Caro Edinz, permettimi innanzitutto di dirti che leggo sempre con molto piacere le tue considerazioni.
Tu dici che, forse, nascerà per selezione naturale un uomo nuovo, in grado di vedere al di là del proprio naso, un essere umanamente superiore ma credo non sarà così; non per evoluzione darwiniana (nel senso più letterale del termine)l'umanità supererà se stessa, ammesso e non concesso che si supererà, bensì per progresso morale, che avviene attraverso l'autocoscienza e la cultura. Mi scuserai, qui dio non ci sta, almeno dal mio punto di vista. Perché dio significa punto d'arrivo, significa abdicazione di ogni riflessione morale, perché è la Scrittura che ce la impone.
“Uomo” è ciò che oggi conosciamo come l’essere che si comporta così come ho descritto nelle premesse.
Permettimi di dire che l’essere che attraverso un processo di presa di coscienza del SE comprenda appieno quali sono le ‘stringhe fondamentali del vivere senziente’ (l’espressione è forgiata da me e sottintende che vivere implichi più che sopravvivere, implichi quindi interagire in maniera ottimizzata) e le sappia mettere in opera (gli sappia conferire un grado di sostanzialità) non avrebbe molto da condividere con l’Homo Sapiens.
Poco tempo fa facevo questo ragionamento tra me e me:
- Considerare l’autocoscienza come parametro indicatore del grado evolutivo della specie è un postulato che mi sembra rispettabile dal punto di vista ‘biosofico’.
- Nella razza umana
esiste un gradiente di autocoscienza (non tutti hanno lo stesso livello di autocoscienza). Se esiste un gradiente, esiste un massimo e un minimo.
- Questo mi potrebbe portare a concludere che esiste un gradiente evolutivo, un massimo e un minimo.
- Non tutti hanno raggiunto lo stesso grado di evoluzione
- Ne consegue che sulla terra esisterebbero non una soltanto ma diverse specie.
Ora ovviamente ciò che dico è solo una ipotesi personale. Ma spiega perché
credo che l’evoluzione del pensiero trascini con se necessariamente (una sorta di IMPLICA logico) un upgrade (salto evolutivo) della specie.
Attenzione: nel mio discorso Dio non interviene affatto. Come te sostengo la ovvietà di un’etica trascendente. Un’etica che prescinda dalla divinità.
In tutto il processo Egli ( l’indefinibile EGLI per le ragioni che ho sopra esposto) esisterebbe in una dimensione pre Big-Bang. Ne postuliamo l’esistenza per forza di cose. Altrimenti dobbiamo rivedere tutti i modelli fisici che sono stati fatti finora. . . Postuliamo l'esistenza di una singolarità, permettetemi l'espressione, cosa ci costa chiamarla Dio? Ecco che la mia considerazione finale è un salto pindarico che in un certo senso tende ad una grande unificazione con il ‘mondo dei con-Dio’. Una sorta di rielaborazione concessa da nessuna considerazione scientifica valida e sperimentale che però suona come una sorta di speranza.
Il modo più semplice di risolvere un problema, chiedere aiuto.
Nota che ho sempre parlato di probabilità non di eventi certi.
Bio
[Modificato da BioScientist 04/06/2009 12:19]