00 11/08/2008 11:38
Ciao a tutti. Sul sito www.tdgonline.net ho trovato questo articolo che analizzo solo in parte. Spero che anche altri foristi inseriscano commenti.

Colossesi 1:13-20: Adattamento?
(...)
Adattamenti : si o no ?

Può sembrare strano ma gli "adattamenti" sono qualcosa che fanno tutti i traduttori per rendere "armonico" il testo che si traduce, con il contesto.

Ma non credo proprio! Io ho tradotto una marea di versioni (greche e latine) dei più svariati autori (anche brani del Nuovo Testamento) ma non mi è mai capitato di dover fare “adattamenti” “per rendere armonico il testo che si traduce, con il contesto”. Inoltre ho letto vari classici latini e greci tradotti da illustri studiosi, quali A. Traina, Narducci, ecc..., e non ho mai riscontrato che questi autori facessero “adattamenti”;anzi le traduzioni erano fedeli al testo e chiarissime.

Non si tratta di assegnare il significato corrispondente ad una parola ma trasmettere pensieri e idee.

Eppure le traduzioni consistono nell'assegnare il significato corrispondente ad una determinata parola in un determinato contesto.

In una lingua certi termini possono essere sott’intesi o scontati visto che chi ascolta capisce chiaramente di che si parla, ma nel traslare da una lingua ad un altra si devono per forza aggiungere frasi per rendere accuratamente il senso.

Questa affermazione può essere accettata solo se si tratta di un linguaggio parlato. Infatti quando si parla oltre alle parole, bisogna considerare anche le espressioni del viso e la gestualità di una persona. Il brano in questione, invece, è un testo scritto. Inoltre aggiungo che il senso è già chiaro senza aver bisogno di aggiungere nulla.

C'è anche da dire che alcune volte nel tradurre si deve "interpretare" anche per confutare false idee che possono crearsi nel tempo e che possono basarsi su una lettura non accurata di un testo antico. Colossesi 1:13-20 è uno di questi casi.

E qui lascio a voi i commenti, soprattutto sul verbo “interpretare”...

Paolo aveva chiaro in mente di cosa stava parlando e non pensava minimamente alla Trinità visto che per lui non esisteva questa dottrina.

Ah, no? E come mai, allora, nelle sue lettere ha scritto in linea con questa dottrina? Aggiungendo i cosiddetti “adattamenti” stravolgete il senso e alterate il testo originale.

Nel brano in questione Paolo vuole indirizzare l'attenzione sul ruolo di Cristo nel proposito del Padre. I versetti 12 e 13 indicano che il soggetto che permette ai santi di partecipare alla luce e che li ha liberati è Dio Padre. E' Dio che trasferisce i santi nel Regno del Figlio del Suo amore. Il versetto 15 indica che questo avviene perché il primogenito di Dio Padre è "l'immagine del Dio invisibile il primogenito di tutta la creazione". Se è l'immagine non può essere la stessa persona. Ne riflette le qualità, l'essenza ma non si eguaglia a Dio Padre in alcun modo.

Vi propongo l'estratto di un discorso di Papa Benedetto XVI: “Egli è, infatti, l'"immagine del Dio invisibile", e questa espressione ha tutta la carica che l'"icona" ha nella cultura d'Oriente: si sottolinea non tanto la somiglianza, ma l'intimità profonda col soggetto rappresentato. Cristo ripropone in mezzo a noi in modo visibile il "Dio invisibile". In Lui vediamo il volto di Dio, attraverso la comune natura che li unisce. Cristo per questa sua altissima dignità precede "tutte le cose" non solo a causa della sua eternità, ma anche e soprattutto con la sua opera creatrice e provvidente: "per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili... e tutte sussistono in lui" (vv. 16-17).” Inoltre, nessuno ha mai detto che Gesù e il Padre sono la stessa persona. Questa è un'altra bugia.

Nel tempo si è sviluppata l'idea di un Cristo Divino eguale a Dio Padre.

Ma già san Paolo lo dice. Se è primogenito, è stato generato dal Padre ed è Dio come il Padre, ossia ha la stessa natura o sostanza divina. Infatti “in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità”.

(...) Concetti che nè Paolo né i cristiani di Colosse avevano in mente visto che i primi cristiani erano monoteisti come gli ebrei e il Cristo era considerato come un essere angelico di qualità divine che Dio Padre aveva reso Signore e Messia.(Atti 2:36)

Atti 2,36 dice: “Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!” Quale creatura angelica??? E lasciamo perdere la qualità divina perchè san Paolo usa la parola “teòtes” (divinità, natura divina), non teiòtes (qualità divina).

Questo rende necessario tradurre in modo da trasmettere accuratamente non solo le parole ma anche il pensiero di Paolo. In greco non era necessario aggiungere "altre" visto che l'aggettivo "pas, pasa, pan" nella forma declinata lo sott’intende;

Allora andate a dire queste cose in sede d'esame e vediamo se superate l'esame! Ma con che coraggio dite certe cose?
ma in italiano, alla luce della cattiva interpretazione del brano, è necessario.

No, non è necessario perchè si aggiunge una parola che nel testo non esiste e che non è sott'intesa.
 
La Traduzione del Nuovo Mondo è l’unica nell’aggiungere “altri” tra parentesi?
(...)
Tornando ora al punto di vista grammaticale, ci sono altri passi in cui altri traduttori hanno tradotto il termine greco "ta panta" con l'espressione "tutte la altre". Considera anche che per le persone di lingua greca di allora era comune omettere la parola "altre", tanto che negli scritti di Paolo sembra non ricorrere nemmeno una volta. (Vedi Grammatica del greco del Nuovo Testamento, Blass-Debrunner, Paideia, Brescia, 1982, pp. 587-588 (§480, punto 1).

I riferimenti alla grammatica non centrano nulla. Si parla di ellissi, di pleonasmo, ma non hanno a che fare con questa cosa.

La TNM non è certamente la sola a tradurre con "tutti gli altri", "tutte le altre", ecc. Sì, è possibile, anzi, a volte è necessario tradurre la parola greca "panta" in questa maniera.

Si, ma solo se si confrontano due realtà tra loro omogenee. Ad esempio si può tradurre: “la sardina e i pesci” ma anche “la sardina e gli altri pesci”. In questo caso il significato non cambia perchè si confontano realtà omogenee (infatti la sardina è un pesce). Ma per Gesù è diverso. Gesù non è una creatura. Infatti il NT parla di monogenès (unico generato), prototokòs (primo generato). Se è generato non è creato.

Ad esempio, in Matteo 26:35 è chiaro che sono "tutti gli altri" discepoli a dire quelle cose, altrimenti Pietro non sarebbe egli stesso un discepolo. (Vedi pure Atti 5:29) Inoltre, in 1 Corinti 6:18 la fornicazione è anch'essa un peccato ed è incluso nella categoria dei peccati.

Vale quanto detto per “la sardina”.

(...)
Concludendo possiamo dire che anche questa accusa rivolta ai testimoni di Geova, risulta, alla luce dei fatti, destituita di fondamento.

Invece noi confermiamo con tutta sincerità l'alterazione di tale passo!
[SM=x570901] [SM=g1543902]