Per me è chiaro che il Papa si riferiva alla profondità insondabile della persona umana, che è specificata non dal corpo (che appunto può variare e derivare anche dalla scimmia) ma dal suo spirito (o "anima" se si preferisce; nel linguaggio cattolico spesso sono sinonimi).
Se la persona, come è attestato dal pensiero antropologico moderno, pur essendo composta di spirito e corpo, va vista nella sua unità profonda di questi due comprincìpi, allora si può fare riferimento al "genoma" come un qualcosa che non è esclusivamente biologico ma che è un'enità biologica già spiritualizzata perché unita allo specifico che rende l'animale uomo.
E' in tale ottica che io vedo l'accostamento fatto dal Papa tra genoma umano e il Dio tripersonale che è in perenne relazione d'amore tra le divine Persone. Se, come dice la Bibbia, è Dio (cioè la Trinità come ci ha rivelato poi Gesù) che ha strutturato la sua creatura umana "a sua immagine e somiglianza", allora è possibile, teologica-mente, vedere impressa nella persona umana (metaforica-mente nel suo stesso genoma, ovvero sin dalla sua concezione biologica) l'impronta della Trinità che lo costituisce come "amore destinato ad amare ed essere amato". Il che è confermato intimamente dallo "Spirito che lo rivela al nostro spirito", se si cerca una risposta al senso del creato e del proprio essere ed esserci in esso.
E l'accostamento è valido per la legge dell'analogia. Una cosa che nella teologia "catafatica" dell'Occidente è ben conosciuta e utilizzata (perfino da Dio che si è proposto come "padre", analogandosi al nostro concetto terreno ma ben sapendo che è "Padre" molto più diversamente da quanto possiamo esserlo noi).
Ma mi rendo conto che chi non ha approfondito il concetto di analogia e legge la Bibbia con una mentalità fondamentalista, come fanno i TG e altri che cercano nel testo sacro il versetto esplicito come una griglia perforata da applicare meccanicamente, non riesce ad andare oltre e, a quanto pare, preferisce affidarsi alle facili, quanto dequalificanti, aggettivazioni.
Il dialogo presuppone benevolenza e intelligenza da entrambe le parti. Altrimenti, partendo in quarta, succede che neanche si capisce cosa l'altro vuole dire.