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Significato di Genesi 3,16

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    Vecchia Marziana
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    00 16/02/2009 08:52
    E' una interpretazione valida?
    Gn 3,16
    16 Alla donna disse: "Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà".

    Ieri nella trasmissione televisiva "chetempochefa" mi ha interessato quanto lo scrittore
    Erri De Luca, che ha tradotto anche alcuni libri dell’Antico Testamento dall’ebraico antico ha detto circa la traduzione della parola ebraica che è stata resa con "dolore".
    Egli afferme che questa parola esiste 6 volte nella Bibbia e che 5 volte su 6 è stata tradotta come "fatica-affanno" e solo nel caso di Genesi 3,16 con "dolore".
    Lo scrittore, invece, afferma che questa traduzione stravolge il senso di quanto Dio afferma.
    Non è cioè una maledizione, ma la constatazione che, avendo l'essere umano disatteso il suo compito, si è distaccato dalle specie biologiche create e, quindi, non avrà più la possibilità di partorire con la stessa loro facilità.
    E' condivisa da altri studiosi questa teoria?
    Gabriella Prosperi
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    mlp-plp
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    00 16/02/2009 10:12
    Re: E' una interpretazione valida?
    Vecchia Marziana, 16/02/2009 8.52:

    Gn 3,16
    16 Alla donna disse: "Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà".
    pensa:
    la generazione di nuovi figli, destinata ad aumentare la felicità tra gli uomini, avviene tra i dolori del parto!
    L'amore umano, così bello in sè,è diventato strumento di dominazione!


    Ieri nella trasmissione televisiva "chetempochefa" mi ha interessato quanto lo scrittore
    Erri De Luca, che ha tradotto anche alcuni libri dell’Antico Testamento dall’ebraico antico ha detto circa la traduzione della parola ebraica che è stata resa con "dolore".
    Egli afferme che questa parola esiste 6 volte nella Bibbia e che 5 volte su 6 è stata tradotta come "fatica-affanno" e solo nel caso di Genesi 3,16 con "dolore".
    Lo scrittore, invece, afferma che questa traduzione stravolge il senso di quanto Dio afferma.
    penso:
    Che questo sig. Erri De Luca, sappia poco o niente di cosa L'AUTORE
    di Genesi intendesse dire e trasmettere con questo messaggio, e ha chi fosse diretto!



    Non è cioè una maledizione, ma la constatazione che, avendo l'essere umano disatteso il suo compito, si è distaccato dalle specie biologiche create e, quindi, non avrà più la possibilità di partorire con la stessa loro facilità.
    E' condivisa da altri studiosi questa teoria?
    Gabriella Prosperi






    una strettina di [SM=x570864] dal...



    Pierino








    [Modificato da mlp-plp 16/02/2009 10:13]
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    Trianello
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    00 16/02/2009 23:29
    Per comprendere questo passo è importante metterlo in parallelo con Ap 12,2, che parla del dolore della madre del Salvatore nel metterlo al mondo (che è, al contempo, il dolore che la Chiesa affronta per portare la luce di Cristo nel mondo e seguire le sue orme). Il peccato ha spezzato l'armonia tra Creatore e creatura e, pertanto, tra creatura e creato, che è l'opera di Dio, la quale, dopo il peccato, geme delle doglie del parto, come ci ricorda Paolo (Rm 8,22). Anche Gesù ricorse all'analogia dei dolori del parto per riferirsi alla via attraverso cui ci ha conquistato la Salvezza (Gv 16,21), via che noi dobbiamo intraprendere, facendoci seguaci di Cristo e caricandoci la nostra croce sulle spalle.
    Ecco perché la traduzione adottata dalla CEI è particolarmente adatta al contesto. Fermo restando, ovviamente, che il concetto di "maledizione", quando si parla di Dio, va sempre preso in senso metaforico.
    [Modificato da Trianello 16/02/2009 23:34]

    -------------------------------------------

    Deus non deserit si non deseratur
    Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

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    (Mario70)
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    00 17/02/2009 09:44
    Re: E' una interpretazione valida?
    Vecchia Marziana, 16/02/2009 8.52:

    Gn 3,16
    16 Alla donna disse: "Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà".

    Ieri nella trasmissione televisiva "chetempochefa" mi ha interessato quanto lo scrittore
    Erri De Luca, che ha tradotto anche alcuni libri dell’Antico Testamento dall’ebraico antico ha detto circa la traduzione della parola ebraica che è stata resa con "dolore".
    Egli afferme che questa parola esiste 6 volte nella Bibbia e che 5 volte su 6 è stata tradotta come "fatica-affanno" e solo nel caso di Genesi 3,16 con "dolore".
    Lo scrittore, invece, afferma che questa traduzione stravolge il senso di quanto Dio afferma.
    Non è cioè una maledizione, ma la constatazione che, avendo l'essere umano disatteso il suo compito, si è distaccato dalle specie biologiche create e, quindi, non avrà più la possibilità di partorire con la stessa loro facilità.
    E' condivisa da altri studiosi questa teoria?
    Gabriella Prosperi




    Io rigirerei la domanda ai diretti interessati (gli ebrei) senza fare speculazioni postume... secondo me come in molti casi prima è venuta la causa (i dolori che la donna ha nel parto rispetto agli animali) poi la spiegazione teologica (la donna ha peccato e questa è la conseguenza).
    ciao cara
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    Topsy
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    00 17/02/2009 16:06
    Bè, sapete...quanto ha riportato Gabriella, in realtà mi aveva fatto tornare alla mente alcune considerazioni lette tempo fa, nei commentari rabbinici alla Genesi. Al momento però non ho sotto mano i testi a cui mi riferisco. Ricordo solo come tutti gli individui senza eccezione possiedono “l’immagine di Dio” e il peccato terrestre di Adamo ed Eva (l’Umanità) non ha cambiato niente a questo dato di fatto. Se ci fu rottura, ci fu con la natura, non con Dio.
    Dio non "maledice" nè Adamo ne Eva, ma il suolo.
    L'umanità da quel momento dovrà riconquistarsi giorno per giorno il ritorno al Gan Eden mediante una continua scelta tra il bene e il male. La fatica del lavoro a cui viene condannato Adamo è un castigo (non una maledizione) che se compiuto con dedizione, amore(l'amore per la terra di cui egli è custode) e il sudore della fronte, diviene un atto di collaborazione tra Dio e l'uomo, e si tramuta in premio. "Idem" per la punizione riservata alla donna.



    Infine ho trovato interessante anche quanto riportato da Trianello, quando scriveva dell'Apocalisse che: " parla del dolore della madre del Salvatore nel metterlo al mondo (che è, al contempo, il dolore che la Chiesa affronta per portare la luce di Cristo nel mondo e seguire le sue orme)".

    In seno all'escatologia ebraica alcune correnti messianiche insegnano riguardo alla venuta del Messia, che ci siano stati indicati alcuni segni grazie ai quali si potrebbe essere in grado di riconoscere il suo avvicinarsi. I commentatori li chiamano "le doglie del Messia", poichè sarà un tempo di una tale sofferenza da far pensare che Dio stesso stia dormendo o sia assente. Queste doglie tuttavia saranno sopportabili solo se viste alla luce della gioia che le seguirà.

    Quando vedi una generazione soprafatta dai problemi come da un fiume in piena, spera in lui..."Talmud Sanhedrin 98a.
    "Quando vedrai le nazioni farsi guerra l'una contro l'altra, attendi la venuta del Mashìach" Bereshìt Rabbà 42:4.

    [Modificato da Topsy 17/02/2009 16:08]
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    Vecchia Marziana
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    00 17/02/2009 16:15
    Grazie a chi ha risposto alla mia curiosità.
    Ciò che mi ha colpito è che mentre io avevo sempre inteso le parole di Dio come una condanna, in realtà, secondo queste interpretazioni ( di De Luca e di Topsy) si rivelano come una constatazione, senza manifestazione di collera, ma con lo stesso tono con cui un genitore spiega al figlio le conseguenze del suo errore.
    La mia prospettiva è cambiata, in meglio direi.
    Gabriella Prosperi