giainuso, 05/09/2007 21.50:
Probabilmete quello che l'"uomo comune" non riesce a digerire non è il concetto di libero arbitrio in relazione alla presenza del male nella storia dell'uomo.Si tratta paradossalmente come hai scritto di una forma di rispetto senza la quale l'uomo non si potrebbe definire uomo.
Il problema invece è legato all'idea di "proporzionalità" tra errore e pena.Nè chiarire il concetto di "sofferenza" potrebbe aiuitare a comprendere il vostro punto di vista quanto chiarire l'idea di "eternità" della sofferenza.
Ciao
Bruno
Sono d'accordo. Le Scritture parlano di
"punizione" e di
"distruzione". Il concetto, tutto umano delle pene
"proporzionate ai delitti commessi" potrebbe, e solo fino ad un certo punto, essere compatibili in questa vita. Nell'
aldilà no, perché mai? Perché né la
"separazione da Dio", né le sofferenze (comunque vengano intese) potrebbero avere (al contrario di quello che si asserisce a riguardo della giustizia umana e mai veramente attuate e riuscite con successo) uno scopo, come dire
"redentivo" o
"educativo": i salvati non avrebbero bisogno di alcunché di deterrente per continuare a seguire la loro vocazione d'amore e i
"dannati" non potrebbero sperare in un futuro (eterno!) diverso da quello che subirebbero.
Vi sarebbe soltanto una
"macchia nera" nell'universo, fatta di marciume e sofferenza incomprensibile che, lungi dal testimoniare dell'amore di Dio e della perfezione del creato (
"... e Dio vide che TUTTO era molto buono" -Genesi c.1), testimonierebbe del "rancore" ingiusto e infinito di un dio che rende una pena anche ai
"beati" (anche questa eterna), quella della visione di un posto del genere.
Agabo
[Modificato da Agabo 06/09/2007 09:25]
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