Bè, sapete...quanto ha riportato Gabriella, in realtà mi aveva fatto tornare alla mente alcune considerazioni lette tempo fa, nei commentari rabbinici alla Genesi. Al momento però non ho sotto mano i testi a cui mi riferisco. Ricordo solo come tutti gli individui senza eccezione possiedono “l’immagine di Dio” e il peccato terrestre di Adamo ed Eva (l’Umanità) non ha cambiato niente a questo dato di fatto. Se ci fu rottura, ci fu con la natura, non con Dio.
Dio non "maledice" nè Adamo ne Eva, ma il suolo.
L'umanità da quel momento dovrà riconquistarsi giorno per giorno il ritorno al Gan Eden mediante una continua scelta tra il bene e il male. La fatica del lavoro a cui viene condannato Adamo è un castigo (non una maledizione) che se compiuto con dedizione, amore(l'amore per la terra di cui egli è custode) e il sudore della fronte, diviene un atto di collaborazione tra Dio e l'uomo, e si tramuta in premio. "Idem" per la punizione riservata alla donna.
Infine ho trovato interessante anche quanto riportato da Trianello, quando scriveva dell'Apocalisse che: " parla del dolore della madre del Salvatore nel metterlo al mondo (che è, al contempo, il dolore che la Chiesa affronta per portare la luce di Cristo nel mondo e seguire le sue orme)".
In seno all'escatologia ebraica alcune correnti messianiche insegnano riguardo alla venuta del Messia, che ci siano stati indicati alcuni segni grazie ai quali si potrebbe essere in grado di riconoscere il suo avvicinarsi. I commentatori li chiamano "
le doglie del Messia", poichè sarà un tempo di una tale sofferenza da far pensare che Dio stesso stia dormendo o sia assente. Queste doglie tuttavia saranno sopportabili solo se viste alla luce della gioia che le seguirà.
Quando vedi una generazione soprafatta dai problemi come da un fiume in piena, spera in lui..."Talmud Sanhedrin 98a.
"Quando vedrai le nazioni farsi guerra l'una contro l'altra, attendi la venuta del Mashìach" Bereshìt Rabbà 42:4.
[Modificato da Topsy 17/02/2009 16:08]