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Roma, 24 apr. (Adnkronos Salute) - Oltre il 50% delle trasfusioni "fa più male che bene. Tanto che i pazienti sottoposti a un intervento chirurgico possono andare incontro a rischi di morte sei volte superiori proprio per via delle trasfusioni". L'avvertimento proviene dai National Institutes of Health (Nih) statunitensi, sulle pagine del New Scientist. "Non sono sicure - spiega Bruce Spiess, cardiologo anestesista alla Virginia Commonwealth University di Richmond - in una percentuale che oscilla tra il 40% e il 60%. E non soltanto per il pericolo di contrarre infezioni, ma perché la procedura di trasfusione in sé rappresenta un pericolo per la salute".

L'ipotesi più accreditata è che il sangue delle sacche, in quanto 'vecchio' perché conservato, potrebbe non mantenere inalterate le sue qualità. E cioè non trasporterebbe in maniera sufficiente l'ossigeno ai tessuti e agli organi vitali. Oltre a innescare problemi al sistema immunitario. La questione è sempre più all'ordine del giorno in tutto il mondo, tanto che molti medici consigliano di fare ricorso al sangue delle sacche solo come 'ultima spiaggia', raccomandando gli ospedali di essere più selettivi sull'individuazione dei pazienti candidati alla trasfusione. Per avvalorare la tesi dell'Nih Usa, il New Scientist ricorda i risultati di diversi studi condotti in precedenza sull'argomento. Tra questi una ricerca molto ampia, su quasi 9.000 malati sottoposti a trasfusione in seguito a interventi chirurgici tra il 1996 e il 2003. Lo studio aveva evidenziato rischi di decesso sei volte superiori nei malati trasfusi nel mese seguente all'operazione, e tre volte più alti nell'anno seguente, rispetto a quanti non avevano avuto bisogno di ricorrere a sacche di sangue.

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