Suggerisco di riquadrare la discussione per evitare ulteriori dissapori
Vedo che, come era da prevedere, la discussione è andata degenerando.
Per sostenere le proprie posizioni, ripeto che non c’è nulla di meglio che citare le pubblicazioni dell’Organizzazione, almeno si potrà partire da una base comune.
Poi si dovrà vedere come intendere ciò che dicono le pubblicazioni in questione ed infine, la pratica locale in merito da parte dei TdG.
Qui invece non mi sembra aver visto nessuna citazione di alcuna pubblicazione sulla quale elaborare, ma solo espressioni alquanto eccitate su opinioni personali, oltre che alcuni aneddoti che non possono di per sé provare nulla eccetto l’esistenza di un caso personale.
Poi, per iniziare una discussione del genere, sarebbe bene prima definire i termini che sono alla base del dissenso. In questo caso, il verbo “festeggiare”. Non penso, per esempio, che ci si dovrebbe fossilizzare sul fatto della chiusura dei negozi come “prova” di festeggiamento o meno.
Penso che la maggior parte degli esseri umani, indipendentemente dalla loro fede o mancanza della stessa, saranno felici se gli si presenta l’occasione di esentarsi dal lavoro e passare qualche ora in felice compagnia.
Avete parlato per esempio della “pasquetta”. Conosco la “pasqua” e so che è una “festa” cristiana, ma non saprei dire se la “pasquetta” ha realmente qualcosa a che vedere con un osservazione cristiana o se, se, semplicemente, deriva da una tradizione pagana o meno (ricordo solo il termine, se non erro, di “in albis” ma non ne conosco il significato).
Allora, se volete prendere questo particolare evento come base della discussione forse sarebbe bene prima cercare di spiegarne le origini, cosa fanno quel giorno coloro che “osservano” o “festeggiano” quel giorno, che differenza c’è tra “osservare” e “festeggiare” e via dicendo.
Ma farlo con molta serenità, senza dover (subito) accusare gli uni o gli altri senza nemmeno sapere di cosa stiamo parlando.
È indubbio che l’Organizzazione “vieti” l’osservanza di eventi che hanno relazione con quello che loro definiscono “paganesimo”. Ma è anche vero che quello che poi fanno i Testimoni non sempre riflette l’ortodossia richiesta dall’Organizzazione.
A volte si cerca di razionalizzare, quando “tutti lo fanno”, come per esempio il lavoro a nero che senza nessun problema di coscienza un numero impressionante di testimoni fanno nel Sud Italia, perché “tutti lo fanno” dimenticandosi del principio “rendi a Cesare le cose di Cesare”, ma poi “inciampano”, finiscono per “segnarti” e perfino “disassociarti”, se in tutta coscienza, trovandosi nella situazione di un coniuge tradito non possono neppure frequentare un altro libero di sposarsi a causa del fatto che si devono rispettare le leggi di Cesare che richiede che il divorzio sia pronunciato prima di potersi risposare.Sono ormai lontani i giorni di quando l'Organizzazione permetteva, sulla base delle scritture che stipulano che uno è libero di risposarsi in caso di adulterio dell'altro coniuge, di fare un "voto di fedeltà", alla faccia delle leggi dello Stato che ora invece vogliono invocare!
Dobbiamo sempre ricordare che ci sono almeno quattro aspetti di una questione da considerare:
- cosa dice il libro sacro, se ne riconosciamo uno (in questo caso la Bibbia)
- cosa insegna la dirigenza della nostra “religione” (TdG, Chiesa Cattolica, Sciiti, Mormoni ….)
- cosa hanno capito e insegnato localmente i leader della religione in questione (anziani, parroci …)
- cosa hanno capito o voluto capire i “fedeli”, o semplicemente “accettato” o meno.
Perciò, quando si parla di “osservanza di feste”, si dovrebbe chiarire se stiamo parlando di
- quanto insegna la Bibbia
- quanto impone la WT
- quanto hanno capito gli anziani locali
- quanto vogliono capire i singoli testimoni
Se non facciamo queste distinzioni nei nostri confronti, alimenteremo solo discussioni polemiche che finiscono per non avere più alcun senso.
Suggerisco dunque di riquadrare le cose e sviluppare le argomentazioni in maniera logica, coerente, dando come riferimento quanto insegnato dall’Organizzazione stessa e riportando quanto di persona siamo stati testimoni come pratica in relazione alla questione da considerare.