16/08/2008 20:28 |
|
| | | Post: 97
| Registrato il: 13/08/2008
| Utente Junior | | OFFLINE |
|
2. parte per Polymetis.
“Non sempre il termine “Dio” indica la natura di chi è chiamato così. In Isaia spesse volte il termine è riferito a “immagini scolpite” a “dei” senza valore. Isaia 43:10 fa riferimento agli idoli fatti dagli uomini dei paesi vicini ad Israele.”
Che sono per l’appunto dèi. Che poi dal punto di vista degli israeliti tali dèi non esistano, non vuole affatto dire che non li si consideri dèi, sebbene inesistenti. Noi italiani del 2008 non crediamo all’esistenza di Giove, di Apollo o di Minerva, gli dèi dei nostri antenati romani, e consideriamo senza alcun valore religioso le loro statue, eppure chiamandoli “dèi” intendiamo proprio dire che per i romani essi erano le entità supreme della loro religione, così come il nostro Dio lo è della nostra.
Caro Polymetis, come riportato ne “ La Torre di Guardia” dell’1 luglio 1986 a pag. 31,
chi studia con sincerità la Bibbia è aiutato a capire il significato di Isaia 43:10 dal contesto. Geova si mette a confronto con gli idoli fatti dagli uomini dei paesi vicini a Israele. Il contesto permette di capire pertanto che Dio sfida i cosiddetti dèi delle nazioni.
Purtroppo, caro Polymetis, non possiamo chiedere a nessun israelita di quel tempo se fossero considerati dèi a tutti gli effetti o idoli. Il contesto di Isaia, mi ripeto, parla di idoli delle nazioni. E’ ininfluente la supposizione. |
|
|