che strappavano” non strapparono la barba al Messia ma i capelli. A parte il fatto che la WT fa di tutto per distinguersi (ricordiamo che è andata a pescare “olibano” per non dire incenso e “culici” per non dire zanzare) ma la stranezza maggiore è che sembra che qui adoperi il sistema del “qui lo dico e qui lo nego” perché dice sì “[i capelli]” precisando, come se lo sapesse con certezza, ma, come si vede, pone l’inciso tra parentesi quadra, ammettendo che nel testo sacro non è detto e quindi non dovrebbe saperlo con certezza. La nostra CEI, che il proclamatore dovrebbe essere “lieto” di usare, dice “barba” e senza alcuna parentesi.

Seconda Lettura: Fil 2, 6-11
Si confrontino le due traduzioni (testo base CEI con la NM ad interlinea)
“Cristo Gesù 6 pur essendo di natura divina
[benché esistesse nella forma di Dio],
non considerò un tesoro geloso
[non la considerò una cosa da afferrare]
la sua uguaglianza con Dio
[cioè che dovesse essere uguale a Dio] ;
7 ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo
[ma vuotò se stesso e prese la forma d’uno schiavo]
e divenendo simile agli uomini; 8 apparso in forma umana...
[Per di più, quando si trovò nella forma d’un uomo]”.

Le trasformazioni sono grosse. L’intento della WT è quello di negare ciò che essa stessa ha ammesso nella prima riga. Che cioè il Figlio era già divino, esisteva nella natura/forma divina. Noi, con la Bibbia ove Gesù insiste a dire “io sono nel Padre e il Padre e in me” (CEI Gv 10,38, trasformato nella NM con “unito al Padre”!) diciamo che il Figlio esisteva da sempre nella stessa natura del Padre, dentro di essa, da Lui generato. Così che, seguendo a leggere, noi capiamo che non trattenne per sé “la gloria che aveva prima che il mondo fosse” (Gv 17,4) ma se ne svuotò esteriormente, prendendo appunto solo esteriormente l’aspetto di un servo... La WT invece fa diventare quella forma divina una cosa da catturare, come farebbe chi non ce l’ha già. E dice che il Figlio non cercò di catturarla volendosi fare uguale a Dio, come se già non lo fosse e potesse essere tentato di imitare l’illusione assurda di Adamo dietro l’insinuazione del serpente.
C’è da litigare e non poco su questo testo che anticamente era un inno di fede, quindi un sostituto del Credo. La posta, la verità biblica, lo merita... e non si tema di essere accusati di “contesa” dal TG se si difende la posizione imparata da Colui che è la Verità.

Né si trascuri di notare che il v 10 che dice “10 affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio di quelli che sono in cielo e di quelli che sono sulla terra e di quelli che sono sotto il suolo,” e non fa altro che applicare a Gesù ciò che Isaia 45,23 applica a Geova che dice ”a me si piegherà ogni ginocchio, giurerà ogni lingua”.
E la finale dell’inno che nella NM del 1987 recita “11 e ogni lingua confessi apertamente che Gesù Cristo è Signore alla gloria di Dio Padre.” Ma che la NM del 1967 ammetteva che il testo dicesse “che Gesù Cristo è il Signore” sapendo benissimo che sin dall’AT “questo porre l’articolo determinativo davanti al titolo adon limita l’applicazione del titolo a Geova Dio”. (NM 1967 p. 1389)

Vangelo: Mt 26, 14-27, 66
Con nostro sommo dispiacere siamo costretti a scegliere. Ci sono tanti e tali punti da confrontare che solo i racconti della passione formerebbero un volumetto a parte. Procediamo rapidamente, magari solo accennando. Ciò vuole dire però che si lascia l’accurata indagine ai singoli, non che vi si rinuncia, giusto? Resta comunque che per approfondimenti più esaustivi e senza sconti, si potrànno consultare i files “Geova a Messa” che si trovano nel sito del GRIS nazionale: www.gris.org; ATTIVITA’, AREE TEMATICHE. Testimoni di Geova.
Usiamo ancora il testo della NM.


Cap 26
14 Gli fissarono trenta pezzi d’argento
Se è vero che la mia Bibbia va bene, qui la CEI mi dice che si tratta della citazione di Zaccaria 11,12 e se la vado a leggere trovo che al v 13 dice “Ma il Signore mi disse: “Getta nel tesoro questa bella somma, con cui sono stato da loro valutato!” E’ Dio che parla di sé. Dio ha lo stesso prezzo del Messia. Non è strano?

26 Mentre continuavano a mangiare, Gesù prese un pane e, dopo aver detto una benedizione, lo spezzò e, dandolo ai suoi discepoli, disse: “Prendete, mangiate. Questo significa il mio corpo”. 27 E prese un calice e, avendo reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene, voi tutti; 28 poiché questo significa il mio ‘sangue del patto’, che dev’essere versato a favore di molti per il perdono dei peccati.
Se è vero che la mia Bibbia va bene, deve andar bene che Gesù abbia detto “questo è” e non “questo significa”. Tanto più che la Nmrif, in nota, ammette che letteralmente nell’originale c’è scritto “è”. Che poi lo voglia intendere nel senso di “significare” è sua libertà. Ma non è sua liceità aver messo nel testo la sua interpretazione simbolica e relegato in nota il senso originale.


37 E prendendo con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò ad addolorarsi e ad essere gravemente turbato. 38 Quindi disse loro: “L’anima mia è profondamente addolorata, fino alla morte.
L’anima? Che strano! Ma la WT non dice “la vostra anima siete voi”? e non aggiunge che “l’uomo non ha un’anima, ma è un’anima”? Perché Gesù qui parla dell’anima come una cosa sua? Non ha studiato bene la dottrina?

41 Vigilate e pregate di continuo, per non entrare in tentazione. Lo spirito, certo, è desideroso, ma la carne è debole”.
Spirito e carne eh? Ma se l’uomo nel suo insieme è “anima” e l’anima è composta di corpo e forza vitale o spirito, e la vostra anima siete voi, perché Gesù sta a fare queste distinzioni confusionarie e non dice semplicemente voi?

44 E, lasciatili, di nuovo si allontanò, e per la terza volta pregò, dicendo ancora una volta la stessa parola.
Ma la Bibbia non proibiva le “preghiere ripetitive?


49 E avvicinatosi subito a Gesù disse: “Buon giorno, Rabbi!” e lo baciò molto teneramente. Così pure al 27,29 E, inginocchiandosi davanti a lui, lo schernivano, dicendo: “Buon giorno, re dei giudei!”
Ma è sempre giorno in Palestina oppure questi “chàire” servono a trasformare in “buongiorno” il chaire numero uno? Quello che l’angelo disse a Maria in Luca 1,28 e che la cristianità ha tradotto “salve, ave, ti saluto, rallegrati” perché, come dice subito dopo, sei “piena di grazia”?


50 Ma Gesù gli disse: “Amico, per quale scopo sei presente?”
Addirittura qui si insiste con la “presenza”? Non andava bene “a che sei venuto”? eppure tradurre pareimi con “venire” è lecito secondo il Liddell-Scott che sta in tutte le bibliotechine delle “Sale del Regno”. Ma forse era meglio preparare così la versione stranissima della parousia del Signore con “presenza” anziché con “venuta” come fa tutta la cristianità?

60 ma non ne trovarono nessuna, benché si presentassero molti falsi testimoni. In seguito si presentarono due 61 e dissero: “Quest’uomo ha detto: ‘Io posso abbattere il tempio di Dio e riedificarlo in tre giorni’”.
Lasciamo stare la deformazione intenzionale fatta dagli accusatori e riprendiamo la pretesa di Gesù al modo giusto. Gesù aveva detto “abbattete questo tempio, e in tre giorni lo rialzerò” (Gv 2, 19). E l’evangelista spiega che “egli parlava del tempio del suo corpo”. Ciò che annotiamo è che ha promesso che lo avrebbe rialzato Lui e non che sarebbe stato rialzato da altri, ci servirà a momenti...

65 Allora il sommo sacerdote si strappò le vesti, dicendo: “Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia. 66 Qual è la vostra opinione?” Rispondendo dissero: “È reo di morte”.
Ma in che consisteva la bestemmia che meritasse la condanna a morte se Gesù dicendo che era Figlio di Dio intendeva dire semplicemente che era “figlio di Dio nel senso che lo sono tutte le persone giuste e buone”? Non è che per caso Caifa e tutti i Giudei, ben versati nelle scritture, avevano capito che parlava di una figliolanza speciale? Quella stessa per cui in altra occasione lo volevano lapidare perché “pur essendo uomo faceva di se stesso un dio*”? (cf Gv 10,33; e Gv 5,18 ove si legge chiaramente “Per questo motivo, in realtà, i giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma anche chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.”
___________________________________________
* Dove la “d” minuscola nella NM è una interpretazione contraddittoria della WT poiché se i Giudei avessero pensato a “un dio” e se in geovese “dio” significa solo “potente” e perciò Gesù reclamava di essere semplicemente “un potente”, rivendicazione che poteva fare a tutto diritto considerate le opere prodigiose che solo lui faceva, quei Giudei non avrebbero avuto alcun motivo di ritenerlo un bestemmiatore da lapidare.

Cap 27
22 Pilato disse loro: “Che farò dunque di Gesù il cosiddetto Cristo?” Tutti dissero: “Al palo!” 23 Egli disse: “Ma che male ha fatto?” Ma essi gridavano ancora di più: “Al palo!”
No, non gridarono “al palo”. I Giudei gridarono “crocifiggilo!” “Al palo” non fu mai detto, fu solo scritto nelle opere geoviste dagli anni 1930 circa in poi e quindi imposto alla Bibbia sin dalla prima versione ufficiale della New World del 1950. Prima si sapeva e credeva che era “croce” e non palo, con tanto di spilla con croce e corona portata con vanto sul bavero della giacca da tutti i proclamatori.

37 E al di sopra della sua testa posero la scritta dell’accusa contro di lui: “Questo è Gesù, il re dei giudei”.
Della testa eh? Quindi il cartello era sopra la sua testa e non sopra le sue mani. Quindi le mani non potevano stare sopra la testa allungate su un unico palo ma dovevano essere allargate.

39 E quelli che passavano di là parlavano ingiuriosamente di lui, scuotendo la testa 40 e dicendo: “Tu che abbattevi il tempio e lo edificavi in tre giorni, salva te stesso! Se sei figlio di Dio, scendi dal palo di tortura!”
Ecco confermato che, al di là dell’equivoco tempio/corpo, Gesù aveva davvero detto che avrebbe lui stesso riedificato il tempio-suo-corpo. Allora non è giusto, è deformante e falsificante fare un unico mazzo di tutti gli “eghèrte” che si incontrano e tradurli sempre “fu destato” al passivo (per es. più avanti ai vv 63 e 64). La verità è anche che “si destò” ovvero fu lui, artefice della risurrezione dell’umanità del Cristo morto. Il che potè fare appunto come Figlio-Dio assieme al Padre (e allo Spirito Santo) perchè in quanto Dio non poteva né patire né morire.

49 Ma gli altri dissero: “Lascia[lo] stare! Vediamo se Elia viene a salvarlo”. [[Un altro uomo prese una lancia e gli trafisse il fianco, e ne uscirono sangue e acqua.]]
E qui stiamo ai misteri del criterio esegetico seguito dalla WT. Poiché queste parole che sono tra doppia parentesi quadra, secondo quanto si dice a p. 7 della NMrif, non sarebbero bibliche ma interpolate, non dovrebbero neanche comparire nel testo. Ma quelle stesse parole nella NM del 1967 hanno una sola parentesi quadra che, sempre secondo la regola che si legge in NMrif indicherebbe invece parole inserite dai traduttori per rendere più comprensibile il senso della frase.
Rebus dunque, null’altro che rebus che il proclamatore TG dovrà dipanare in maniera convincente. Se può.

50 Di nuovo Gesù gridò ad alta voce e rese il [suo] spirito.
Ecco un’altra perla di capacità esegetica. Nella NM del 1967 si legge che Gesù “rese il [suo] respiro”. Evidentemente deve esser parsa troppo stiracchiata. Ora abbiamo “spirito” ma la WT ci insegna che l’uomo è fatto di corpo e forza vitale, o spirito, che viene tenuta in vita mediante il respiro. Quindi il respiro è “il mezzo per cui... grazie al quale...” la forza vitale o spirito si mantiene. Lo spirito insomma è quel qualcosa a cui il respiro fa un servizio per la sua sopravvivenza. Come mai la WT li interscambia come se fossero la stessa cosa?

52 E le tombe commemorative si aprirono e molti corpi dei santi che si erano addormentati furono levati
Attenzione: questo “levati significherebbe” sbalzati fuori dalle tombe. Tutto il brano è trattato con il metodo di Procuste che costringeva le persone (e la WT la Bibbia) ad... essere a norma.

53 (e delle persone, uscendo di mezzo alle tombe commemorative
Attenzione questo “delle persone” non esiste affatto nell’originale

dopo che egli era stato levato,
Attenzione, qui il “levato” significherebbe invece risuscitato poiché si riferisce a Gesù

entrarono nella città santa)
A far che? A rischiare di morire sotto ulteriori crolli? Dico, con un terremoto così violento che fa sbalzare i cadaveri fuori dalle tombe, tu che vivi nei cimiteri (bizzarria che facciamo finta di non vedere) che non erano a fornetti come quelli moderni ma tutti a piano terra) invece di startene al sicuro in campagna te ne vai nella città santa?

e divennero visibili a molti.
E questi che divennero visibili sarebbero di nuovo i cadaveri sbalzati fuori dalle tombe e non “delle persone”.
Dire che tutto il brano è una gimkana è poco. E comunque il fatto più grave è quella aggiunta di comodo per non far dire alla Bibbia che i soggetti che entrarono nella citta santa e furoni visti da molti furono proprio morti risuscitati.
Un fenomeno che lasciamno alla interpretazione degli esegeti, ma che nel documento esiste e non va eliminato. Né dovrebbe passarsi sotto silenzio quella qualifica di “santi” data a quei defunti, atteso che i santi geovisto sono solo i 144.000 e hanno avuto inizio solo alla Pentecoste.
Attenzione in questo passo non è in questione l’esegesi cattolica ma la geovista. Quindi non si dia spazio al TG, che è tenuto a rispondere del perché la WT ha manipolato così pesantemente questo testo, permettendogli di passare a fare lui domande a noi circa il come noi interpretiamo questo brano.

56 fra le quali c’erano Maria Maddalena, e Maria madre di Giacomo e di Iose, e la madre dei figli di Zebedeo.
Se qualcuno consulterà il libro di L. MINUTI “I Testimoni di Geova non hanno la Bibbia”, alle pagine 73-77, troverà la documentazione di una frode sottile tentata dal CD per far credere che questo “Iose” non equivalga al Giuseppe elencato come uno dei quattro “fratelli di Gesù” in Mt 13,55. Il motivo è che, se fosse davvero lo stesso (come ritengono molti esegeti) allora verrebbe fuori che quei famosi fratelli di Gesù, elencati in Mt 13,55, verrebbero rivelati qui in Mt 27,56 come figli di un’altra Maria. Una Maria che stava con altre donne che “guardavano da lontano” (Mt 27,55) mentre la Madre di Gesù stava “presso il palo di tortura”. (Gv 19, 25)

58 Quest’uomo andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato comandò che gli fosse consegnato. 59 E Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un panno pulito di lino fine,
Il corpo eh? Perché non hanno scritto “l’anima morta”, come insegnano che sarebbero i cadaveri a p. 1385 Della NM 1967?

60 e lo pose nella sua nuova tomba commemorativa, che aveva scavato nel masso di roccia. E, dopo aver rotolato una grossa pietra alla porta della tomba commemorativa, se ne andò.
Per informazione del cattolico dialogante quel “commemorativa” sta a indicare tomba per il ricordo, poiché la vera unica e comune tomba del genere umano, secondo il geovismo, sarebbe la memoria di Geova. La gente morta verrebbe nullificata e memorizzata dalla mente di Geova che un giorno, in base a quei dati, ne produrrà una copia. Questa clonazione il geovismo la chiama “risurrezione”.
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23)- SETTIMANA SANTA - Giovedi Santo – Anno A-B-C [24 Marzo 2005]

MESSA DEL CRISMA
La Messa del Crisma si svolge Giovedi mattina. E’ detta così perché in essa vengono consacrati gli “olii santi” cioè l’olio per i catecumeni che viene usato nella liturgia del Battesimo, l’olio per gli infermi che viene usato nella Unzione del malati, e il Crisma che viene usato nei sacramenti della Confermazione e dell’Ordinazione sacerdotale. Perciò l’abbiamo distinta dal triduo pasquale che inizia il giovedi pomeriggio. Esaminiamo di essa una sola Lettura pertinente alla nostra indagine/confronto.

Seconda lettura: Ap 1, 5-8
“Abbiate immeritata benignità e pace da “Colui che è e che era e che viene”, e dai sette spiriti che sono dinanzi al suo trono, 5 e da Gesù Cristo, “il Testimone Fedele”, “Il primogenito dai morti” e “Il Governante dei re della terra”.
A colui che ci ama e che ci ha sciolti dai nostri peccati mediante il proprio sangue — 6 e ci ha fatti essere un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre — sì, a lui siano la gloria e il potere per sempre. Amen.
7 Ecco, egli viene con le nubi [sulle nubi –CEI], e ogni occhio lo vedrà, e [anche – Cei] quelli che lo trafissero; e tutte le tribù della terra si batteranno con dolore a causa di lui. Sì, Amen.
8 “Io sono l’Alfa e l’Omega”, dice Geova Dio, “Colui che è e che era e che viene, l’Onnipotente”.”

Qualche rapida annotazione:
- Si noti che al v 8 l’espressione “Io sono l’Alfa e l’omega” che significa “il primo e l’ultimo” è attribuita a Geova. Ma tale qualifica è applicata pari pari a Gesù sia al v 17 “Io sono il Primo e l’Ultimo” sia al v 2,8 e in entrambi i casi per giunta la NM usa le maiuscole. Non si sta alludendo a una chiara eternità del Figlio? Come mai la WT non tiene conto di questi testimoni biblici ma sceglie solo quelli che indicano temporalità del Figlio (temporalità che poi noi spieghiamo come riferentesi al Figlio in quanto incarnato?

- quel “con le nubi” non è di poco peso. Per il geovismo serve a giustificare la loro credenza che il ritorno di Gesù, che sarebbe avvenuto nel 1914, è avvenuto in maniera invisibile, nascosto dalle nubi, come (è la spiegazione che ne danno) accadde alla sua ascensione in cui una nube lo sottrasse ai loro occhi. L’Angelo aveva promesso che sarebbe tornato “alla stessa maniera”, no?...

- che “ogni occhio lo vedrà” è ovviamente in conflitto con quanto appena detto. Ma il geovismo qui “spiega” che “esiste un occhio dell’intendimento” che vede l’invisibile, e ne sarebbero dotati i soli Unti, i quali, nel 1914 o giù di lì, hanno capito due cose: che in cielo era stato inaugurato il Regno di Dio; che Gesù, cacciato Satana dal cielo, si era reso presente (traducono parousìa con presenza) sulla terra dove avrebbe cominciato a “purificare il suo santuario”, la Congregazione, epurando tutti gli oppositori del successore di Russell. E’ la spiegazione che ne ha offerto il... successore di Russell!

- Anche quello “e” (kai in greco) certamente mal tradotto nella NM, serve a smentire che lo vedranno proprio tutti, perfino i nemici crocifissori. Per accadere questo bisognerebbe che siano tutti vivi e vegeti al ritorno di Cristo, come è di fede cattolica perché nessun essere umano, amico o nemico di Dio che sia, viene distrutto come crede il geovismo. Ma il geovismo ritiene che alcuni defunti, già nullificati alla loro morte, non verranno neanche risuscitati. E’ chiaro quindi che esso deve limitare il numero dei... “vedenti” al vero ritorno di Gesù. Se poi il discorso è applicato anche al primo ritorno/presenza di cui si è detto, allora a maggior ragione non tutti lo potevano vedere il Cristo tornato, ma solo coloro che avevano l’occhio dell’intendimento, gli unti, come detto.

- quel battersi il petto “con dolore”, viene spiegato dal geovismo come un gesto di rabbia e disperazione, non già come una possibilità di pentimento in extremis che nessuno di noi può a rigore escludere dal Padre delle misericordie.

Triduo pasquale

CENA DEL SIGNORE

Prima Lettura: Es 12, 1-8. 11-14
La NM, al v 11, dice espressamente: “ E lo dovete mangiare in questo modo, con i fianchi cinti, i sandali ai piedi e il vostro bastone in mano; e lo dovete mangiare in fretta. È la pasqua di Geova.” E al v 14 “‘E questo giorno vi deve servire di memoriale, e lo dovete celebrare come festa a Geova per tutte le vostre generazioni. Lo dovreste celebrare come uno statuto a tempo indefinito.”
Quindi la domanda da fare al proclamatore geovista sarà: come mai se la Pasqua è di istituzione divina e se è di Geova il comando di perpetuarne la celebrazione, il vostro CD, che sappiamo che non la celebra perché dice che i cristiani non sono più sotto la legge mosaica, osa addirittura dire che è una festa pagana? Anche se una festività analoga veniva praticata in precedenza da altri popoli, che nesso può mai avere con la liberazione dalla schiavitù dall’Egitto e con l’agnello sacrificale che poi è antìtipo di Gesù?
Per informazione: i TG celebrano solo una volta l’anno la “commemorazione della morte di Cristo” il 14 Nisan. Ove si ricorda la redenzione operata da Cristo e gli Unti, e solo loro, possono prendere gli “emblemi del corpo e sangue di Cristo”. Meri simboli. Non esiste sacerdozio sacramentale né consacrazione. Quella è l’occasione in cui possono contare “l’Unto Rimanente” sulla terra, quelli dei 144.000 ancora non assunti nel Reame dei Cieli.

Seconda Lettura: 1Cor 11, 23-26
Siamo alla storpiatura biblica più grave, per la nostra fede nella presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. Il testo della NM recita “23 Poiché ho ricevuto dal Signore ciò che vi ho anche trasmesso, che il Signore Gesù nella notte in cui stava per essere consegnato prese un pane 24 e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo significa il mio corpo che è a vostro favore. Continuate a far questo in ricordo di me”. 25 E fece similmente riguardo al calice, dopo aver preso il pasto serale, dicendo: “Questo calice significa il nuovo patto in virtù del mio sangue. Continuate a far questo, ogni volta che ne berrete, in ricordo di me”. 26 Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete questo calice, continuate a proclamare la morte del Signore, finché egli arrivi.”
Ove il cattolico ovviamente evidenzierà l’arbitrio di aver posto nel testo sacro quella che è l’interpretazione simbolica propria del protestantesimo, che la Nmrif relega in nota! Cosa già incontrata nei testi paralleli dei tre Sinottici. Il realismo dell’interpretazione cattolica della presenza del Corpo e Sangue di Gesù S. Paolo lo esprime subito appresso al v 27 che dice “27 Quindi chiunque mangia il pane o beve il calice del Signore indegnamente sarà colpevole rispetto al corpo e al sangue del Signore. 28 Prima l’uomo approvi se stesso dopo scrutinio, e così mangi del pane e beva del calice. 29 Poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso se non discerne il corpo.”
E si ricordi che questo brano paolino ha doppio valore: e quello di Scrittura ispirata, e quello di primissimo testimonio della Traditio Apostolica che, come testo storico, ci documenta già qual era la persuasione diffusa tra i cristiani del primo secolo in rapporto alla celebrazione eucaristica trasmessa fino a noi.

Vangelo: Gv 13, 1-15
L’accenno a Gesù che “conosceva, in realtà, l’uomo che lo tradiva”, è prezioso. A noi cattolici fa da conferma della capacità di Gesù di conoscere ciò che c’è nell’uomo senza dover fare indagini. Lui “non aveva bisogno che qualcuno [gli] rendesse testimonianza riguardo all’uomo, poiché egli stesso sapeva cosa c’era nell’uomo.” (Gv 2,25)
E a tutt’oggi (checché ne dica il paranormale) solo Dio sa leggere nei pensieri.
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24) Venerdi Santo Anno A-B-C [25 Marzo 2005]

Vangelo: Gv 18, 1-19,42
Seguiamo, come già nella Domenica delle Palme, il racconto della Passione, non di Matteo ma secondo Giovanni, cogliendo qualche punto di confronto.

Gv 18
“6 Comunque, quando disse loro: “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra.”

Suggeriamo di trascurare il nostro discorso teologico sullo “io sono” usato da Gesù in più di una occasione. E’ però da chiedersi come mai un gruppo di soldati armati indietreggiasse fino a cadere a terra ad una dichiarazione del genere. Che impressione ebbero e perché nelle loro menti?

“10 Quindi Simon Pietro, siccome aveva una spada...”
Che strano, il pacifista Gesù che tollerava che Pietro, il discepolo numero uno, girasse armato. E mica solo lui! In Luca 22 si legge: 36 Quindi disse loro: “Ma ora chi ha una borsa la prenda, e similmente una bisaccia da cibo; e chi non ha una spada venda il suo mantello e ne compri una. 37 Poiché vi dico che in me deve compiersi ciò che è scritto, cioè: ‘Ed è stato annoverato fra gli illegali’. Poiché ciò che mi concerne si sta compiendo”. 38 Quindi essi dissero: “Signore, ecco, qui ci sono due spade”.
E’ vero che Gesù faceva un discorso simbolico. Ma sapeva anche che lì c’erano due spade reali.

Gv 19
Al v 6 troviamo il solito accenno arbitrario al “palo” che, dal 1930 circa, presso i Testimoni ha sostituito la croce. E ormai conosciamo la vasta contestazione che possiamo farne...

“Pilato disse loro: “Prendetelo voi stessi e mettetelo al palo, poiché io non trovo in lui nessuna colpa”. 7 I giudei gli risposero: “Noi abbiamo una legge, e secondo la legge deve morire, perché si è fatto figlio di Dio”.
Abbiamo già notato l’incongruenza di condannare a morte chi si dicesse Figlio di Dio nel senso accettabilissimo di dichiararsi persona pia, giusta, timorata di Dio. Dal che si arguisce che se invece i Giudei, nella dichiarazione di Gesù, ci videro la bestemmia, che li autorizzava a infliggergli la pena capitale, ciò poteva essere soltanto perché Gesù aveva fatto capire che si dichiarava tale in maniera speciale. Nella maniera cioè (come evidenziato in Gv 10,33) che “si faceva uguale a Dio”, cosa detta esplicitamente in Gv 5,18: “8 Per questo motivo, in realtà, i giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma anche chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.” Quindi una delle due: o Gesù mentiva (come credettero i Giudei) o diceva il vero (come non crede la WT).

“27 Disse poi al discepolo: “Ecco tua madre!” E da quell’ora il discepolo la prese in casa sua.”
E’ una delle numerose prove che dimostrano che Gesù era figlio unico, non essendo credibile, nella società ebraica del tempo, che tanti “fratelli carnali” avrebbero lasciato che la Madre andasse ad abitare con uno che non era della famiglia. Né si può pensare, a mio avviso che, anche se fosse vero che Gesù era in rotta con loro perché non avevano fede in lui (ipotizzo ma non concedo ovviamente l’esistenza di tali fratelli. Sto ragionando data e non concessa la convinzione geovista) non si può pensare che Gesù che in quel momento ha perdonato i suoi crocifissori avesse voluto dare uno schiaffo morale così grande e pubblico a tutti i suoi fratelli più piccoli. In punto di morte persino i cattivi perdonano, non è vero?

Al v 30 abbiamo che Gesù rese “lo spirito”, secondo la NM moderna, e che rese “il respiro” secondo quella del 1967. Cose già incontrate...

Il cenno al v 34 che dal fianco di Gesù “uscì sangue ed acqua” è una delle tante prove che la Bibbia non è scientifica. Né Geova poteva ignorare che quell’acqua fosse “siero”, ma, diciamo noi, anche sapendolo non poteva farlo scrivere neanche dettando la parola se voleva che chi leggeva poi la Bibbia non si ponesse un rebus alchemico nella testa!

Il Passio termina con l’accenno alla “tomba commemorativa” di cui pure abbiamo già parlato nella Domenica delle Palme. L’insistenza in questa precisazione (nei primi 11 versetti del capitolo 20 si ripete “commemorativa” ben 9 volte) serve ad inculcare quale sarebbe la “comune tomba del genere umano” secondo il geovismo: la mente di Geova.

L’inno “Crux fidelis”
Ne facciamo solo un cenno perché, dopo aver portato con orgoglio per oltre 50 anni la croce in una spilla sul bavero della giacca, i Testimoni si sono visti non solo vietarne l’uso, ma anche “spiegare” che la croce era un simbolo fallico, una idolatria pagana e quanto di più brutto si possa immaginare. Oggi la trovata del CD consiste nel far chiedere ai proclamatori, con le solite domande mozzafiato, “portereste con orgoglio al collo la pistola con cui è stato ucciso vostro padre? Non è irrazionale fare una cosa del genere?”
Al che basterebbe rispondere: “Ma se fosse così logica questa osservazione come mai al vostro CD è venuta in mente solo dopo 50 anni? Si è comportato in maniera irrazionale per tutto quel tempo? Se sì, cosa garantisce che ora sia psichiatricamente guarito?” oppure “E perché allora per 50 anni e rotti Geova vi ha trasmesso che Gesù era stato suppliziato su una croce invece che sul palo? E perché non ha trasmesso che a Lui la croce gli dava nausea?”

Ma passiamo al nostro splendido inno “Crux fidelis” che inneggia alla croce, sì strumento storico di supplizio, ma trono metastorico di gloria di Colui che tramite essa, morendo e risuscitando, ha “pagato il riscatto” e quindi vinto il male assoluto del peccato e della perdizione eterna. Trasfigurata nell’albero della vita; e perciò definita “dolce legno”. Trofeo di vittoria attorno a cui cantare di gioia. Una gioia così estatica che ha fatto esclamare alla Chiesa “o felice colpa che ci hai meritato un tale Redentore!” Quindi c’è una trasfigurazione di quelle realtà storiche dei chiodi, dei flagelli, della corona di spine, della croce. Non per nulla Michelangelo nella cappela Sistina ha immaginato che gli angeli se la litighino tra loro attaccandovisi addosso. Gesù-Dio ne ha fatto una nuova realtà. Tanto che ha voluto mantenere nel suo corpo glorioso le stimmate della sua passione.
Se il TG non è così “sensibile” da fuggire a gambe levate, si potrebbe leggergli l’inno ed evidenziare come esso sia ispirato a quel biblico “E io, se sarò innalzato dalla terra, attirerò a me uomini di ogni sorta”. (Gv 12, 32)
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21/03/2005 08:58
 
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25) Sabato Santo – Veglia pasquale – Anno A-B-C [26 Marzo 2005]
Come è noto, nel giorno del Sabato Santo non esiste liturgia. La liturgia inizia con la Veglia pasquale che è già situata dopo il tramonto, quindi nel giorno di Pasqua.
Saltiamo a piedi pari le varie Letture eccezionali che seguono la “Liturgia della luce” (la Liturgia ne prevede almeno 7) e, dalla Liturgia della Parola, prendiamo solo l’Epistola e il Vangelo.


Epistola: Rm 6, 3-11 (ciclo A-B-C)
Questo testo è di grande importanza e perciò lo citiamo per intero.Diciamo subito che tutto il capitolo, anche nella versione geovista, fa capire che Paolo parla evidentemente della morte mistica o spirituale (insomma non fisica) che avviene nel battesimo ove si è come sepolti con Cristo nella sua morte e risuscitati a vita nuova. Ma ascoltate come, ad un certo punto, lo interpreta il CD dei TG...
Rm6
“1Quindi, che diremo? Rimarremo nel peccato, affinché abbondi l’immeritata benignità? 2 Non sia mai! Visto che morimmo riguardo al peccato, come continueremo a vivere ancora in esso? 3 O non sapete che tutti noi che fummo battezzati in Cristo Gesù fummo battezzati nella sua morte? 4 Perciò fummo sepolti con lui per mezzo del nostro battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo fu destato dai morti per mezzo della gloria del Padre, anche noi camminassimo similmente in novità di vita. 5 Poiché se siamo stati uniti a lui nella somiglianza della sua morte, certamente saremo anche [uniti a lui nella somiglianza] della sua risurrezione; 6 poiché sappiamo che la nostra vecchia personalità fu messa al palo con [lui], affinché il nostro corpo peccaminoso fosse reso inattivo, perché non continuassimo più ad essere schiavi del peccato. 7 Poiché colui che è morto è stato assolto dal [suo] peccato.”


Quest’ultimo versetto riceve nella interpretazione geovista molte storpiature. Il CD ne ricava l’assoluzione da tutti i peccati quando si muore. Ecco le sue parole
“La Bibbia spiega che alla morte l’individuo è prosciolto o assolto da tutti i peccati commessi. Essa dice “Colui che è morto è stato assolto dal suo peccato”. (Romani 6:7) Questo significa che i risuscitati saranno giudicati in base a quello che faranno durante il Giorno del Giudizio, non a quello che hanno fatto prima di morire”. (Potete vivere per sempre..., p. 175)
Ecco dunque in sintesi l’elenco delle varie storpiature realizzate ai danni della Bibbia in questo punto:
1)- si equivoca passando dalla morte mistica/spirituale a quella fisica;
2)- si equivoca passando dal peccato adamico o ereditato ai peccati attuali
3)- si trasforma la “liberazione” dal peccato e dalla sua tirannia in “assoluzione” di tutti i peccati
E - gravissimo! – si ottiene il punto 2 aggiungendo al testo sacro la parola “[suo]” che poi quando questo passo viene citato nei testi di “spiegazione della Bibbia” (come nel testo di “Potete” citato) vengono tolte promuovendo quell’aggettivo possessivo a parola di Dio.

“8 Inoltre, se siamo morti con Cristo, crediamo che pure vivremo con lui. 9 Poiché sappiamo che Cristo, ora che è stato destato dai morti, non muore più; la morte non lo signoreggia più. 10 Poiché [la morte] che egli subì, la subì riguardo al peccato una volta per sempre; ma [la vita] che egli vive, la vive riguardo a Dio. 11 Similmente anche voi: fate conto di essere in realtà morti riguardo al peccato, ma viventi riguardo a Dio mediante Cristo Gesù.”
Dal v 9 si deve ricavare l’attestato biblico che la vera risurrezione comporta che non si muoia più. E da Fil 3,21 che dice “il Signore Gesù Cristo, 21 che rimodellerà il nostro corpo umiliato affinché sia conforme al suo corpo glorioso” abbiamo l’assicurazione che le risurrezioni dei cristiani saranno del tipo di quella di Cristo. Perciò le “risurrezioni” precedenti quella di Cristo non furono tali perché gli interessati morirono di nuovo. Vanno ritenute rivitalizzazioni, rianimazioni o rivivificazioni. Nè ci si deve preoccupare di spiegare lo stato dell’anima di quelle persone durante l’intervallo tra la morte e la rivivificazione. Dio può benissimo aver creato un’eccezione alla regola che stabilisce che Gesù è il “Primogenito dai morti”. (Col 1,18)

Vangelo: Mt 28, 1-10 (ciclo A)
“...5 Ma, presa la parola, l’angelo disse alle donne: “Non abbiate timore, perché so che cercate Gesù il quale è stato messo al palo. 6 Egli non è qui, poiché è stato destato, come disse. Venite, vedete il luogo dove giaceva. 7 E andate prontamente a dire ai suoi discepoli che è stato destato dai morti, ed ecco, egli va davanti a voi in Galilea; là lo vedrete. Ecco, ve l’ho detto”. 8 E, lasciando prontamente la tomba commemorativa, con timore e grande gioia, corsero a riferirlo ai suoi discepoli. 9 Ed ecco, Gesù andò loro incontro e disse: “Buon giorno!” Esse si accostarono e, presolo ai piedi, gli resero omaggio.”

Abbiamo il solito “palo” al v 5, e il solito passivo “è stato destato” al v 6 e 7 nonostante che il greco “eghèrte” si dovrebbe tradurre semplicemente “è risuscitato” lasciando perlomeno in forse se lo ha fatto per virtù propria (il che aveva promesso di fare) o per parallelo concorso del Padre. C’è il solito “buongiorno” che al v 9 interpreterebbe il chàirete greco, e – questo però non deve passarla liscia – il “prosekynesan” dei discepoli che nella mia Bibbia che il TG è lieto di usare viene tradotto “lo adorarono” e nella NM invece è reso “gli resero omaggio”.
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22/03/2005 08:20
 
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26) Domenica di Pasqua – ciclo A-B-C [27 Marzo 2005]

MESSA DEL GIORNO

Prima Lettura: At 10, 34. 37-43
“34 Allora Pietro aprì la bocca e disse: “Per certo comprendo che Dio non è parziale, 35 ma in ogni nazione l’uomo che lo teme e opera giustizia gli è accetto. “

Che dice? "Gli è accetto?" E difatti la cosa è confermata dal fatto che Cornelio (è nella sua casa che Pietro sta parlando) non era israelita, eppure era accetto a Dio peché temeva e operava la giustizia (e nonostante fosse un soldato!). Allora non è vero che “la sincerità non basta”, come insegna la WT in “Potete” pag. 31! Per Cornelio è bastata al punto da promuoverlo fra i primi Unti, come lo erano tutti i cristiani del primo secolo. E va anche annotato che se Dio non facesse così, accettando cioè i retti di cuore anche se di religione sbagliata, sarebbe un Dio “parziale”.


“36 Egli ha mandato la parola ai figli d’Israele per dichiarare loro la buona notizia della pace per mezzo di Gesù Cristo: Questi è Signore di tutti [gli altri].”
Quella aggiunta de “[gli altri]” non è di quelle oneste, quelle messe nella NM per rendere più chiaro il testo, ma ha la funzione di restringere la portata della signoria di Cristo che la Bibbia dichiara Signore di tutti, cioè di tutti gli uomini, per insinuare l’interpretazione che Gesù è UN signore, quello più importante. Ma ce ne sono di “altri”, e lui sarebbe il Signore di questi altri.

“40 Dio lo destò il terzo giorno e gli concesse di manifestarsi...” [volle che apparisse – CEI]
Di nuovo una versione nella NM adatta a sottolineare che Gesù, in realtà sostituito da Michele ricreato e dotato di “corpo spirituale” invisibile, non avrebbe potuto di sua iniziativa fare “materializzazioni” con cui apparire. Sarebbe stato Geova a concederglielo.
Ma se è così, viene spontaneo pensare, allora quando ai tempi di Noè certi angeli si materializzarono per avere rapporti sessuali con donne, la cosa avvenne per “concessione” di Geova?... E se fu così, come poté mai Geova, invece di punire loro, far scontare quella diserzione alle loro moglie e figlioletti permettendo a quegli angeli di ritornarsene nel reame dei cieli, dove li avrebbe lasciati fare il comodo loro fino a quando nel 1914 Michele non li avrebbe cacciati nel tartaro (che poi starebbe nelle vicinanze della terra) insieme al loro capo Lucifero?

“41 non a tutto il popolo, ma a testimoni costituiti in anticipo da Dio, a noi, che mangiammo e bevemmo con lui dopo che era sorto [gr. anastènai] dai morti.”
Dobbiamo capire che era risorto da sé o è un lapsus per “era stato risuscitato”?

“43 A lui tutti i profeti rendono testimonianza, che chiunque ripone fede in lui ottiene il perdono dei peccati per mezzo del suo nome”.
Allora è vero che la Bibbia parla di “perdono dei peccati”. Come mai la WT lo trasforma in “dichiarazione di giustizia”? qualcosa cioè che sa di mero atto giuridico esterno che potrebbe essere pronunciato solo a livello legale, tipo “questo tale è da considerarsi innocente” anche se nella sua realtà esistenziale è colpevole ma non si può incriminare per insufficienza di prove. Infatti nel geovismo non si parla di rigenerazione e dell’essere nuova creatura. E’ così perché si maniene l’ideologia protestante dell’essere irrimediabilmente e sempre peccatore, così che non si può procedere che “coprendo” con i meriti di Cristo le ferite e le brutture che sono connaturali e insanabili negli uomini?

Seconda Lettura: Col 3, 1-4
“3 Se, comunque, foste destati col Cristo, continuate a cercare le cose di sopra, dove il Cristo è seduto alla destra di Dio.“

Perché, se la Bibbia dice così, la WT insegna che Cristo si poté sedere alla destra di Dio solo nel 1914, quando avrebbe cacciato Satana dal reame dei cieli e avrebbe inaugurato il Regno di Dio?

"2 Tenete la mente rivolta alle cose di sopra, non alle cose della terra. 3 Poiché voi moriste, e la vostra vita è stata nascosta col Cristo unitamente a Dio. [in Dio – CEI] 4 Quando il Cristo, nostra vita, sarà reso manifesto, allora anche voi sarete resi manifesti con lui in gloria."
Se “èn teò” si deve tadurre “unitamente a Dio” perché mai lo “en dòxe” alla fine del v 4, che ha la stessa costruzione sintattica, non viene tradotto “unitamente alla gloria”?

Seconda Lettura alternativa: 1Cor 5, 6-8
“6...Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare l’intera massa? 7 Eliminate il vecchio lievito, affinché siate una nuova massa, secondo che siete liberi da fermento. Poiché, in realtà, Cristo, la nostra pasqua, è stato sacrificato. 8 Quindi osserviamo la festa non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e malvagità, ma con pani non fermentati di sincerità e verità."

Il breve passo accenna al lievito come a qualcosa di cattivo, che fermenta cose cattive. La NM è d’accordo con la versione CEI in questo caso. Ma Gesù, in altre occasioni, parlò del lievito anche in senso buono, come quando paragonò il Regno di Dio a un pugno di lievito che fa crescere una massa di pasta. Sapete allora in quel caso come la WT ha preso due piccioni con una fava? Ha mantenuto la sua concezione unicamente negativa del lievito e ha ritorto quella parabola di Gesù (come anche quella del grande albero di senape su cui vanno a posarsi gli uccelli) contro la Chiesa dicendo che appunto, siccome il Regno di Dio è una realtà piccola, quello è un esempio di fermentazione e di crescita abnorme, che non può che derivare dal demonio.
Poi si potrebbe notare che se “Cristo è la nostra pasqua”, e Paolo allude alla “festa” ebraica rinnovata dal nuovo Agnello, e dice di “celebrarla”, come è possibile che la WT insista a demonizzare la Pasqua come festa pagana?

Vangelo: Gv 20, 1-9
Abbiamo già detto dei numerosi “commemorativa” aggiunti a “tomba”, perché il geovismo ritiene che la vera tomba dove finiscono tutte le persone, e dove finì anche Cristo per tre giorni, sarebbe la mente di Geova che memorizza l’intera composizione del defunto che la morte nullifica. L’anima immortale della cristianità non esisterebbe. Il geovismo ritiene “anima” la persona intera, fatta di corpo e forza vitale, che appunto verrebbe nullificata nella morte.
Stanti così le cose e ritenendo che nel Reame dei cieli possono risiedere solo persone con corpi spirituali, quella finale del vangelo che dice “che egli doveva sorgere dai morti” viene capita dal geovismo nel senso che Gesù non è risorto realmente con il suo corpo terreno trasfigurato (come insegna chiaramente San Paolo) ma al suo posto sarebbe stato ricreato Michele Arcangelo con tanto di corpo spirituale. Così che poi questo Michele/Gesù, per rendersi visibile, avrebbe creato delle “materializzazioni di corpi diversi” in modo da essere riconosciuto solo quando voleva. Il mangiare coi discepoli, come il farsi toccare e mettere la mano nel costato erano tutte rappresentazioni “come se...” e il “sono proprio io” una finta. Le stranezze dunque abbondano, non ultima quella di continuare a chiamare il ricreato Michele, che a rigore sarebbe da considerare perfino una copia di quello che a suo tempo “sparì dal Reame dei cieli”, con il nome di Gesù.
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27)- Domenica 2 di Pasqua [3 Aprile 2005]

Prima Lettura: At 2, 42-47
“42 E continuavano a dedicarsi [erano assidui – CEI] (gr. proskarterountes, persevering] all’insegnamento degli apostoli e a partecipare [l’uno con l’altro], a prendere i pasti [nella frazione del pane – CEI] (gr. tè klàsei tou artou) e alle preghiere. ....46 E di giorno in giorno erano con costanza assidui nel tempio, di comune accordo, e prendevano i loro pasti nelle case private e partecipavano al cibo [e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti – CEI] (klontès te kat’oìkon àrton, metelàmbanon trofès) con grande allegrezza e sincerità di cuore...”

Dal momento che la Chiesa Cattolica ha interpretato quel gesto di Gesù nell’ultima Cena come l’istituzione del nuovo Patto e come sacrificio conviviale nel quale ci si comunica con Dio-Gesù stesso, realmente presente nel suo Corpo e Sangue, Agnello immolato della nuova Pasqua, ricevendo il pegno della vita eterna (cf Gv 6, 53-57), è normale che la Chiesa veda nell’Eucaristia il “culmine e la fonte da cui promana tutta la sua virtù” (Conc. Vaticano II). Ed è anche normale che ritenga preziosi tutti gli accenni che la Scrittura ha conservato in merito, come questo appena letto.

Ma dal momento che nel geovismo l’Eucaristia non esiste poiché è ridotta a una “commemorazione della morte di Cristo” in cui il pane e il vino sono solo dei simboli/emblemi non consacrati (e per giunta riservati agli Unti anziché al “mangiatene tutti” comandato da Gesù “chi non mangia non avrà la vita”) è anche normale che quell’accenno allo “spezzare il pane” venga ridotto nella NM a un “prendere i pasti” (v 42) al punto da fare perfino una versione buffa di quel “prendevano i loro pasti... e partecipavano al cibo”, che è come dire che “mangiavano e mangiavano”.

Ma il senso eucaristico di quello spezzare il pane è ben garantito, come sappiamo da 1Cor 10 e non può essere ridotto a prendere un normale pasto; basta leggere la Bibbia!...: “15 Parlo come a uomini di discernimento; giudicate voi stessi ciò che dico. 16 Il calice di benedizione che noi benediciamo, non è una partecipazione al sangue del Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è una partecipazione al corpo del Cristo? 17 Poiché c’è un solo pane, noi, benché molti, siamo un solo corpo, giacché partecipiamo tutti a quel solo pane.”

Seconda Lettura: 1Pt 1, 3-9
Questa lettura, a nostro avviso, potrebbe essere utilizzata per fare un elogio (ma privato e con giuramento di non strumentalizzarlo!) alla fede dei TG. A loro viene davvero inculcato che la fede vale molto più dell’oro e non va tradita di fronte alle occasioni di darle schietta e orgogliosa testimonianza come succede a troppi nostri cresimati. Et de hoc satis...

Vangelo: ciclo A-B-C Gv 20, 19-31
Il testo è ricco di rilievi. Lo scorriamo costellandolo delle nostre osservazioni.

20 "E dopo aver detto questo mostrò loro le mani e il fianco. Quindi i discepoli si rallegrarono vedendo il Signore."
Quindi era lui, il Signore, con tanto di mani e fianco forati! Perché il CD dice che non è vero? Perché la ritiene una “materializzazione” di un corpo simile all’originale? Sappiamo che dipende dall’interpretare quel “essendo messo a morte nella carne, ma essendo reso vivente nello spirito.” (1Pt, 3, 18) nel senso che Geova, al posto di Gesù, avrebbe risuscitato l’Arcangelo Michele con il suo relativo “corpo spirituale” angelico invisibile e impalpabile. Così che Michele, volendo mimare Gesù, ricorreva a “materializzazioni” ingannando i discepoli anziché dichiarando loro, insieme al buon Russell, che “l’uomo Gesù è morto, morto per sempre” e il suo corpo “o fu nascosto da qualche parte a ricordo dell’amore divino o si dissolse tra i gas della terra”.

Oltre alla deformazione interpretativa, si potrebbe obiettare al proclamatore perché mai il CD segue un criterio eretico (di scelta escludente e non armonizzante) nella sua interpretazione delle Scritture? Perché in questo caso predilige il versetto di 1Pt e gli assegna un valore preponderante su questo di Giovanni al punto da soffocarlo? E se facessimo il contrario? Se interpretassimo Giovanni come un attestato biblico della reale risurrezione del fisico umano di Gesù morto e gli assegnassimo valore preponderante su quello di Pietro?... Noi della cristianità lo abbiamo fatto, e il risultato è che si salvano capra e cavoli, senza mortificare nessuno dei due testimoni biblici; infatti accogliamo che Gesù sia risorto proprio con il suo precedente corpo mortale, e quel “reso vivente nello spirito” lo interpretiamo come una trasformazione gloriosa operata dallo Spirito Santo del corpo umano di Gesù, che non è semplicemente un ritornare in vita ma un rimodellare (si legga Fil 3,21), un sopravestire di incorruzione e di immortalità, il nostro povero corpo mortale (si legga 1Cor 50, 51-54), così che la morte non ha più potere su di esso (Rm 6, 9).

“21 Gesù, perciò, disse loro di nuovo: “Abbiate pace. Come il Padre ha mandato me, così anch’io mando voi”. 22 E dopo aver detto questo soffiò su di loro e disse loro: “Ricevete spirito santo. 23 A chiunque perdonerete i peccati, resteranno perdonati; a chiunque li riterrete, resteranno ritenuti”.
Ma allora è vero che Gesù ha conferito quel potere che i sacerdoti della Chiesa Cattolica e Ortodossa esercitano nel ministero della riconciliazione! Che poi sarà ovviamente da capirsi come una delega puramente ministeriale, poiché solo Dio può perdonare le offese fatte a Lui e perciò “se qualcuno battezza è cristo che battezza” e se qualcuno assolve sarà il Cristo che assolve. Ma insomma è un atto che viene posto in terra e quindi ratificato dal cielo e non come pretende il CD che lo capisce come una dichiarazione di ciò che sarebbe già avvenuto in cielo grazie al solo pentimento interno (cf il verbo al futuro anteriore di “Io ti darò le chiavi del regno dei cieli, e qualunque cosa legherai sulla terra sarà stata legata nei cieli, e qualunque cosa scioglierai sulla terra sarà stata sciolta nei cieli” (Mt 16,19).

“24 Ma Tommaso, uno dei dodici, che era chiamato Il Gemello, non era con loro quando venne Gesù. 25 Quindi gli altri discepoli gli dicevano: “Abbiamo visto il Signore!” Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, certamente non crederò”.
“Dei chiodi nelle sue mani”? Allora non è vero che Gesù fu appeso ad un palo verticale con un solo chiodo che trapassava entrambe le mani, come lo si vede raffigurato nelle illustrazioni geoviste.

“28 Rispondendo, Tommaso gli disse: “Mio Signore e mio Dio!”
E a noi è bastato chiedere il perché di quella “D” maiuscola stampata nella NM da chi dice di usare la “d” minuscola per Gesù e solo la maiuscola per Geova, per mandare in bestia un anziano che non ha saputo spiegarne il perché. O meglio, sapeva benissimo che era stata una svista (infatti la NM, in Gv 1,1, parlando del Verbo, dice che “era un dio”) ma non poteva ammetterlo senza mettere in dubbio la richiesta di estrema e totale e assoluta fiducia nella affidabilità della WT da parte dei fedeli TG che erano presenti. Ha preferito urlare e alzarsi indignato protestando che lì si voleva fare dibattito e non conoscere la Bibbia... Il grave in quella versione della NM consisteva sia nella “D” maiuscola, sia nello “gli disse”, che vuol dire a lui, a Gesù. Sì Tommaso apostrofò Gesù come SUO SIGNORE E SUO DIO, con tanto di “D” maiuscola secondo la NM.

30 "In realtà, Gesù compì davanti ai discepoli anche molti altri segni, che non sono scritti in questo rotolo. 31 Ma questi sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate la vita per mezzo del suo nome."
Questo versetto viene usato da qualche proclamatore come smentita dell’errore appena accennato. Egli potrebbe dire: “Ma guarda, basta continuare a leggere la Bibbia nel contesto per capire che i versetti precedenti non dimostrano che Gesù sia Dio. Infatti la Bibbia spiega che sono stati scritti perché si creda che sia il Figlio di Dio”. Ma il problema non è risolto. Resta il fatto che Tommaso, ispirato poiché in precedenza era diventato miscredente e ora aveva riacquistato la vera fede, quella che tutti gli altri Apostoli avevano e anche noi dovremmo avere, non ha esclamato “o Figlio del mio Signore e del mio Dio!”
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est modus in rebus
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