Re: Solo un accenno en passant. Ho orecchiato e dico la mia
Scritto da: berescitte 14/03/2006 10.47
La Chiesa, di fronte alle verità rivelate, pur conscia dell'assistenza dello Spirito santo, si è trovata di fronte al problema di renderle con un linguaggio intelligibile e non contraddittorio.
Pensando ad esempio al fenomeno della riconciliazione ha pensato logicamente (e perciò filosofica-mente perché logicizzare è filosofare anche se chi è stato educato nel geovismo non lo sa) che deve essere per forza l'Offeso a perdonare l'offensore e non un altro, ed è verso l'Offeso che il pentito deve manifestare il proprio rammarico e la richiesta di perdono.
Ma come conciliare questa esigenza ineludibile con il fatto della delega?
Inquadrare il peccato come mera trasgressione giuridica? così che la delega abbia la stessa valenza, puramente giuridico-esteriore?. Io decido e firmo per il condomino che mi ha delegato? E dove andrebbe a finire il rapporto interpersonale paterno/filiale e affettivo tra Dio e la sua creatura? Questa è una valenza vitale non delegabile. Le persone in questo tipo di rapporti non possono essere sostituite da portavoce o da loro immagini.
Ecco perciò che la Chiesa ha capito la remissione dei peccati, operata dal sacerdote in nome di Dio, come una mera strumentalità in cui l'agente reale è Cristo/Dio in persona a rapportarsi con il penitente. E ciò vale per tutte le azioni sacramentali che la Chiesa ha compreso come prolungamento dei gesti salvifici di Cristo. Così che S. Agostino ha coniato l'assioma che "Se alcuno battezza è Cristo che battezza".
E se il sacerdote,- il quale a sua volta non ha altro che l'esercizio dello stesso sacerdozio di Cristo a lui partecipato e non un altro sacerdozio che si aggiunga a quello unico e sufficiente - se il sacerdote pronuncia le parole assolutorie, battezzanti e consacratorie in prima persona, la Chiesa spiega che egli agisce in persona Christi, vale a dire che si deve credere che Cristo in persona si appropria delle parole e gesti che il sacerdote fa.
Guarda che quello che dici avvalora la mia tesi... cioè quando Cristo perdonava i peccati non era lui a farlo ma il padre che lo aveva mandato (l'offeso) e a cui aveva dato o delegato questa autorità, questo non lo dico io ma le scritture che ti ho riportato
ciao Mario
"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)