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I "defunti" secondo il geovismo e il cattolicismo

Ultimo Aggiornamento: 08/01/2005 18:38
25/12/2004 17:51
 
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“Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio.” Matteo 22:29

Alcuni della setta dei sadducei vogliono cogliere in fallo Gesù Cristo proponendogli un quesito sulla risurrezione. Prima di rispondere alla loro domanda, Gesù li rimprovera duramente con queste parole:

“Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio.”

Quanti non conoscono le Scritture e, di conseguenza, la potenza di Dio!

Tu, Polymetis, scrivi:
>>> “Che la nefesh dell’Antico Testamento sia mortale o ridotta ad ombra nello sheol siamo d’accordo, ma quello che non hai ancora compreso è che stiamo parlando della psychè del NT. (C’è chi sostiene che ci sia differenza, chi invece no, quindi è perfettamente inutile darsi agli ipse dixit, è meglio rifarci ai testi originali)”

Anche tu erri perché, non conosci le Scritture?
Secondo te la Parola rivelata avrebbe insegnato una volta una cosa e più tardi tutto l’opposto?
Se la “nefesh” è mortale lo è di conseguenza anche la “psichè”. Un concetto non muta radicalmente il suo significato semplicemente traducendo una parola da una lingua ad un’altra.
La “psichè” non diventa immortale in virtù degli insegnamenti di Cristo e degli apostoli, ma solo “grazie” all’opera discutibile dei “padri” della chiesa.


Nel testo di Mt 22:29 Cristo oppone all’incredulità dei sadducei la RISURREZIONE!
Al tempo in cui Cristo visse come uomo, il Nuovo Testamento era ancora da scrivere. Cristo era ebreo e ragionava da ebreo. Già ti citai un versetto che i tradizionalisti chiamano in causa per “provare” che l’anima è immortale (Mt 10:28) e ti feci osservare come un noto quanto autorevole biblista cattolico che quel testo, al contrario, dice che l’anima può essere “uccisa” (vedi il mio post n° 59).
La stessa voce dice a proposito di un altro testo (Matteo 16:25-27:
“Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà. 26 Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua? 27 Perché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo l'opera sua.) [si noti come, ancora una volta si parla di “retribuzione” in relazione alla fine dei tempi]:

“Le traduzioni sono inclini a variare la resa della parola greca “psichè”, adottando per le prime due ricorrenze il termine “vita” e per le altre due la traduzione “anima”. (…) Questa resa, in verità, cerca di andare al di là dei termini per scovarne il significato sotteso. Infatti, la “psichè” che è messa in causa e che può andare in rovina e perdersi non è certo quella che il mondo greco definiva con questo termine, ossia l’anima spirituale e immortale. Per Gesù, come per l’uomo della Bibbia in generale, è la realtà della persona nella sua esistenza che può comprendere la debolezza e il peccato, ma anche il legame intimo con Dio …” (G. Ravasi, op. cit. p.99).

“Come ha scritto il citato Eduard Schweizer, collaboratore del “Grande lessico del Nuovo Testamento”, per questo detto evangelico, “la psychè non è l’anima imortale: altrimenti non potremmo essere invitati a odiarla. Psychè resta la vita che è data all’uomo, ma che riceve il suo carattere morale ed eterno … “ (…) “Siamo, dunque, ben lontani dalla psychè, l’anima metafisicamente immortale concepita da quella filosofia greca che pure costituirà l’altra sorgente a cui ha attinto la storia occidentale dell’anima” (ib. p.100).

E’ ancora il grande biblista Ravasi che commentando 2 Cor. 5:1-8 sfata la comune, quanto errata, interpretazione secondo la quale anche questo testo corroberebbe l’idea dell’immortalità dell’anima (ib. p.103). “ (Paolo) userà la lingua greca con una straordinaria originalità, forgiandone spesso il vocabolario in modo libero e creativo, secondo accezioni che erano adatte al suo discorso, allontanandosi così dal pensiero greco (…) Egli si è scarsamente interessato alla questione della psychè, un termine secondario nel suo epistolario” (ib p.101).

>>> “Bello, siamo risorti ma non del tutto! Una resurrezione parziale! Dimmi questa perla è di Culmann o è una tua interpretazione del suo testo? O si è vivi o si è morti, non c’è una resurrezione parziale, violerebbe il principio di non contraddizione.”

Polymetis, questa è, per caso, la prova che anche tu erri, perché non conosci le Scritture?
Primo, io non ho mai parlato di una “risurrezione parziale”. Che cosa stai cercando di attribuirmi e perché?
Secondo, Paolo dà per certo e come se fossero già avvenute cose che appartengono al futuro. Leggi qua:
Efesini 2:6: "e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù,"Ancora un testo che parla di RISURREZIONE! Paolo sta qui dicendo che i salvati, virtualmente, sono già risuscitati e siedono con Cristo in cielo. Perché Paolo può parlare in questo modo? Può farlo perché:
“…la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.” (Ebrei 11:1)

Ridi pure a causa di ciò che scrissi: “Va vista alla luce del discorso precedente che Cullmann fa in relazione alla risurrezione di Cristo: Cristo è risorto, quindi lo siamo anche noi che crediamo in lui, ma non pienamente perché “ciò avverrà alla fine dei tempi”. Ciò dimostra soltanto che conosci bene gli scritti di Platone, non quelli dell’apostolo Paolo.

>>> Tu scrivi: “Peccato che Cullmann non sia cattolico quindi di cosa sia eretico per la Chiesa può infischiarsene. Del resto è un eretico per chiunque e non è ortodosso per nessuno. “

R. Ti sbagli, Cullmann FORSE è “eretico” per quelli come te. Per moltissimi è un biblista più che ortodosso e anche uno studioso onesto e coerente.

>>> Tu scrivi: “Ti potrei rispondere che per resurrezione si intende una trasfigurazione, un essere “deificati” in Cristo subito dopo la morte, ossia passare dalla condizione di psychè umana a una comunione col divino. (Ovviamente io non credo che le cose stiano esattamente così, volevo solo mostrarti che anche prendendo letteralmente le affermazioni di Cullmann non ci sarebbe contraddizione perché una resurrezione non implica che prima ci sia stata una morte). Inoltre Culmann potrebbe anche sostenere che l’anima muore, risorge prima di ricongiungersi col corpo, e risorge nuovamente insieme al corpo alla fine dei tempi in una nuova trasfigurazione operata all’unisono. (Lo ripeto, non è la mia idea, voglio solo mostrare che non possiamo sapere che cosa passasse per la mente di Cullmann quindi poteva sostenere anche questo, senza bisogno di vedere una contraddizione nelle sue parole qualora vengano prese letteralmente) “

R. Chi ha capito questa frase batta un colpo! Per me questa è la dimostrazione lampante del filosofo confuso che semina confusione anche nelle menti della gente.

Saluti, Agabo.

[Modificato da Agabo 25/12/2004 17.58]

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