00 05/08/2009 17:54
Un quesito al quale da tempo non trovo risposta
Cari foristi, sappiamo tutti che moltissime se non tutte le religioni prevedono premi o castighi dopo la morte, queste storie girano da millenni e pure nei vangeli Cristo indicò chiaramente che ci sarebbe stata una divisione fra "pecore e capri" per il premio o la punizione eterna, a parte le differenze che ci sono fra le varie denominazioni cristiane e pseudocristiane, mi viene in mente una domanda:

Ma è giusto condannare una persona che non è al corrente della punizione?

Mi spiego meglio, in giurisprudenza esiste il concetto della "certezza della pena" in quanto determinati comportamenti vengono definiti "reati" nel "codice penale" e vengono previste pure le pene per i reati.
Nella vita di tutti i giorni siamo perfettamente al corrente che, ad esempio, chi ruba viene perseguito dalla Legge e che potrà essere sottoposto a determinate pene previste dal codice penale, noi sappiamo benissimo che lo Stato esiste, che ha una classe dirigente che legifera, una che esegue ed una che giudica (i 3 poteri), vediamo tutti i giorni i notiziari che ci parlano della politica e siamo a conoscenza di chi ci governa ed in tutti gli stati esistiti nel mondo è sempre stato così, inoltre vediamo per le strade le forze di polizia che ci rammentano la presenza dello Stato, quelle che Paolo definì "autorità superiori" e come disse Paolo stesso "portano la spada" cioè sono armate.
Dunque se mi metto a rubare sono inescusabile, so benissimo che se vengo catturato finirò in galera! Questo significa "certezza della pena" cioè so che se mi metto a rubare sarò perseguibile dalla Legge.

Ma si può dire la stessa cosa "certezza della pena", riguardo la giustizia divina?
Non esiste un concetto universalmente accettato di giustizia divina, moltissimi uomini ignorano completamente i vangeli ed inoltre non siamo a conoscenza con CERTEZZA che certi comportamenti costituiscono "peccato" e siano perciò passibili di punizione eterna, dicono che abbiamo la coscienza, ma sappiamo benissimo che la percezione del "peccato" varia di cultura in cultura, basta l'esempio che in determinate culture sposare bambine è nella norma, mentre per noi è un reato mostruoso.
Come può una persona accettare la punizione eterna come pena, se quando era in vita non sapeva che certe sue abitudini erano "peccato" e neppure che esisteva l'inferno!
Faccio un'esempio, ho letto storie di veggenti cattolici e da molte viene l'insegnamento che chi non fa una "buona confessione" rimane nel peccato mortale, addirittura ho letto esperienze di poveri disgraziati che solo per non aver avuto il coraggio di citare in confessione un determinato peccato, dopo una vita di castità e rinunce, è finita addirittura all'inferno!!!
Francamente questa non mi sembra giustizia, e poi come la mettiamo con chi cattolico non è e perciò non si confessa mai, andranno tutti all'inferno? Ed ecco trovato il nuovo geovismo, solo chi si confessa bene si salva, cioè i cattolici e per gli altri son cavoli loro!
Scusatemi ma da Dio mi aspetterei una giustizia superiore e da Chi sarebbe morto per me, mi aspetterei maggior misericordia, e non che si attacchi ad un cavillo per condannarmi!

Voi cosa ne pensate? Se ne può discutere? [SM=g1543902]
Se la sapienza di questo mondo è stoltezza presso Dio, l'ignoranza lo è ancora di più!