16/02/2009 09:59 |
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Ciao AlNair, nel mio caso non è nè per pigrizia o per indifferenza che non ti ho espresso la mia solidarietà.
E' la complessità del tema oltre che l'incombenza del pericolo per tutte le donne, di qualsiasi età, che mi frena.
Anch'io abito in un quartiere "a rischio"e nel parco che frequento di giorno (ho due cani) si sono già ripetuti atti di violenza.
Mi rendo conto che non bastano le forze dell'ordine, numericamente, intendo, a frenare il fenomeno, mi rendo conto che le leggi in essere non bastano ad assicurare la giusta pena a chi commette questi reati.
Se i legislatori, che non sono i magistrati che applicano le leggi, ma i politici che le debbono formulare, non affrettano il loro lavoro, temo che tali delitti non potranno che proliferare.
La causa? non sono sociologa o psicologa per poterla non dico determinare, ma anche solo individuare in questa profonda metamorfosi che la società sta affrontando con mezzi inadeguati.
Vivo, come tutta la parte più debole di essa, cioè le donne, la quotidiana paura di aggressioni (ne ho già subite 2) e non vedo alternative, poichè non si tratta di fuggire da un quartiere, quando è la società ad essere malata.
Gabriella Prosperi |
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