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Forum, chiesa cattolica e GRIS

Ultimo Aggiornamento: 20/01/2009 23:33
03/11/2008 22:48
 
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Per Mario


"Poly qui non siamo tutti istruiti come te, ti chiediamo solo di semplificare il tuo linguaggio per renderlo accessibile a tutti, non credo sia cosi difficile vero?"


Invece lo è. Solo chi ha coscienza della complessità può rendersi conto di quanto sia spesso improponibile la divulgazione. Come ripeto certi argomenti andrebbero trattati alla fine di un percorso di studi, e dunque pretendere di esemplificarli senza avere tutto lo sfondo che si richiede alla loro comprensione è pura utopia.


"Per quanto riguarda il discorso che se non si studiano certe cose non se ne possa parlare bè... meglio che non ti rispondo. "



Ma io non ho detto che non ne possono parlare, ho affermato invece che non è scontato il fatto che possano comprendere (dipende dall'argomento di volta in volta intrapreso). E' una cosa alquanto diversa. Come ripeto non è nulla di ingiurioso nel ricordare che le università esistono per un motivo, e non si vede in base a che cosa se non ad un'idea anarchica di cultura orizzontale le cose debbano sempre poter essere semplificate. Semplicemente non è così. Non si può capire la fisica dei quanti senza conoscere le basi dell'elettromagnetismo, e allo stesso modo le scienze antichistiche hanno i loro preambula.
La differenza è che con un libro pieno di formule matematiche i dilettanti si scoraggiano perché neppure lo sanno leggere, mentre per quanto concerne i testi di storia antica, il fatto che siano scritti con le lettere dell'alfabeto latino dà a tutti la possibilità di leggerli e dunque di illudersi di averli capiti, ma come è noto senza una cultura di base non è possibile capire i riferimenti sottesi ad una pagina di storiografia antica, né darne una valutazione critica. L'umiltà non va richiesta solo a chi espone, ma anche a chi ascolta.
L'atteggiamento di chi ha una formazione e viene nei forum dev'essere quello di un santo, perché è tale la faciloneria con cui tutti pontificano in argomenti di antichistica che solo il Buddha potrebbe avere l'animo tanto imperturbabile da non scomporsi. La stessa cosa successe a Nicolotti quando ancora frequentava i NG di Google, davanti ad un tale mare di corbellerie prima rispose con pazienza, poi, vista l'insistenza di chi né capiva le risposte né si rendeva conto dell'insensatezza delle domande che poneva, iniziò giustamente a mandare al diavolo la gente chiedendo in base a cosa essi parlassero. Nessuno si scandalizzerebbe se un medico dicesse ad un ciarlatano che non può praticare la medicina senza una laurea. Perché non avviene per la filologia e tutti pretendono di parlarne? La complessità, la profondità, il dettaglio cui possono giungere gli studi di filologia richiede la medesima competenza settoriale che serve ad un medico per curare un corpo. Eppure, tutti parlano di storia antica, di papiri, di traduzioni dal greco... Si suppone che la legge vieti ai ciarlatani non laureati di praticare la medicina perché possono danneggiare seriamente i corpi, ebbene, lo stato dovrebbe prendere in considerazione il fatto che i ciarlatani della storia invece fanno, con la loro brama di pontificare su argomenti che non competono loro, danni spesso irreversibili alla mente dei loro lettori, che se mi permettete è un danno grave quanto quello fisico (da buon platonico quale sono essere nell'errore e nella menzogna lo considero pernicioso quanto l'essere malato nel corpo).
Ma che dire del diritto di parola garantito dalla Costituzione? Sia pure, tutti hanno il diritto di parlare. E così anch'io, ho il diritto di ricordare a chi si impiccia di storia antica senza averne le competenze che è fuori posto, e che commette degli errori. Questo, in spirito di carità cristiana, va fatto senza spregio alcuno. Tuttavia come ripeto questo non è sempre facile, perché tale a volte è l'insistenza dell'interlocutore nel voler rimarcare il suo errore e le sue astoricità che ad un certo punto si perde la pazienza e lo si invita a studiare prima di parlare (non siamo santi, e anche i santi ogni tanto sapevano che la rabbia è una reazione giusta ad una situazione malata). Platone nelle Leggi parla di due medici, quello che prescrive la cura senza spiegare al paziente il male che lo affligge, e quello che invece parla col paziente cercando di fargli capire dove stia il problema. Essere il secondo tipo di medico, ed esserlo con gentilezza, è veramente difficile, perché lo spirito sessantottino di certe persone rigetta il concetto di autorità in qualunque forma, anche quello dell’auctoritas intellettuale: è veramente difficile far cogliere ad alcuni che, per usare una metafora a me molto cara, se qualcuno è un usignolo neppure col migliore maestro, neppure se Aristotele in persona s’appollaiasse sopra il suo ramo, potrebbe intravedere il mondo che intravede Aristotele. E tuttavia come ripeto il concetto di un intellighenzia che dirige il mondo, e del fatto che non è vero che siamo tutti uguali, bensì ci sono alcuni più dotati di altri per certe materie, è un concetto che oggi risulta ostico e indigeribile più, infatuati come sono da un’idea malata di egualitarismo che vuole livellare ogni differenza senza riconoscere la specificità di ogni essere umano. Si taccia di arroganza e presunzione chiunque constati semplicemente quello che ogni Stato certifica, e cioè che c’è chi non ha voluto studiare neppure mettendogli un mitra davanti (ma che poi si ostina a voler competere), e c’è chi invece si laurea nel suo campo con 110 e lode.
[Modificato da Polymetis 04/11/2008 01:26]
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
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