00 18/07/2009 13:19
Una delle dottrine peculiari dei Testimoni di Geova è quella di credere che esistano due speranze di vita differenti per i cristiani: la speranza celeste per i 144000 e quella terrena per il resto dei cristiani. A sostengo di ciò spesso riportano come cavallo di battaglia la scrittura di Matteo 5:5

"Beati i mansueti, perché erediteranno la terra."

A leggere così parrebbe che Gesù abbia indicato un secondo tipo di speranza all'uditorio presente al suo sermone del monte, ma è realmente così? Oppure si tratta di una semplicioneria dovuta al non leggere questo passo secondo le concezioni mentali israelitiche?

Innanzi tutto chiediamoci: cosa intendevano gli israelisti per "terra"? Intendevano il terzo pianeta abitato del sistema solare forse?

Sappiamo che quando gli Ebrei vennero liberati dalla prigionia in terra d'Egitto, tramite Mosè, Dio promise di condurre il popolo nella 'terra dove scorre miele e latte', altrove qeusta 'terra' viene indicata come 'terra promessa' giacchè designata dal Signore come promessa a Israele in qualità di Suo Popolo Eletto.

La 'terra promessa' era il paese di Canaan, che venne dato agli Israeliti quando, dietro la guida del condottiero Giosuè, ne occuparono le zone e i territori. Le parole di 'terra' o 'terra promessa' divennero quindi sinonimo di posto o luogo nel quale Dio avrebbe benedetto la Sua Gente.

Passiamo a Gesù e al Suo Vangelo. Gesù era ebreo. E' chiaro quindi che usasse sensi e parole connotate dalla sua cultura ebraica di provenienza. Qual era la promessa che Gesù stava facendo ai suoi ascoltatori durante il Sermone del Monte? Quella di 'ereditare il regno dei cieli'. Lo si può leggere in tutto il contesto del capitolo 5 di Matteo. Ecco che perciò la 'terra' che Cristo promette ai miti, nel verso 4, altro non è che ancora 'il Rengo dei Cieli', ossia la 'terra promessa' di cui Gesù stava parlando nel suo discorso.

Che la 'terra' indicata nel verso 5 di Matteo 5 sia chiaramente 'il regno dei cieli' ciò è dimostrato, dicevo, dall'analisi del contesto del capitolo. Inseriamo il verso 5 nel suo contesto:

"1 Gesù, vedendo le folle, salì sul monte e si mise a sedere. I suoi discepoli si accostarono a lui, 2 ed egli, aperta la bocca, insegnava loro dicendo:
3 «Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli.
4 Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati.
5 Beati i mansueti, perché erediteranno la terra.
6 Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati.
7 Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta.
8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
9 Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
10 Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.
11 Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. 12 Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi."

(Matteo 5:1-11)

Che certamente il termine 'terra' veniva considerato dagli israeliti coms sinonimo di 'posto' o di 'luogo' benedetto è proprio questo sermone del monte di Cristo, dove viene indicato che la 'terra' e il 'regno dei cieli' sono la stessa cosa (infatti 'il regno dei cieli' è la terra promessa da Cristo).

Facciamo un ragionamento logico. Dal verso 5 leggiamo che i mansueti erediteranno la terra; dagli altri verso invece leggiamo che i perseguitati (verso 10 e 11), gli adoperatori per la pace (verso 9) e i puri di cuore (verso 8) come promessa hanno il 'regno dei cieli'. E allora le cose sono due: o tutti i perseguitati, adoperatori di pace e puri di cuore non possono essere mansueti oppure la 'terra' promessa ai mansueti deve per forza essere 'il regno dei cieli'. Infatti se una persona è allo stesso tempo mansueta e perseguitata cosa succede? Metà di essa se ne va in cielo e l'altra metà se me sta sulla terra?
Se una persona è pura di cuore e allo stesso tempo mansueta, cosa succede? Il suo corpo viene diviso in due e metà di essa se ne resta sulla terra mentre l'altra metà se ne va in cielo?

E' ovvio che non può essere così. Onde per cui è logico, e anche coerente con l'uso che la parola 'terra' aveva raggiunto nella cultura ebraica in qualità di metafora, che la 'terra' di cui parla Gesù in Matteo 5:5 altro non è che un altro modo per indicare 'il regno dei cieli'.

Se partiamo da questo assunto, allora comprendiamo anche le vecchie profezie bibliche relative ai salmi 'i giusti stessi possederanno la terra' e altre di simile livello, dove sempre si parla di 'terra' sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento, e comprendiamo che la promessa, quella definitiva, che è stata fatta all'Israele Spirituale (la Chiesa di Cristo) assumono altri significati, e che non è che esistano diverse speranze ma solo una, la più eccelsa in assoluito, quella di andare nel reame celeste a godere della luce di Dio per tutta l'eternità, che era proprio la cosa che gli apostoli desideravano di poter fare il prima possibile.


[Modificato da Bicchiere mezzo pieno 18/07/2009 14:17]
La verità non è qualcosa di statico ma è basata su una conoscenza progressiva, in grado di mettere in discussione anche i precedenti concetti raggiunti usando il modello del metodo scientifico