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I "defunti" secondo il geovismo e il cattolicismo

Ultimo Aggiornamento: 08/01/2005 18:38
24/12/2004 11:54
 
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“Occorre precisare che per i biblisti l’ ANIMA è la “NEFESH” (Ebr.) o la “PSYCHE” (Gr.); nell’accezione antropologica essa designa, l’uomo, la persona, l’essere umano. In quanto tale la “nefesh/psiche” è mortale”.”

Che la nefesh dell’Antico Testamento sia mortale o ridotta ad ombra nello sheol siamo d’accordo, ma quello che non hai ancora compreso è che stiamo parlando della psychè del NT. (C’è chi sostiene che ci sia differenza, chi invece no, quindi è perfettamente inutile darsi agli ipse dixit, è meglio rifarci ai testi originali)


“Va vista alla luce del discorso precedente che Cullmann fa in relazione alla risurrezione di Cristo: Cristo è risorto, quindi lo siamo anche noi che crediamo in lui, ma non pienamente perché “ciò avverrà alla fine dei tempi” (p.17).”

Bello, siamo risorti ma non del tutto! Una resurrezione parziale! Dimmi questa perla è di Culmann o è una tua interpretazione del suo testo? O si è vivi o si è morti, non c’è una resurrezione parziale, violerebbe il principio di non contraddizione.

“D’altra parte, se tu vuoi intendere l’espressione di Cullmann “la resurrezione dell’anima che è già avvenuta” ALLA LETTERA, in tal caso diventa un non-senso letterario e anche un’eresia per la teologia cattolica”

Peccato che Cullmann non sia cattolico quindi di cosa sia eretico per la Chiesa può infischiarsene. Del resto è un eretico per chiunque e non è ortodosso per nessuno.

“L’ANIMA NON RISORGE perché questo significherebbe che essa muore!”

Ti potrei rispondere che per resurrezione si intende una trasfigurazione, un essere “deificati” in Cristo subito dopo la morte, ossia passare dalla condizione di psychè umana a una comunione col divino. (Ovviamente io non credo che le cose stiano esattamente così, volevo solo mostrarti che anche prendendo letteralmente le affermazioni di Cullmann non ci sarebbe contraddizione perché una resurrezione non implica che prima ci sia stata una morte). Inoltre Culmann potrebbe anche sostenere che l’anima muore, risorge prima di ricongiungersi col corpo, e risorge nuovamente insieme al corpo alla fine dei tempi in una nuova trasfigurazione operata all’unisono. (Lo ripeto, non è la mia idea, voglio solo mostrare che non possiamo sapere che cosa passasse per la mente di Cullmann quindi poteva sostenere anche questo, senza bisogno di vedere una contraddizione nelle sue parole qualora vengano prese letteralmente)

“A prima vista, secondo le Sacre Scritture bibliche sembra vigere un raro ecumenismo di consensi riguardo all’idea dell’anima. Gli esegeti ripetono sostanzialmente gli stessi asserti, segno non di un’inerzia investigativa ma di una concordia di risultati raggiunti. Se volessimo rimandare, nell’immensa bibliografia, a un modello, citeremmo il trittico di volumi che il francese Daniel Lys ha dedicato a ciascuno dei tre vocaboli capitali dell’antropologia testamentaria: “nefesh”, tradotto con “anima” secondo una prassi diffusa; “ruah”, lo spirito, il soffio vitale, il respiro degli esseri viventi; “basar”, la carne, ossia l’aspetto fragile, caduco, materiale dell’essere umano.
Attorno a questa trilogia lessicale si registra una convergenza di definizioni e interpretazioni (…) Ebbene, gli esiti a cui approdano sono analoghi e vengono siglati con una locuzione divenuta ormai comune anche nei testi divulgativi: la Bibbia presenta una “unità psicofisica” della persona umana e rigetta ogni netta distinzione dualistica tra anima e corpo che, come vedremo, la tradizione greca ,… propugna.” (“Breve storia dell’anima” – G. Ravasi- Mondatori, ppp.72-73).
“… Senza “nefesh” un individuo muore, ma senza “ruah” una nefesh non è più un’autentica nefesh” (Così il citato Edmund Jacob). Detto in altri termini, la “ruah è un principio vitale, un’indispensabile energia vitale che sostiene la “nefesh”.” (ibidem, p.75, 76).
“Sempre più si fa strada l’idea che “nefesh” sia l’equivalente di “persona”, “individuo” …” (ib. P.78).”

Queste citazioni di Ravasi sono condivisibili e giuste, come ti stiamo ripetendo da quarant’anni. Se non fosse ancora chiaro non è in discussione l’antropologia vetero-testamentaria ma l’antropologia al tempo di Gesù, dove la maggior parte degli ebrei (ad esempio farisei ed esseni), credevano all’immortalità dell’anima. Ravasi rigetta il dualismo, come fa ogni cattolico, ma non l’immortalità dell’anima.

P.S. Ovviamente le disquisizione su Platone le attendo ancora

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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
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