Achille Lorenzi
00sabato 2 luglio 2005 16:38
marzio140 ha scritto:
sono queste :A NEW TRASLATI0N(1947)C. TORREY
In
The Four Gospels—A New Translation (2a ed., 1947) Charles Cutler Torrey traduce: "Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era dio".
Non è del tutto uguale alla TNM: non traduce infatti "
un dio". E' una traduzione più simile alla TNM del 1967: "La parola era con il Dio e la parola era dio".
AN AMERICAN TRASLATI0N(1935)M.POWIS SMITH
Traduzione del 1935: “e la Parola era divina”.
The Bible-An American Translation, di Smith e Goodspeed.
Non traduce "la Parola era un dio".
Dire che la parola era divina è in piena armonia con la teologia trinitaria (anche il Padre è un Essere divino).
Questa versione quindi si può scartare, dato che non è per nulla simile alla TNM.
THE MOFFATT TRASLATION OF THE BIBLE (MOFFATT)
Non sono riuscito a trovare come Moffatt rende il passo in questione. Me lo puoi riportare tu?
LA BIBLE DU CENTENAIRE(1928)
1928: “e la Parola era un essere divino”.
La Bible du Centenaire, L’Evangile selon Jean, di Maurice Goguel.
Anche qui vale il discorso fatto per la versione di Smith: dire che la parola è un essere divino è in armonia con la teologia trinitaria.
LA SAINTE BIBLE (1908)OLTRAMARE
Questa versione rende il versetto esattamente come la TNM: "e la Parola era un dio".
Osservo solo che si tratta di una versione piuttosto datata...
GOOD NEWS BIBLE TODAY ENGLISH VERSION (1966-1971)
THE REVISED ENGLISH BIBLE (1989)OXFORD
THE NEW ENGLISH BIBLE(1961-1970)OXFORD
Non sono riuscito a trovare informazioni su queste versioni. L'ultima è una revisione della precedente.
Mi dici come rendono il passo?
Sarebbe anche utile sapere da chi sono state prodotte le traduzioni citate.
Nel caso si tratti di opere unitariane, nulla di strano se rendono il passo come i TdG.
Cito di nuovo a questo proposito l'osservazione di F. Pastore sulla traduzione di Thomas Belsham: «Questa revisione unitaria della traduzione di Newcome (1796) provocò molta indignazione quando venne pubblicata. Thomas Belsham era un "unitario". La sua dottrina insegna che Gesù era solamente un uomo straordinariamente buono, nulla più» (
http://www.infotdgeova.it/pastore4.htm ).
Saluti
Achille
[Modificato da Achille Lorenzi 02/07/2005 18.25]
Biceleon
00giovedì 25 agosto 2005 17:45
Juan Mateos è stato così citato:
«Nota filologica: “- [un] Dio, gr. Theos”
Nota di criteri: “La frase pertanto, si può tradurre anche in questo modo: e un Dio era il progetto.”. – J. Mateos – J. Barreto. Il Vangelo di Giovanni , analisi linguistica e commento esegetico (1982), Cittadella Editrice – Assisi seconda edizione 1990, pagine 37, 49.» - La Traduzione del Nuovo Mondo, manipolata o tradotta fedelmente?, p. 248
Credo di fare cosa gradita riportando sia l’intera nota filologica che quella di criteri su Giovanni 1,1 di Juan Mateos e Juan Barreto:
«1,1 Il termine logos significa allo stesso tempo parola e progetto (cfr. Lett.); è una parola che ha un contenuto: il progetto divino, e lo esegue. La parola, pertanto, è il progetto creatore in quanto formulato e, conseguentemente, eseguito.
La frase en arkhe en può significare che il logos coesisteva con il principio narrato nel genesi (1,1) oppure che Gv corregge la concezione del genesi, indicando quale fu il vero principio. In ogni caso, la Parola/progetto precede l’opera creatrice. La forma durativa en indica, comunque, una durata in cui incide un momento puntuale (en arkhe). L’esistenza della parola precede, pertanto, quella del principio, e di conseguenza la traduzione appropriata è: al principio (riferito a quello del Genesi) la parola già esisteva. Questa, in quanto progetto formulato, è precedente al «principio»; in quanto parola creatrice, gli dà origine (1,3: mediante essa tutto cominciò a esistere).
Questa unica parola contrasta con molteplici parole della Legge: Es 4,28: 20,1.3.8 e, in particolare, con «le dieci parole» (il decalogo): Es 34,28: Dt 10,14; 31,12; 32,46, e con le parole dell’alleanza Dt 29,1; 32,44.
- si rivolgeva a Dio, gr. en pros ton Theon. La prepos. pros ha significato direzionale: verso. La parola era verso Dio = la parola si rivolgeva a Dio, in parall. Con il modo usato dall’AT per esprimere il rivolgersi di Dio ad un profeta: logos Theou egeneto pros, la parola di dio fu verso = Dio si rivolse a, cfr. 1 Re 13,20; Mic 1,1; Ag 2,10; Zc 1,1.7; 4,8; 7,1.8; Is 2,1; 38,4; Ger 1,2.4.11.13; 14,1; 21,1; 24,4; 34 (41), 1; Ez 6,1; 7,1; 12,1; 14,12; 15,1; 16,1, ecc. La prepos. pros è usata da Gv stesso con il verbo lego (corrisp. logos), cfr. Gv 2,3; 3,4; 4,15.49, ecc.
Non si oppone a questa interpretazione il testo di 1 Gv 1,2: ten zoen ten aionion hetis en pros ton patera kai ephanerothe hemin. Questa vita definitiva è una Parola/progetto (1,1: peri tou logou tes zoes, genit. epesegetico: la Parola/progetto che è la vita). In quanto Parola/progetto interpellava Dio, e, realizzata in Gesù, si è manifestata agli uomini.
- [un] Dio, gr. theos. Senza artic.,a differenza di 1,1b.2: ton theon, con articolo. Non sempre nel testo si riscontra una opposizione di questo genere. Preceduto da preposizione, theos omette spesso l’articolo (1,6.13). Anche in frasi come «figlio di Dio» (1,12), che indicano la qualità partecipata che si riceve e si acquista (cfr. 11,52: i figli di Dio, con articolo).» - Il Vangelo di Giovanni , analisi linguistica e commento esegetico, p. 37
«1c e la Parola era Dio
In questo momento del prologo, la Parola significa il progetto formulato, non ancora giunto all’esecuzione. La frase, pertanto, si può tradurre anche in questo modo: e un Dio era il progetto. Il disegno di Dio è far sì che l’uomo sia l’espressione della sua stessa realtà divina. Quando questo verrà pronunciata come parola efficace nella storia e si realizzerà il progetto, esisterà l’uomo-Dio.
Nel prologo, Gv evita accuratamente l’uso del verbo «fare/creare» (poieo), in quanto un essere divino non può venire creato; la metafora che usa è quella del «nascere/generare» (1,13.18), che indica comunicazione della vita propria di colui che genera (Dio). La vita divina che si comunica sarà designata come «gloria/amore e lealtà» (1,14), «lo Spirito» (1,32s, che sarà la sua presenza in lui, cfr. 4,24). Gesù sarà la piena realizzazione del progetto (1,14) e per questo sarà il Dio generato (1,18). Attraverso di lui, partecipando alla sua pienezza (1,16), gli uomini potranno «nascere da Dio» (1,13), per il dono dello Spirito (1,33), e saranno così in grado di «diventare figli di Dio» (1,12), realizzando in se stessi il progetto divino. Ogni ideale di uomo che ne rimanga al di sotto mutila il progetto di Dio su di lui.
Sarà la disconoscenza assoluta del progetto divino, cioè dell’amore di Dio per l’uomo, a portare i dirigenti giudei a voler uccidere Gesù, accusandolo di bestemmia, in quanto si faceva uguale a Dio (5,18) e si faceva Dio (10,33). Sarà proprio la Legge ad impedire di essere figli di Dio (19,7), mentre è in questo che culminerà l’opera di Gesù (20,17).
La qualità del progetto divino rende equivalenti le denominazioni «Dio creatore» e «Padre»; quest’ultima, infatti, denota in Gv Dio che per amore comunica la sua propria vita, e tale appunto l’obbiettivo della creazione. «Dio creatore» non appare nel vangelo.
Conoscere il progetto realizzato, l’uomo-Dio, equivarrà a conoscere dio, e sarà l’unico mezzo per conoscerlo come è in se stesso (1,18; cfr. 12,45; 14,9).» - Il Vangelo di Giovanni , analisi linguistica e commento esegetico, pp. 49, 50